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Senilità: include Biografia / analisi del Romanzo
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E-book254 pagine4 ore

Senilità: include Biografia / analisi del Romanzo

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Info su questo ebook

A trentacinque anni Emilio Brentani vive un'esistenza grigia accanto alla sorella Amalia, una donna semplice e buona, ma non più giovane né bella finché incontra Angiolina una vitale e "facile" popolana con cui intreccia una relazione. Emilio attribuisce a questo rapporto un significato che l'indole morale della ragazza non sa sostenere. L'amico Balli viene coinvolto nella vicenda e Angiolina ne diventa l'amante. Amalia se ne innamora nascostamente; quando il suo sentimento viene scoperto, sentendosi frustrata e derisa si stordisce con l'etere e ne muore. Emilio, completamente vinto dalle vicende, rinuncia a sentirsi vivo e sceglie "la senilità", rinunciando così anche alle emozioni e ai sentimenti. Introduzione di Daniele Del Giudice.

Vita di Italo Svevo: Scoprite la vita affascinante di Italo Svevo, dall'infanzia a Trieste alle sfide e ai successi della sua carriera letteraria. Esplorate le influenze culturali e personali che hanno plasmato il suo talento unico.
Contesto Storico e Sociale: Viaggiate indietro nel tempo per esplorare il contesto storico e sociale dell'epoca in cui Italo Svevo ha vissuto e scritto. Comprendete come gli eventi dell'epoca abbiano influenzato la sua opera e il suo pensiero.
Analisi del Romanzo "Senilità": Approfondite l'analisi dettagliata del romanzo "Senilità." Scoprite i temi chiave, i personaggi complessi e le sfumature psicologiche che rendono questo romanzo un capolavoro della narrativa psicologica.
Eredità Letteraria: Esplorate l'impatto duraturo di Italo Svevo sulla letteratura mondiale e come le sue innovazioni stilistiche e tematiche abbiano influenzato scrittori successivi.
Una Lettura Coinvolgente: Questo ebook offre un'esperienza coinvolgente e informativa, ideale sia per chi desidera approfondire la conoscenza di Italo Svevo che per chi cerca una lettura avvincente su uno degli autori più importanti del XX secolo.

Spero che questo ebook arricchisca la vostra comprensione della vita e dell'opera di Italo Svevo e vi ispiri a esplorare ulteriormente il mondo della letteratura italiana e internazionale.
LinguaItaliano
EditoreF.Mazzola
Data di uscita16 ago 2023
ISBN9791222436715
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    Senilità - italo svevo

    Italo Svevo

    Senilità

    Italo Svevo

    First published by Mazzola Filippo 2023

    Copyright © 2023 by Italo Svevo

    First edition

    This book was professionally typeset on Reedsy

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    Contents

    Italo Svevo: Una Vita di Scrittura e Esplorazione Psicologica (1861-1928)

    Analisi del Romanzo

    Prefazione alla seconda edizione

    Capitolo I

    Capitolo II

    Capitolo III

    Capitolo IV

    Capitolo V

    Capitolo VI

    Capitolo VII

    Capitolo VIII

    Capitolo IX

    Capitolo X

    Capitolo XI

    Capitolo XII

    Capitolo XIII

    Capitolo XIV

    Italo Svevo: Una Vita di Scrittura e Esplorazione Psicologica (1861-1928)

    La vita di Italo Svevo, pseudonimo di Aron Ettore Schmitz, è stata un’odissea letteraria e personale attraverso l’Europa del XIX e del XX secolo. Nato a Trieste, all’epoca parte dell’Impero austro-ungarico, il 19 dicembre 1861, Svevo era figlio di Francesco Schmitz, un commerciante di tabacco, e di Allegra Moravia, discendente di una famiglia di ebrei aschenaziti. Questo contesto multiculturale e l’esperienza dell’ebraismo avrebbero avuto un’influenza duratura sulla sua scrittura.

    Giovinezza e Formazione (1861-1883)

    Sin da giovane, Svevo mostrò un interesse per la letteratura e la filosofia. Nel 1873, all’età di dodici anni, fu mandato in Germania per studiare la lingua tedesca. Questa esperienza divenne fondamentale per il suo sviluppo linguistico e letterario. Tornato a Trieste, lavorò nell’azienda di famiglia, ma la passione per la scrittura lo spinse a cercare un percorso creativo. Nel 1882, conobbe James Joyce, un incontro che avrebbe avuto un impatto cruciale sulla sua carriera.

    L’Ascesa come Autore (1884-1923)

    Nel 1884, Svevo pubblicò la sua prima opera, Primo Amore, una raccolta di poesie. Tuttavia, il successo non fu immediato. Svevo si dedicò quindi al lavoro come impiegato nella Banca Commerciale Triestina, un impiego che mantenne per molti anni. Nonostante le sfide, non smise mai di scrivere.

    La sua svolta come scrittore avvenne con il romanzo Una Vita (1892), una narrazione influenzata dall’esperienza giovanile di Svevo in Germania. Il romanzo è un’esplorazione della vita di Alfonso Nitti, un giovane borghese che cerca un significato nella vita. Anche se non ebbe un grande successo iniziale, ricevette elogi da critici come Henry James.

    Il periodo tra la pubblicazione di Una Vita e il successivo romanzo di Svevo, Senilità (1898), fu segnato da difficoltà finanziarie e dalla sua carriera bancaria. Tuttavia, non smise mai di scrivere e pubblicare racconti, dimostrando una costante dedizione alla letteratura.

    La Coscienza di Zeno (1923) e il Riconoscimento Tardivo

    La pubblicazione de La Coscienza di Zeno nel 1923 rappresenta il culmine della carriera di Svevo. Il romanzo è un capolavoro della narrativa psicologica e una delle opere più importanti della letteratura del XX secolo. La storia è raccontata attraverso le memorie e le confessioni di Zeno Cosini, un protagonista complesso che cerca di liberarsi dai suoi vizi attraverso la psicoanalisi. Il romanzo è noto per la sua profonda analisi dei personaggi e dei loro conflitti interiori.

    Nonostante la sua importanza letteraria, La Coscienza di Zeno non ottenne un successo immediato. Tuttavia, fu grazie all’interesse e agli sforzi di James Joyce che l’opera di Svevo ottenne una nuova notorietà. Joyce aveva incontrato Svevo a Trieste e aveva letto le sue opere. Grazie a Joyce, La Coscienza di Zeno fu tradotto in inglese e ottenne una recensione entusiasta. Questo successo internazionale portò Svevo ad essere riconosciuto come uno dei grandi maestri della narrativa modernista.

    Ultimi Anni e Eredità

    La carriera di Italo Svevo fu segnata da una serie di alti e bassi, ma la sua determinazione e la sua dedizione alla scrittura alla fine portarono alla creazione di opere letterarie di grande rilevanza. Tuttavia, la sua carriera fu interrotta dalla Seconda Guerra Mondiale quando, a causa delle leggi razziali fasciste, fu costretto a lasciare il suo lavoro di docente e a lavorare come impiegato.

    Tragicamente, Italo Svevo perse la vita in un incidente stradale nel 1951, mentre attraversava la strada in bicicletta. La sua morte rappresentò una perdita per la letteratura italiana e mondiale. Tuttavia, la sua eredità continua a vivere attraverso le sue opere, che sono studiate in tutto il mondo e apprezzate per la loro capacità di esplorare le complessità della psiche umana e dei conflitti interiori.

    Italo Svevo, con la sua capacità di cogliere le sfumature dell’animo umano e le sue esplorazioni pionieristiche nella psicologia dei personaggi, rimane una figura di grande rilevanza nella letteratura mondiale. La sua vita e la sua opera sono un testamento al potere della perseveranza e della dedizione artistica, dimostrando che anche in tempi difficili, la voce di un grande scrittore può emergere e lasciare un’impronta indelebile nella storia letteraria.

    Analisi del Romanzo

    "Senilità" di Italo Svevo: Un Viaggio nell’Anima Umana e nella Società

    Italo Svevo, pseudonimo di Aron Ettore Schmitz, è noto principalmente per il suo capolavoro La Coscienza di Zeno, ma il suo romanzo precedente, Senilità, pubblicato nel 1898, offre un’analisi affascinante della condizione umana e della società dell’epoca. In questo saggio, esploreremo Senilità in dettaglio, analizzando la trama, i personaggi e i temi, e riconoscendo il suo ruolo importante nella narrativa di Svevo.

    Contesto Storico e Sociale

    Per comprendere appieno Senilità, è essenziale considerare il contesto storico e sociale dell’epoca in cui è stato scritto. L’opera fu pubblicata alla fine del XIX secolo, un periodo di significativi cambiamenti culturali e sociali in Europa. L’Italia era un paese giovane, unito solo dal 1861, e stava attraversando una fase di trasformazione economica e politica. L’industrializzazione stava cambiando la vita urbana, e l’interesse per la psicologia umana e la filosofia stava emergendo come parte centrale del dibattito intellettuale.

    Trama e Personaggi

    Il romanzo Senilità segue la storia di Emilio Brentani, un impiegato di mezza età che conduce una vita monotona a Trieste. La sua esistenza è priva di significato e appagamento, e Brentani si sente intrappolato nella sua routine quotidiana. La noia e la sensazione di senilità lo tormentano costantemente.

    L’introduzione di Angiolina, una giovane e affascinante ragazza, scuote la vita di Brentani. Si innamora di lei, ma la sua ossessione amorosa lo costringe a confrontarsi con la sua mediocrità e il suo invecchiamento. Brentani si rende conto che il suo desiderio per Angiolina è futile e impossibile, ma la sua passione lo spinge a fare scelte che cambieranno irrimediabilmente il corso della sua vita.

    Il personaggio di Angiolina è fondamentale per la trama e la psicologia del romanzo. La giovane donna rappresenta la vitalità, la bellezza e la promessa di una vita piena di possibilità. Tuttavia, il suo impatto su Brentani è ambivalente. Da un lato, Angiolina risveglia in lui sentimenti di amore e desiderio, ma dall’altro, mette in evidenza la sua stagnazione e la sua incapacità di vivere appieno.

    Analisi Tematica

    Senilità è un romanzo ricco di temi complessi, molti dei quali sono centrali nella narrativa di Svevo:

    La Noia e la Senilità: Il titolo stesso del romanzo suggerisce uno dei suoi principali temi. Svevo esplora la noia come una condizione umana universale, un sentimento di stagnazione e insoddisfazione che affligge i personaggi principali. Brentani è emblematico di questa senilità interiore, che non è legata all’età, ma alla mancanza di scopo e significato nella vita.

    L’Amore e l’Ossessione: Il romanzo esamina l’idea dell’amore come una forza potente e distruttiva. La passione amorosa di Brentani per Angiolina diventa un’ossessione che lo consuma e lo porta a compiere scelte controverse. Questo tema mette in luce la fragilità delle emozioni umane e la loro capacità di destabilizzare la razionalità.

    La Società Borghese: Senilità offre un ritratto critico della società borghese dell’epoca. Svevo mette in evidenza la monotonia delle vite dei personaggi principali, intrappolati in una routine senza scopo. La noia e la mancanza di ambizione diventano simboli di una classe sociale che sembra incapace di sperimentare la vita appieno.

    Il Tempo e il Cambiamento: Il romanzo riflette anche sull’idea del tempo e del cambiamento. Brentani si rende conto di aver sprecato il suo tempo e di essere diventato vittima della senilità. Il tempo diventa una forza implacabile che trasforma le vite dei personaggi in modi inaspettati.

    La Solitudine e l’Isolamento: La solitudine è un sentimento pervasivo nel romanzo. I personaggi principali sono soli, isolati dalle emozioni e dai desideri degli altri. Anche quando cercano il contatto umano, sembrano incapaci di connettersi appieno.

    Eredità Letteraria

    Senilità può essere considerato un precursore di La Coscienza di Zeno e delle opere successive di Svevo. Il romanzo esplora i temi dell’identità, della noia e delle complessità della psicologia umana che saranno centrali nell’opera successiva dell’autore. La scrittura di Svevo è caratterizzata da un’attenzione scrupolosa alla psicologia dei personaggi e al flusso di coscienza, un elemento che avrebbe avuto un impatto significativo sulla letteratura modernista.

    In conclusione, Senilità di Italo Svevo è un romanzo ricco e complesso che offre un’analisi profonda della condizione umana e della società borghese dell’epoca. La sua esplorazione della noia, dell’amore ossessivo e della ricerca di significato lo rende una lettura affascinante e un contributo importante alla narrativa psicologica italiana e internazionale.

    Prefazione alla seconda edizione

    Senilità fu pubblicata dapprima ventinove anni or sono nelle appendici del nostro glorioso Indipendente. Poi, nello stesso anno 1898, presso la Libreria Ettore Vram, in un’edizione ch’è ormai totalmente esaurita.

    Questo romanzo non ottenne una sola parola di lode o di biasimo dalla nostra critica. Forse contribuì al suo insuccesso la veste alquanto dimessa in cui si presentò. Altrimenti sarebbe difficile di spiegare tanto silenzio dopoché il romanzo Una vita, da me pubblicato sei anni prima, e ch’era certamente inquinato da almeno altrettanti difetti, s’era saputo conquistare l’attenzione di parecchi critici, fra i quali Domenico Oliva che la espresse con parole abbastanza lusinghiere. Anzi fu la lode di un sì autorevole critico che m’incorò alla pubblicazione di questo secondo romanzo, il quale fu poi ignorato anche da lui, che pur certamente lo aveva ricevuto.

    Mi rassegnai al giudizio tanto unanime (non esiste un’unanimità più perfetta di quella del silenzio), e per venticinque anni m’astenni dallo scrivere. Se ci fu errore, fu errore mio.

    Questa seconda edizione di Senilità fu resa possibile da una parola generosa di James Joyce, che per me, come poco prima per un vecchio scrittore francese (Edoardo Dujardin), seppe rinnovare il miracolo di Lazzaro. Che uno scrittore, sul quale incombe imperiosa l’opera propria, abbia saputo più volte sprecare il suo tempo prezioso per favorire dei fratelli meno fortunati, è tale generosità che, secondo me, spiega l’inaudito successo ch’egli ebbe, poiché ogni altra sua parola, tutte quelle che compongono la sua vasta opera, furono espresse dallo stesso grandissimo animo.

    La mia fortuna non s’arrestò qui: uomini del valore di Beniamino Crémieux e Valery Larbaud mi regalarono il loro tempo e il loro affetto. Cosi poté avvenire che quasi metà del numero del I° Febbraio dell’anno scorso della rivista Le Navire d’Argent poté essere dedicata a me. Il Crémieux vi pubblicò uno studio sui miei tre romanzi e la traduzione di alcuni capitoli de La Coscienza di Zeno e il Larbaud quella di parte di due capitoli di questa vecchia Senilità. La predilezione del Larbaud per questo romanzo me lo rese subito caro come nel momento stesso in cui l’avevo vissuto. Lo sentii subito nettato da un disprezzo durato per trent’anni, cui io, per debolezza, avevo finito con l’associarmi.

    L’articolo del Crémieux – una pietra miliare nella mia vita – suscitò, a sua e anche mia grande sorpresa, qualche sdegno da noi. Non potevamo non sorprendercene essendo recenti della commossa prefazione del Larbaud al libro del Dujardin.

    Invece debbo confessare che nel mio animo non c’è alcun rancore per la critica nostra perché per tanti anni m’ignorò. Prima di tutto è vero che vi sono alcune ragioni che spiegano tale oblio. Eppoi di rancore non si può parlare visto che Silvio Benco e Ferdinando Pasini contano in tale critica. Il Benco, che mi concesse la sua amicizia fin dalla sua prima giovinezza, dedicò un articolo, di cui sempre m’onoro, a La Coscienza di Zeno subito dopo la pubblicazione, nel 1923. Ferdinando Pasini, nell’Agosto del 1924, mi sorprese con un articolo ne La Libertà di Trento che alleviò quella dolorosa solitudine ch’è la sorte di tanti nostri scrittori quando hanno tentato di arrivare al pubblico. La benevolenza del Pasini m’incantò perché dovetti considerarla risultata da un puro giudizio critico. Di lui io sapevo solo ch’egli insegnava a tanti con la parola e con l’esempio, mentre di me, prima di allora, egli non aveva conosciuto neppure il nome. La nostra amicizia s’iniziò col suo articolo.

    Ma per ritornare a Senilità debbo dire ch’essa da noi trovò un acuto e affettuoso critico in Eugenio Montale che pubblicò uno studio a me dedicato nell’Esame (Novembre-Dicembre del 1925). È questo il mio miglior lavoro ed è vantaggioso per me che chi legge di Zeno abbia conosciuto il Brentani? Amerei di poterlo credere. Intanto, mio giovine e pensoso amico, grazie per tanto studio e tanto amore.

    Pensa Valery Larbaud che il titolo di questo romanzo non sia quello che gli competa. Anch’io, che so ormai che cosa sia una vera senilità, sorrido talvolta di aver attribuito ad essa un eccesso in amore. Eppure, per non conformarmi neppure ad un consiglio del Larbaud ch’è non solo l’autore che tutti sanno ma anche il lettore più ardente (l’aggettivo s’appropria all’autore di Ce vice impuni, la lecture) e ch’è perciò colui che sa, per propria genialità e per la pratica del pensiero di tanti grandi, come un libro debba essere presentato, devo avere dei motivi fortissimi. Mi sembrerebbe di mutilare il libro privandolo del suo titolo che a me pare possa spiegare e scusare qualche cosa. Quel titolo mi guidò e lo vissi. Rimanga dunque così questo romanzo che ripresento ai lettori con qualche ritocco meramente formale.

    Trieste, lì 1 Marzo 1927.

    Italo Svevo

    Capitolo I

    Subito, con le prime parole che le rivolse, volle avvisarla che non intendeva compromettersi in una relazione troppo seria. Parlò cioè a un dipresso così: – T’amo molto e per il tuo bene desidero ci si metta d’accordo di andare molto cauti. – La parola era tanto prudente ch’era difficile di crederla detta per amore altrui, e un po’ più franca avrebbe dovuto suonare così: – Mi piaci molto, ma nella mia vita non potrai essere giammai più importante di un giocattolo. Ho altri doveri io, la mia carriera, la mia famiglia.

    La sua famiglia? Una sola sorella non ingombrante né fisicamente né moralmente, piccola e pallida, di qualche anno più giovane di lui, ma più vecchia per carattere o forse per destino. Dei due, era lui l’egoista, il giovane; ella viveva per lui come una madre dimentica di se stessa, ma ciò non impediva a lui di parlarne come di un altro destino importante legato al suo e che pesava sul suo, e così, sentendosi le spalle gravate di tanta responsabilità, egli traversava la vita cauto, lasciando da parte tutti i pericoli ma anche il godimento, la felicità. A trentacinque anni si ritrovava nell’anima la brama insoddisfatta di piaceri e di amore, e già l’amarezza di non averne goduto, e nel cervello una grande paura di se stesso e della debolezza del proprio carattere, invero piuttosto sospettata che saputa per esperienza.

    La carriera di Emilio Brentani era più complicata perché intanto si componeva di due occupazioni e due scopi ben distinti. Da un impieguccio di poca importanza presso una società di assicurazioni, egli traeva giusto il denaro di cui la famigliuola abbisognava. L’altra carriera era letteraria e, all’infuori di una riputazioncella, – soddisfazione di vanità più che d’ambizione – non gli rendeva nulla, ma lo affaticava ancor meno. Da molti anni, dopo di aver pubblicato un romanzo lodatissimo dalla stampa cittadina, egli non aveva fatto nulla, per inerzia non per sfiducia. Il romanzo, stampato su carta cattiva, era ingiallito nei magazzini del libraio, ma mentre alla sua pubblicazione Emilio era stato detto soltanto una grande speranza per l’avvenire, ora veniva considerato come una specie di rispettabilità letteraria che contava nel piccolo bilancio artistico della città. La prima sentenza non era stata riformata, s’era evoluta.

    Per la chiarissima coscienza ch’egli aveva della nullità della propria opera, egli non si gloriava del passato, però, come nella vita così anche nell’arte, egli credeva di trovarsi ancora sempre nel periodo di preparazione, riguardandosi nel suo più segreto interno come una potente macchina geniale in costruzione, non ancora in attività. Viveva sempre in un’aspettativa non paziente, di qualche cosa che doveva venirgli dal cervello, l’arte, di qualche cosa che doveva venirgli di fuori, la fortuna, il successo, come se l’età delle belle energie per lui non fosse tramontata.

    Angiolina, una bionda dagli occhi azzurri grandi, alta e forte, ma snella e flessuosa, il volto illuminato dalla vita, un color giallo di ambra soffuso di rosa da una bella salute, camminava accanto a lui, la testa china da un lato come piegata dal peso del tanto oro che la fasciava, guardando il suolo ch’ella ad ogni passo toccava con l’elegante ombrellino come se avesse voluto farne scaturire un commento alle parole che udiva. Quando credette di aver compreso disse: – Strano – timidamente guardandolo sottecchi. – Nessuno mi ha mai parlato così. – Non aveva compreso e si sentiva lusingata al vederlo assumere un ufficio che a lui non spettava, di allontanare da lei il pericolo. L’affetto ch’egli le offriva ne ebbe l’aspetto di fraternamente dolce.

    Fatte quelle premesse, l’altro si sentì tranquillo e ripigliò un tono più adatto alla circostanza. Fece piovere sulla bionda testa le dichiarazioni liriche che nei lunghi anni il suo desiderio aveva maturate e affinate, ma, facendole, egli stesso le sentiva rinnovellare e ringiovanire come se fossero nate in quell’istante, al calore dell’occhio azzurro di Angiolina. Ebbe il sentimento che da tanti anni non aveva provato, di comporre, di trarre dal proprio intimo idee e parole: un sollievo che dava a quel momento della sua vita non lieta, un aspetto strano, indimenticabile, di pausa, di pace. La donna vi entrava! Raggiante di gioventù e bellezza ella doveva illuminarla tutta facendogli dimenticare il triste passato di desiderio e di solitudine e promettendogli la gioia per l’avvenire ch’ella, certo, non avrebbe compromesso.

    Egli s’era avvicinato a lei con l’idea di trovare un’avventura facile e breve, di quelle che egli aveva sentito descrivere tanto spesso e che a lui non erano toccate mai o mai degne di essere ricordate. Questa s’era annunziata proprio facile e breve. L’ombrellino era caduto in tempo per fornirgli un pretesto di avvicinarsi ed anzi – sembrava malizia! – impigliatosi nella vita trinata della fanciulla, non se n’era voluto staccare che dopo spinte visibilissime. Ma poi, dinanzi a quel profilo sorprendentemente puro, a quella bella salute – ai rétori corruzione e salute sembrano inconciliabili – aveva allentato il suo slancio, timoroso di sbagliare e infine s’incantò ad ammirare una faccia misteriosa dalle linee precise e dolci, già soddisfatto, già felice.

    Ella gli aveva raccontato poco di sé e per quella volta, tutto compreso del proprio sentimento, egli non udì neppure quel poco. Doveva essere povera, molto povera, ma per il momento – lo aveva dichiarato con una certa quale superbia – non aveva bisogno di lavorare per vivere. Ciò rendeva l’avventura anche più gradevole, perché la vicinanza della fame turba là dove ci si vuol divertire. Le indagini di Emilio non furono dunque molto profonde ma egli credette che le sue conclusioni logiche, anche poggiate su tali basi, dovessero bastare a rassicurarlo. Se la fanciulla, come si sarebbe dovuto credere dal suo occhio limpido, era onesta, certo non sarebbe stato lui che si sarebbe esposto al pericolo di depravarla; se invece il profilo e l’occhio mentivano, tanto meglio. C’era da divertirsi in ambedue i casi, da pericolare in nessuno dei due.

    Angiolina aveva capito poco delle premesse, ma, visibilmente, non le occorrevano commenti per comprendere il resto; anche le parole più difficili avevano un suono di carattere non ambiguo. I colori della vita risaltarono sulla bella faccia e la mano di forma pura, quantunque grande, non si sottrasse a un bacio castissimo d’Emilio.

    Si fermarono a lungo sul terrazzo di S. Andrea e guardarono verso il mare calmo e colorito nella notte stellata, chiara ma senza luna. Nel viale di sotto passò un carro e, nel grande silenzio che li circondava, il rumore delle ruote sul terreno ineguale continuò a giungere fino a loro per lunghissimo tempo. Si divertirono a seguirlo sempre più tenue finché proprio si fuse nel silenzio universale, e furono lieti che per tutt’e due fosse scomparso nello stesso istante. – Le nostre orecchie vanno molto d’accordo, – disse Emilio sorridendo.

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