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Fausto, Tinder e altri racconti
Fausto, Tinder e altri racconti
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E-book127 pagine1 ora

Fausto, Tinder e altri racconti

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Info su questo ebook

Incontri piacevoli e incontri mediocri, vacanze, matrimoni e negazionisti: tra le pagine di questo libro è racchiusa la varietà umana, narrata con una comica irriverenza che fa sorridere il lettore e che, al contempo, permette una identificazione nelle situazioni vissute dalla protagonista.

Ada Janni, architetto, un marito e due figli. Ama il mare, la montagna e anche la collina, possibilmente in sella a una bicicletta.
LinguaItaliano
Data di uscita21 giu 2023
ISBN9791220143349
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    Anteprima del libro

    Fausto, Tinder e altri racconti - Ada Janni

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    Ada Janni

    Fausto, Tinder

    e altri racconti

    © 2023 Europa Edizioni s.r.l. | Roma

    www.europaedizioni.it - info@europaedizioni.it

    ISBN 979-12-201-3917-5

    I edizione giugno 2023

    Finito di stampare nel mese di giugno 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.

    Fausto, Tinder e altri racconti

    FAUSTO

    In uno di quei pomeriggi domenicali di fine novembre, uggiosi e intimi quanto basta per concedermi il conforto di impigrire sul divano e fare lunghe chiacchierate al telefono, una cara amica svizzera dei tempi dell’università, mi aggiornava sulle sue ultime novità.

    Raccontava, piuttosto divertita devo dire, come tutto fosse partito da una coppia di amici suoi, che tanto avevano insistito affinché si cercasse un nuovo compagno, da impacchettarle un bel profilo social con tanto di foto, e tra il serio e il faceto avevano finito per piazzarla su Tinder. Recalcitrante all’inizio, nel giro di due settimane lei si era decisa ad accettare la sfida. Non tanto quella di cercarsi un compagno, su cui mi confessava di nutrire ben poche illusioni, quanto quella di scendere dal proprio piedistallo e accettare di mettersi in piazza come un cespo di insalata. Un esercizio di umiltà, insomma.

    Poiché la storia che mi ha raccontato ha avuto il merito di farmi passare un piacevole pomeriggio, alla fine della telefonata ho deciso di trascriverla, così come l’avevo sentita dalla sua viva voce.

    Lugano – Fine agosto

    Cercava di ricordare l’inizio, ovvero… niente più di un click su una foto.

    Era una immagine in controluce, andando a memoria, raffigurante un quadro su un cavalletto e una figura a lato, perfettamente eretta. Ricordava che per un attimo la postura del personaggio aveva fatto viaggiare la sua mente fino al Doriforo di Policleto.

    C’era infatti un particolare equilibrio nella composizione e un contrasto armonioso di luci e ombre. Dava un senso di pace e bellezza, elementi già sufficienti per motivare la scelta.

    Il nome, anzi il nick: Argeste.

    Argeste, Alceste… Oreste… nomi così fuori moda da apparire in contrasto con la ricercatezza estetica espressa dall’immagine.

    Piccola intrigante ambiguità dunque, a cui si aggiungeva una dichiarazione breve e lapidaria: Amo le cose belle.

    A posteriori ripercorreva i passi, focalizzando la traccia degli impalpabili dettagli che determinano una scelta: dettagli, appunto, sfumature subliminali, casualità… sentinelle mentali poste a sgrossare e a selezionare un buon interlocutore e a cui far seguire, in automatico, quel fatale, piccolo movimento dell’indice, a sinistra per negare o a destra per accettare.

    In automatico dunque l’indice volgeva sul cuoricino verde di destra.

    Match.

    Il prossimo step richiede un diverso livello di approfondimento e antenne orientate alla decodifica degli indizi verbali.

    In questo caso, per esempio, già la prima battuta ha il pregio di produrre un suono delicato e contemporaneamente di… un certo peso.

    Argeste sceglie infatti di estrarre dal suo profilo nientemeno che il termine impegnativo da lei espressamente inserito per scoraggiare e dissuadere fin da subito i soggetti più inconsistenti e superficiali.

    Aveva notato come quella parola risultasse ostile per quelli che ne comprendevano il significato, e del tutto frainteso per chi muoveva da preconcetti personali, fatalmente portati a distorcerne il significato verso assurde deduzioni.

    In generale, concludeva, è una parola che la maggior parte degli uomini considera già un buon motivo per girare al largo. Per sicurezza.

    Se al contrario Argeste pareva sguazzarci dentro, ricollegandole (una sinapsi già al primo approccio! Buon segno, buon segno) anche la complessità dei rispettivi soprannomi, immediatamente una spia luminosa si accendeva nei suoi lobi frontali. Tradotto: a questo contatto si poteva dedicare attenzione, poiché lasciava intravvedere la possibilità di impostare la conversazione su un registro linguistico meno annacquato di quello che si trascina, più per cortesia che altro, nella maggioranza dei casi.

    A pensarci, ci sarebbero decine di metafore utili a illustrare questa strana cosa che è un sito per incontri… una caccia al tesoro fatta di segnali tutti da interpretare. A volte risultano troppo facili, semplicemente perché vuoti, il che trasmette subito un senso di noia e frustrazione; altre volte vi si trova qualcosa di divertente, il che fa recuperare la pazienza necessaria per proseguire la ricerca; raramente poi poi, molto raramente, compare qualcosa di interessante. Eppure… interessante non è abbastanza.

    Nella sua brevissima esperienza su Tinder, la nostra amica aveva avuto la fortuna di poter annoverare almeno due figure definibili interessanti.

    Il primo era stato Leo. Interessante sì, attraente, galante e coinvolto ma… totalmente fuori tempo. A un certo punto non aveva potuto far altro che liquidarlo, dal nervoso che le procurava il non capire il senso di certe pause di sospensione, di quei lunghi secondi di silenzio tra una domanda e una risposta, di quegli incomprensibili intervalli di giorni tra un messaggio e l’altro, o fra una telefonata e quella successiva. Fu una rinuncia obtorto collo, utile almeno a non disperdere energie, ma su cui aveva speso dei… piccoli rimpianti, visto l’innegabile fascino che esercitava il personaggio sui suoi pensieri.

    Il secondo si era presentato come Albert. Una mente. 130 di Q.I., autore di diversi libri, dialettica travolgente e iperbolica, disposto a fare pazzie (parole sue) per far funzionare la loro nascente relazione. Dopo un corteggiamento incentrato sulla forza persuasiva della parola, lei decide di impegnarsi. Il che significa: primo, prenderlo sul serio; secondo, credere a dichiarazioni fin troppo sentite e alte per essere attendibili; terzo, entrare anima e corpo nei panni della musa ispiratrice di cotante vette. Insomma, si fa prendere la testa, pur se nel giro di venti giorni si incontreranno solo due volte. Sperimenta vorticosamente emozioni variegate e intense, forse suggestioni mentali ancor più che emozioni, ma che per la rapidità con cui evolvevano sfuggivano al tentativo di decifrarne la categoria.

    Di certo, una volta incontrato il primo ostacolo dannatamente pratico e prosaico, e tutte le volte del castello poetico cadevano in rovina, gli intellettualismi si mutavano in banalità e le emozioni si ritrovavano azzerate di colpo, lasciando non solo nessunissimo rimpianto, bensì, addirittura, un senso di liberazione.

    Ribadiamo dunque: interessante non è abbastanza.

    Quel nome, Argeste, si era fissato nella sua memoria, tant’è che dopo averla edotta sulla sua origine (risalente a un vento del Nord e prima ancora all’immancabile figura mitologica) ed essersi presentato col suo vero nome, fra sé e sé lei aveva continuato a vederselo come Argeste per diversi giorni a seguire.

    Fausto.

    Fausto ha una voce… carezzevole, o forse è più appropriato dire confortevole, rassicurante. Non sa se dipende proprio dal timbro di voce… Più lo conosce, più le par di notare che la sensazione provenga da un insieme di fattori… e che possa aver a che fare con un vero tratto della personalità. È pacato, misurato, sempre. Eppure, da questa postura compostissima, passa un delicato tepore. E un’attenzione costante, che le trasmette fiducia.

    C’era stato un momento in cui avrebbero potuto incontrarsi all’istante: era in autostrada a poca distanza dall’uscita di Lugano, mentre lei schizzava in bici per concludere il carico del giorno. Troppo carico, quel giorno. Stabilirono che ci sarebbero incontrati di lì a pochi giorni, al rientro di lui dalla regata sul lago di Como.

    Settembre

    Si veste con cura, o almeno si sforza di farlo. Ha una gonna scura moderatamente stretta e corta, canotta di seta panna e ai piedi sandaletti fashion con tacco comodo, laccetti e addirittura qualche strass. Si è truccata con una certa cura fino a stabilire che più di così non sia possibile pretendere da una come lei.

    Durante quei tre o quattro giorni si erano sentiti spesso. Lui le parlava di dinghy, di vento, di termiche, di prove veliche andate a volte bene, a volte male, e cene serali a mangiar crauti e polenta.

    A piccoli tratti, e sempre con molta prudenza, si entrava in sfere più personali, lasciando emergere vissuti, tra loro molto diversi e all’apparenza con pochi o zero punti di contatto. Nella fattispecie, tenuto conto dell’immagine di lui che prendeva corpo davanti ai suoi occhi, le era sembrato necessario preavvertirlo che lei era, anzi è, davvero tanto diversa da lui; come spiegarglielo? Tanto per fare una breve sintesi, si era definita un po’ selvatica, ecco.

    Nonostante le evidenti asimmetrie, o chissà se a causa di ciò, l’interesse persisteva anche nei giorni a seguire e la curiosità saliva.

    È domenica pomeriggio ed è il loro primo appuntamento.

    Lei aspetta la sua chiamata, poi inforca la bici e lo raggiunge in un punto prestabilito sulla passerella lignea che delimita il porto turistico. Riescono a individuarsi (complice la giacca iper tecnica color rosso Ferrari indossata dal velista) e plana a pochi metri da lui, prima di parcheggiare il suo cavallo a due ruote più portapacchi arrugginiti. Ora che lo conosceva meglio, poteva immaginare che né il mezzo né lo stile fossero elementi della sua quotidianità, o peggio, di suo gusto.

    Ma è un uomo di mondo, si spera. Osserva divertito, o forse non divertito ma solo tollerante. Di nuovo registra come elemento di un certo impatto la postura di lui. È eretto, diritto, qualcosa come un filo a piombo che per il fatto di essere anche molto flessuoso risulta naturalmente diritto.

    Sorride. Bene, è un sorriso che la rilassa. Magari ci trova franchezza… non si sa ancora.

    Lei, come sempre nei momenti di imbarazzo, è saltellante di agitazione, che tenta di mascherare con un atteggiamento un po’ da sportiva un po’ da svampita; nella fattispecie, quando ha di fronte a sé qualcuno che rimane cordialmente impassibile, misurato e

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