Editoriale febbraio
’altro giorno ci trovavamo a sfogliare l’ultima fatica di Allan Bay, condivisa con Paola Salvatori, e intitolata “La nuova cucina italiana”, il cui assunto è che “per cucina italiana si intende ciò che oggi mangiano gli italiani”. È dell’universo gastronomico, ed è indubbio che la cucina italiana nell’ultimo decennio sia cambiata e stia tuttora cambiando, e noi non staremo a esaminarne le cause. A noi invece è venuta la curiosità di verificarlo; così ci siamo resi conto che, in questo numero, le ricette del servizio di - aventi come oggetto il - provengono per almeno la metà da oltre confine; che il protagonista delle ricette del benessere è un frutto tropicale, la (che peraltro sta diventando oggetto di coltura anche in Italia); che 4 ricette su 5 della rubrica Classica con brio dedicata al , provengono dall’Asia e dalle Americhe. Le altre rubriche di questo mese hanno radici italiche, talune obbligatoriamente (Italia a tavola, con gli , e Ricette di una volta, con le ), altre per caso, ma comunque sia la percentuale di novità è decisamente maggiore di quella che avremmo riscontrato anni fa. Come siamo arrivati a questo non è importante (web, viaggi, contaminazione etnica, migrazioni ecc.); ma è importante che ci siamo arrivati; così come è importante che l’esplorazione gastronomica sia sempre dinamica, in divenire, sia essa rivolta verso nuove frontiere tecniche (nuove tipologie di cottura), estetiche (combinazioni di sapori, ) o socioeconomiche (coltivazioni e allevamenti ecosostenibili, e via dicendo).
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