edi questa scatolina, sul parabrezza, qui, sotto lo specchio retrovisore?», dice la ragazza coreana alla guida della vettura su cui mi trovo, in una tiepida sera d'autunno a Seul. «È una piccola telecamera che qui le auto hanno a fini assicurativi. Se vediamo un veicolo di fronte che fa cose strane o pericolose, possiamo filmarlo e segnalarlo alla polizia. Certo che se giri con una macchina giapponese corri più rischi di essere filmato», prosegue scherzando lamia autista improvvisata, alludendo alla ruggine che ancora incrosta i rapporti tra i due popoli, eredità della storia recente. «Ma i giovani», aggiunge, «sono un'altra Corea, meno soggetta a questi sentimenti». Quegli stessi giovani sono il motore della trasformazione di una società complessa e antica, che di recente ha messo il piede a tavoletta sull'acceleratore e non pare intenzionata a sollevarlo.
A SEUL CON LA “6” E IL SUO PAPà
Nov 24, 2022
5 minuti
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