Diario di un camionista affamato
Di Marco Bonzio
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Anteprima del libro
Diario di un camionista affamato - Marco Bonzio
Martina.
CAPITOLO 1
IL SOGNO DI UN BAMBINO...
DALLA PICCOLA REALTA' CHIAMATA MOTRICE!
Mi chiamo Marco e da più di dieci anni svolgo il lavoro d'autista di mezzi pesanti, più comunemente detto camionista
. Sono sposato e ho due figli, un maschio e una femmina, insomma, una classica famiglia fra le tante. Già' da piccolo, avevo una grande passione per questi tir
. Ricordo quando mio padre, a volte, mi portava al lavoro con sé facendomi stare a casa da scuola. Era un divertimento unico, anche se il dazio da pagare era alzarsi presto il mattino. Quanto è strana la vita a quell'età! Il mio ricordo più bello, anche se un po' annebbiato, era quando sorpassavamo i bisonti della strada in autostrada venendo risucchiati da un vortice d'aria per poi essere rilasciati fino al prossimo e non ultimo sorpasso. Non conoscevo all'epoca marca e modelli di questi camion ma attiravano la mia attenzione per la loro imponenza e per l’importanza che si davano sulle corsie d'Italia. Consegnavamo biscotti alla guida di un trentacinque quintali di marca francese, un furgoncino, ma io lo chiamavo camion che visto con gli occhi di oggi, sembra una bicicletta. Il ricordo è un po' sbiadito, ma quelle trenta consegne per vari alimentari sono difficili da non ricordare. Già la sera bisognava ordinare il giro per il giorno dopo caricando il furgone in ordine di consegna. I colli ovvero i pacchi, erano tanti, pesavano ed erano tutti incasinati; per questo venivano caricati tutti a mano e si stava piegati sopra il cassone detto rialzato
, ma mai abbastanza alto. Sicuramente il giorno dopo non sarei andato in giro con mio padre perché dovevo andare a scuola, così al ritorno a casa mi divertivo costruendo modellini con le costruzioni.
Con quei mattoncini colorati, ci passavo le ore costruendo case e auto da appoggiare su una piattaforma quadrata, di colore grigio, con disegnato in bianco un incrocio diviso da due corsie dove posizionare vari cartelli con la segnaletica stradale.
Chi non l’ha mai fatto?
A mio parere, i camion, visti da anime innocenti quali sono i bambini hanno un certo fascino. Dal basso all'alto li vedono insormontabili, con tutte quelle ruote, così alti e vigorosi da rendere invincibile chiunque li guidi. Poi si cresce ed i bambini capiscono che tutto quello che gira su gomma è un impiccio. Così, una volta conseguita la patente di guida per l'auto, cominceranno a guidare e ad odiare quei camion lenti ed ingombranti. A me questo non è successo, anzi, appena ho potuto, ho cominciato a fare patenti a nastro, dalla A alla patente E. Negli anni guidare l'auto mi ha sempre affascinato ma è indescrivibile la sensazione che ho avuto nel guidare il mio primo camion. Era una motrice a due assi di marca tedesca, il motore sviluppava la bellezza di duecentosessanta cavalli con un lordo di diciotto tonnellate. La cabina era bassa e senza branda così da renderlo poco confortevole in caso di sosta. All'interno vi era il minimo indispensabile per la guida: il telepass incollato al cristallo ed una radio di serie. Sopra questa mini cabina c'era uno spoiler con incollato il logo dell'azienda. Questo tagliava l'aria ad una centina alta quattro metri e lunga otto posizionata s'un cassone in alluminio con sponde corte e leggere. I clienti erano sempre gli stessi, oramai s'era sviluppata una certa confidenza, nessuno ti faceva fretta quando si trattava di caricare o scaricare.
A pranzo si mangiava in trattoria spesato dalla ditta, il pomeriggio ancora in giro e la sera me ne tornavo a casa ad un orario decente, non da ufficio ma quasi.
Solo ora mi rendo conto che l'impiego in quella ditta era un lavoro d'oro!
CAPITOLO 2
L'AVVENTURA IN BILICO.
Poco dopo aver conseguito la patente E, parlando con un conoscente venni a sapere che una ditta di trasporti cercava autisti anche alle prime armi per guidare bilici. Questa persona mi spiegò che il proprietario era un tipo regolare, con macchine fresche, buoni semirimorchi e con in mano un bel giro, ma soprattutto era regolare nei pagamenti. Solo al pensiero ero già in estasi! Avrei potuto lavorare su un bilico e magari parlare al c.b.. L'idea mi garbava e l'entusiasmo saliva. Così senza pensarci due volte gli telefonai ed in quattro e quattrotto fissai un colloquio. La sede era vicina a casa. All'interno del piazzale si potevano vedere i frontali lucidi di tutte le cabine perfettamente allineate, tutte svedesi e così imponenti da farti venir voglia di viaggiare. Poi pensai, chissà come saranno comode quelle cabine così alte con la branda posteriore! Incontrai il titolare che mi spiegò come si svolgeva il lavoro e quello che l'autista doveva fare. Purtroppo senza pensarci molto decisi di cominciare l'avventura. Inizialmente girai per qualche giorno seduto in parte ad un collega per comprendere, più o meno, come si svolgeva il lavoro e imparare nuove manovre. Fare retromarcia con un bilico non è difficile, il problema è farsi entrare in testa che se voglio mandare il semirimorchio a destra con il trattore devo girare a sinistra e viceversa. Questa fu solo una piccola parte dei problemi perché poi gli altri sgami si conoscono con l'esperienza. Le problematiche sono veramente tante e le occasioni per smorzare tutte le voglie di sentirsi un vero driver
sono altrettante.
Così, in parte a quest'ometto di sessanta chili per un metro e sessanta di altezza condivisi i primi giorni. Sto tizio di origine straniera, che ancora incrocio per strada adesso, era qui in Italia già da diversi anni, ma il suo italiano non perfetto, accompagnato da un accento strano e dalle lettere doppie optional, mi fece capire quanto sia difficile imparare bene la nostra lingua. Per questo non utilizzavo il dialetto bresciano, ma l'italiano, scandendo al meglio le mille domande che gli ponevo. La curiosità era tanta e tanto volevo sapere dei misteri celati dietro a questo lavoro.
Tante ore e pochi soldi, mi diceva in ripetizione.
Ma come? Gli rispondevo io.
Credimi, per quel che si fa' e tute le responsabilità in cui vai in contro è baso lo stipendio. Devi calcolare che prima cosa sei ala guida di un mezo pesante che ha un suo costo. Su questo mezo ci devi trasportare merci ed anch'ese hano un valore per cui devi avere molta cura e fare in modo che la merce arivi in ottimo stato senza roture. Poi, parlandomi sempre di responsabilità, bisogna stare molto atenti a non fare dani materiali, sopratuto quando si fano cantieri. Può capitare di fare qualche via di cità con file di automobili parchegiate ai lati,