Melaverde

Mariagrazia e il capretto scomparso

n pomeriggio di primavera, come tutti i giorni dell’anno, Mariagrazia porta le sue capre Bionde dell’Adamello a pascolare nel bosco. All’imbrunire, rientra come sempre con il suo piccolo gregge. Una volta le capre restavano fuori anche tutta la notte. Ma da un po’ di tempo Mariagrazia preferisce riportarle nell’ovile. Si dice che qualche lupo si sia fatto vedere in zona. Non si sa mai. Come. Per raggiungere la sua piccola casa in cima ad una montagna della Val Sabbia, abbiamo percorso una strada prima stretta, poi strettissima, poi sterrata, poi sterrata ed infangata. Alla fine, l’ultimo tratto, per forza a piedi. La casa fatta di legno è minuscola. C’è un soppalco sopra dove vive Mariagrazia. Al piano di sotto, un camino con una pentola appesa al centro, con sotto un fuoco di legna. Un po’ dappertutto libri, molti sono romanzi. Un divanetto segnato dal tempo. Due piccoli cani di una razza difficile da decifrare. Arrotolati l’uno accanto all’altro, non si curano minimamente della nostra presenza. Ellen inizia la sua chiacchierataintervista con Mariagrazia che ci racconta la sua storia. Un tempo lei era una optometrista. Quei professionisti che misurano la vista, per capirci. Un bel lavoro che le dava soddisfazioni. Per lei era un po’ come un bel vestito, ma di qualche taglia inferiore alla sua. Le stava stretto. Incontra qualcuno con il quale e grazie al quale riesce a fare qual passo che era pronto da tempo in lei. Si innamora dei lunghi silenzi della montagna che all’improvviso sa anche regalare suoni potenti che ti trasportano in un’altra dimensione. Il vento, la pioggia, i richiami della vita selvaggia che la circonda. La voglia di essere parte di tutto questo. Essere anche lei una anima animale tra quelle montagne. Scegliere di allevare quelle capre nel modo più “selvaggio” possibile è l’anello tra lei e il nuovo mondo che la circonda. Da un po’ di tempo in quella piccola casa in cima al monte è rimasta sola. L’imprevedibilità della vita a volte non fa sconti. Ma quella scelta fatta “insieme” è come un patto di sangue che non si può cancellare. Rimane lì, da sola, a continuare quella vita scelta in due. Un percorso molto più interiore che fisico. La solitudine diventa una esperienza lieve. I libri, i cani e le capre, sono la sua compagnia. Amici che la vanno a trovare non mancano. Lei sta bene con gli altri. “Ma a piccole dosi” ci dice sorridendo. I suoi spazi solitari sono le sue confortevoli stanze di serenità. All’improvviso un belato. Incredibile. Il capretto è tornato. Da solo. «Oddio, guardate, è tornato. Pensavo fossi morto. Dove sei stato… tutta la notte… da solo… Oddio…». Alza gli occhi al cielo, si commuove. Lo abbraccia e lo sbaciucchia quel capretto ritrovato quando ormai aveva perso ogni speranza. L’imprevedibilità della vita. Forse un miracolo. Forse un regalo. Di certo un’emozione. Per tutti noi.

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