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Il sorriso della Gioconda
Il sorriso della Gioconda
Il sorriso della Gioconda
E-book180 pagine2 ore

Il sorriso della Gioconda

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Info su questo ebook

Carletto è un gatto trovatello di razza Blu di Russia, e come tutti gli esemplari della sua specie la sua bocca è caratterizzata dagli angoli rivolti all’insù che rendono la sua espressione simile al sorriso della celebre Gioconda. Raccontando in prima persona le vicende e le vicissitudini di cui è protagonista, questo curioso felino ci rende suoi compagni di viaggio, sorprendendoci con pensieri e riflessioni personali (è infatti convinto di essere stato in una vita precedente un uomo, poeta e violinista), e fornendo l’occasione per interrogarci sulle nostre mancanze e sullo scarso amore che riserviamo, purtroppo sempre più frequentemente, al nostro Pianeta.

Nella Ostan è nata a San Stino di Livenza (VE) il 10/02/1941. Ex imprenditrice, da giovane ha viaggiato per conoscere altri luoghi, culture e lingue. Per questo, per un breve periodo, si è trasferita in Germania per lavoro, poi in Francia per studio.
Da quando è in pensione si occupa dei suoi hobby, quali: giardinaggio, pittura, scrittura e poesia. 
Scrivere è sempre stata la sua passione: scrivere un libro è come andare dallo psicologo, dice, perché aiuta a esternare dubbi e paure.
Ama gli animali, soprattutto i gatti, perché sono compagni affettuosi.
Il sorriso della Gioconda è il suo secondo libro. Il primo, dal titolo Come un caldo abbraccio, è stato autopubblicato nel 2009.
LinguaItaliano
Data di uscita31 ott 2022
ISBN9788830672574
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    Anteprima del libro

    Il sorriso della Gioconda - Nella Ostan

    LQ.jpg

    Nella Ostan

    Il sorriso

    della Gioconda

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-6594-1

    I edizione ottobre 2022

    Finito di stampare nel mese di ottobre 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Il sorriso della Gioconda

    A Daniela e Maria

    Chiunque sia indifferente alla bellezza, all’eleganza,

    all’affetto di cui è capace un gatto, è povero come chi,

    passeggiando d’estate in una strada di campagna è cieco

    ai fiori e sordo al canto degli uccelli e al mormorio delle foglie.

    E.M. Hamilton

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Premessa

    Questo libro è stato ispirato dal mio gatto, che è un blu di Russia, ma del ramo europeo. È un trovatello arrivato nel mio giardino alcuni anni fa ed ha, come tutti i blu di Russia, la caratteristica della bocca con gli angoli rivolti all’insù, che si dice richiami il sorriso della Gioconda del Da Vinci.

    Da qui il titolo del romanzo.

    La storia si svolge fra una vecchia casa di campagna con un piccolo giardino, dove gironzolano ventitré gatti, e un mini appartamento al mare nel quale Carletto, il protagonista di questo romanzo, è costretto a stare. Egli parla in prima persona e afferma di essere una reincarnazione. Infatti, prima di essere il gatto che è oggi, dichiara di essere stato un uomo in carne ed ossa, poeta e violinista.

    A chi non crede alla metempsicosi dice che anche il Buddha, prima di essere un uomo, è stato tartaruga, scimmia, elefante e lepre.

    Conferma che la reincarnazione esiste poiché nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma: lui stesso ne è la prova.

    Subisce vari infortuni, tra cui la rottura del femore, del bacino e un trauma cranico, durante il quale ha delle visioni: rivive una fase della sua esperienza umana.

    Viene rapito da due strani personaggi, dai quali riesce a fuggire, e affronta le situazioni più disparate.

    Dopo giorni e giorni passati all’addiaccio viene accolto da una famiglia che lo trova esanime davanti alla porta di casa e lo adotta e cura con carità cristiana.

    In quella casa passa ben settantacinque giorni, durante i quali si occupa degli umani per cui nutre un sentimento di pietà, soprattutto per coloro che, in determinate circostanze, vengono meno ai propri principi morali e commettono azioni malvagie, spesso senza rendersene conto.

    Ama la musica classica, la filosofia e la fisica, come la sua padrona.

    È molto curioso e si interroga sulla nascita dell’universo facendo fantasiose congetture quando non trova le risposte.

    Ha ritrovato la via di casa per puro caso, riprendendo la solita vita con i gatti del giardino, e ha ripreso le passeggiate sul lungomare con Tina, la sua padrona.

    È innamorato della natura, la quale ispira il suo lato poetico.

    La reincarnazione

    Era gennaio, un’aria gelida e tagliente scendeva dai monti e i giardini dormivano sonni lunari.

    C’erano, sui rami delle piante rampicanti, ancora alcune rose intrappolate dal freddo, e il calicanto spargeva copioso la sua inebriante fragranza.

    I gatti nei giardini, rannicchiati nei vasi dei fiori, sembravano in letargo; tutto era sospeso in attesa della primavera.

    Mentre camminavo per Via degli Artisti, alla ricerca di qualcuno che volesse ospitarmi, sentii il profumo del calicanto farsi sempre più intenso, pareva venire dal giardino di una vecchia casa. Mi avvicinai incuriosito e, sbirciando attraverso un piccolo pertugio, vidi un alberello fiorito da cui giungeva quell’aroma così speciale.

    Richiamato da un luogo così magico vi entrai, sembrava incantato, fiabesco.

    Mentre ammiravo l’alberello e ne aspiravo con voluttà tutta la sua fragranza, mi venne in mente la leggenda del calicanto, secondo la quale si narra che un giorno, un freddo giorno d’inverno, un piccolo pettirosso stanco e infreddolito vagava cercando riparo su un ramo per potersi riposare e proteggersi dal freddo, ma tutti gli alberi che incontrava durante il volo si rifiutavano di dargli ospitalità. Il pettirosso, stremato, giunse nei pressi di un calicanto il quale, alla vista del piccolo uccellino, decise di dargli riparo e con le ultime foglie ingiallite provò a scaldarlo.

    Il Signore, che aveva visto il bel gesto, volle ricompensare la pianta facendo cadere sull’albero una pioggia di stelle brillanti e profumate.

    Fu così che da quel momento il calicanto fiorì d’inverno.

    Il ricordo cadde giusto a fagiolo, perché anch’io ero stanco e infreddolito come quel pettirosso ed ero alla ricerca di una casa che potesse proteggermi dal gelo, ma non riuscivo a trovare nessuno che volesse accogliermi.

    Quando mi presentavo agli umani mi cacciavano in malo modo, eccetto qualcuno che mi accoglieva con attenzione perché ero piccolo e facevo tenerezza, ma dopo un po’ mi mettevano alla porta, malgrado il freddo. Mi convinsi che era per via dei miei starnuti se non trovavo ospitalità, poiché soffrivo di sinusite.

    Da quando la mia mamma non c’è più la malattia si è aggravata: lei mi proteggeva dal gelo con il calore del suo corpo. Purtroppo, l’hanno trovata spiccicata sull’asfalto della strada maestra. Ho pianto tanto quando l’ho saputo, ma nessuno mi consolava perché ero rimasto solo, dei miei fratelli non ne ho più visti nemmeno uno.

    Volevo morire anch’io, ma l’istinto di sopravvivenza fu più forte della morte e superai quel trauma, con difficoltà, ma lo superai.

    Passò un po’ di tempo dalla morte della mia mamma ed ero ancora solo, disorientato e avevo paura: mi sentivo come in una barca senza timone.

    Ero sicuro, però, che se qualcuno mi avesse ospitato avrebbe avuto una bella ricompensa, perché sono un gatto prodigio e guarisco molti mali.

    Ebbene sì, io sono un gatto e il gatto, in quanto tale, fu venerato dagli egizi.

    Sta scritto ancora oggi nella Valle dei Re: tu sei il grande gatto, il vendicatore degli dei e il giudice delle parole, quello che presiede i grandi sovrani e governa il grande cerchio; tu sei davvero il grande gatto.

    Sono passati millenni da allora, ma sento ancora qualcosa che mi lega a questo lontano passato.

    Taluni umani dicono che i gatti possiedono una grande saggezza e sono simbolo di grazia e benevolenza: questo è il loro pensiero…

    Non c’è buio dove

    vive un gatto, lui è

    luce.

    Non c’è freddo dove

    vive un gatto, lui è

    calore.

    Non c’è povertà dove

    vive un gatto, lui è

    ricchezza.

    Non c’è solitudine dove

    vive un gatto, lui è

    amore.

    Metteteci alla prova e vedrete che non rimarrete delusi.

    Noi animali, al pari dell’uomo, siamo dotati di un’anima, lo dicono anche alcune religioni e possiamo reincarnarci perfino in un uomo, com’è vero pure il contrario.

    Si dice che un giorno, passando vicino a qualcuno che maltrattava un cane, Pitagora, colmo di compassione, abbia pronunciato queste parole: «Smettila di colpirlo! La sua anima la sento, è quella di un amico che ho riconosciuto dal timbro della sua voce».

    Anche il Buddha è stato nelle sue vite precedenti tartaruga, scimmia, elefante e lepre, così come io sono stato un uomo in carne ed ossa, ma il destino ha voluto che mi reincarnassi in un gatto. Come uomo sono stato poeta e violinista, tant’è che ancora oggi mi diletto a creare versi e a seguire il ritmo della musica con la coda. Non vi sembra prodigioso questo? Chi mi vede muovere la coda a tempo rimane sbalordito: gioisce e si rallegra. La gioia fa bene al cuore, quindi non è così difficile credere che possa portare beneficio a chi mi dà ospitalità.

    So leggere il pensiero umano, poiché porto nel mio DNA anche i geni di una dea, ma riconosco di non avere tutte le sue peculiarità, perché il tempo passa e le cose cambiano. Posseggo, tuttavia, delle doti: sono aristocratico e mi muovo con aggraziata eleganza. Chi mi conosce dice che non sono superbo e faccio tutto con umiltà, perché l’umiltà lascia spazio alla ricerca della verità. Ho un ottimo carattere, sono dolce e affettuoso e, soprattutto, sono fedele; miagolo poco, sono gentile, discreto e non invadente, e non sopporto il frastuono. Capto gli umori di chi mi sta intorno e se non è il momento mi metto in disparte, in attesa di tempi migliori. Ebbene, sono un blu di Russia, ma del ramo europeo. Si dice che la mia razza sia una delle più intelligenti del nostro mondo.

    Le mie origini provengono dal nord-ovest della Russia, in particolare dalla città portuale di Arcangelo, dove i miei avi erano già presenti dalla notte dei tempi. Essi venivano impiegati dai marinai per liberare le navi dai topi.

    I blu di Russia erano ospitati anche

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