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Insignificanti Illusioni
Insignificanti Illusioni
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E-book178 pagine2 ore

Insignificanti Illusioni

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Info su questo ebook

Collegati in un’ unica trama, questi sei racconti hanno una cosa in comune: le illusioni. Talmente nella nostra condizione umana siamo curiosi di ogni cosa, spesso ci dimentichiamo da cosa veramente siamo attratti. Che sia semplicemente la voglia di trovare il vero amore, di essere caduti in un amore platonico oppure essere impressionati dalla semplice fantasia non è importante, c'è sempre un'illusione dietro, che sia piccola o grande. Ciò che ci attrae ci diversifica, ci fa capire noi stessi manifestando quell'interesse che per poche cose esprimiamo veramente nella nostra intimità. Le illusioni ne sono la base e sono talmente tante nella vita che è difficile non caderne in un'istante quasi impercettibile.
LinguaItaliano
Data di uscita6 set 2014
ISBN9781326001728
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    Anteprima del libro

    Insignificanti Illusioni - Simone Failla

    Ringraziamenti

    Prologo

    Mio figlio Alex era da tanto che voleva andare alle giostre. Spesso mi raccontava quanto i suoi compagni, ritornati a scuola dopo un bel fine settimana, ci rimanevano entusiasti da tale esperienza. Io in qualità di genitore volevo renderlo felice, fare il bravo papà come ho sempre sognato e portarcelo una volta finito il trimestre come premio per la sua pagella, ma ce lo avrei portato lo stesso nonostante avesse portato dei brutti voti probabilmente.

    Innanzi tutto dovevo convincere la mamma che solo dopo aver mostrato tutta la sua iperprotettività mi avrebbe dato il permesso.

    Nonostante sia diventato grande, noi lo consideriamo ancora il nostro bambino da quanto lo amiamo e proviamo effetto per lui. Quel giorno doveva piovere, o almeno così disse mia moglie che si fida tutt’ora ciecamente del meteo. Dopo una breve litigata sbattei la porta di casa prepotentemente alla ricerca della libertà dalle sue soffocanti parole. Mio figlio mi guardava compiaciuto come se avessi compiuto un gesto da vero uomo. Io continuavo a ripetermi quanto fossi un coglione. Silenzioso con la mia auto, Alex tenne tutto il suo entusiasmo per sé senza darmi una piccola e misera soddisfazione. Quel giorno non mi disse se ero un bravo o un cattivo padre. L’unica cosa che riuscì a vedere nei suoi occhi era l’ardente voglia di andare a quelle giostre come se ci fosse qualcosa in quel posto che lo attraeva misteriosamente.

    Girammo tutte le attrazioni e più il tempo passava più la sua bocca pronunciava un largo e sazio sorriso trasmettendomi lievi sensazioni che echeggiavano nell’aria e mi riempivano il cuore. In fin dei conti mio figlio risvegliava quel lato femminile che ogni uomo custodisce dentro di sé.

    Successivamente Alex notò una capanna illuminata da variegate luci. La capanna del custode si chiamava, ma nonostante tutto poco attirava l’attenzione di cosa ci fosse lì dentro. La gente era troppo divertita da altro per notarla, d’altronde chi avrebbe speso soldi per entrare in una capanna dal nome così orribile?

    «Dai papà! Entriamo!»

    Senza oppormi presi per mano mio figlio e ce lo portai. Entrando in quel posto piuttosto macabro -o almeno così lo vedevano i miei occhi visto che Alex l’aveva trovato un posto accogliente-, sentimmo in lontananza echi di persone. Vagiti che si confondevano l’un con l’altro prima che iniziasse a sussurrare un’altra voce profonda dal timbro insolito:

    BENVENUTI NELLA CAPANNA DEL CUSTODE! VENITE NON SIATE TIMIDI. STORIE PARTICOLARI VI ASPETTANO PER ESSERE UDITE!

    La voce si affievolì nell’atmosfera e le porte che conducevano a un piano sotterraneo ci indicarono la strada che dovevamo seguire. Attraversate quelle porte, trovammo un palcoscenico che si ergeva davanti a noi. Molto alto e dalle luci soffuse, al centro di esso si alzò una luce biancastra che rivelò un uomo vecchio dalla barba lunga. Aprì gli occhi e guardandoci pensieroso disse:«questa è la mia storia. Una storia d’amore, di follia e gelosia. Una storia che esprime tutta la mia umanità». Lo guardai allucinato. Chi era quest’uomo? Questo vecchio triste e sconsolato che mi faceva provare pietà?

    «Siete ancora sicuri di voler prestar le orecchie a quello che voglio raccontarvi?»

    Annuimmo senza proferir parola e guardandoci dall’alto verso il basso affermò: «questa è la mia storia…».

    Finché morte non vi separi

    Mai avrei pensato di vedere ragazza più bella di Ada. Io e lei ci siamo conosciuti quando ancora tutta la gente a cui volevamo bene non pensava altro che a trovare la storia d’amore perfetta. Per carità, anche noi lo desideravamo e nonostante i desideri siano un lusso che solo i bambini possono permettersi, noi sognavamo…

    La vidi in rete, mentre con il mio fare da playboy adocchiavo varie foto di nuove, giovani prede.

    Ce ne erano di tutti i gusti, proprio come le caramelle. Io non sapevo scegliere la mia preferita, sebbene di caramelle adorassi quelle al limone.

    Sfogliando varie pagine web, scovai quella che sarebbe stata la mia dolce metà. Con tanto cinismo, guardavo invidioso la semplicità e la dolcezza che solo i suoi occhi mi facevano provare. Nel dubbio se contattarla o meno, non furono poche le volte che la guardai gironzolare per internet come una pecorella smarrita che voleva ritrovare sé stessa. Una sensazione, questa, che solo lei mi donò al solo osservarla.

    Trovando il coraggio di avvicinarla, mi ci ero affezionato fin dal primo momento che avevo letto le sue parole. Parole che sembravano provenienti da un romanzo rosa e che presto avrebbero realizzato il mio sogno di raccontare una storia che mai avrei creduto di poterne parlare.

    Ada era amica di un mio ex compagno di scuola e sebbene mi dasse parecchio filo da torcere il solo pensiero di lei che si potesse mettere con lui, non ho mai dubitato della sua fiducia. Un’empatia fatta di illusioni e realtà che solo con lei riuscivo a costruirmi.

    La fiducia, fondamenta del nostro rapporto, diventarono una casa molto accogliente per le nostre paure e i nostri segreti. Un’amicizia per i suoi occhi che io volevo plasmare in qualcosa di diverso. Un sentimento complesso che a stenti riuscirei a descrivere.

    Per me Ada era più di una semplice amica. Era tutto quello che volevo sebbene mi limitassi a un banale rapporto platonico. Oltre a essere una dottoressa per i miei dolori era, in un certo senso, la mia amante e la mia guida personale in una vita priva di significato. Come se riuscisse a riempire i miei vuoti, mi ascoltava ogni volta che le mie dita avevano voglia di confidarsi e, confessione dopo confessione, ero felice di potermi esprimere liberamente con un’altra persona come se fosse un foglio bianco tra le mie mani. Una grande amica che mi mostrò la capacità di avere fede in una persona nonostante non si possa averne –in alcuni casi- la certezza di chi si ha davanti veramente. Un rapporto dedicato alla disperazione di entrambi (dovuta anche all’età) che solo il nostro amore poteva riempire e decorare con i suoi agrodolci frutti. Noi quei frutti li avremo colti, ma solo se avessimo avuto l’assoluta certezza che il nostro giardino sarebbe sempre stato verde e rigoglioso.

    Quando giunse il momento di coglierne almeno uno: di poter avere il piacere di far conoscenza senza ricorrere a uno schermo, i nostri occhi finalmente si incontrarono e, come vedendo un bellissimo quadro, notai il suo sorriso che incorniciava il suo volto femmineo.

    «Io la amo!»

    «E con questo, cosa vorresti dire?»

    «Voglio dire che ci sarà sempre lei per me».

    Mentre quelle confortanti parole mi suonavano nella mente come una piacevole melodia, ripensavo a quel giorno che ci eravamo incontrati per la prima volta. Rassegnandomi al fatto che quella ritemprante presenza, poche volte i miei sensi l’avrebbero percepita, continuai a pensare a lei.

    Addolorato che Ada potesse frequentare compagnie che poco mi si addicevano, le dedicai una lettera d’amore che solo il mio diario aveva il privilegio di conservare.

    In quei giorni, bui per la sua assenza, continuavo a riflettere su come una principessa come lei andasse a divertirsi e svagarsi nelle più brutte discoteche della mia città.

    Assorto nei miei pensieri, continuavo a ripetermi che l’amavo, e mentre mi riempivo lo stomaco di birra e pizza farcita, il mio desiderio di poterla incontrare aumentava giorno dopo giorno.

    Partendo con i piedi di piombo, non mi sarei mai fermato. Volevo conoscerla, sapere tutto di lei ma soprattutto volevo continuare a volere tramandare questa mia arte alla persona che per me sarebbe stata sempre speciale.

    Si, forse sarò esagerato a dire certe cose, a non misurare le parole come molti farebbero al posto mio, ma ciò che per me ha sempre contato molto nella vita è la competenza di poter volare. Quindi non contava quanto potessi volare in basso per ritornare in alto: l’unica cosa che mai avrei voluto che succedesse era di stare troppo con i piedi per terra.

    Durante un lungo mese, ai miei occhi durato un anno, Ada mi fece dimenticare la mia vecchia storia con un’altra ragazza. Intromettendosi involontariamente nei miei pensieri, pose fine a quella che per me fu una storia lunga e tormentata sul potersi piacere. Un’amicizia anche quella, che solo dalle leggi della schiavitù poteva essere dettata nell’immediato futuro.

    Ada sul web si era mostrata frustata, quasi come se la sua sfortuna la perseguitasse. Non credo mi abbia ricercato perché sapeva ciò che mi stava accadendo, ma solo per un istintivo sfogo personale verso un’amico che a lei già ci teneva fin troppo.

    Come se volesse manifestare i propri sentimenti verso un’altra persona, confessò che le mancavo e che mi voleva rivedere presto. Dai rintocchi di una tastiera dai toni cupi e sconsolati, non fu difficile cominciare una storia che presto mi avrebbe rovinato proprio come quella che avevo vissuto precedentemente. Perché si sa, quando si è innamorati gli occhi spariscono con un ingannevole trucco di magia e tutto sembra quasi… fatato. Un’enorme menzogna fiabesca per bambini per far capire quanto l’amore sia complesso e allo stesso tempo semplice. Noi quella fiaba l’avevamo fatta nostra, sottoponendola a dura prova in un sogno da cui non volevo destarmi.

    Mentre io ero nel paese delle meraviglie fin dall’inizio, per un momento ci trovai pure lei in quel mondo fantastico. Di aspetto singolare nel bel mezzo del paesaggio, era dubbiosa sul da farsi e alquanto intimorita sul continuare quello che stava accadendo.

    Tremante, mi trasmise tutte le sue emozioni con un affettuoso bacio. Tenendomi stretto a sé, mi fece assaporare il suo odore poggiandomi la testa vicino al collo. Questo momento, uno dei più profondi e intimi che abbia mai avuto, fu l’inizio di una lunga intesa psicologica sul trovare un senso alle proprie vite. Per come ero ingenuo a quei tempi, confesso che mi sarei accontentato di quel tanto atteso bacio.

    Come se tutto questo non bastasse, ci distaccammo un'altra volta. Mai me lo sarei aspettato dopo quel suo sguardo triste che ogni tanto dava un'occhiata al cellulare fra le sue mani. Questo mi portò a inabissarmi nelle mie paure. A pensare che dietro a quei messaggi ci fosse il nostro comune amico o, addirittura, un ex che bramava il suo corpo ardentemente per rivendicarsi verso di me. Assorto nei miei pensieri, mi distaccai pure io da lei noncurante del dubbio se ricercarla o meno e, allo stesso tempo, mi decisi a risolvere i miei timori cercando gli architetti di quelle mie brutte ipotesi.

    «Ma... non è possibile! Io non posso non fidarmi di lei», confabulava la mia mente in cerca di risposte.

    Contattai vari ragazzi e, in una sorta di guerra fredda all'ultimo sangue, mi decisi a voler essere la sua prima scelta. Il mio era un obbiettivo che in quegli anni sottolineavano quanto fossi chiuso di mente e di come l'amicizia fra uomo e donna era, ai miei occhi, talmente complicata da sentenziarla come semplice amore che sarebbe durato in eterno. Un'eternità che non ero disposto ad accettare. L'amicizia infatti, al contrario dell'amore, non era un gioco che doveva sembrare difficile agli occhi dei miei spettatori, ma solamente l'affetto e la volontà di voler continuare un rapporto che, a lungo andare, sarebbe diventata una fratellanza. Io questo concetto non riuscivo a fissarlo in testa dimenticando ciecamente quanto sia più sincero e amorevole l'amicizia che si da a una donna. Contorcendomi nel mio pregiudizio governato dal caos fra l'unione dei due sessi, credevo fermamente che l'amore fosse una complicazione della vita evitabile. Un labirinto senza uscita per chi, come me, non sapesse cosa volesse dire amare un'altra persona.

    Abbandonandomi ai pensieri egoistici e ai sentimenti acerbi che provavo per Ada, continuai a contattarla sperando che quelle risposte me le avrebbe date lei. Pronto per essere accolto fra le calde braccia di Eros, la vedevo come una figura simile a quella materna e, aspettando che mi cullasse con le sue conoscenze, aspettai che mi prendesse con sé per esplorare la sua intimità.

    Per carità, vivevo in un'età in cui nessuno avrebbe pensato di volersi conoscere più a fondo. Io e il mio ego, su questo aspetto, ci dichiaravamo guerra spesso in quei giorni marcando quanto fossi poco maschile di carattere per la mia poca sicurezza. Perché mi comportavo così? Beh, sentirsi dire che una donna attrae per i propri lineamenti invece che dal proprio temprante profumo, mi aveva abbattuto molto in un gruppo di amici che si fidavano solo degli occhi. Io volevo fidarmi di tutti i miei sensi e, sebbene l'olfatto era e rimane il mio preferito, mi mostrava sempre quanta umanità ci fosse nell'animo delle persone. Perché una persona può sempre mostrarsi vestita come la più povera del mondo, ma quando anela l'essenza di sé, si può scoprirne la ricchezza interiore che troppo mi attraeva.

    Me lo ricordavo bene l'odore di Ada. Semplice come il suo sorriso, forte come il suo carattere ma dai tratti dolci per la sua volontà di voler essere sempre la migliore. Tratti che, molto simili ai miei, evidenziavano quanto due persone possano essere simili e allo stesso tempo diverse. Cercare altri ragazzi in competizione e lei per ricevere chiarimenti o solo per aver voglia di sentirla, peggiorò ad ogni modo la situazione rendendo tutta quella storia, una droga per me e una storia da tramandare per gli altri...

    A volte, nei miei pensieri, quando ricordo questi avvenimenti, mi sembra di scrivere una pagina delle mie memorie, ed è proprio in questi momenti che dovrei preoccuparmi per tutta la malinconia che c'è dietro...

    Era ormai inverno inoltrato quando finalmente la rividi. Mentre giovani ragazzi e numerose famiglie banchettavano all'idea dell'arrivo del Natale, io già mi immergevo nel mondo dei libri che le vacanze, ogni anno, mi donava. Anche io, in vena di regali, feci un regalo a Ada. Convintissimo che era sbocciato un nuovo amore, le regalai quello che per me poteva simboleggiare la mia vita. Il libro in sé, infatti, mi aveva portato in fantastici mondi creandomi una realtà parallela alla mia. Tremavo dall'eccitazione di renderne partecipe pure Ada che

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