Jozef Medový
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Anteprima del libro
Jozef Medový - Roberto Serafini
libro
Prefazione dell’Autore
Spesso mi sono chiesto se e quando fosse opportuno scrivere un libro su don Giuseppe Medový,¹ una figura così importante nella mia vita e, credo, nella vita di moltissime persone. Figura di grande spessore sia a livello umano che culturale e punto di riferimento insostituibile per quanti hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con lui, dallo studente di scuola media al seminarista, dal collega sacerdote al vescovo diocesano, dall’amico di vecchia data al parrocchiano con cui sapeva entrare in rapporti di amicizia con estrema facilità, data la sua propensione al dialogo, alla socializzazione e alla fraternizzazione. Nei modi era sempre garbato e composto, mai incline alla goliardia, anche se era un uomo di grande spirito, al contrario le sue maniere erano sempre cordiali, tanto che era piacevole per le persone conversare con lui. Dotato di grande carisma, senza mai sopraffare nessuno, era spesso chiamato in causa su argomenti o problematiche in cui era necessario usare la diplomazia e la conoscenza del diritto, di cui era un grande esperto.² Dal momento della sua morte, ho cominciato a pormi il dilemma di come mantenere vivo il ricordo della sua memoria, perché, se è vero che le persone care vivono dentro di noi anche dopo la morte, è pur vero che il rischio di dissipare nel tempo quelle sensazioni profonde, che ci hanno pervaso durante il contatto diretto e quotidiano con loro, è reale e concreto. La cosa più naturale e spontanea che feci nei primissimi tempi dopo la sua scomparsa, fu quella di recarmi al cimitero, prendendomi cura della sua tomba.³ Rimanevo in preghiera e meditazione per lungo tempo, osservando, attraverso la foto posta sulla lastra tombale, il suo sorriso e lo sguardo dolce e profondo che i suoi immensi occhi azzurri sembravano emanare. E gli dicevo mentalmente con una stretta al cuore: Perché mi hai lasciato?
, sperando che lui mi sentisse e mi desse una risposta. E ancora: Mi manchi tantissimo, babbo mio
,⁴ cercando di frenare le lacrime che scorrevano inevitabilmente mentre cambiavo i fiori nei vasi o pulivo la sua foto con una spugnetta umida. Dopo alcuni anni però, sebbene, come dicevo prima, continuasse a vivere dentro di me il suo amore e il mio per lui, mi resi conto di non ricordare più in che anno fosse avvenuto un determinato fatto o quando avesse detto una determinata cosa. Fu allora che scattò in me l’allarme. Non potevo permettere che la mia memoria vacillasse e che non riuscissi a incanalare nei binari della mia mente e in ordine cronologico, l’immensa mole di fatti e avvenimenti che hanno percorso la sua vita e la mia, dal momento in cui ho avuto la fortuna di incrociare la sua strada,⁵ che da quel momento in poi non si separò mai più dalla sua, potendo oggi affermare, con assoluta sicurezza e convinzione, di essere stato l’amico a lui più caro. Spesso era solito dirmi che la sua famiglia ero io e che potevo scegliere se considerarlo un nonno o uno zio, ma mai provò a sostituirsi a mio padre, al quale mi raccomandava sempre di dare amore e rispetto.⁶ Cominciai così a mettere ordine nei miei ricordi, a ricercare nelle foto che conservavo gelosamente, i luoghi che avevamo visitato e le parole scambiate durante quei viaggi fatti insieme, attinenti ai suoi molteplici incarichi diocesani, ma anche semplici viaggi turistici o di visita a conoscenti o amici. E così mi venne l’idea di creare un sito internet,⁷ per condividere anche con altri le mie conoscenze o le scoperte che facevo, ricostruendo qua e là gli avvenimenti della sua vita.
Capita nella vita di ciascuno di noi dover affrontare situazioni imprevedibili o coltivare a lungo sogni che sembrano irrealizzabili. Anche le vicende della mia vita, in terra lontana dalla patria d’origine, formano un romanzo a puntate […] .⁸
Oggi, conoscendo un po’ meglio il romanzo della sua vita, possiamo capire a cosa si riferissero le sue parole, il dover affrontare situazioni imprevedibili o coltivare a lungo un sogno. Infatti, riguardo alle situazioni imprevedibili, credo si possa tranquillamente ipotizzare che si riferisse al fatto di non esser potuto rientrare nella sua patria, dopo la sua ordinazione sacerdotale e il sogno a lungo coltivato, quello della libertà per la sua terra, in mano ad un governo totalitario, come quello comunista, instaurato nel 1948 e protrattosi fino al 1989. Dopo un periodo di rimaneggiamenti e ampliamenti nel sito, seguito a un periodo di ristagno a causa di mancanza di nuove fonti dirette o indirette, nell’ottobre del 2011 ci fu in me un rinnovato entusiasmo e una volontà ancora maggiore di ampliare e approfondire la biografia di don Giuseppe Medový che coincisero, tra l’altro, con l’uscita in Slovacchia di un volume di monografie,⁹ riguardanti i personaggi illustri di Smolenice,¹⁰ che hanno avuto una qualche rilevanza a livello socio-culturale, religioso e sportivo. Questo volume imponente di monografie riporta, alle pagine 215-218, la sintesi della sua vita, esponendone i punti essenziali, dalla giovinezza nella sua terra d’origine, all’esilio forzato in Italia, dove, con passione e senso d’abnegazione, ha compiuto il suo ministero pastorale, spendendo ogni attimo della sua vita per il prossimo e per il bene delle comunità in cui operava, in modo diligente e attento, unito alla fedeltà e all’obbedienza ai suoi superiori. Recentemente ho avuto la fortuna di entrare in contatto con persone che hanno conosciuto don Giuseppe Medový e che ne hanno condiviso i sogni e le sofferenze, rimanendo legati indissolubilmente da quel vincolo, che si instaura solo fra coloro che soffrono e spendono la propria vita per la stessa causa e gli stessi ideali. E penso a quelle persone, laici e sacerdoti, che hanno tenuto viva la fede in una nazione dove la Chiesa Cattolica era osteggiata con tutti i mezzi possibili e immaginabili. L’allora primo ministro cecoslovacco, Klement Gottwald,¹¹ salito in carica dopo il colpo di stato del febbraio 1948, così dichiarò il 9 giugno di quell’anno:
Penso che dovremmo fare in modo di sganciare la Chiesa dal Vaticano. Bisognerà fare in modo di staccarla dal Vaticano e farne una Chiesa nazionale… È necessario neutralizzare la Chiesa e manipolarla affinché serva al regime.¹²
Queste persone, che nominerò nei ringraziamenti alla fine del libro, mi hanno dato la determinazione giusta per realizzare e portare a compimento quello che germogliava pian piano nel mio cuore e che forse era da sempre scritto. Bisognava solo trovare il momento adatto e credo che ora, a tredici anni dalla sua scomparsa, anche grazie all’aiuto di quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo e che conservano vivo il suo ricordo, questo libro può finalmente vedere la luce. Non pretende di essere una biografia approfondita e completa sotto tutti gli aspetti, ma spero che possa essere un primo passo verso una migliore conoscenza della sua figura umana e spirituale.
¹ Il nome che si legge nel registro di battesimo, che a quel tempo era scritto in latino, è Josephus, mentre nella lingua slovacca è Jozef.
² Oltre alla laurea in Teologia e Diritto Canonico, ottenne anche la laurea in Diritto Civile con specializzazione in Diritto Internazionale.
³ Don Giuseppe Medový è sepolto nel cimitero di Palidoro, nel comune di Fiumicino, in provincia di Roma, al Km. 32,700 della via Aurelia, nella tomba dei sacerodoti diocesani.
⁴ Appellativo affettuoso con il quale nell’ultimo periodo era chiamato dai frati Umili Servi dell’Altissimo
che lo accudivano a Santa Marinella (RM).
⁵ Conobbi don Giuseppe Medový nel 1982, frequentando il catechismo per la preparazione al Sacramento della Confermazione.
⁶ Onora il padre e la madre
cita il quarto comandamento, che non smetteva mai di ripetermi.
⁷ http://www.giuseppemedovy.it, online dal giugno 2004.
⁸ Lettera del parroco
, dal primo numero del giornalino parrocchiale L’Eco
, uscito a Pasqua del 1991.
⁹ K. NOVÁKOVÁ A KOLEKTÍV, Smolenice Vlastivedna Monografia Obce, Bratislava, DAJMA, 2011.
¹⁰ Piccolo comune della Slovacchia occidentale, all’epoca della sua nascita poco più di un villaggio di contadini, nel distretto di Trnava, a 60 km a nord di Bratislava e 25 km a nord ovest di Trnava.
¹¹ Klement Gottwald, n. 23 novembre 1896 – m. 14 marzo 1953 fu un politico e dittatore cecoslovacco, divenuto primo ministro in seguito al colpo di stato e poi presidente della Cecoslovacchia.
¹² Archivio CC PCCS, F02/1.
Introduzione
Lo scopo di questo libro non è unicamente quello di raccontare la cronaca degli avvenimenti, di cui don Giuseppe Medový fu protagonista o spettatore. Una semplice cronologia di fatti o date, anche se impegnativa, non avrebbe reso giustizia alla figura dell’uomo e del sacerdote, oggetto di questa ricerca. Sicuramente non si potrà fare a meno di citare avvenimenti storici, poiché alcuni sono direttamente collegati alla sua vita, cambiandone a volte anche radicalmente il suo corso. Quello che cercherò di fare, sperando di riuscirci, sarà di portare in superficie e far emergere la sua parte più nascosta, la sua anima e la sua capacità di donare e di farsi amare.
L’unico modo per conoscere una persona è amarla senza alcuna speranza.
In quest’aforisma del filosofo, scrittore e critico letterario tedesco Walter Benjamin,¹³ c’è un po’ l’essenza di quello che vuole essere questo volume. Lo stato d’animo con cui ho intrapreso questa ricerca, è stato essenzialmente quello di una disposizione all’amore, tentando di penetrare anche dai suoi piccoli gesti, dai miei ricordi e dalle testimonianze altrui, l’essenza della sua anima e della sua spiritualità. La sua capacità d’amare e la sua generosità ne hanno fatto un esempio e un modello ancora oggi ricordato.
Nei capitoli iniziali del libro, ho voluto fare una panoramica sulla situazione storico-politica del periodo che precedette e seguì la sua nascita, avvenuta nel 1926 e quindi proprio a cavallo tra la fine della prima guerra mondiale e l’inizio della seconda. In seguito illustrerò, con lo stesso criterio di sintesi, gli anni seguenti alla fine della seconda guerra e come s’instaurò il regime totalitario comunista, analizzando maggiormente i rapporti con la chiesa cattolica. Mi limiterò, ovviamente, a degli accenni, poiché altri molto meglio di me possono raccontare la storia di quegli anni. A tal proposito, mi scuso anticipatamente per eventuali inesattezze, certamente non volute.
Nei capitoli seguenti, e quindi nella parte centrale del libro, approfondirò la biografia di don Giuseppe Medový, dando voce anche alle persone che hanno voluto lasciare su queste pagine, un pensiero, un ricordo o una testimonianza.
Nella parte finale, infine, presenterò una serie di foto o documenti riguardanti la sua vita.
¹³ Walter Bendix Schoenflies Benjamin, n. 15 luglio 1892 – m. 26 settembre 1940.
"O si è cristiano o si è tedesco.
Essere tutti e due contemporaneamente è impossibile."
Adolf Hitler
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati.
Gv 15,12
Sintesi storico-politica degli anni 1918-1945
Al termine della Prima Guerra Mondiale, la geografia dell’Europa subì dei grandissimi mutamenti, che furono il risultato degli esiti della guerra stessa. La Cecoslovacchia, come nazione, nacque dalle ceneri dell’Impero austro-ungarico e si costituì come stato indipendente il 28 ottobre 1918.
I territori che formarono la nuova nazione furono quelli dell’attuale Repubblica Ceca e della Slovacchia, oltre alla regione della Rutenia sub carpatica, che si trova nell’estremità orientale della Slovacchia, annessa, con voto dell’assemblea nazionale rutena del 26 novembre 1944, all’ex Unione Sovietica e oggi, infine, territorio dell’Ucraina. La capitale del paese fu fissata a Praga e il castello della città divenne la sede del primo presidente cecoslovacco Tomáš Garrigue Masaryk.
Nel periodo compreso fra