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Storia di Gesù di Nazareth: Figlio di Giuseppe Pantera da Brindisi
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E-book282 pagine3 ore

Storia di Gesù di Nazareth: Figlio di Giuseppe Pantera da Brindisi

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James Tabor accademico ed esegeta, scrittore religioso e ricercatore sulle origini del cristianesimo con l'uscita del libro "La dinastia di Gesù" viene erroneamente indicato come il primo autore ad aver evidenziato l'ipotesi sulla differente paternità di Gesù di Nazaret. Ma come si evince dalla presente opera un anonimo autore per la prima volta nel lontano 1870 aveva resa pubblica la medesima teoria. Nell’opera in argomento è tanta la severità documentata che l'autore non accenna alcun fatto o avvenimento e direi quasi alcuna parola, senza riferire le fonti che giustificano le sue affermazioni (oltre 400 riferimenti bibliografici: Celso - Origene - Eusebio - Giuseppe Ebreo - Talmud di Gerusalemme - Raban - Ireneo - S. Luca - S. Matteo - Basilius - Joannes Damascenus - San Marco - Epifanius - Erodoto - S. Giovanni - D'Orbach - Isaia - Daniel ecc… ecc...).In quel periodo scrivere un libro attendibile sulla vita del Nazzareno non era un'impresa impossibile, ma certamente difficoltosa e ardua perché bisognava scontrarsi con mille e novecento anni di superstizioni, con un mare infinito di credenze e infine sfidare la severissima censura della "Santa Romana Chiesa". Molteplici sono state le difficoltà nel rendere pubblica l'opera e le medesime si evincono in primis dall'anonimato dell'autore, dell'editore e della tipografia ove risulta essere stata stampata. Dopo essere andata letteralmente a ruba una prima edizione (1868 - Malta), con il titolo "Storia di Gesù di Nazareth e delle origini del Cristianesimo", l'anonimo autore a grande richiesta dopo due anni di successivi studi presenta ai lettori una seconda edizione (1870-Italia) aggiungendo al titolo originale il seguente sottotitolo: "Figlio di Giuseppe Pantera da Brindisi", una edizione notevolmente ampliata ove il capitolo III viene interamente modificato. Entrambe le edizioni dell'opera sono il risultato di anni di studi e di attente valutazioni di uno scrittore che soffre e combatte per il trionfo della libera scienza e per l'emancipazione delle coscienze dall'irrazionalità della Santa Romana Chiesa.
L’opera in argomento è stata digitalizzata in ortografia originale.
LinguaItaliano
Data di uscita9 gen 2018
ISBN9788827548875
Storia di Gesù di Nazareth: Figlio di Giuseppe Pantera da Brindisi

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    Storia di Gesù di Nazareth - Luigi Albano

     I M P O R T A N T E

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     Liberiamoci una volta da tutte le superstizioni

    religiose, che coll'immaginare divinità e coll'inventare 

    rivelazioni mantennero l'ignoranza e la

    oppressione; ed invitiamo gli uomini onesti a 

    seguire invece i lumi della coscienza e della ragione.

    (Le vere origini della Bibbia, pag. 10.)

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    Titolo opera: Storia di Gesù di Nazareth Figlio di Giuseppe Pantera da Brindisi.

    Titolo originale: "Storia di Gesù di Nazareth Figlio di Giuseppe Pantera da Brindisi e delle Vere Origini del Cristianesimo".

    Autore, editore e tipografia dell'opera originale: sconosciute.

    Autore e editore edizione digitale: Luigi Albano.

    © trascrizione ed elaborazione in digitale a cura di Luigi Albano.

    © Cover: Luigi Albano (immagine in copertina: Raffigurazione di Gesù nel dipinto Ecce Homo di Guido Reni, Louvre 1639-1640) [fonte]

    Prima edizione digitale: Gennaio 2018.

    Seconda edizione digitale - aggiornamento - aprile 2021

    Linguaggio: Italiano.

    ISBN: 9788827548875

    L'originale del libro in argomento, ha sopravvissuto sufficientemente per non essere più protetto dai diritti di copyright che sono scaduti per diventare di pubblico dominio.

    La presente riedizione è stata elaborata e digitalizzata sulla base della seconda edizione pubblicata in Italia nel 1870.

    La realizzazione di questo e-book ha richiesto una lunga e complessa opera di revisione e assemblaggio dell'Optical Character Recognition, della relativa modifica dell'impaginazione nonché dell'inserimento della copertina, di titoli, di collegamenti ipertestuali, delle tabelle dei contenuti ed altri elementi non presenti nell'opera originale, pertanto pur rimanendo l'opera originale di dominio pubblico, il testo di questa edizione nella elaborazione di cui sopra, è opera di ingegno e come tale tutelata dalle leggi sul copyright.

    Di conseguenza qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questa elaborazione digitale così come l'alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell'autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Nell'ottobre 1850, durante la costruzione di una ferrovia in Germania precisamente nella città di Bingerbrück, fu rinvenuto un vasto cimitero romano e nel 1859 furono portate alla luce delle pietre tombali di nove soldati romani. Una delle pietre tombali attualmente preservata presso il museo Römerhalle della città Bad Kreuznach, distretto di Rhineland-Palatinate, nota città termale tedesca, era quella di Tiberio Giulio Abdes Pantera.

    L'iscrizione (CIL XIII 7514) sulla lapide di Abdes Pantera recita:

    Tib (erius) Iul (ius) AbdesPantera

    Sidonia ann (orum) LXII

    stipen (diorum) XXXX miglia exs (ignifer?)

    coh (orte) I sagittariorum

    h (ic) s (itus) e (st)

    (traduzione)

    Tiberio Giulio Abde Pantera

    di Sidone, 62 anni

    ha scontato 40 anni, ex portabandiera (?)

    della prima coorte di arcieri

    si trova qui

    lapide

    (Lapide della tomba raffigurante Giulio Abdes Pantera, con statua danneggiata)

    (Museo di Bad Kreunznach)

    Il nome Pantera era forse il suo cognome e si riferisce alla pantera (animale) mentre i nomi di Tiberio Giulio sono nomi acquisiti che probabilmente gli furono dati quando ottenne la cittadinanza romana in riconoscimento del suo servizio nell'esercito di Roma. Il nome Abdes significa "servo di Dio" (forma latinata di aramaico Ebed) e suggerisce che Pantera avesse un background semitico o addirittura ebraico. 

    Abdes Pantera era di Sidone, oggi Sayda (in arabo) - a soli 90 Km da Seffori oggi Zippori.

    In vari periodi della storia vari studiosi avevano ipotizzato che il nome Pantera fosse un nome insolito o addirittura inventato, ma nel 1891 l'archeologo francese Charles Simon Clermont Ganneau dimostrò che era un nome in uso da altre persone in Iudaea (provincia romana della Giudea) e il professore Gustav Adolf Deißmann, insigne teologo protestante tedesco noto soprattutto per il suo lavoro di punta sulla lingua greca usata nel Nuovo Testamento, che dimostrò essere il koine - noto anche come dialetto alessandrino, greco ellenistico o biblico, o lingua comunemente usata del mondo ellenistico, dimostrò con certezza che era un nome comune in quell'epoca e che era particolarmente comune tra i soldati romani.

    A quel tempo gli arruolamenti dell'esercito romano duravano 25 anni e il Pantera prestò servizio nell'esercito per circa 40 anni fino alla sua morte avvenuta all'età di 62 anni. Pantera era probabilmente un portabandiera della sua coorte (un'unità militare tattica standard di una legione romana composta da 360-800 soldati) nonché signifer ed era pagato il doppio del salario base perché responsabile dell'amministrazione finanziaria dell'unità chiamato il banchiere dei legionari.

    Il legame storico tra questo soldato e Gesù è stato a lungo ipotizzato da numerosi studiosi, ed è basato sull'affermazione dell'antico filosofo greco Celso che intorno al 178 durante il regno dell'imperatore romano Marcus Aurelius, scrive un trattato contro i cristiani denominato: L'Alethes lògos, tradotto in genere come La vera dottrina, La vera Parola, Discorso vero, opera smarrita ma della quale ne conosciamo la sua esistenza nonché alcune sue parti grazie al testo scritto intorno al 248 d.C. da Origene di Alessandria denominato "Contra Celsum", dove lo scrittore cristiano confutava le argomentazioni di Celso. Quest’ultimo riporta i seguenti giudizi dei giudei contro i cristiani e contro Gesù Cristo: «Colui al quale avete dato il nome di Gesù in realtà non era che il capo di una banda di briganti i cui miracoli che gli attribuite non erano che manifestazioni operate secondo la magia e i trucchi esoterici. La verità è che tutti questi pretesi fatti non sono che dei miti che voi stessi avete fabbricato senza pertanto riuscire a dare alle vostre menzogne una tinta di credibilità. È noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle critiche che vi venivano portate. Di esser nato da una vergine, te lo sei inventato tu [Gesù]. Tu sei nato in un villaggio della Giudea da una donna del posto, una povera filatrice a giornata. Questa fu scacciata dal marito, di professione carpentiere, per comprovato adulterio. Ripudiata dal marito e ridotta a un ignominioso vagabondaggio, clandestinamente ti partorì. A causa della tua povertà, hai lavorato come salariato in Egitto, dove sei diventato esperto in taluni poteri, di cui vanno fieri gli Egiziani. Poi sei tornato, e insuperbito per questi poteri, proprio grazie ad essi ti sei proclamato figlio di Dio. Tua madre, dunque, fu scacciata dal falegname, che l'aveva chiesta in moglie, perché convinta di adulterio e fu resa incinta da un soldato di nome Pantera. Ma l'invenzione della nascita da una vergine è simile alle favole di Danae, di Melanippe, di Auge e di Antiope. Ma era forse una bella donna tua madre e, appunto perché bella, a lei si unì Dio, che pur non è naturalmente portato ad amare un corpo corruttibile? Non sarebbe stato neppure verosimile che Dio si fosse innamorato di lei.Ella non era donna di condizione ricca o regale, dal momento che nessuno la conosceva, nemmeno i vicini, e, una volta venuta in odio al falegname e ripudiata, non la salvò né la divina provvidenza ne' il Verbo della Persuasione. Tutto questo, dunque, non ha nulla a che vedere col regno di Dio."» (Celso, Discorso veritiero, «Il giudeo»: capitolo I, 28).

    Anche nelle Toledot Jeshu come nel Talmud, nonché la letteratura ecclesiastica etiope e gli scritti e i detti ebraici medievali hanno rafforzato questa nozione, riferendosi a "Yeshu ben Pantera, che si traduce in Gesù, figlio di Pantera". 

    Il rabbino Eliezer Ben Ircano, che visse alla fine del I secolo, parla di insegnamenti a lui stesso impartiti «nel nome di Gesù, figlio di Pantera» da Giacobbe di Sikhnin, della città di Sefforis; "Il rabbino Eliezer disse agli Anziani: 'Non è vero che il figlio di Stada esercitava la magia egizia incidendosela nella carne? Essi risposero: Era un pazzo, e noi non prestiamo attenzione a quello che fanno i pazzi. Il figlio di Stada, il figlio di Pandira, ecc."

    Questo Giacobbe è stato identificato come nipote di Giuda, il fratello minore di Gesù. C’è anche una disputa, in quel tempo, fra rabbini, che coinvolge Giacobbe, se ciò sia lecito o no guarire dai morsi di serpente «nel nome di Gesù, figlio di Pantera». In uno dei dieci trattati del Seder Nezikin, lo Sanhedrin, 67a si legge: "Di tutti coloro che sono colpevoli di morte secondo la Legge, egli solo viene preso con uno strattagemma. In che modo? Accendono una candela in una stanza interna e mettono dei testimoni in una stanza accanto da dove, senza essere visti, possono vederlo e udirlo. Poi quello che egli aveva cercato di sedurre gli dice 'Per favore, ripeti qui privatamente quello che mi hai detto prima.' Se il seduttore ripete quello che aveva detto, l'altro gli chiede 'Ma come possiamo lasciare il nostro Dio che è nei cieli e servire degli idoli?' Se il seduttore si pente, allora tutto è a posto. Ma se egli dice 'E' nostro dovere e diritto di farlo,' allora i testimoni che l'hanno sentito dalla stanza accanto lo portano davanti al giudice e lo uccidono con la lapidazione. Questo è ciò che fecero al figlio di Stada a Lud, ed essi lo appesero alla viglia della pasqua. Perchè questo figlio di Stada era il figlio di Pandira. Infatti il rabbino Chasda ci dice che Pandira era il marito di Stada, sua madre, ed egli visse durante la vita di Paphus, il figlio di Jehuda. Ma sua madre era stada, Maria di Magdala (una parrucchiera per signore) che, come dice il Pumbadita, aveva lasciato il marito."

    Il significato di ciò è che questa Maria era chiamata Stada, cioè prostituta, perché, secondo l'insegnamento del Pumbadita, avava lasciato il marito e commesso adulterio. Questo appare anche nel Talmud gerosolimitano e in Maimonide.

    Nella letteratura ecclesiastica etiope il soldato di nome Pantos/Pantera appare due volte. Nel primo libro dei maccabei etiopi è elencato come uno dei tre fratelli che resistono all'invasione della Giudea. All'interno del testo stesso viene indicato il motivo del suo strano nome che gli fu dato dopo aver strangolato una pantera a mani nude. Questo nome e questo personaggio appaiono anche nel testo dell'Etiope Synaxarion (Tahisas 25), dove viene ricordato insieme ai suoi fratelli nel canone dei santi etiopi.

    È anche meritevole di nota il fatto che Gesù lodi regolarmente Tiro e Sidone, che pur non essendo città ebraiche li ritiene potenzialmente più aperte alla sua parola (Luca 10, 14).

    C'è infine un ultimo incastro in uno degli episodi più strani riferiti da Marco nel suo vangelo, scrittura compilata prima degli altri apostoli e cioè che Marco appella Gesù sempre come "figlio di Maria non menzionando mai Giuseppe nonché le circostanze dei suoi natali e noi sappiamo che nel mondo ebraico, quando si vuole identificare una persona, si cita il nome seguito da quello del padre. Riferisce Marco (7, 24) di un misterioso viaggio-parallelo compiuto da Gesù durante la sua predicazione nelle terre limitrofe Genezaret; Partito di là, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto" nonchè (Marco 7, 31) che quando ritornò in Galilea proveniente da Tiro, Gesù passò per Sidone percorrendo con un giro vizioso una strada che non è certo la più diretta. Nessuno ha mai spiegato questo strano viaggio e l’altro apostolo Matteo che pur racconta i fatti omette la parte in cui Gesù entra in una casa di nascosto e elimina inoltre i dettagli del ritorno attraverso Sidone (Matteo 15, 21-29). Chi dimorava in quella casa? Mistero.

    Inoltre non si può omettere di evidenziare che il nominativo PANTERA compare anche nella linea di sangue di Maria come si evince a pagina 634 dell'opera: Leggendario delle Vite dei Santi pubblicato in Venezia nel MDXCIIII.

    leggendario

    Infine si rappresenta che con l'uscita del libro "La dinastia di Gesù: una nuova indagine storica su Gesù, la sua famiglia reale e la nascita del cristianesimo (New York: Simon & Schuster, aprile 2006 - Pubblicato in venti lingue)" a cura dello studioso James Tabor quest'ultimo viene erroneamente indicato come il primo autore ad aver evidenziato l'ipotesi sulla differente paternità di Gesù di Nazaret.

    Tabor, accademico ed esegeta, scrittore religioso e ricercatore sulle origini del cristianesimo ha proposto l'ipotesi di identificazione tra il legionario di stanza in Germania e il soldato Pantera nominato da Celso. Tabor sostiene che, essendo considerato un figlio semi-illegittimo dai rabbini, Gesù poté sposare, secondo la legge mosaica, solo una donna straniera, che secondo lui era Maria Maddalena; sempre secondo lo studioso, Maria era infatti anch'essa di origine fenicia, oltre a essere pagana. Tabor basa le sue ipotesi sulla Maddalena su alcuni apocrifi (Vangelo di Tommaso, Vangelo di Maria Maddalena, Vangelo di Filippo, Vangelo della moglie di Gesù, Libro di Giuseppe e Aseneth). Inoltre al riguardo del Pantera, registra che la I° coorte di arcieri servì, in effetti, durante il regno di Tiberio, in Giudea (per lo meno fino al 6 d.C.) e poi a Bingerbrück.

    Sulla base di queste date, Tabor indica un giovane Pantera (quasi coetaneo della madre di Gesù, a differenza di Giuseppe che era più anziano) in Giudea nelle date in cui Gesù avrebbe potuto essere concepito, tra il 10 e il 3 a.C., quando le operazioni militari, contro le rivolte locali culminate dieci anni dopo nella rivolta del censimento di Quirinio guidata da Giuda di Gamala, portarono le legioni in Galilea, anche nei dintorni di Nazaret.

    Ma come si evince dal testo che di seguito vi appresterete a leggere, sarebbe invece stato un anonimo autore che nel lontano 1868 per la prima volta aveva resa pubblica la medesima teoria

    In questa opera è tanta la severità documentata che l'ignoto l'autore non accenna alcun fatto o avvenimento e direi quasi alcuna parola, senza riferire le fonti che giustificano le sue affermazioni (oltre 400 riferimenti bibliografici: Celso - Origene - Eusebio - Giuseppe Ebreo - Talmud di Gerusalemme - Raban - Ireneo - S. Luca - S. Matteo - Basilius - Joannes Damascenus - San Marco - Epifanius - Erodoto - S. Giovanni - D'Orbach - Isaia - Daniel ecc… ecc...).

    In quel periodo scrivere un libro attendibile sulla vita del Nazzareno non era un'impresa impossibile, ma certamente difficoltosa e ardua perché bisognava scontrarsi con mille e novecento anni di superstizioni, con un mare infinito di credenze e infine sfidare la severissima censura della "Santa Romana Chiesa". Molteplici sono state le difficoltà nel rendere pubblica l'opera e le medesime si evincono in primis dall'anonimato dell'autore, dell'editore e della tipografia ove risulta essere stata stampata.

    Dopo essere andata letteralmente a ruba una prima edizione (1868 - Malta), con il titolo "Storia di Gesù di Nazareth e delle origini del Cristianesimo", l'anonimo autore a grande richiesta dopo due anni di successivi studi presenta ai lettori una seconda edizione (1870 - Italia) aggiungendo al titolo originale il seguente sottotitolo: "Figlio di Giuseppe Pantera da Brindisi", una edizione notevolmente ampliata ove il capitolo III viene interamente modificato.

    Entrambe le edizioni dell'opera sono il risultato di anni di studi e di attente valutazioni di uno scrittore che soffre e combatte per il trionfo della libera scienza e per l'emancipazione delle coscienze dall'irrazionalità della Santa Romana Chiesa.

    I misteri della vita di Gesù Cristo, la sua nascita, la sua predicazione e la sua risurrezione in quest'opera appaiono chiare, i luoghi teologici sono contestati con una logica priva di rancori personali verso gli uomini che di Cristo hanno

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