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Nuovi racconti di fate per bambini
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E-book213 pagine4 ore

Nuovi racconti di fate per bambini

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Con lo stile fluido e delicato che contraddistingue le sue storie e che la rende una delle autrici più amate della letteratura per ragazzi francese di fine ottocento, la contessa Sophie de Ségur ci trasporta in un mondo magico e incantato in cui fate e bambini sono i protagonisti. Ci sono fate buone che guidano e proteggono ma anche fate cattive e dispettose da cui i piccoli eroi dovranno guardarsi.
E così la principessa Biondina, smarritasi nella foresta incantata a causa di una regina cattiva, troverà in due magici animali, Cerbiattina e Bel-Micino, due buoni amici che la aiuteranno a ritrovare la retta via.
Il piccolo Enrico grazie al suo coraggio e alla sua forza d’animo, riuscirà, con la protezione della fata Benevola, a scalare una pericolosissima montagna per salvare la madre in fin di vita.
La dolce e bellissima principessa Rosetta invece, grazie alla sua bontà e alla protezione della fata Potente, sfuggirà alle insidie dei malvagi genitori e delle invidiose sorelle che la vogliono morta e vivrà felice con il principe Magnifico.
La bella e curiosa Rosalia dovrà a sua volta fare i conti con la fata Detestabile, che le tenderà innumerevoli trappole, e solo grazie alla sua buona volontà e alla protezione della Regina delle fate, salverà se stessa, il padre e l’amato principe.
Infine il povero Orsetto vittima di un incantesimo della malvagia fata Rabbiosa, riuscirà grazie al suo buon cuore e alla protezione della fata Spiritosa a riprendere il bellissimo aspetto che gli appartiene e a regnare felice.
Sono fiabe che incantano con i loro scenari idilliaci, la freschezza e l’originalità delle storie e che non mancano di trasmettere l’insegnamento morale che pervade tutte le opere della contessa di Ségur, in base al quale la bontà di cuore conduce alla felicità.
Traduzione dal francese di Fulvia Cascella
LinguaItaliano
Data di uscita20 ott 2015
ISBN9788892505131
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    Anteprima del libro

    Nuovi racconti di fate per bambini - Sophie De Ségur

    Note

    CENNI BIOGRAFICI E NOTA DEL TRADUTTORE

    Sophie Rostopčina contessa de Ségur, nasce a San Pietroburgo il primo agosto del 1799. Appartenente ad un’importante famiglia aristocratica russa, trascorre l’infanzia e l’adolescenza nella campagna di Voronovo, vicino a Mosca, nell’imponente tenuta di famiglia. Lì riceve l’educazione tipica dei bambini aristocratici russi, che prevede l’insegnamento di varie lingue straniere tra cui la più importante è il francese. Da adulta sarà una poliglotta in grado di parlare correntemente ben cinque lingue. Il padre, personaggio politico di rilievo sotto il regime zarista, fu ministro degli affari esteri e poi governatore generale di Mosca. Ma ritenuto responsabile dell’incendio di Mosca del 1812, durante l’invasione napoleonica, cade in disgrazia presso lo zar ed è costretto ad abbandonare la Russia insieme alla sua famiglia. Nel 1817, all’età di 18 anni, Sophie arriva in Francia dove sposerà nel 1819 il conte de Ségur, divenendo così Madame la Contessa de Ségur. I due avranno ben otto figli e numerosi nipoti, i quali ispireranno i romanzi della contessa. Ma è solo in tarda età, dopi i cinquant’anni, che la nobildonna russa inizia a comporre le sue opere, in parte mettendo per iscritto le fiabe e i racconti che narrava ai suoi tanti nipotini in parte ispirandosi alla vita quotidiana dei bambini. Il suo primo romanzo Nouveaux contes de fées pour les pétits enfants (Nuovi racconti di fate per bambini), viene pubblicato da Hachette nel 1856 e, sulla scia del successo ottenuto, l’editore francese decide di pubblicare tutte le opere che la contessa scriverà tra il 1856 e il 1871. Sophie de Segur sarà una scrittrice molto prolifica infatti la sua produzione letteraria vanta più di venti romanzi per ragazzi, a cui si aggiungono altre opere di saggistica e di carattere epistolare.

    Madame de Ségur morirà a Parigi nel 1874 all’età di 75 anni, oggi la scuola d’Aube ne porta il nome in suo onore.

    Le opere della contessa di Ségur sono caratterizzate da un forte intento pedagogico e sebbene la morale che le sottende sia quella tipica del secondo impero napoleonico fondata su rigide pratiche educative – che oggi risultano decisamente desuete – i valori etici che ne sono alla base sono universalmente validi. Bontà, umiltà, semplicità e altruismo sono queste le virtù che l’individuo deve perseguire e far proprie sin dalla più tenera età: nei romanzi della contessa de Ségur la malvagità viene sempre punita duramente mentre la bontà di cuore è sempre premiata e conduce alla felicità. L’autrice inoltre conferisce un’importanza primaria all’educazione che è un fattore determinante per la buona crescita dell’individuo: troppa permissività rende i bambini egoisti e viziati, ma anche un’eccessiva repressione può inasprire il carattere dell’individuo e renderlo incline a commettere misfatti.

    Nei suoi romanzi vengono sempre presentati due modelli di comportamento opposti, uno negativo e uno positivo e i bambini possono scegliere liberamente quale modello seguire in modo da essere consapevoli delle proprie azioni e rendersi conto della gravità dei propri sbagli. Ad ogni colpa corrisponde sempre un’adeguata punizione, spesso eccessivamente severa, ma le colpe possono essere riparate da un sincero e profondo pentimento. Il messaggio che emerge dalla sua opera è senza dubbio un messaggio incoraggiante e ottimista: il bene trionfa sempre sul male, ad ogni individuo che lo desideri veramente è sempre concessa la possibilità di riscattarsi e alla fine tutti vivono felici e contenti.

    La vera fonte di ispirazione della contessa de Ségur sono i suoi numerosissimi e vivaci nipoti. È infatti a loro che dedica ciascuno dei suoi romanzi, e sono proprio i suoi nipotini che con le loro avventure quotidiane animano le sue giornate e le offrono lo spunto per creare quelle belle e emozionanti storie.

    Un ulteriore elemento che contribuisce ad aumentare il fascino dei suoi racconti è senza dubbio il paesaggio idilliaco che fa da sfondo. Che si tratti di fiabe o di racconti ispirati alla vita quotidiana dei bambini la natura è sempre meravigliosa: immense distese verdi, boschi rigogliosi, prati fioriti e simpatici animali. Anche la nota umoristica è un’altra componente caratterizzante la maggior parte delle sue storie, soprattutto di quelle ispirate alla quotidianità delle famiglie aristocratiche e contadine: i bambini sono vivaci e intelligenti, per lo più animati da buoni propositi anche se talvolta con risvolti inattesi, le loro avventure fanno divertire e le marachelle che commettono fanno molto spesso sorridere.

    Fascino, divertimento, uniti ad un ben delineato e sempre presente proposito pedagogico, questi sono gli elementi che fanno della Contessa de Ségur una scrittrice di grande talento molto apprezzata dal pubblico di ogni età. I suoi libri infatti sono diventati un classico della letteratura de jeunesse francese, amati non solo dai bambini ma anche dagli adulti, che essendone rimasti conquistati da piccoli, li rileggono volentieri in età matura proponendoli ai propri figli. In molte scuole alcuni dei suoi racconti sono stati adottati come testi di letteratura per l’infanzia.

    In Italia purtroppo sono stati tradotti ben pochi dei suoi romanzi e le edizioni sono tra l’altro alquanto datate.

    Ho quindi pensato di proporre ai giovani lettori italiani la mia traduzione in formato digitale di alcune opere di questa bravissima e amata scrittrice francese, in modo da permettere anche ai nostri ragazzi di apprezzare e di beneficiare delle sue fiabe e romanzi che ancora oggi continuano a far sognare e a divertire i più piccoli e i meno giovani.

    L’opera la cui traduzione vado ora a presentarvi è il primo romanzo scritto da Madame de Ségur e mai tradotto interamente nella nostra lingua: Nouveaux Contes de Fées pour les pétits enfants - Nuovi racconti di fate per bambini, un testo che mi ha affascinato per la magia, la freschezza, lo stile piacevole, i valori di bontà, amore e umiltà che lo informano, e che desidero condividere con i lettori italiani

    Nella speranza che amiate leggere queste fiabe tanto quanto io ho amato tradurle, vi auguro di cuore buon divertimento e buona lettura.

    Fulvia Cascella-Traduttrice

    PREFAZIONE

    Con lo stile fluido e delicato che contraddistingue le sue storie e che la rende una delle autrici più amate della letteratura per ragazzi francese di fine ottocento, la contessa Sophie de Ségur ci trasporta in un mondo magico e incantato in cui fate e bambini sono i protagonisti. Ci sono fate buone che guidano e proteggono ma anche fate cattive e dispettose da cui i piccoli eroi dovranno guardarsi.

    E così la principessa Biondina, smarritasi nella foresta incantata a causa di una regina cattiva, troverà in due magici animali, Cerbiattina e Bel-Micino, due buoni amici che la aiuteranno a ritrovare la retta via.

    Il piccolo Enrico grazie al suo coraggio e alla sua forza d’animo, riuscirà, con la protezione della fata Benevola, a scalare una pericolosissima montagna per salvare la madre in fin di vita.

    La dolce e bellissima principessa Rosetta invece, grazie alla sua bontà e alla protezione della fata Potente, sfuggirà alle insidie dei malvagi genitori e delle invidiose sorelle che la vogliono morta e vivrà felice con il principe Magnifico.

    La bella e curiosa Rosalia dovrà a sua volta fare i conti con la fata Detestabile, che le tenderà innumerevoli trappole, e solo grazie alla sua buona volontà e alla protezione della Regina delle fate, salverà se stessa, il padre e l’amato principe.

    Infine il povero Orsetto vittima di un incantesimo della malvagia fata Rabbiosa, riuscirà grazie al suo buon cuore e alla protezione della fata Spiritosa a riprendere il bellissimo aspetto che gli appartiene e a regnare felice.

    Sono fiabe che incantano con i loro scenari idilliaci, la freschezza e l’originalità delle storie e che non mancano di trasmettere l’insegnamento morale che pervade tutte le opere della contessa di Ségur, in base al quale la bontà di cuore conduce alla felicità.

    Fulvia Cascella

    Alle mie nipotine Camille e Madeleine De Malaret

    Mie care bambine,

    ecco le fiabe il cui racconto vi ha tanto divertito, e che vi avevo promesso di pubblicare.

    Leggendole, piccole mie, pensate alla vostra anziana nonna che, per farvi piacere, è uscita dalla sua oscurità e ha consegnato alla censura del pubblico il nome della

    Contessa de Ségur

    nata Rostopčina

    STORIA DI BIONDINA, BEL-MICINO E CERBIATTINA

    Biondina

    C’era una volta un re che si chiamava Benevolo; tutti lo amavano perché era buono; i cattivi lo temevano perché era giusto. Sua moglie, la regina Dolcina, era buona come lui. Avevano una figlia che si chiamava Biondina in virtù dei suoi meravigliosi capelli biondi, e che era buona e bella come il re suo padre e la regina sua madre. Purtroppo la regina morì pochi mesi dopo la nascita di Biondina e il re pianse molto e a lungo. Biondina era troppo piccola per comprendere che sua madre era morta: quindi non pianse e continuò a ridere, a giocare, a poppare e a dormire serenamente. Il re amava teneramente Biondina e Biondina amava il re più di qualsiasi persona al mondo. Il re le regalava i giocattoli più belli, i dolci più buoni, i frutti più deliziosi. Biondina era molto felice.

    Un giorno, il re Benevolo venne informato che tutti i suoi sudditi gli chiedevano di risposarsi in modo da avere un figlio che potesse essere re dopo di lui. Il re dapprima rifiutò, ma alla fine dovette cedere alle insistenze e ai desideri dei suoi sudditi e disse al ministro Leggero:

    «Mio caro amico, vogliono che io mi risposi ma sono ancora talmente triste per la morte della mia Dolcina che non voglio occuparmi in prima persona di cercare un’altra moglie. Vi incarico di trovare una principessa che renda felice la mia povera Biondina: non chiedo altro. Andate, mio caro Leggero, quando avrete trovato una donna perfetta, la chiederete in moglie per me e la condurrete qui.»

    Leggero partì immediatamente, si recò da tutti i re e vide molte principesse brutte, gobbe, cattive; alla fine arrivò dal re Turbolento che aveva una figlia graziosa, spiritosa, amabile e che sembrava buona. Leggero la trovò talmente bella che la chiese in moglie per il re Benevolo, senza informarsi se la principessa fosse davvero buona. Turbolento contento di sbarazzarsi della figlia, che aveva un carattere cattivo, geloso e orgoglioso, e che lo faceva impazzire con i suoi viaggi, le sue battute di caccia e le sue continue spese, la consegnò subito a Leggero affinché la portasse con sé nel regno di re Benevolo.

    Leggero partì, portando la principessa Furbetta e quattro muli carichi degli effetti personali e dei gioielli della giovane donna.

    Quando arrivarono dal re Benevolo - che era stato avvertito del loro arrivo con una lettera – questi andò incontro alla principessa Furbetta. La trovò graziosa: ma era ben lontana dall’avere l’aria dolce e buona della povera Dolcina! Quando Furbetta vide Biondina, guardò la piccola con occhi talmente cattivi che la povera bimba, che aveva già tre anni, ebbe paura e si mise a piangere.

    «Che cos’ha? – chiese il re. – Perché la mia dolce e saggia Biondina piange come un bambino cattivo?»

    «Papà, papino caro – esclamò Biondina nascondendosi tra le braccia del re – non darmi a questa principessa; ho paura, ha l’aria così cattiva!».

    Il re sorpreso, guardò la principessa Furbetta, che non fu abbastanza lesta a cambiare espressione del viso in modo da impedire al re di scorgere quel terribile sguardo che spaventava tanto Biondina. Benevolo allora decise immediatamente di fare in modo che Biondina vivesse lontana dalla nuova regina e rimanesse, come fino a quel momento, sotto la custodia della nutrice e della tata che l’avevano allevata e che l’amavano teneramente. La regina vedeva quindi raramente Biondina, e quando la incontrava per caso non riusciva a dissimulare del tutto l’odio che provava nei suoi confronti.

    Dopo un anno, la regina ebbe una figlia, che chiamarono Brunetta per i suoi capelli neri come il carbone. Brunetta era graziosa ma molto meno bella di Biondina; inoltre era cattiva come la madre e detestava Biondina alla quale faceva ogni tipo di cattiveria: la mordeva, le dava i pizzichi, rompeva i suoi giochi, macchiava i suoi begli abiti. La buona piccola Biondina non si arrabbiava mai; cercava sempre di scusare Brunetta.

    «Oh! Papà – diceva – non la sgridate, è così piccola, non sa che mi dà dispiacere rompendo i miei giocattoli… È per giocare che mi morde… È per divertirsi che mi tira i capelli.».

    Il re Benevolo abbracciava la figlia e non diceva niente, ma ben vedeva che Brunetta faceva tutto questo per cattiveria e che Biondina la scusava per bontà. Inoltre amava sempre di più Biondina e sempre di meno Brunetta.

    Anche la regina Furbetta, che era intelligente, ben si rendeva conto di ciò, tuttavia odiava sempre di più l’innocente Biondina e se non avesse temuto così tanto la collera del re Benevolo avrebbe reso Biondina la bambina più infelice del mondo. Il re aveva proibito che Biondina si trovasse sola con la regina e siccome era risaputo che era giusto e buono e che puniva severamente la disobbedienza, la regina non osò mai disobbedirgli. 

    II

    Biondina scompare

    Biondina aveva ormai sette anni e Brunetta tre. Il re aveva regalato a Biondina una graziosa piccola carrozza trasportata da due struzzi e guidata da un paggetto di dieci anni che era un nipote della nutrice di Biondina. Il paggio, che si chiamava Golosino, voleva molto bene a Biondina con la quale giocava sin dalla nascita e che lo colmava di gentilezze. Ma aveva un terribile difetto: era talmente goloso e amava talmente i dolciumi che era capace di commettere una cattiva azione per un sacchetto di caramelle. Biondina gli diceva spesso:

    «Ti voglio molto bene Golosino, ma non mi piace vederti così ghiotto. Ti prego correggi questo tuo brutto difetto, che fa orrore a tutti.».

    Golosino le baciava la mano e le prometteva di correggersi; tuttavia continuava a rubare dolci dalla cucina, caramelle dal soggiorno, ed era spesso picchiato con la frusta a causa della sua disobbedienza e della sua golosità.

    La regina Furbetta venne ben presto a sapere dei rimproveri che venivano fatti a Golosino, e pensò quindi di servirsi del brutto difetto del paggetto per liberarsi di Biondina.

    Ecco quale progetto concepì:

    Il giardino in cui Biondina passeggiava nella sua carrozza trainata degli struzzi e guidata da Golosino era separato con un cancello da una magnifica e immensa foresta che era chiamata la foresta dei Lillà in quanto tutto l’anno era piena di lillà in fiore. Nessuno si recava in quella foresta perché era incantata e se uno ci entrava una volta non poteva più uscirne. Golosino conosceva la terribile caratteristica della foresta e gli era stato severamente vietato dirigersi con la carrozza

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