Una luce tra le tenebre
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Una luce tra le tenebre - Nicola Iannotta
stessa.
CAPITOLO 2)
UN AMARA NOTIZIA
Maurizio, cavalcando la sua moto, si sente padrone del mondo, sotto l’effetto di tutto l’alcol che ha ingerito nella serata passata con amici, gli sembra di cavalcare un grosso felino che rincorre la sua preda, senza indossare il casco di protezione, non ha paura del pericolo che incombe, ma Rossana, la ragazza che gli sta dietro e che lo segue come un ombra da alcuni mesi, lo implora di andare piano perché ha il sentore che qualcosa di funesto stia per accadere, ledendo il destino di entrambi.
Maurizio, da parte sua, non le da ascolto, nella sua euforica incoscienza, continua a prendere le curve sempre con una velocità sostenuta, ma, su di un tratto di strada, il ragazzo perde il controllo della moto ed avviene l’irreparabile.
Più tardi, lo stesso tratto di strada, seminato dai rottami di una moto, è il muto testimone di uno spaventoso incidente, le luci sinistre dell’autombulanze miste a quelle della polizia, illuminano il buio della notte e si adoperano in soccorso di due giovani che giacciono sul freddo asfalto.
Giunti al più vicino nosocomio, il giovane, a seguito delle gravi ferite riportate, viene trasportato d’urgenza in sala operatoria, nell’estremo tentativo di salvargli la vita, mentre per la ragazza ormai non c’è più niente da fare che costatarne il decesso.
I familiari della povera Rosanna, appena avvisati dell’accaduto, si portano con solerzia presso la sala mortuaria per il riconoscimento della giovane salma e quando davanti a loro si presenta il viso della loro figliola, si stringono in un esasperato e profondo dolore, sentendo in quel momento di aver perduto per sempre una parte di loro stessi, ma il padre, tale Giovanni Malavisi, dinnanzi a tutti i presenti esterna, nei confronti di Maurizio, chiari propositi divendetta:
Maledetto!……che tu sia maledetto in eterno, hai ucciso la mia bambina e spero con tutto il cuore che segua la sua sorte, perché, se riuscirai a salvarti, non ti darò pace, vivrai, finché avrò respiro, con il timore della mia vendetta……….assassino!
Il funerale, in una forma del tutto privata, viene eseguito con un estrema compostezza religiosa e mentre la bara viene tumulata verso il riposo eterno, il signor Malavisi, baciando la foto posta sulla lapide, maledice di nuovo il giovane Maurizio che è riuscito a scampare alla morte, ma a cagionare per incuria la dipartita della sua cara figliola, una povera vittima che incautamente si era fidata di lui, senza sapere che si trovava in compagnia del suo carnefice.
Maurizio, intanto, dopo alcuni delicati interventi a cui è stato sottoposto, versando in una sorta di coma farmacologico si trova in terapia intensiva, i medici che si alternano al suo capezzale, ad ogni visita dei suoi parenti, danno loro speranza che il giovane, essendo di una fibra robusta, potrebbe riuscire a riprendersi del tutto entro pochi mesi.
Difatti, nel giro di sessanta giorni, viene trasferito nel reparto ortopedico dell’ospedale, ma, per il trauma subito, non riesce ancora a visualizzare le immagini che gli si presentano davanti agli occhi, versando, a dire dei medici, in una sorta provvisoria di cecità, perciò, alfine di non traumatizzarlo oltremodo, gli viene celata la morte della sua ragazza.
La madre di Maurizio, durante le ore delle visite, gli si pone sempre con l’amore materno e tenta con ogni mezzo di incoraggiarlo ed il ragazzo, a seguito delle opere di conforto con le quali si prodiga la donna, cerca di reagire all’handicap in cui è incorso, con la speranza di guarire al più presto:
Mamma, molto presto questo triste incubo finirà ed io, dopo aver riacquistato la vista, potrò riabbracciare il mio caro tesoro che sta tanto male a causa mia e farò in modo con il mio amore che anch’ella guarisca presto, così saremo sempre insieme senza lasciarci mai.
La madre che naturalmente conosce la verità, alle domande del figlio sulle condizioni di Rosanna, per tenerlo calmo, gli ha sempre detto che ella si trova in un altro ospedale con fratture varie, ma ha il terrore del momento in cui il figlio saprà che la ragazza è morta.
Ma in un giorno come tanti, mentre si ritrova disteso sul letto ad ascoltare, in modo distratto un programma radiofonico, riceve la visita inaspettata dei carabinieri, su delega del magistrato.
Il maresciallo Alduini, in veste di ufficiale giudiziario, dopo aver avuto il nulla osta medico, pone al ragazzo tutta una serie di domande per dare la sua versione sull’incidente occorsogli che ha causato il suo ferimento, nonché la morte della ragazza che gli sedeva dietro, tale Rosanna Malavisi.
Il ragazzo appena viene a conoscenza della morte della sua ragazza, è investito da una forte crisi di pianto ed inizia a balbettare parole che pongono in evidenza il suo senso di colpa:
No!…….non è possibile………mi avevano detto che si trovava ricoverata in un altro ospedale e invece il mio amore adesso si trova adagiata in una bara e nessuno ha avuto il coraggio di dirmelo………di dirmi che è morta per causa mia……….soltanto mia!
Quindi, in preda alla disperazione più nera, si alza di scatto dal letto e tenta, guidato dall’ istinto, di raggiungere la finestra per gettarsi di sotto e smetterla di essere vittima di una sofferenza immane che, all’improvviso, gli ha fatto perdere la voglia di vivere.
Ma il suo tentativo insano viene vanificato dal pronto intervento del maresciallo, coadiuvato da due appuntati, i quali, prendendolo di peso, lo pongono di nuovo sul letto.
Il ragazzo in preda ad uno stato di agitazione psicomotoria, comincia a dibattersi come un vero ossesso, cercando di liberarsi dalla forte presa dei militari e desiste dai suoi atteggiamenti suicidi soltanto quando un infermiere, armato di siringa, gli inietta un forte tranquillante che lo fa crollare esausto e privo di conoscenza.
Quando si riprende, non piange più ne si dimena, resta immobile con gli occhi chiusi, come se non si trovasse più in quel posto di sofferenza, in quanto la sua mente vola ed atterra in un campo di fiori, dove giace in compagnia della dolce Rosanna, la quale, dopo averlo teneramente baciato, con parole gravide d’amore, gli sussurra:
Amore mio, tu sei e sarai l’unico uomo della mia vita, a te donerò la mia purezza, in segno dell’amore profondo che provo per te, non ti lascerò mai, neppure se mi dovessi staccare da questa terra, io mi allontanerò da te, ti resterò sempre accanto e vigilerò affinché nulla di male ti accada.
Maurizio, rientrato per poco tempo nel mondo reale, capisce il significato di quelle parole dettate dalla sua ragazza che, al momento, gli sembravano senza senso logico, lei aveva sentore del destino che a breve l’avrebbe portata via, ma subito dopo rifiuta quella realtà e s’insedia dentro un mondo virtuale, dove cavalca i sentieri della follia.
Nei giorni che seguono, il giovane rimane in branda come pietrificato, si alza solo per mangiare poche briciole o per andare in bagno, i medici che lo vedono sorridere senza alcun motivo, pensano che sia diventato matto, egli, infatti, rinchiuso in un ostinato silenzio, si rifiuta di rispondere alle domande dei carabinieri che sono ritornati sul posto per svolgere le loro indagini.
Pertanto, a seguito del perdurare delle sue instabili condizioni psichiche, viene portato in una casa di cura ed il giorno dopo viene posto a visita del primario, di nome Claudio Federici :
Allora giovanotto, dalle cartelle cliniche vedo in modo chiaro che fisicamente lei è a posto e penso che riacquisterà la vista entro breve tempo, però mi hanno parlato del suo tormento, purtroppo quando viene a mancarci una persona cara, a lungo andare, bisogna farsene una ragione, senza mettere in atto gesti di auto soppressione, quindi, adesso le prescriverò dei medicinali e resterà con noi per un po’ di tempo. D’accordo?
Il ragazzo non risponde, non le ha nemmeno sentite tutte le parole del dottore, ma, adagiato su di una sedia e tenuto sotto sorveglianza da due robusti infermieri, continua a sorridere, giacché nella sua mente, martoriata dal dolore e dai sensi di colpa, vede sempre e soltanto il volto della sua amata che lo invita a rincorrerla e lui sorridente la insegue lungo il sentiero della follia.
Giovanni Malavisi che non ha perso i suoi propositi vendicativi, avendo saputo che Maurizio è stato ricoverato in un ospedale psichiatrico, contatta uno degli infermieri della stessa struttura, dandogli appuntamento in un luogo appartato ed al sicuro da occhi ed orecchie indiscrete.
Così i due, in assoluta riservatezza, appena venuti a contatto, il Malavisi è il primo a parlare:
Senta, ho preso delle informazioni molto attendibili su di lei e sono venuto a conoscenza che si chiama Giuseppe Malagò e lavora, in qualità di infermiere specializzato, presso il centro psichiatrico e………….
L’uomo, alquanto sorpreso che uno sconosciuto abbia preso delle informazioni su di lui, assumendo un atteggiamento da vero duro, con uno scatto improvviso, lo prende per il bavero della giacca e, nella circostanza, non manca di dirgli:
Si!….sono io e allora si può sapere tu chi sei e che cazzo vuoi da me?
Il Malavisi, a quel punto, trovandosi in un posizione scomoda e poco lusinghiera, si affretta a dire a quell’energumeno il motivo per cui abbia voluto incontrarlo:
Stammi bene a sentire, io so che ultimamente non è che te la passi bene, che tua moglie ti ha lasciato portandosi con se i bambini e che ti trovi a navigare in un mare di debiti, quindi, io se volessi, ti potrei aiutare a rimettere le cose a posto.
L’uomo, dopo averlo ascoltato attentamente, molla la presa e gli pone un osservazione:
Senti amico, posso avere tanti difetti ma non sono uno stupido, quindi ho sentore che se mi aiuti ad uscire da questo pantano di merda, vorrai sicuramente qualcosa in cambio.
Giovanni, annuisce con la testa e, dopo essergli spuntato dalle labbra un sorriso malizioso, aggiunge a quanto detto in precedenza:
Amico mio, hai afferrato il concetto, io ti aiuto in cambio di un piccolo lavoro che peraltro non ti costerà molta fatica, devi solo agire con discrezione.
Il Malagò, alquanto curioso della proposta di colui che gli si è posto davanti, non manca di dirgli:
Un piccolo lavoro?……….E devo agire con discrezione, va bene!………..Sentiamo di cosa si tratta, ma stai molto attento a scandire bene le parole………….
Il suo antagonista, gli mette, in modo amichevole, una mono sulla spalla e poi, con un tono socievole, incomincia a parlare:
Allora!…..Come tu ben saprai, nel ospedale psichiatrico in cui lavori è giunto un giovane che, a mio avviso, si finge pazzo e……………
L’infermiere, alquanto irretito, non gli lascia nemmeno il tempo di terminare il suo discorso che bruscamente lo interrompe:
Ehi!…..Amico, ma che cazzo stai dicendo? Se fai riferimento ad un certo Maurizio Altieri, stai prendendo un grosso granchio, io l’ho visto ed ho cercato anche di parlargli, ma quello non risponde perché è suonato come una campana e vive in un mondo tutto suo.
Ma Giovanni insite nel confermare i suoi sospetti:
No!…Non è vero niente, si finge matto per poter scampare alle note vicende giudiziarie cui è incorso, difatti, poco tempo fa, ha causato per la sua incuria un incidente mortale in cui ha trovato la morte la mia povera figliola e per questo la deve pagare cara.
L’infermiere si gira dandogli le spalle e, dopo aver riflettuto per alcuni secondi, si rigira verso di lui e con un tono risoluto gli domanda:
Senti, leggo nei tuoi occhi un odio profondo nei confronti di quel ragazzo, ma, alla fine, cosa vuoi che faccia?………Di certo non vorrai mica che lo uccida?
Il Malavisi, per un breve attimo, si stacca dalla realtà ed entrando nell’antro dei ricordi, rivede sua figlia su quel freddo marmo della sala mortuaria, considerando che aveva tutta una vita davanti, in quanto poteva sposarsi, avere dei figli e invece adesso si sta consumando in un bara per colpa di un maledetto ubriacone che si finge matto per sfuggire alla giustizia e questo proprio non lo potrà mai permettere, quindi, ritornando improvvisamente in se, con una fredda e lucida determinazione gli espone, nei dettagli, il suo piano:
Allora, come ti ho detto in precedenza, so per certo che non è diventato matto e molto probabilmente finge anche di essere cieco, quindi, lo devi costringere, con qualsiasi mezzo, a gettare la maschera ed a fargli confessare che è tutta una finzione la sua, se riuscirai in questo, ti garantisco che vivrai da nababbo per il resto della tua vita.
Il Malagò, a quel punto della lunga conversazione, in segno di un accordo raggiunto, stringe forte la mano al suo interlocutore e prima di inforcare la stessa strada da cui è venuto, con un tono di chi è sicuro di se, aggiunge a quanto si è detto:
Dammi un mese di tempo, intanto mi organizzerò a modo mio, in quanto dovrò fare il lavoro che mi hai affidato con discrezione e se è come dici tu, stanne certo che io lo scoprirò, quindi, ricordati questa data, giacché, tra un mese, avrai le informazioni necessarie e quando ci incontreremo mi consegnerai due milioni di lire in contanti.
Da quel giorno, l’infermiere, avendo chiesto e ricevuto l’incarico di occuparsi personalmente del paziente in questione, per saggiare da vicino le facoltà psichiche del ragazzo, in breve tempo e secondo un suo piano preciso, riesce ad accattivarsi la sua simpatia, difatti, Maurizio, a seguito dei tanti medicinali che gli vengono somministrati, inizia, seppur a brevi tratti, a riprendere di nuovo coscienza della realtà.
Nelle lunghe passeggiate che i due fanno, tenuti saldamente per mano, attraverso il grande parco della struttura sanitaria, il ragazzo si mostra ben disponibile al dialogo con l’infermiere, fino a quando i suoi pensieri non si rivolgono alla sua ragazza deceduta, conversa allegramente con colui che ritiene un amico, ma quando inizia ad andare in una sorta di crisi di identità, incomincia a parlare a sproposito esternando delle frasi senza senso e lo stesso infermiere è costretto a mettergli la camicia di forza, prima che ponga in essere qualche gesto inconsulto.
Giorno dopo giorno, passano due settimane e Malagò non ha ottenuto alcun risultato, quindi decide di rompere gli indugi e passare ad un altro piano, più rischioso ma che dovrebbe risultare molto più efficace di quello precedente.
Siccome è risaputo che, in qualsiasi struttura chiusa, vige, tra coloro privati della libertà, una forma discreta di omosessualità, il Malagò, lasciato il suo paziente alle cure di un altro infermiere, avvicina un altro paziente, di nome Giulio, un tossicodipendente e presunto omosessuale di circa trent’anni che, alcuni mesi prima, aveva tentato, senza avere successo, di violentare un ragazzo che era stato allocato nella sua stessa camera.
Quindi, appena giunto nelle sue immediate vicinanze, lo prende sottobraccio e portandolo in un angolino riservato, dove si poteva conversare lontano da tante orecchie indiscrete, con un tono pacato, gli dice:
Senti Giulio, lo sai che quel giovane paziente di cui mi sto occupando adesso è davvero un bel ragazzo, io penso che siccome è cieco e matto da legare, potresti approfittarne per divertirti un po’ che ne dici, ti va l’idea?
Giulio, a quelle parole, ritenute peraltro poco sincere, nella sua mente bacata comincia a farsi largo l’idea di avere un rapporto sessuale con Maurizio e mentre fissa il vuoto a fantasticare sui suoi progetti innaturali, l’infermiere, intuendo di aver colpito nel segno, aggiunge a quanto detto:
Oggi pomeriggio ci sono le docce ed io farò in modo di farvi capitare tutti e due insieme, quindi potresti fare con lui tutto ciò che vuoi, senza che nessuno ti disturbi.
Ma nella mente di Giulio, che, a seguito dei medicinali ingeriti, ha acquisito una discreta lucidità, comincia a farsi largo un gravoso sospetto:
Senti!……ma tu che sei sempre stato sempre ostile ed irriguardoso nei miei confronti, perché tutto ad un tratto vuoi essere gentile con me, permettendomi di fare una cosa che è contro il regolamento interno dell’Istituto?
L’infermiere, a quel punto della conversazione, capisce che se veramente vuole assicurarsi la sua collaborazione fattiva, non gli rimane che metterlo a corrente di tutti suoi piani, quindi, seppure a malincuore, inizia a parlare:
Devi sapere che cosa stato contattato da una persona molto ricca, la quale mi ha promesso molti