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Io vivo con un cane
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E-book126 pagine1 ora

Io vivo con un cane

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Info su questo ebook

Il legame tra uomo e cane è nato decine di migliaia di anni fa, quando l’Homo sapiens ha incontrato per la prima volta il lupo. Nel corso dei millenni questo vincolo ha favorito il reciproco processo evolutivo, tanto che il lupo si è trasformato in cane, l’uomo è progredito e tale affinità è diventata una vera e propria relazione.

Un tempo il cane veniva considerato perlopiù uno strumento di lavoro mentre oggi è reputato soprattutto un compagno di vita da coinvolgere in ogni aspetto del quotidiano. Questa moderna visione del cane è sicuramente fruttuosa per noi e per lui a condizione che siamo in grado di riconoscere e rispettare i suoi bisogni di natura etologica.

Esiste tuttavia una ripercussione negativa attuale, rappresentata dalla crescente tendenza di attribuire al cane sentimenti e pensieri umani oppure di considerarlo alla stregua di un oggetto da esibire. Si tratta di proiezioni distorte che generano relazioni malate e creano forte sofferenza psicologica nell’animale.

“Io Vivo con un Cane” è stato concepito in quest’ottica: fornire strumenti e stimolare riflessioni per costruire una relazione corretta, consapevole e serena con il nostro meraviglioso compagno non umano.
LinguaItaliano
Data di uscita2 mag 2017
ISBN9788892662155
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    Anteprima del libro

    Io vivo con un cane - Mauro Moretta

    compresi.

    C'era una volta...

    Le origini di una relazione

    Questa non è una fiaba benché richiami alla mente il lupo di Cappuccetto Rosso; sicuramente è una storia affascinante.

    Tanto tempo fa, parliamo di circa 130.000 anni secondo gli studi più accreditati, i lupi e gli uomini si incontrarono ed iniziarono a convivere; in un primo momento la coabitazione si realizzò per mero utilitarismo: nei pressi degli insediamenti umani i lupi riuscivano a reperire cibo a costo zero, costituito dagli scarti dell'alimentazione umana, e prede facilmente cacciabili rappresentate dagli animali infestanti come i topi; a loro volta gli uomini capirono ben presto che i lupi erano dei validi deterrenti contro i grossi predatori dell'epoca, in grado di affiancare o addirittura sostituire l'uomo nell'ingrato compito della guardia continua agli insediamenti, degli ottimi spazzini nei confronti dei rifiuti alimentari e dei letali disinfestatori.

    Con il trascorrere dei millenni l'integrazione tra uomo e lupo si fece sempre più stretta, complice un tessuto sociale e comportamentale tra le due specie molto simile: uomini e lupi tendono a colonizzare i territori più disparati e dalle condizioni climatiche più varie, sono animali sociali che prediligono la vita di branco, manifestano una chiara predisposizione a seguire dei leader ai quali riconoscono dei privilegi sociali e sono inclini alle gerarchie nei rapporti. Iniziò pertanto gradualmente una convivenza dove il bisogno pratico reciproco venne sostituito da un bisogno emotivo: da un lato l'identità collettiva, non individualista, del lupo trovava pieno appagamento nelle strutture associative umane, dall'altro l'uomo scopriva il piacere derivante dall'occuparsi dei cuccioli di lupo, allattandoli, giocando con loro e privilegiando i soggetti più mansueti. Questa iniziale selezione ebbe come risultato la genesi d’individui meno aggressivi, più riflessivi, più giocosi, meno timorosi verso l'uomo.

    Il tempo passava e il lupo si trasformava a poco a poco ma inesorabilmente in un canide con caratteri comportamentali e morfologici diversi: nasceva il cane.

    La selezione umana divenne progressivamente più consapevole e mirata, complice probabilmente la spinta genetica dovuta alla stretta convivenza del cane con l'uomo e con i suoi costumi sociali; comparvero così le prime razze ovvero i cani specializzati non solo nella difesa del territorio ma anche nella caccia e nella pastorizia. D'altro canto anche l'uomo subiva una selezione favorita dalla convivenza col cane, tanto che è fortemente ipotizzabile che il successo evolutivo dell'Homo sapiens sull'Uomo di Neanderthal sia dovuto al fortunato incontro del primo con il progenitore del cane. Per questo motivo oggi si tende a parlare di co-evoluzione tra uomo e cane, vale a dire di un processo d’influenza reciproca che ha permesso alle due specie di evolvere sino ai giorni nostri.

    I tempi moderni vedono la comparsa di un numero sempre maggiore di nuove razze e un affinamento nella specializzazione in campi come la pastorizia, la caccia e la guardia; un esempio può essere rappresentato, tra i cani da pastore, dalle razze atte al controllo e alla protezione delle greggi e di quelle qualificate per la conduzione.

    Intorno agli anni '50 del secolo scorso si verifica, tuttavia, la più straordinaria rivoluzione socio-culturale riguardante il rapporto tra uomo e cane: la comparsa e il rapido sviluppo dei grossi centri urbani segna un progressivo coinvolgimento del cane nei nuclei familiari e nella loro vita quotidiana e, nel contempo, un graduale cambiamento nella percezione dell'animale e del suo ruolo che, da strumento di lavoro qual era perlopiù considerato in precedenza, diventa un vero e proprio compagno col quale condividere la vita di tutti i giorni e talvolta un sostituto o un surrogato umano a causa di mancanze affettive oppure una sorta di status symbol da esibire in pubblico.

    Parallelamente al mutamento nella conoscenza del rapporto tra uomo e cane ha origine una nuova scienza, la zooantropologia, che, prendendo spunto dalle scienze comportamentali applicate e dall'etologia, indaga le caratteristiche del rapporto uomo-animale, le implicazioni sui bisogni etologici delle singole specie, i modi per assicurare loro un adeguato benessere fisico e psicologico. Nello specifico, la zooantropologia canina esplora l'affascinante mondo della relazione uomo-cane partendo dal presupposto che entrambi hanno bisogno l'uno dell'altro per completare le rispettive identità, nella consapevolezza che le loro vite si sono incontrate molto tempo fa e non si sono più lasciate.

    Chi è il cane

    La diversità come valore

    Se chiediamo a un numero statisticamente significativo di persone «chi è il cane?» riceveremo, nella stragrande maggioranza dei casi, risposte del tipo: «è il miglior amico dell'uomo» oppure «è un animale da compagnia». La prima risposta nasce da una sorta di preconcetto favolistico che ritrae il cane come un animale con pensieri e azioni tipicamente umani. Il mondo delle favole è strapieno di questi esempi e Fedro ne è l'esponente più autorevole con le sue rappresentazioni delle varie categorie umane attraverso le figure degli animali che diventano veri e propri simboli; così la volpe raffigura la scaltrezza e l'imbroglio, il lupo la ferocia e la disumanità, l'agnello l'innocenza e l'umanità, l'asino la sottomissione e l'umiltà, il cane l'amicizia e la fedeltà.

    Le favole sono una gran bella invenzione in quanto permettono al bambino di negare la realtà attraverso la fantasia; sono gli adulti, naturalmente, ad aiutarlo in questo meccanismo di difesa assolutamente normale. Tuttavia, a un certo punto della vita il bambino comincia a chiedersi se realmente Babbo Natale porta i doni sulla slitta trainata da renne volanti, scendendo dal camino, se davvero gli animali parlano e hanno sentimenti umani; ed è costretto a considerare l'amara verità. Nella presa d'atto del reale il bambino è naturalmente assistito dagli adulti i quali tuttavia non hanno sostegni esterni che spieghino loro le falsificazioni della realtà; sono loro stessi a doversele spiegare, raffrontandosi con gli inganni e le illusioni della mente. Spesso la mente umana si tutela dalle dure realtà mettendo in atto dei meccanismi di difesa, ad esempio sublimando, ovvero cambiando la funzione di un oggetto o soggetto, oppure proiettando, vale a dire trasferendo caratteristiche o sentimenti propri su un altro oggetto o soggetto.

    Nello specifico del cane questa base favolistica, alimentata a sua volta dai meccanismi di difesa, porta a una visione fortemente umanizzata del nostro compagno non umano. A questo punto sorge spontanea una domanda: come mai ci sono persone che sentono il bisogno di difendersi dalla realtà non umana del cane? Evidentemente perché non sono in grado di accettare e valorizzare la sua diversità, perché la diversità spaventa, specie se il diverso discende da un predatore, il lupo feroce della fiaba, l'incubo del bambino che si avventura per la prima volta in un bosco; per cui è più facile e comodo sublimare, considerando il cane l'amico fedele, oppure proiettare, attribuendogli pensieri e sentimenti umani.

    Veniamo ora alla riflessione sulla seconda risposta tipo: il cane animale da compagnia; se là erano le favole a strutturare una visione distorta, qui alle favole si sommano i moderni strumenti mediatici: il cinema, la televisione, la pubblicità, la rete. Questi straordinari dispositivi ci trasmettono un'idea del cane oggetto, del cane in serie, del cane apparenza, fronzolo, status symbol. A puro titolo di esempio pensiamo a film come Beverly Hills Chihuahua, alla pubblicità di una nota marca di carta igienica o di un altrettanto conosciuto operatore telefonico; l'effetto su una buona fetta di fruitori sarà la genesi dell'illusione che quello specifico cane visto nel contesto mediatico si comporterà esattamente in quel modo, non necessitando di cure, attenzioni, educazione, sacrificio. Ecco spiegata la moda di una determinata razza in un tempo ben definito: il Chihuahua infiocchettato, il Pastore Tedesco alla Rex, l'Akita alla Akiko, il Labrador della carta igienica, il Border Collie dell'operatore telefonico. E la lista sarebbe lunghissima, a partire da Lassie.

    A ben vedere, queste razze, questi cani oggettificati e categorizzati rappresentano perfettamente

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