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Il Sentiero dei Simboli: Esercizi per riattivare l'immagine ed esplorare l'anima
Il Sentiero dei Simboli: Esercizi per riattivare l'immagine ed esplorare l'anima
Il Sentiero dei Simboli: Esercizi per riattivare l'immagine ed esplorare l'anima
E-book150 pagine1 ora

Il Sentiero dei Simboli: Esercizi per riattivare l'immagine ed esplorare l'anima

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Info su questo ebook

Esercizi per riattivare l’immaginazione
ed esplorare l’Anima
 
 
L’immaginazione è una parte importantissima dell’anima umana, eppure negli ultimi secoli è stata bistrattata a tal punto che molti hanno smesso di coltivarla, per dedicarsi a chimere che ritenevano più concrete e reali.
In questo libro troverai degli esercizi per riscoprire la capacità immaginativa che ognuno di noi possiede. Ritroverai una parte di te che non conosci, un’azione essenziale come il respiro.
Scoprirai che l’immaginazione non è solo un viaggio dentro di sé, ma anche oltre di sé. L’anima individuale infatti non è che una soglia, oltre cui si estende il regno sconfinato dell'Anima del Mondo. 
 
Nell’uomo contemporaneo l’immaginazione è come un muscolo atrofizzato. Se è tanto tempo che la trascuri, iniziare non sarà facile: è come riprendere a camminare dopo anni di immobilità. Non perderti d’animo, insisti anche se i primi ostacoli ti sembrano insormontabili.
L’attenzione della mente cosciente è come un’acqua preziosa, che ridona vita alle parti dell’anima che stavano languendo per la sete. È così anche per il sogno. Molti affermano di non ricordarsi i sogni o addirittura credono di non sognare mai. Se però si inizia a porre attenzione all’attività onirica, in breve ci accorgiamo che il ricordo del sogno si fa sempre più vivido e dettagliato. Come quando piove sulle dune e il deserto torna a fiorire. Per risvegliare l’immaginazione, dunque, non serve altro che impegnarsi a farlo.
 
LinguaItaliano
Data di uscita31 ago 2018
ISBN9788869373688
Il Sentiero dei Simboli: Esercizi per riattivare l'immagine ed esplorare l'anima

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    Anteprima del libro

    Il Sentiero dei Simboli - Francesco Boer

    proseguire

    Invito

    L’immaginazione è una parte importantissima dell’anima umana, eppure negli ultimi secoli è stata bistrattata a tal punto che molti hanno smesso di coltivarla, per dedicarsi a chimere che ritenevano più concrete e reali.

    Non è che l’immaginazione sia sparita, si intende. Continua a giocare un ruolo chiave nelle nostre vite, ma la subiamo passivamente, come attori inconsapevoli in una storia scritta da altri.

    In questo libro troverai degli esercizi per riscoprire la capacità immaginativa che ognuno di noi possiede. Ritroverai una parte di te che non conosci, un’azione essenziale come il respiro. Molti se la sono lasciata alle spalle, perché gli hanno insegnato che è un gioco infantile, una sciocca perdita di tempo. Non sanno cosa hanno perso, ma ora si sentono soffocare dal grigiore della vita quotidiana e cercano inutilmente surrogati con cui riempire il vuoto interiore.

    Nell’uomo contemporaneo l’immaginazione è come un muscolo atrofizzato. Se è tanto tempo che la trascuri, iniziare non sarà facile: è come riprendere a camminare dopo anni di immobilità. Non perderti d’animo, insisti anche se i primi ostacoli ti sembrano insormontabili.

    L’attenzione della mente cosciente è come un’acqua preziosa, che ridona vita alle parti dell’anima che stavano languendo per la sete. È così anche per il sogno. Molti affermano di non ricordarsi i sogni o addirittura credono di non sognare mai. Se però si inizia a porre attenzione all’attività onirica, in breve ci accorgiamo che il ricordo del sogno si fa sempre più vivido e dettagliato. Come quando piove sulle dune e il deserto torna a fiorire. Per risvegliare l’immaginazione, dunque, non serve altro che impegnarsi a farlo.

    Ti starai chiedendo: ma a cosa mi serve, di preciso, l’immaginazione? È proprio per ragionamenti di questo genere che la bellezza e la gioia finiscono per avvizzire. Abbandona il pragmatismo, quel modo di pensare secondo cui ha valore solo ciò che è utile per qualcosa. Usare l’immaginazione solamente per un risvolto pratico sarebbe uno sfruttamento aberrante, simile alla prostituzione che impiega i piaceri d’amore per ottener denaro.

    Impara a godere della gioia fine a se stessa, riscopri il gusto dell’esplorazione, non aver paura di giocare. Perchè un bambino corre quando vede un prato fiorito? Correre è salutare e può sicuramente esser utile se un malintenzionato ci insegue; ma non è certo per questi motivi che il bimbo corre ridendo sull’erba.

    È vero, l’immaginazione riattiva alcune parti dell’anima che altrimenti rimarrebbero neglette. Può aiutare a portare ordine nei pensieri, ad affinare l’intuizione o a placare le fiamme dell’ira. Ora però lascia da parte queste considerazioni e pensa a goderti il gioco.

    L’immaginazione è una parte essenziale dell’anima. Pensiamo che l’anima ci appartenga, ma forse siamo noi a esser parte di essa. Immagina un albero: ogni individuo è una piccola foglia, distinta dalle altre. Eppure le foglie vicine hanno in comune lo stesso rametto, e i singoli rametti confluiscono nei rami più grossi. Seguendo quella via si arriva al medesimo tronco. Ecco, l’anima è così. L’anima individuale è la foglia, ma il supporto che la regge è l’anima della collettività in cui è inserita. A sua volta la società si innerva nella sua storia e nella sua cultura, e infine converge nel tronco comune dell’umanità. Le radici dell’albero affondano nella terra, proprio come l’umanità è legata all’Anima Mundi.

    È per questo che l’immaginazione è creazione, ma anche esplorazione. Negli strati più superficiali puoi forgiare il paesaggio dell’immaginazione secondo la tua volontà, ma man mano che ti addentri ciò diventa via via più difficile, fino a rivelarsi impossibile. È naturale che sia così: stai penetrando in una regione dell’anima che non è del tutto tua. L’immaginazione non è un viaggio dentro di sè, ma oltre di sè. L’anima individuale non è che la soglia oltre cui si estende un regno sconfinato. Cammina in esso come in un tempio o in un bosco sacro. Non essere avventato: nei suoi recessi si trovano meraviglie, ma anche terrori.

    Per orientarsi nella ricchezza dell’immaginazione è necessario usare i simboli come segnavia. Il simbolo è una forza d’attrazione che mette in relazione diversi livelli di realtà. Collega il segno sensibile alla sfera del significato, l’apparenza e l’essenza. Ma collega anche l’individuo alle sue radici culturali, fino ad arrivare all’intuito associativo più profondo, patrimonio comune dell’umanità. Prendi ad esempio la luce: è un simbolo antichissimo, eppure è una componente comune della nostra vita. Ognuno di noi ha un rapporto individuale con essa. Basta vedere l’illuminazione di una casa: ogni persona sceglie per sé una diversa intensità di luce. C’è chi rischiara la propria stanza come se fosse giorno e chi preferisce un lume più morbido; c’è persino chi preferisce un’oscurità quasi completa, spezzata a malapena da un lumicino. Questi diversi rapporti personali si innestano poi nel significato culturale del simbolo. Nella nostra cultura la luce ha precise sfumature di significato. L’illuminismo la intende come immagine della ragione e il cristianesimo la esalta come uno dei principali attributi della divinità. In altre culture la luce avrebbe significati differenti, ma queste accezioni saranno pur sempre coerenti fra loro, perchè in fin dei conti derivano tutte da quella profonda radice che accomuna ogni essere umano.

    Il simbolo è qualcosa che capiamo intuitivamente, eppure su di esso è sempre possibile dire qualcosa di nuovo. L’individuo può entrare in rapporto diretto con esso, proprio perchè è radicato nell’umanità stessa. È per questo che il simbolo è come un sentiero già tracciato, che permette di non smarrirsi nel regno incantato dell’immaginazione, pur lasciando libertà a chi volesse avventurarsi nella selva che lo circonda.

    In alcuni casi ho accennato un’interpretazione dei simboli incontrati nell’immaginazione. Non vuole essere una spiegazione esaustiva, l’unica verità che espone il simbolo nella sua completezza. È piuttosto un invito, un modo per mostrarti che il simbolo si può e si deve interpretare. Puoi raccogliere la mia interpretazione, ma interrogati anche in prima persona sui simboli in cui ti imbatterai. Altre volte ho lasciato che il simbolo esprima se stesso, senza spiegarlo.

    La forza dei simboli sta nella loro capacità di agire su chi vi si accosta anche se non li si comprende razionalmente. Ognuno di noi ha predisposizioni diverse: c’è chi comprende con la mente e chi preferisce sentire con il cuore; chi vede con gli occhi e chi intuisce con le corde interiori dell’anima. Trova la tua via personale per interagire con i simboli. Ognuno di questi approcci è comunque un rapporto incompleto, benché tutt’altro che infruttuoso. Il simbolo andrebbe idealmente vissuto nella sua interezza: scoperto con i sensi, accolto con l’intuito e sentito con il sentimento, ma anche indagato con il pensiero.

    Metodi e precauzioni

    Ti propongo alcune esperienze per risvegliare l’immaginazione attraverso un sentiero guidato dal faro dei simboli.

    Per iniziare leggi attentamente la descrizione e i consigli esposti nel capitolo a cui ti accingi. La prima lettura è come un seme piantato nel terreno fertile dell’immaginazione. Quando avrai terminato di leggere, non passare subito al prossimo capitolo. Siamo solo agli inizi: questo è il momento in cui entri in scena tu.

    Calati nel racconto. Visualizza la scena che ti ho descritto, segui il copione partecipandolo intensamente, in prima persona. Vivi l’immaginazione come se tu fossi un attore che si è dimenticato di essere sul palcoscenico e crede veramente alla scenografia che lo circonda.

    Quello che ti propongo è un canovaccio, una traccia che richiede il tuo intervento attivo. Lo scopo di questi esercizi non è di insegnarti a seguire pedissequamente un copione. Al contrario, voglio che tu impari a camminare liberamente, con le tue stesse gambe.

    Non servirà che tu impari a memoria le indicazioni dei capitoli, come se fossero una filastrocca da ripetere in maniera identica. Lo scopo del nostro lavoro è l’immaginazione, non la memoria. Se ti descrivo alcune immagini fin nel minimo dettaglio non è perché voglio che tu veda esattamente ogni singolo particolare come io te l’ho dipinto. Se mi addentro nei dettagli è per indicarti che la tua attenzione dev’essere intensa e profonda, profondamente impegnata a gettar luce sul mondo dell’immaginazione, fino nelle sue sfumature più fini.

    Per addentrarsi nel regno dell’immaginazione è necessario un sottile equilibrio fra azione e passività. Ricordati, sei un esploratore, non un architetto. Per usare una metafora: canta, ma al tempo stesso ascolta il controcanto che ti risponde.

    Le interferenze che si inseriscono nell’immaginazione non sono tutte da scartare. Da un lato si rende necessario imparare a silenziare le assillanti vanità che si attaccano alla mente: durante l’esercizio non lasciar entrare preoccupazioni economiche, questioni lavorative o problemi sentimentali. Concentrati con tutto il tuo essere nell’immaginazione. Ciò non significa però imbrigliare la mente e seguire alla lettera le linee che ho tratteggiato per te. Se io ti dicessi immagina una stanza vuota e tu nel farlo immaginassi una stanza, al cui centro però c’è un leone, non sarebbe certo un errore da parte tua. Anzi, lo sbaglio sarebbe sforzarsi di cancellare la belva, pur di svuotare la stanza come ti ho indicato.

    Se qualcosa compare, o se manca, o se c’è un dettaglio diverso, devi reagire di conseguenza. Dopo l’immaginazione potrai interrogarti sul motivo di questo cambiamento: che significato ha? Cosa vuole dirti? Non basta però interpretarlo sul piano intellettuale, devi anche affrontarlo nel mondo immaginale. Reagisci con onestà verso te stesso, senza raccontarti bugie. Non fingere, recitando virtù che non possiedi. Comportati sempre come agiresti nella vita reale. Affronta ogni situazione con coraggio, ma non essere mai arrogante. Ricorda sempre il rispetto.

    L’immaginazione non è una fuga dalla realtà. A volte viene confusa con la fantasia, che è il libero gioco della mente creatrice, o addirittura con l’illusione, che è una patetica fuga per non affrontare la realtà.

    L’immaginazione non è contrapposta alla realtà. Al contrario, è il ponte che può collegare la realtà esteriore a quella interiore, lo sguardo al pensiero, la conoscenza al sentimento.

    Non serve chiudere gli occhi. La nostra esplorazione non ci porta né in un mondo interiore, né in una realtà esterna. È piuttosto un mondo di mezzo, dove le due sfere si incontrano, dove il microcosmo sfiora il macrocosmo. Chiudere gli occhi significa escludere la realtà esteriore e concentrarsi su quella interiore. Imparerai però che è possibile immaginare anche a occhi aperti. Il simbolo collega un significato a un segno sensibile e allo stesso modo l’immaginazione può gettare un ponte fra la nostra anima e ciò che viene osservato dai nostri sensi. Il confine che ci separa dal mondo esterno si apre, consentendo uno scambio che arricchisce sia l’anima che la realtà.

    In alcuni casi ti darò indicazioni esplicite

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