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La Fede
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E-book213 pagine3 ore

La Fede

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Il principale segreto che rende efficace ogni predicazione è sempre stato e sempre sarà questo: la personalità del predicatore, uno zelo ardente, una vita irreprensibile. Un sacerdote che sacrifica tutto per nostro Signor Gesù Cristo e Lui pone al di sopra di ogni interesse, esercita un'influenza profonda sugli uomini del nostro tempo, così immersi nel materialismo.
Una predica che è priva di quell'accento di profonda convinzione che avvince gli uditori, per quanto sia composta secondo le regole dell'arte oratoria, resterà come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita (1 Cor 13,1).
 
LinguaItaliano
Data di uscita16 feb 2019
ISBN9780244159573
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    Anteprima del libro

    La Fede - Toth Tihamer

    Dio

    La Fede

    Toth Tihamer

    Introduzione al libro

    Il segreto del buon esito della predicazione

    I. Il principale segreto che rende efficace ogni predicazione è sempre stato e sempre sarà questo: la personalità del predicatore, uno zelo ardente, una vita irreprensibile. Un sacerdote che sacrifica tutto per nostro Signor Gesù Cristo e Lui pone al di sopra di ogni interesse, esercita un'influenza profonda sugli uomini del nostro tempo, così immersi nel materialismo.

    Una predica che è priva di quell'accento di profonda convinzione che avvince gli uditori, per quanto sia composta secondo le regole dell'arte oratoria, resterà come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita (1 Cor 13,1).

    Invece, se l'uditore sente che il predicatore crede a ciò che dice dall'alto del pulpito e vive in conformità a ciò che insegna, in maniera cioè che il suo contegno sia come un libro aperto dinanzi ai suoi uditori, se sente attraverso le sue parole che tutta la sua gioia e la sua felicità ed ogni sua ambizione sono riposte nel guadagnare nuovi fedeli alla verità, allora la deficienza degli artifici oratori non nuocerà per nulla all'efficacia della predicazione.

    Con meraviglia vediamo anche oggi, sia pure in mezzo a gente stanca di prediche, gli uditori affollarsi attorno al pulpito di un sacerdote veramente infiammato di zelo per la gloria di Dio, che non bada a nessuna fatica e a nessun sacrificio quando si tratta di salvare le anime, e la cui vita di lavoro giustifica il proverbio: Il fuoco non dice mai basta.

    Un miscredente così si espresse intorno al Padre de Ravignan: Egli stesso crede a ciò che predica e tutto in lui ispira la Fede. Una convinzione così ardente compensa le deficienze e copre molti difetti (un altro esempio abbiamo nel Santo Curato d'Ars). Un violino non può essere sempre uno Stradivari, ma Paganini sapeva trarre suoni melodiosi anche di un cattivo violino.

    Potremmo adattare le parole di Sant'Agostino Ama e fa ciò che vuoi al predicatore, così: Sii santo e predica come vuoi.

    A differenza dell'arte oratoria profana, noi dobbiamo porre per la predicazione questo principio: I nostri discorsi avranno tanto più successo quanto meglio noi ci avvicineremo, con la nostra vita, all'ideale cattolico. Il predicatore farà bene a leggere sovente le parole di San Paolo a Timoteo e a Tito. Quanto egli non esigeva da loro! (Cf. 1Tm 3, 2+; Tt 1, 7+). Annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento (2Tm 4,2).

    Cuius vita despicitur, restat, ut eius praedicatio contemnatur, ha detto il Papa San Gregorio Magno. A sua volta San Francesco di Sales disse con ragione: Un'oncia di buon esempio vale più di cento belle parole. Noi oggi viviamo talmente in un'epoca di prestigio personale che non é già il grande oratore che compie con successo il compito di annunciare la parola di Dio, ma il prete pio e zelante.

    È ciò che tanto bene insegna San Carlo Borromeo nelle sue Istruzioni pastorali: Quemadmodum enim in arca testamenti duo illi Cherubim ita collocati erant ut semper mutuo se aspicerent: ita vita concionantis doctrinae ex altera parte respondere debet usque adeo, ut et vitam doctrina collustret, et doctrinam rursus vita corroboret, viresque eidem perpetuo addat....

    Tutte queste qualità personali del predicatore che i manuali elencano sotto il titolo complessivo la persona del predicatore (la santità della vita, l'umiltà, la pietà, il disinteresse, la purità d'anima, la gentilezza e il tatto personale), tutto ciò ai nostri giorni, nel tempo cioè in cui si guarda più al valore personale che a titoli d'altro genere, acquista sempre una maggior importanza per il successo della predicazione.

    Per l'oratore profano questo ha minor importanza, mentre né acquista sempre più per l'oratore sacro. L'oratore profano, non mira già ad un fine soprannaturale, a lui bastano perciò gli ordinari artifici oratori. Non è così per il predicatore che ha come scopo di condurre i suoi uditori alla vita soprannaturale; per quanto la sua eloquenza sia brillante, essa non basta, ma é la vita soprannaturale del predicatore stesso che decide della riuscita della sua parola. Come potrebbe un predicatore elevare i suoi uditori verso Dio, se egli stesso non é capace di sollevarsi fino a Dio? Una conferenza scientifica testimonia della scienza e dell'erudizione del conferenziere. Un romanzo della ricchezza di espressione e dell'abilità del suo autore. Una declamazione dell'arte dell'oratore. E un discorso? Della fede del predicatore. è certamente necessario per fare un discorso avere della scienza, dell'erudizione, della facilità d'espressione, ma l'essenziale è una fede viva e una ferma convinzione. Un buon discorso attesta sempre la fede e la misura nella quale il predicatore nella sua anima, nelle sue idee, nel suo sentimento e nella sua volontà è penetrato dell'onnipotenza di Dio. è per questo, che, non può ottenere alcun successo un discorso che si fonda unicamente sui processi della logica e della retorica e non è, che il frutto d'astratti ragionamenti.

    Noi pertanto non esitiamo affatto ad affermare che la meditazione quotidiana di un prete zelante è il mezzo per eccellenza per il successo. Predica bene chi medita molto.

    Ex plenitudine contemplationis praedicatio derivatur2. E viceversa qui non ardet, non incendit.

    Il Signore disse un giorno ad Ezechiele: Quando sentirai le mie parole, le riferirai agli Israeliti (Ez 3, I7). E gli Apostoli hanno associato la preghiera e la predicazione:

    Noi apostoli, invece, impegneremo tutto il nostro tempo a pregare e ad annunziare la parola di Dio (At 6, 4). Quante volte san Paolo ripete questo pensiero! Egli domanda le preghiere degli efesini: Pregate perché Dio mi faccia trovare parole decise con cui far conoscere la verità del suo messaggio (Ef 6, I9). Egli chiede le preghiere dei colossesi: Pregate anche per me, perché Dio mi offra buone possibilità di diffondere il suo messaggio e di parlare del progetto di salvezza rivelato da Cristo. Per questo mi trovo ora in prigione. Ma voi pregate che io possa ancora predicare e parlare, così com'è mio dovere (Col 4, 34). Egli domanda le preghiere dei

    tessalonicesi: Pregate perché la parola del Signore si diffonda e sia bene accolta come accade tra voi (2 Tes 3, 1). Ascoltiamo pure queste parole di san Gregorio Magno: Prius aurem cordis aperiat voci Creatoris, et postmodum os sui corporis aperiat auribus plebis. Sant'Agostino stima che il predicatore Pietate. L'arte di ben predicare non si apprende nelle scuole, ma in ginocchio.

    II. Un'importante condizione per il successo nella predicazione è la conoscenza della vita moderna e lo spirito d'attualità.

    Bisogna però ben comprendere il senso di quest'espressione. S'ingannerebbe a partito il predicatore che, allo scopo di riuscire più interessante divenisse una gazzetta vivente, annunciando dalla cattedra di verità tutte le notizie del giorno, facendo delle applicazioni tirate per i capelli, e ciò per predicare in una maniera nuova e moderna.

    Non é questo ciò che noi intendiamo, indicando tra i mezzi di successo nella predicazione la ricerca dell'attualità e la comprensione della vita moderna. Si tratta di ben altro. La pietà personale, lo zelo e la vita degna del predicatore ancora non bastano, ma occorre che egli sappia come far amare le verità religiose all'uomo del giorno d'oggi.

    I fedeli hanno su questo punto una profonda intuizione e s'accorgono presto se dall'alto del pulpito, vengono presentate loro senza vita e senz'anima, le antiche verità tradizionali, sotto frasi ridondanti e fiumi di parole, con voce altisonante, oppure se hanno davanti un fratello, uno uguale ad essi, un uomo che vive nel mondo attuale, un uomo dei nostri giorni, la cui anima vibra con l'anima di tutti quelli che cercano Dio; un uomo, la cui anima trema nelle lotte della vita, un uomo che, con calore ed affetto, tende la mano ai suoi fratelli per condurli fino al Cuore di Cristo, dove egli, prete, è già arrivato e dove ha trovato la pace.

    Se gli uditori sentono la forza della vita spirituale che trabocca dall'anima del predicatore, se loro sentono la sua anima sospirare, bruciare, lottare e soffrire sotto la corrente di una vita soprannaturale ad alta tensione, se vedono come egli trova la sua gioia e stima suo sacro dovere di ravvivare le piccole lampade dei suoi uditori a contatto della corrente vivificante e liberatrice di Cristo, allora una predicazione di tal genere risponde alle esigenze del tempo attuale.

    Questa è l'attualità, l'adattamento alla vita moderna che noi reclamiamo: una predicazione nella quale i fedeli s'accorgano che il loro sacerdote non si smarrisce in ragionamenti nebulosi e non si trattiene in considerazioni puramente ascetiche, allontanandosi completamente dalla vita reale. Non comportatevi come se foste i padroni delle persone a voi affidate, ma siate un esempio per tutti (1 Pt 5, 3).

    Se i fedeli potessero rendersi conto che l'oratore segue con calda simpatia le dure lotte della vita, e conosce con anima compassionevole le privazioni sovrumane dell'esistenza attuale, e possiede uno sguardo chiaro e lucido al quale possono con tutta tranquillità affidare la condotta delle loro anime tormentate!

    Leggere nelle profondità delle anime, scoprire movimenti e gli intimi pensieri in modo da rispondere anche ai più segreti quesiti, con una predicazione adattata alle esigenze della vita moderna! Non è così che può predicare il sacerdote che passa la sua vita in un ufficio, in un segretariato, in una biblioteca o al suo tavolo. Non può predicare così che il sacerdote che confessa parecchio e si trattiene spesso con i suoi fedeli.

    La predicazione del prete che sente quotidianamente giungere fino a lui i lamenti che salgono dall'oceano della vita, avrà sempre per tema le questioni più vive e più palpitanti, e si potranno applicare a lui le parole di Emerson: Spremete le sue parole e ne uscirà del sangue.

    III. Terza condizione per una buona riuscita e la naturalezza. Predichiamo con semplicità d'espressione.

    L'uomo moderno non tollera più il modo solenne ed enfatico dei nostri predecessori; egli non vuole sentire il prete fare dell'eloquenza. Ascolterà invece con attenzione se il prete converserà naturalmente con lui, con il medesimo tono, con le stesse espressioni e gesti con cui due vecchi amici si tratterebbero piacevolmente tra loro andando a passeggio.

    Il mezzo migliore per evitare la monotonia, quello che è chiamato il tono del predicatore, sarà, per il prete, il modo di esporre con tutta la sua personale convinzione, le verità che predica dall'alto del pulpito. Colui, che cerca seriamente di far penetrare le idee religiose nel suo uditorio non lo addormenterà, né lo stordirà con i suoi gridi, ma converserà con naturalezza e semplicità, in altre parole osserverà la punteggiatura, l'accentuazione, farà delle pause ed eviterà tutto ciò che è affettato ed esagerato.

    È precisamente così che ci si assicura una buona riuscita. Il predicatore ha il compito di influire sui suoi uditori, di persuaderli.

    Perciò occorrono tre cose, richieste non solo dalla psicologia moderna, ma già da Cicerone: Tribus rebus omnes ad nostram sententiam perducimus: aut dicendo, aut conciliando, aut permovendo, cioè: esporre chiaramente il soggetto (dicendo), renderlo simpatico (conciliando), e suscitare l'entusiasmo (promuovendo). Il primo fedele di un buon curato è lui stesso, il che vuol dire che un buon discorso deve produrre il suo effetto più profondo, sullo stesso predicatore. Il predicatore, durante la sua preparazione, cerca i mezzi e la maniera di far penetrare nella propria vita, le conseguenze pratiche del suo soggetto e osserva gli ostacoli che gli impediscono il cammino; il suo discorso è penetrato di tale profondità, di tale calore e di tale forza che non permette all'anima degli uditori di resistere. Il predicatore, la cui anima è passata per queste differenti fasi caratteristiche, e che conosce per esperienza le loro ripercussioni nell'anima altrui, saprà convincere gli uditori che le verità che loro annuncia sono realmente indispensabili, perché danno la forza nella lotta, la consolazione nel dolore, la luce nelle tenebre e la ricompensa nella vittoria.

    IV. L'uso di quei predicatori che cercano nei tanti avvenimenti della vita quotidiana gli esempi per toccare più al vivo l'anima dei loro ascoltatori, è certamente utile. è innegabile che l'inserzione d'esempi e di fatti, ha allargato i limiti così rigidi in altri tempi, e ha dato alla

    predicazione un'andatura che colpisce maggiormente l'immaginazione.

    I predicatori così detti classici hanno evitato per principio l'uso degli esempi. Ma chi preferisce l'efficacia della predica alla conformità della stesa alle regole classiche, li può tranquillamente adoperare. Sempre con misura, naturalmente, e a tempo e luogo.

    Un avvenimento qualunque della vita, può costituire un eccellente esordio (exordium ab illustratione) solo che rispondi all'idea fondamentale della predica. Allo stesso modo possiamo dare una conclusione impressionante se abbiamo sottomano un tratto che riassuma tutto l'argomento studiato. Ma possiamo utilizzare con grande profitto, tanto i fatti veri e gli esempi quanto le allegorie, le metafore e le parabole nel corpo stesso della predica.

    Succede spesso anche a persone colte, di aprire il giornale della domenica prima di tutto alla pagina del supplemento illustrato. La psicologia moderna ha constatato che anche gli intellettuali pensano per immagini e non solamente per idee astratte; quanto poi alla massa del pubblico di media levatura, le sarà sempre molto difficile di pensare senza ricorrere alle immagini.

    E se possiamo anche illustrare questa o questa altra verità astratta con un esempio che colpisca, con un esempio interessante preso dalla vita attuale, non solamente otterremmo dai nostri ascoltatori un'attenzione più grande che farà maggiormente penetrare in essi l'idea fondamentale, ma, cosa ancor più preziosa, essi vedranno che quanto noi predichiamo può essere praticato.

    L'uso degli esempi ostacola talvolta lo sviluppo logico del pensiero e lo svolgimento della predica, ma in vista del suo effetto possiamo ben chiudere gli occhi su tale imperfezione. E se Nostro Signore, non ha sdegnato di adoperare gli stessi esempi, noi non dobbiamo ometterli.

    Se il divino Maestro si fosse mantenuto, nei suoi discorsi, altrettanto nebuloso ed astratto quanto molti predicatori, è certo che non sarebbe stato compreso; invece Nostro Signore nelle sue predicazioni ha usato frequenti esempi: la messe biondeggia, il fico rinverdisce, il giglio schiude i fiori, il tramonto arde, la fiamma brilla, tutto, anche la natura inanimata vive.

    L'uso d'esempi, di concetti, di fatti e di parabole, atro non è se non il rinnovamento dell'antica biblia pauperum. Noi ci adattiamo così più facilmente alle esigenze della moderna psicologia e pedagogia religiosa, secondo le quali non basta soltanto esporre le verità della fede in modo razionale, ma è necessario sforzarsi di farle penetrare nelle anime per mezzo dell'immaginazione e della sensibilità. Solamente in questa maniera, la predica diverrà per le anime una sorgente di vita.

    Ora, il fatto che una predica è sorgente di vita per l'anima, é il miglior segno del suo successo.

    V. Ma per essere efficaci ci è ancora necessario di fare un maggior uso della psicologia. Ci spiegheremo:

    A) Nell'insegnamento della facoltà di teologia il primo posto tocca naturalmente alla logica, al ragionamento e all'argomentazione. I futuri sacerdoti devono dimostrare, seguendo le regole di una logica rigorosa, con prove e argomenti, che tutti i nostri dogmi, tutti i nostri obblighi morali poggiano sopra basi solide e sono verità che non possono venir messe in dubbio.

    Ma accanto a ciò sta il pericolo che il prete continui a seguire in pulpito il metodo dei suoi manuali di teologia e che i suoi ascoltatori vengano sommersi da un fiotto d'argomenti e di sillogismi. Il successo di una predica non è assicurato dal fatto che noi abbiamo provato con chiarezza luminosa, la

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