Ragazze alla pari? La mia esperienza nell'universo astratto delle au pair
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Anteprima del libro
Ragazze alla pari? La mia esperienza nell'universo astratto delle au pair - Elisa Trabona
Dedica
A tutte le aspiranti ragazze alla pari, con tutto il cuore, la stima, il coraggio.
Introduzione
Scrivo questo libro come ex ragazza alla pari, un’esperienza a cui ho partecipato diversi anni fa e che non potrò mai dimenticare. Sicuramente molte persone hanno già sentito questa espressione: au pair
in francese, o ragazza alla pari
.
Per chi non lo conoscesse, il programma au pair consiste nel raggiungere un Paese straniero ed abitare in una famiglia con figli allo scopo di prendersi cura di loro. I compiti di una ragazza o un ragazzo alla pari sono di curare tutto ciò che riguarda i figli di una famiglia ospitante, che in cambio offre vitto, alloggio e un compenso settimanale all’au pair. Inoltre, è prevista la frequentazione di uno o più corsi universitari a scelta dell’au pair, in modo da avere anche una piccola istruzione accademica nel Paese ospitante, senza trascurare lo sfondo di questo programma che equivale a quello di tanti altri: lo scambio culturale.
Premetto alle mie lettrici e ai miei lettori che questa prosa non è una critica, una lamentela, uno sfogo, un pentimento, una recensione, un diario di viaggio, un consiglio, una lezione e soprattutto non è filosofia. Questa prosa non è altro che il semplice racconto di un’esperienza personale non completata, che ha scopo informativo, ma anche analitico, in quanto analizza, appunto, cosa spinge una/un giovane ad aderire a questo programma, con i suoi benefici, le sue difficoltà, i suoi insegnamenti, e soprattutto quel che lascia alla persona stessa al suo termine. Con questo libro spero di essere d’aiuto alle/ai ragazze/i che vogliono intraprendere questa avventura e auguro ad ognuno di loro una buona lettura e un’eccezionale avventura!
1 CAPITOLO PRIMO
Riflessioni sul perché delle nostre azioni
Eh sì… chi l’avrebbe mai detto? Non certo io! Anni e anni di speranze riposte in un sogno che finalmente pare avverarsi, seppure un sogno vero e proprio… non è.
Questo libro non è che un semplice connubio di riflessione e informazione completo di opinioni, impressioni e pensieri personali al fine unico di consentire a chi legge e specialmente a chi intende vivere un’esperienza di questo tipo di riflettere sul perché delle proprie azioni, delle sue decisioni, dei suoi progetti, dei suoi pensieri e ahimè, dei suoi desideri. Già, perché spesso è quasi tutta colpa loro! In questo frangente, però, l’età è un fattore, secondo me, assolutamente ininfluente. È troppo facile incolpare l’adolescenza, le cattive compagnie, l’influsso esercitato dagli altri, la pigrizia, il non sapere cosa si vuole dalla vita: gli errori
, che nella maggior parte dei casi non definirei errori, ma sviste o sfortune, probabilmente sono solo una conseguenza dei desideri e della fretta di vederli realizzati.
Perché i desideri?
Senza, probabilmente, la vita avrebbe meno senso, o non ne avrebbe affatto. Non siamo noi a cercarli, bensì, sono loro a trovarci e non escludo che anch’essi, in fondo, non siano altro che veri e propri sentimenti travestiti da progetti. Analizziamone più accuratamente la catena: in che modo nasce il desiderio per qualcosa? Prima di tutto percezione, poi relativo sentimento, poi idea di progetto, poi organizzazione dei mezzi per realizzarlo, poi faccia a faccia con parenti/amici/conoscenti, in modo che ne siano al corrente e lo accettino (quest’ultima parte è leggermente più complicata, ma la affronteremo come le altre), poi l’attuazione del desiderio. Queste sono quelle che io chiamo "fasi del desiderio". A questo punto, ripartendo da inizio paragrafo in cui si introduceva il tema, possiamo dire che il desiderio è un sentimento verso qualcosa che può tramutarsi in progetto.
Perché la fretta di realizzarli?
I desideri non sono diversi dall’amore e dall’amicizia. Nascono da qualcosa o da qualcuno che notiamo, che desta la nostra attenzione in modo positivo (percezione), per un motivo o per un altro. Crescono dentro di noi perché ci affezioniamo a qualcosa o a qualcuno (sentimento) finché, come una pianta, vengono seminati (attuazione) in attesa prima dei germogli e poi della fioritura.
La fretta è spesso scaturita da stati d’animo come la paura di perdere un’occasione, quella di fallire nella propria ambizione, o il timore di dover aspettare troppo a lungo, fino a non poter più realizzare il progetto.
Non dimentichiamo, però, quell’insieme di aspetti esterni alla persona (faccia a faccia), che danno un forte contributo nell’indurla ad agire in fretta, trascurando così i dettagli del progetto e facendone una valutazione poco accurata, che spesso sfocia in risultati negativi quali delusioni, pentimenti e risentimenti. Analogamente, quando si è affezionati a qualcuno, si può decidere di ingoiare rospi sgraditi per paura di perderlo. Malgrado questa consapevolezza sappiamo che alcuni di questi qualcuno, senz’altro, non meritano più di tanto. Perché, allora, continuiamo a ingoiare rospi? Perché presa coscienza delle condizioni avverse e vista, ciononostante, la persistenza del desiderio dentro di noi, finiamo per dar retta solo alla radice del tutto, cioè il sentimento, allo scopo di realizzare cose che magari sarebbe meglio evitare (anche solo per quel momento) e che, se organizzate male o non organizzate affatto, non possono che dissestarci la strada verso la meta?
Per rispondere a questa domanda vorrei entrare più nel dettaglio nell’analisi di quelli che spesso e malvolentieri costituiscono i fattori esterni alla persona, vale a dire, tutto ciò che non dipende da sé, né dall’intensità del proprio sentimento verso qualcosa, né dall’impegno impiegato per realizzare un desiderio:
il dissenso della famiglia
il dissenso degli amici
l’impossibilità economica e il ruolo della società
Al di là della sensibilità di ogni singolo individuo verso fatti, persone, tematiche e dell’influenza esercitata da altri sull’individuo stesso, per quanto mi hanno permesso di constatare i fatti su molte delle persone che mi circondano, questi tre aspetti sono i principali responsabili della fretta, delle valutazioni poco accurate e dei conseguenti risvolti negativi che può incontrare chi ha uno o più desideri e intende realizzarli.
Vorrei premettere che ciò che sto per raccontare si basa esclusivamente su quanto emerso da fatti ed episodi di vita accaduti a persone interne ed esterne alla mia vita e non sono in alcun modo frutto di opinioni, pensieri, o pregiudizi personali. Inoltre, quanto riportato nelle righe sottostanti, non costituisce un’indiretta responsabilizzazione, né una colpevolizzazione verso genitori, parenti in generale, insegnanti, amici o conoscenti per quanto riguarda fatti o esperienze negative che qualcuno potrebbe aver vissuto in relazione a queste persone, che, tuttavia, spesso hanno una grossa fetta di colpa. Infine, nulla di quanto scritto di seguito intende influenzare le categorie sopra nominate o i lettori di questo libro per alcuno scopo.
Il dissenso della famiglia
Quante volte ci è capitato di sentir dire: "Vorrei, ma mia madre non me lo permette,
Per me è importante, ma mio padre mi deride,
Io volevo fare architettura, ma i miei mi hanno obbligato a studiare legge,
Quando non sono d’accordo con me i miei genitori mi dicono: Guarda tua sorella, lei sì che è una figlia modello,
Secondo me è un ragazzo intelligente, ma la mia migliore amica dice che è stupido,
È una bella idea, ma il mio professore dice che non è adatta a me"… e così via?
La sensibilità di una persona rispetto alle valutazioni provenienti dall’esterno, siano esse richieste o meno, non è qui in discussione. Al contrario, vorrei analizzare le cause e le conseguenze di un’eventuale divergenza di opinioni e come ciò possa indurre una persona a prendere o a modificare le sue decisioni, ingiustamente da un punto di vista morale ed effettivo.
Non deludere il papà, non deludere la mamma, magari perché da giovani non hanno potuto avere ciò che noi abbiamo, magari perché il fatto di aver avuto noi ha cancellato i loro progetti, magari perché si aspettano qualcosa di ben preciso da noi come riscatto per le loro mancanze oppure perché semplicemente ci vedono in un certo ruolo: qualunque sia il motivo quali sono le ragioni che ci spingono a seguire un’onda che non vorremmo seguire? Forse la paura di deluderli, forse la paura di ferirli, forse la paura di una perdita di fiducia nei nostri riguardi perché abbiamo agito come non si aspettavano e perché questo potrebbe portare ad indebolire un rapporto magari fino a questo momento molto più diretto e naturale. Perché rovinare un’armonia? Perché rovinare un equilibrio? Forse per qualche opinione contrastante? Ne vale la pena?
Deludere… Abbiamo mai pensato veramente a cosa significa? Forse, in questo ambito, non ha molto senso. Dopotutto nessuno ha mai incaricato altri di crearsi delle aspettative sul proprio conto, né fatto promesse, accordi, o firmato contratti. Se altri hanno riposto speranze o convinzioni su qualcosa o qualcuno, dal momento che si tratta di un esame
non ufficiale, questi altri dovrebbero anche essere pronti a ricevere qualsiasi esito dal qualcosa o qualcuno in questione, e in mancanza di una premessa e/o promessa di base non sono attribuibili punizioni morali né comportamentali a nessuno, così come non dovrebbero esserlo in caso di errori o di sfortune. Sì, parliamo di un vero e proprio esame a cui qualcosa o qualcuno viene sottoposto da altri senza saperlo né volerlo (per questo, dunque, non ufficiale), ragion per cui non può essere richiesto né preteso niente dallo studente
in oggetto. In una situazione del genere certi genitori dovrebbero ricordare che prima di essere genitori sono stati figli, che prima di essere stati adulti sono stati bambini e ragazzi e soprattutto che tale cosiddetta delusione
non è una loro esclusiva, ma che può essere associata a chiunque da chiunque, per esempio anche da un figlio nei loro confronti.
Quali sono le conseguenze di una scelta
non voluta (quindi una non-scelta) per una ragazza o un ragazzo sul piano personale? Probabilmente un pentimento o un rimpianto eterno, probabilmente un’infarinatura di antagonismo, magari inconscio, verso i genitori (se costituivano loro gli esaminatori), probabilmente un senso di ingiustizia subita che la/lo rincorrerà per il resto dei suoi giorni, probabilmente amarezza, probabilmente tristezza e non sto ad aggiungere altro, o suppongo che la lista diventerebbe davvero interminabile.
Non bisogna dimenticare che i protagonisti della nostra vita siamo NOI, ogni singolo individuo, e che nessuno meglio di noi può sapere chi siamo, come ci sentiamo, o cosa vogliamo. Forse dovremmo imparare ad ascoltare sempre e a riflettere di più, ma senza mai perdere in alcun caso la strada che ci siamo prefissati di seguire prima nella nostra mente e poi nel cammino della nostra vita. Se c’è un progetto c’è anche una motivazione. Se c’è un sentimento c’è anche un coinvolgimento che va oltre il puro