Donne, paure e alibi amorosi
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Anteprima del libro
Donne, paure e alibi amorosi - Marzia Benvenuti
Marzia Benvenuti
Donne, paure e alibi amorosi
A te cara ragazza mi piacerebbe donare un sorriso e voglio dire:
non preoccuparti di cosa accadrà in futuro, tu sei unica e speciale.
Non hai nessuna colpa.
A te cara ragazza voglio dire: pensa che domani, quando tornerai, sarai meno fragile di oggi.
Prometto a me stessa
Prometto a me stessa di prendermi cura di me sempre.
Prometto a me stessa di avere il coraggio di essere libera in quello che penso, in quello in cui credo e in quello che voglio.
Prometto a me stessa di avere rispetto, stima ed educazione quando mi parlo e soprattutto prometto a me stessa di non giudicarmi e umiliarmi per gli errori e/o mancati obiettivi.
Prometto a me stessa di essere grata ogni giorno per la persona che sono e di avere fiducia nelle mie capacità.
Prometto a me stessa di essere gentile perché la gentilezza è un gesto d’amore gratuito che ti dedichi.
Prometto a me stessa di smettere con tutto quello che mi fa male e che mi affossa.
Prometto a me stessa di amarmi e di onorarmi fino a quando il sipario non si chiuderà.
Da oggi prendo questo impegno con me stessa e se prometto poi io mantengo.
@cronachediunabionda
Introduzione
Ogni volta che mi ritrovo a parlare di relazioni è come essere nella scena del film Il gladiatore quando il protagonista dice: «Al mio segnale, scatenate l’inferno».
Ecco, uguale.
Il punto è che lo si fa per davvero.
Scateniamo l’inferno.
Sarà perché la stessa psicologia sociale afferma che l’essere umano nasce
nel rapporto con l’altro e cresce anche grazie alla capacità di stabilire altre relazioni adeguate che fanno parte del suo ambiente familiare e sociale. Sarà perché già il nostro amico Aristotele diceva che «colui che non ha legami è il vero schiavo», sarà perché in fondo delle relazioni ne abbiamo bisogno come l’acqua nel deserto, sarà perché semplicemente 2+2 fa 4 e nessuno si pone il problema, tuttavia le relazioni servono.
Quindi la relazione con l’altro è una parte alquanto inevitabile per noi umani, esseri definiti dagli studiosi come relazionali
.
Ma vediamo cosa significa davvero.
Da un punto di vista psicologico, relazione
presuppone un certo tipo di scambio fra le persone, che può essere di tipo sociale, lavorativo, affettivo e comporta una serie di reazioni emotive che la influenzano e ne determinano l’andamento. Ma è anche uno scambio reciproco tra due o più persone che condividono momenti, spazi, attimi.
La psicologia sociale afferma che l’essere umano nasce
nel rapporto con l’altro e cresce anche grazie alla capacità di stabilire altre relazioni adeguate.
Gli aspetti principali che spingono a intrattenere relazioni con l’altro possono essere molteplici, dall’attrazione per l’aspetto sessuale e quindi un interesse a conoscere e corteggiare, al ricercare una persona che possa trovarsi in sintonia rispetto al nostro modo di pensare, all’essere attento all’altro in modo reciproco oppure sentire la presenza di sé stessi per l’altro. Al di là delle motivazioni, il punto è che il modo in cui ci relazioniamo sarà diverso e deve essere diverso.
In che senso?
Prendiamo le relazioni sul lavoro. Non avremo lo stesso rapporto con tutti i nostri colleghi e anche il modo di comportarsi ad esempio con il capo comporterà ancora un altro tipo di relazione, così come quella con gli amici, i conoscenti, la coppia e il tuo terapeuta.
Ah sì?
Certo, perché anche con lui/lei instaurerai una relazione utile al raggiungimento del tuo obiettivo.
Ma le relazioni cambiano?
Sì, lo fanno.
Perché noi cambiamo, non siamo statici.
Ci saranno volte in cui alcune relazioni giungeranno a un termine, si esaurisce la spinta verso l’altro, si conoscono dell’altro aspetti che non si condividono e che non riusciamo ad accettare, oppure abbiamo voglia di cambiamento.
Può capitare.
È successo.
Ci saranno volte che ci ritroveremo a investire troppo nell’altro, perché l’altro è visto come assoluto, definitivo, un investimento esclusivo, senza l’altro non ci si vede. E solo attraverso l’altro saremo in grado di farlo. Penseremo che vada tutto bene, che sarà per sempre. Ma il per sempre
è un concetto sopravvalutato, specialmente quando crediamo che la nostra relazione sia la base del nostro essere. Noi esistiamo a prescindere dall’altro.
E poi ci saranno volte in cui ci ritroveremo a vivere una relazione di completamento, di scambio, di richiesta inclusiva e non esclusiva, di collaborazione e di cooperazione.
Può succedere.
È successo.
E può succedere anche che all’interno delle relazioni si verifichino incomprensioni, conflitti, periodi di difficoltà e dubbi.
Quindi?
Quindi ci saranno volte, anzi il più delle volte, in cui ogni relazione è un caso a sé, perché una relazione la fanno gli individui che la compongono.
Ho visto persone farsi la guerra per anni e continuare a stare insieme in nome di un amore che solo loro vedevano. Ho visto e vissuto anche sulla mia pelle la perdita, in termini di allontanamento di amici o presunti tali, perché in quel momento non andavamo bene e nel frattempo rivalutare quelli che avevi perduto lungo strada.
La vita è un viaggio.
E le relazioni sono un po’ come un cibo necessario e sufficiente per affrontare questo viaggio.
E come tale cambia. Pensa se tutti i giorni a ogni pasto mangiassi le penne al pomodoro. È vero che è cibo e ne abbiamo bisogno, ma dopo una settimana le penne ci usciranno dagli occhi.
Ci evolviamo, cresciamo, maturiamo, le priorità cambieranno, i valori personali prenderanno piede e anche le relazioni muteranno nel tempo.
Appartenenza, unione e riconoscimento
Amore/unione, riconoscimento e appartenenza
Tutti hanno tre bisogni fondamentali per vivere bene. Se uno di questi è carente, ti senti vuota e insoddisfatta. È importante riconoscere che questi tre bisogni fanno parte della natura dell’uomo e chi pensa di non avere bisogno di amore, riconoscimento e appartenenza, probabilmente sta mentendo a se stesso, forse perché è troppo ferito.
L’amore è l’energia universale, vieni al mondo grazie a un atto di amore e sopravvivi grazie alle cure amorevoli dei tuoi genitori o di altre figure sostitutive.
Per tutta la vita
siamo in cerca di amore.
Se non hai un partner viaggi in questa vita alla ricerca perenne dell’altra parte della mela che ti completi. E se sei in coppia cerchi sempre di alimentare l’amore, sperando che non si spenga mai.
Amore, quanti significati ha questa parola. Ogni volta che decidi di amare qualcosa o qualcuno stai comunicando un mondo intero.
Quanti amori conosci?
Ami i tuoi genitori, ami il tuo lavoro e ami tante altre cose e soprattutto devi provare amore per te stessa.
Amare però è anche difficile, perché, anche se nasci buona e amorevole, in qualche modo, nel corso della vita, il tuo bisogno di amore incondizionato viene negato. Le ferite che ti hanno inferto ti chiudono tanto da difenderti dall’amore stesso perché hai paura di essere ferita ancora.
E poi c’è il riconoscimento.
Ognuno sente il bisogno di sentirsi riconosciuto, di ricevere le giuste attenzioni dalle altre persone.
Quando nasciamo, ad esempio, abbiamo la necessità di sentire il contatto con il caregiver, di essere accolti nel suo calore, nel suo profumo, avvolti e protetti dal suo abbraccio.
Ogni bambino ha bisogno di essere guardato e di essere riconosciuto bravo e capace di fare. Per buona parte della tua vita cerchi qualcuno che ti dica bravo
. Se il tuo bisogno di riconoscimento durante l’infanzia è stato appagato, giri nel mondo piuttosto fiduciosa di fare bene il tuo lavoro.
Se invece non hai avuto abbastanza riconoscimento da bambina, sei sempre in cerca di dimostrare a te stessa e agli altri che vali, che sai fare delle cose belle, che sei la migliore.
Crescendo, cominci a sentire il bisogno di ricevere altri tipi di riconoscimento: per lo studio, per l’attività sportiva, per il raggiungimento di tappe importanti durante la vita. E per quanto guariremo dalla ferita del mancato riconoscimento, come per l’amore, ne avremo sempre in qualche misura bisogno.
Non è possibile essere soddisfatti
senza essere
in qualche modo riconosciuti dai nostri simili.
Il non sentirti riconosciuta influenzerà il tuo modo di vederti e le tue azioni.
Pensaci: se le persone ridono di te, ti svalutano di continuo e si prendono gioco di te, quale sensazione si viene a formare dentro di te? Probabilmente che ci sia qualcosa che non va, che sei incapace e per questo le altre persone hanno ragione a trattarti in quel modo. Inconsciamente, agirai così da confermare il modo in cui gli altri ti vedono, magari commettendo errori sul lavoro, ridicolizzandoti oppure evitando di prendere una posizione tra amici. E questo perché spesso la tua storia e le tue esperienze ti insegnano che è meglio ricevere attenzioni per te denigranti e deleterie, piuttosto che essere ignorati e non riceverne affatto.
Ma tu sei
quello che sei.
Il motivo per cui ti parlo del bisogno di riconoscimento, deriva dalla stretta connessione che questo ha con l’autostima e con il tuo benessere psico-fisico. Il punto centrale è che l’autostima è una certa convinzione riguardo a noi stessi, è quell’idea sentimentale che in qualche modo influenza tutto.
L’autostima, pur essendo un fattore intimo e individuale, nasce dalle relazioni e influenza le relazioni. L’autostima che hai in dotazione dalla nascita influenzerà la tua infanzia. Nelle fasi iniziali, un bambino non ha bisogno di essere educato all’autostima perché la ricerca in modo spontaneo nel gioco e nell’affetto, poi questa verrà messa alla prova dalla realtà della vita.
L’autostima muta attraverso l’interpretazione delle esperienze di vita, fatte di prove, relazioni sociali e affettive. Se un professore