Tempi di lettura: Media, pensiero, accelerazione
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Pier Cesare Rivoltella è professore ordinario di Didattica e Tecnologia dell’istruzione presso l’Università Cattolica di Milano dove ha fondato e dirige il cremit (Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, l’Innovazione, la Tecnologia). Tra i suoi ultimi lavori per Scholé: Il corpo e la macchina. Tecnologia, cultura, educazione (2019); Un’idea di scuola (2018), Tecnologie di comunità (2017), L’agire didattico. Manuale per l’insegnante (con P.G. Rossi, 2017).
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Anteprima del libro
Tempi di lettura - Pier Cesare Rivoltella
In copertina: foto di Comfreak da Pixabay (part.).
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Scholé è un marchio dell’Editrice Morcelliana
© 2020 Editrice Morcelliana
Via Gabriele Rosa, 71 - 25121 Brescia
LegoDigit srl - Via Galileo Galilei 15/1 - 38015 Lavis (TN)
ISSN 2282-6076
ISBN 978-88-284-0268-8
Sommario
Introduzione
1.
Leggere e scrivere al tempo
del digitale
Crisi della lettura?
Il cervello che legge
Leggere in profondità
La scrittura che cambia
Virtualità e tridimensionalità della scrittura digitale
Autorialità, ipermedialità, multimedialità, multimodalità
Scrivere e leggersi nel Web
Una cultura espansa della scrittura
Freedom writers
Il tempo, probabilmente
2.
Tempo, velocità, accelerazione
La velocità come categoria interpretativa della comunicazione umana
La società dell’accelerazione
Il profumo del tempo
I media, complici non cause
3.
Pensieri veloci, pensieri lenti
È il mercato, baby!
Decidere nelle organizzazioni: una nuova economia del pensiero
Tempo, cervello alto, cervello basso
4.
Una pedagogia della lentezza?
Accelerare
Rallentare
Vita attiva e vita contemplativa
Trovare assi di risonanza
Conclusione: age quod agis
Bibliografia
Indice dei nomi
Nella stessa collana
Introduzione
Machiavelli si trova in esilio, nella tenuta dell’Albergaccio, a San Casciano in Val di Pesa, sulla strada che collega Firenze a Siena. Per chi ci sia stato tutt’altro che un brutto esilio. È il 10 dicembre del 1513 e il grande fiorentino risponde alla lettera del suo amico Francesco Vettori, fiorentino anche lui, ambasciatore dei Medici a Roma. La lettera è famosissima perché fornisce preziose informazioni biografiche sull’Autore ma soprattutto per la descrizione che Machiavelli fa dell’incontro serale con i suoi
Classici:
«Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; e in sull’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro»¹.
Machiavelli non sente alcuna noia
per quattro ore: il tempo vola, non si accorge che passa. È quel che succede quando si è impegnati in attività che coinvolgono e interessano. Si verifica una sorta di inversione rispetto a quanto normalmente succede quando, presi dalla fretta, preoccupati che il tempo non basti per fare tutto quello che c’è da fare, si ha la percezione di un tempo dilatato, sembra che la giornata sia stata interminabile. Qui no: nessuna noia, il tempo si ferma, la durata scompare sostituita da una vera e propria estasi temporale.
Ancora. Machiavelli si dimentica di tutto e nemmeno il pensiero della morte lo preoccupa più. È il senso dell’otium: la sospensione delle occupazioni ordinarie, la sostituzione del lavoro, della fatica, con il divertimento dello spirito, la libertà della mente di immaginare. Si tratta di un vero e proprio stato di grazia: il mondo è chiuso fuori e non c’è più nulla se non il libro aperto sul tavolo.
Ed ecco, da ultimo, la spiegazione di tutto questo: in quel momento di sospensione temporale, in quella pausa di tutte le occupazioni, Machiavelli si trasferisce
completamente nei suoi testi. Ci entra dentro, diviene parte del loro mondo: il mondo del testo diviene in quel momento il suo mondo, si sostituisce al mondo reale. È quanto rende possibile l’identità proiettiva (Gee, 2007), ovvero la volontà di muoversi e di stare dentro lo spazio del testo, di assumere le forme di un personaggio, di vivere nei suoi panni la sua vicenda.
Penso sempre a queste righe quando rifletto su cosa sia diventata la lettura oggi. Penso a come sia diventato difficile trovare quello spazio di tempo disteso in cui sprofondare in un libro. E penso a come la descrizione di Machiavelli sia perfetta per definire quello che Maryanne Wolf (2018) chiama lettura profonda
associando solo a questa pratica il piacere del testo e la possibilità di ottenerne una comprensione penetrante, fatta di inferenze, di anticipazioni, di empatia nei confronti dei personaggi, di comparazioni con altri mondi letterari. Un lavoro, quello della lettura profonda, che coinvolge e arricchisce, sviluppando competenze che poi possono essere spese in altri contesti e in altre attività.
Su questo tema ho avuto la possibilità di soffermarmi a più riprese negli ultimi anni² sollecitato a capire in che misura la diffusione sociale dei media digitali abbia inciso e stia ancora incidendo sulla modificazione profonda delle nostre pratiche di lettura e scrittura. La risposta, che consegno a queste pagine,