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Teoria della Moneta Moderna: Un manuale di macroeconomia per sistemi monetari sovrani
Teoria della Moneta Moderna: Un manuale di macroeconomia per sistemi monetari sovrani
Teoria della Moneta Moderna: Un manuale di macroeconomia per sistemi monetari sovrani
E-book592 pagine8 ore

Teoria della Moneta Moderna: Un manuale di macroeconomia per sistemi monetari sovrani

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Info su questo ebook

Le conseguenze dell'abbandono del gold standard e dell'adozione di un modello di moneta fiat non sono state comprese. La verità è che i libri di testo di macroeconomia sarebbero dovuti essere riscritti e i programmi politici rivisti, ma nulla di tutto ciò è cambiato. Le lezioni di macroeconomia nelle università sono continuate con lo stesso programma e i politici hanno mantenuto gli stessi vecchi discorsi. Tuttavia, sono cambiate tutte le dinamiche attorno alle università e alla politica; il problema è che nessuno (tranne un piccolo numero di economisti) fa lo sforzo intellettuale necessario per tradurre questo cambiamento in teoria economica.
Lo sforzo intellettuale che è stato fatto nel campo della fisica dopo la comparsa, per esempio, della teoria della relatività o del modello copernicano, in economia non è stato fatto dopo la comparsa della moneta fiat. La Teoria della Moneta Moderna è l'incarnazione di questo sforzo intellettuale. Questo libro espone chiaramente ciò che il denaro è realmente e, cosa più importante, espone le politiche economiche che dovrebbero essere perseguite al fine di attuare un programma politico coerente con questa realtà. Il denaro è il debito dell'entità che lo emette, non è una merce. Questo rende il denaro intangibile, così come, per esempio, il centimetro è intangibile rispetto alla lunghezza o il grammo lo è rispetto al peso. Questa è la verità del denaro fiat.
LinguaItaliano
EditoreLola Books
Data di uscita12 ott 2021
ISBN9783944203591
Teoria della Moneta Moderna: Un manuale di macroeconomia per sistemi monetari sovrani

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    Anteprima del libro

    Teoria della Moneta Moderna - L. Randall Wray

    INTRODUZIONE:

    I FONDAMENTI DELLA TEORIA DELLA MONETA MODERNA

    In questa introduzione offriremo una breve sintesi dei fondamenti della Teoria della Moneta Moderna (TMM). Non ci addentreremo nelle profondità di teorie o politicche, ma offriremo invece una panoramica delle conclusioni. L’obiettivo è spiegare perché sia importante capire l’approccio della TMM. Molti lettori mi hanno raccontato come la comprensione della TMM abbia cambiato completamente il loro modo di guardare l’economia.

    Al termine di un lungo semestre di seminari di macroeconomia per specializzandi alla University of Missouri-Kansas City, uno dei miei studenti ha adottato un approccio del tutto nuovo per la sua presentazione finale in classe. Ha distribuito ad ogni partecipante un paio di occhiali con lenti deformanti, chiedendo di indossarli. Dopo pochi minuti durante i quali i nostri occhi cercavano di adattarsi alla visione deformata, lo studente disse è così che il mondo macroeconomico mi appariva all’inizio del semestre. Ora lo vedo in un modo totalmente nuovo. Levatevi gli occhiali e vedete le cose chiaramente.

    La TMM è un approccio relativamente recente, sviluppato a partire dalle intuizioni di John Maynard Keynes, Karl Marx, A. Mitchell Innes, Georg F. Knapp, Abba Lerner, Hyman Minsky, Wynne Godley, e molti altri. Esso sta, per così dire, sulle spalle dei giganti.

    Il suo campo di ricerca si è esteso alle sotto-discipline dell’economia, incluse la storia del pensiero, la storia economica, la teoria monetaria, la disoccupazione e la povertà, la finanza e le istituzioni finanziarie, i saldi settoriali, i cicli e le crisi, e la politica fiscale e monetaria. Ha contribuito ad aggiornare e sintetizzare diversi filoni teorici, per la maggior parte eterodossi e fuori dal coro.

    Negli ultimi 4000 anni (almeno, come dice Keynes), il nostro sistema monetario è stato un sistema di moneta di stato. Si tratta, per semplificare, di un sistema nel quale lo stato decide la moneta di conto e impone obblighi (tasse, tributi, decime, multe, e commissioni) denominati in quella unità monetaria, ed emette una valuta accettata come pagamento di questi obblighi.

    Forse il contributo originale più importante della TMM è stato lo studio dettagliato del coordinamento di operazioni tra il Tesoro e la Banca Centrale. Le procedure previste possono offuscare il modo con il quale il governo spende realmente.

    Mentre 200 anni fa era ovvio che il Tesoro spendesse attraverso l’emissione di valuta e tastasse ricevendo pagamenti nella sua stessa valuta, ora le cose sono un po’ diverse, poiché la Banca Centrale fa e riceve pagamenti per conto del Tesoro.

    Tuttavia, come la TMM ha mostrato, in sostanza nulla è cambiato. Nonostante vi sia maggiore complessità, non si perde nulla di significativo affermando che il governo spende valuta in essere e i contribuenti usano quella stessa valuta per onorare i loro obblighi nei confronti dello stato.

    La TMM trae delle conclusioni scioccanti per tutti coloro che hanno subito l’indottrinamento delle opinioni diffuse. Soprattutto, essa sfida la visione ortodossa sulla finanza pubblica (e sui pericoli dei deficit di bilancio), la politica monetaria, la cosiddetta Curva di Phillips (inflazione-disoccupazione), il trade-off, il senso dei tassi di cambio fissi (e quello di prender parte all’Unione Monetaria Europea!), e sugli sforzi folli per perseguire il surplus di bilancio.

    Per la maggior parte delle persone, la più grande sfida a tali convinzioni, tanto amate, è l’affermazione della TMM secondo cui le finanze di uno Stato sovrano non assomigliano per niente a quelle delle famiglie o delle aziende. Mentre sentiamo tutto il tempo frasi come se gestissi il budget della mia casa come il Governo Federale gestisce il suo, farei bancarotta, seguite da quindi, dobbiamo far sì che il deficit pubblico sia sotto controllo, la TMM sostiene la falsità di questa analogia. Lo Stato sovrano non può diventare insolvente nella sua propria valuta; esso potrà sempre effettuare i pagamenti poiché questi sono dovuti nella sua stessa valuta.

    Infatti, se il governo spendesse e prestasse valuta in essere, chiaramente non necessiterebbe di gettito fiscale prima di poter spendere. Inoltre, se i contribuenti pagano le loro tasse usando valuta, allora il governo deve spendere prima che le tasse siano pagate. Tutto ciò era ovvio 200 anni fa, quando i re coniavano le monete per spenderle, ricevendo poi le stesse monete sotto forma di tasse.

    Si noti che utilizziamo ancora l’espressione tax return restituzione delle tasse quando versiamo i tributi. Cosa restituiamo? Restituiamo al nostro Stato sovrano la sua propria valuta (assieme a una dichiarazione indicante quanto gli dobbiamo). In passato, per onorare i nostri obblighi contributivi avremmo restituito al governo le sue monete, bastoni da conteggio, banconote, e altre forme di valuta. In inglese, l’onorare gli obblighi contributivi, è chiamato revenue gettito. La parola inglese deriva dal francese revenu, che a sua volta proviene dal latino reditus che significa restituzione o tornare indietro. Cosa sta tornando indietro allo Stato quando si versano le tasse? La valuta dello Stato medesimo.

    Riscontrare questo sistema è adesso più difficile, perché gli Stati moderni hanno banche proprie – le Banche centrali – le quali fanno e ricevono pagamenti in loro vece. Questi pagamenti sono perlopiù elettronici. Di conseguenza, gli Stati moderni non effettuano pagamenti ricorrendo a monete e banconote, né riscuotono le tasse sotto forma di monete o banconote. Essi invece danno istruzione alle loro Banche centrali di fare i pagamenti al loro posto, attraverso l’accreditamento nei conti bancari; il pagamento delle tasse, invece, porta le Banche centrali ad addebitare i conti bancari.

    Poche persone capiscono queste procedure contabili, e spesso la spesa dello Stato non è di facile comprensione. Le persone possono essere fuorviate dalle analogie con i budget dei nuclei famigliari. Sembra ragionevole sostenere che, per spendere, gli Stati necessitino il gettito, proveniente dai pagamenti delle tasse da parte delle famiglie.. In realtà, accade l’esatto contrario: le famiglie possono pagare le tasse solo se lo Stato ha già speso!

    Un’altra consapevolezza scioccante è che lo Stato sovrano non ha bisogno di prendere a prestito la sua valuta per spendere. Esso, infatti, non può prendere a prestito valuta che non ha ancora speso. Questo perché la TMM considera la vendita di titoli di Stato come qualcosa di assai diverso dal prestito.

    Quando lo Stato vende i titoli, le banche li comprano offrendo riserve detenute presso la Banca Centrale. La Banca Centrale addebita i depositi di riserva delle banche che comprano e accredita titoli di Stato nel conto della banca. Piuttosto che ritenerlo come un indebitamento da parte del Tesoro, potresti consideralo simile allo spostamento di depositi dal tuo conto corrente in un conto di risparmio per guadagnare un interesse maggiore. E infatti, i titoli del tesoro non sono altro che un conto risparmio presso la Banca Centrale, che paga interessi maggiori di quelli dei depositi di riserva (i conti correnti delle banche) detenuti nella banca centrale.

    La TMM ammette che le vendite di titoli emessi da Stati sovrani siano funzionalmente equivalenti alle operazioni di politica monetaria. Sebbene questo sia un po’ troppo tecnico, lo scopo operativo di queste vendite di titoli è aiutare la Banca Centrale a raggiungere il tasso d’interesse overnight. Le vendite di titoli sono usate per rimuovere le riserve in eccesso che eserciterebbero una pressione al ribasso sui tassi overnight. Gli acquisti di titoli da parte della Banca Centrale aggiungono riserve al sistema bancario, evitando un aumento dei tassi overnight.

    Perciò, negli Stati Uniti la Fed¹ e il Tesoro collaborano per usare la compravendita di titoli in modo tale da permettere alla Fed di mantenere l’obiettivo sui tassi della federal reserve. Questo in realtà è diventato più semplice negli ultimi anni poiché adesso la Fed paga gli interessi sulle riserve – cosicché essi sono funzionalmente equivalenti alla detenzione di titoli. Per questa ragione, la compravendita di titoli è diventata anacronistica. I titoli non sono necessari né per finanziare la spesa pubblica, né per aiutare la banca centrale a raggiungere il suo obiettivo di tasso.

    Non avrete bisogno di capire ogni cosa per afferrare il punto centrale: gli stati sovrani non hanno bisogno, per spendere, di farsi prestare la loro stessa valuta! Essi offrono titoli del tesoro che maturano degli interessi come strumento usato da banche, aziende, famiglie, e stranieri per ottenere degli interessi. Questa è una scelta politica, non una necessità. Lo Stato non ha mai bisogno di vendere dei titoli prima di spendere, e infatti non può vendere titoli se non dopo aver rifornito le banche della valuta e delle riserve necessarie affinché queste possano acquistare i titoli. Esso fornisce la valuta e le riserve spendendole (politica fiscale) o prestandole (politica monetaria).

    Così, proprio come nella relazione tra tasse e spesa – con la raccolta delle tasse successiva alla spesa –, dovremmo pensare alle vendite di titoli come a qualcosa che accade dopo che lo Stato ha già speso o prestato la valuta e le riserve.

    La maggior parte degli americani conoscono bene la frase alzare un bastone, che si riferiva all’uso dei bastoni da conteggio bucherellati impiegati come valuta dai monarchi europei. I bastoni erano divisi in due parti e appaiati dall’erario il giorno delle tasse. Quando le tasse venivano pagate, l’obbligo della corona era di riconoscere il suo debito come azzerato, nel momento in cui l’obbligo del contribuente di pagare il debito era soddisfatto. Chiaramente, il contribuente non poteva riconsegnare i suoi bastoni da conteggio prima che questi fossero stati spesi.

    Molte persone si stupiscono quando sentono che le banche operano in modo simile. Centocinquanta anni fa, una banca avrebbe emesso, nell’emissione di un prestito, le sue proprie banconote. Il debitore avrebbe ripagato il debito consegnando delle banconote. Le banche dovevano creare il denaro prima che i debitori potessero soddisfare i loro debiti con delle banconote. Oggi le banche creano depositi quando prestano, e i prestiti sono ripagati usando questi depositi bancari.

    Una volta, negli Stati Uniti le note emesse da varie banche non erano necessariamente accettate come convertibili alla pari. Se aveste provato a pagare il vostro prestito della St Louis Bank utilizzando note emesse dalla Chicago Bank, queste avrebbero avuto un valore di 75 centesimi al dollaro.

    La Riserva federale fu creata in parte per assicurare una convertibilità alla pari. Allo stesso tempo, le banconote private furono tassate fino causarne la scolparsa. Le banche si convertirono all’uso dei depositi e saldarono i conti tra di loro utilizzando le cambiali della Fed, chiamate riserve. Il punto centrale è che adesso le banche creano depositi ogni volta che erogano dei prestiti; i debitori ripagano questi prestiti usando depositi bancari. Questo significa che le banche devono in primo luogo creare i depositi, affinché chi ha usufruito del prestito possa poi ripagarlo.

    La TMM ci dice che lo scopo principale di un sistema di tassazione è guidare la valuta. Una delle ragioni per cui le persone accettano la valuta sovrana è che le tasse devono essere pagate in quella valuta. Per principio, nessuno prenderebbe della valuta senza la necessità di fare dei pagamenti. Tasse e altri obblighi generano una domanda di valuta utilizzata per fare dei pagamenti obbligatori. Da questa prospettiva, il vero scopo delle tasse non è quello di fornire delle entrate monetarie che il governo può spendere. Le tasse creano piuttosto una domanda di valuta pubblica, affinché lo Stato possa spendere (o prestare) la valuta.

    I depositi bancari funzionano in modo simile. Parte della ragione per la quale li accetteremo risiede nel fatto che molti di noi hanno un debito ipotecario, o un debito da carta di credito, o un debito da prestito per l’automobile. Tutti debiti generalmente pagati compilando un assegno delle nostre banca. Possiamo riempire il conto accettando assegni emessi da conti di depositi di altre banche, e poiché la Banca Centrale garantisce la piena redimibilità, la nostra banca accetterà questi assegni.

    Se è vero che c’è una simmetria tra l’emissione di valuta pubblica e l’emissione di note o depositi da parte delle banche private, sussistono anche delle differenze.

    Lo Stato impone un obbligo di imposta, mentre le banche private si affidano a clienti che volontariamente decidono di diventare beneficiari di un prestito. Noi potremmo rifiutare di diventare beneficiari di un prestito, ma, come si suol dire, le sole cose certe nella vita sono la morte e le tasse – molto più difficili da evitare. Il potere sovrano è riservato (perlopiù) allo Stato. Quest’ultimo stabilisce le proprie obbligazioni, valuta e riserve, quasi universalmente accettabili all’interno della sua giurisdizione.

    Infatti, normalmente, le banche e altre entità fanno sì che le proprie obbligazioni siano convertibili in obbligazioni di Stato. Questo è il motivo per cui chiamiamo i conti correnti depositi a vista: le banche promettono di scambiare le loro obbligazioni con quelle dello stato a vista.

    Per questa ragione, la TMM parla di una piramide monetaria, con la valuta dello Stato al vertice. La moneta della banca (note e depositi) si trova sotto la moneta dello Stato (riserve e valuta). Immaginando una piramide, potremmo piazzare la passività dell’istituzione finanziaria al di sotto la moneta bancaria, spesso pagabile in depositi bancari. Ancora sotto, troveremmole passività delle istituzioni non finanziarie. E in fondo avremmo le cambiali dei nuclei famigliari – anche queste pagabili in obbligazioni emesse da istituzioni finanziarie.

    Molti hanno una grande difficoltà ad afferrare la questione della creazione del denaro. Sembra un’alchimia o addirittura una frode. Quando prendono a prestito, le banche creano semplicemente dei depositi? Quando lo Stato spende (o presta), esso crea semplicemente valuta o riserve nella banca centrale? Di cosa si tratta dunque? La moneta è creata dal nulla?

    Sì, è proprio così.

    Hyman Minsky disse Chiunque può creare il denaro, ma il problema sta nel fare in modo che venga accettato. Potete creare una moneta denominata dollaro scrivendo cambiale di cinque dollari su un pezzo di carta. Il vero problema è trovare qualcuno che sia disposto ad accettarla. Gli Stati sovrani non riscontrano tutte queste difficoltà, in parte perché decine di milioni di persone hanno un debito nei confronti dello Stato.

    Citibank non ha problemi a trovare qualcuno che accetti le sue cambiali. Questo perché milioni di persone hanno un debito nei confronti di Citibank, perché sappiamo di poter cambiare i depositi in contanti presso la banca, e, infine, perché sappiamo che la Fed sorveglia al fine di garantire la piena redimilbilità. Tuttavia, non molte persone sono indebitate con te, e nutriamo dei dubbi sulla tua abilità di convertire alla pari i tuoi pagherò denominati in dollari in pagherò dello zio Sam. La tua posizione nella piramide è dunque in basso.

    Sia lo zio Sam che Citibank hanno dei limiti per quanto riguarda la creazione di denaro. Lo zio Sam sottostà all’autorità budgetaria emanata dal Congresso e dal Presidente. Occasionalmente, si scontra con il folle (sì, folle!) limite di debito imposto dal Congresso. Il Congresso e il Presidente dovrebbero rimuovere questo limite di debito, ma sicuramente vogliamo un processo budgetario così come vogliamo avere la certezza che lo zio Sam sia vincolato al bilancio approvato.

    Tuttavia, lo zio Sam dovrebbe spendere di più ogni volta che abbiamo mancanza di impiego.

    Citibank è soggetta a vincoli di capitale e a limiti sui tipi di prestiti che può erogare (e sui tipi di altre attività che può detenere). Sì, nelle ultime decadi abbiamo liberato – a nostro discapito – le banche dalla maggior parte dei regolamenti e dei meccanismi di supervisione. Quelli con la pozione magica devono avere dei vincoli. Le banche possono – e spesso lo fanno – erogare troppi (e cattivi) prestiti, i quali possono creare bolle di mercato e generare problemi di solvibilità, tanto per le banche quanto per i loro clienti. Prestare con prudenza è una virtù che dovrebbe essere necessaria, e alla quale i banchieri dovrebbero aspirare.

    Il problema non è che il denaro sia creato dal nulla da banche e governi, quanto piuttosto le quantità di denaro creata e gli scopi per i quali viene creata. La spesa pubblica a scopi pubblici è benefica, almeno fino al punto di pieno impiego delle risorse della nazione. Generalmente, è anche desiderabile il prestito delle banche per scopi pubblici e privati a beneficio del pubblico e del privato.

    Il prestito, tuttavia, comporta dei rischi e richiede delle buone coperture (valutazione di affidabilità creditizia); sfortunatamente, le nostre banche più importanti abbandonarono il processo di copertura negli anni Novanta, con risultati disastrosi. Si può solo sperare che i decisori politici ripristino le pratiche bancarie virtuose sviluppate negli ultimi 500 anni, chiudendo così la dozzina di banche globali che non hanno alcun interesse ad essere virtuose.

    Alcuni hanno rinunciato a sperare nel nostro sistema bancario. Sono favorevole a questa visione pessimista. Altri vorrebbero tornare ai verdoni di Lincolns o alle banche sicure della proposta del Piano di Chicago degli anni Trenta.

    Alcuni vogliono addirittura eliminare la creazione di denaro privato! E che il governo emetta moneta senza debito! Provo simpatia per queste posizioni, ma non sostengo le proposte più estreme, anche se ne condivido gli obiettivi. Queste proposte si basano su una incomprensione fondamentale del nostro sistema monetario.

    Il nostro sistema è un sistema di moneta di Stato. La nostra valuta è una passività dello Stato, una cambiale redimibile a fini fiscali e per altri pagamenti verso lo Stato. La frase moneta senza debito si basa su una conclusione illogica o un equivoco. Ricordate che chiunque può creare il denaro, il problema è fare in modo che venga accettato. Il denaro consiste di pagherò. Chi lo emette deve accettarlo come forma di pagamento. Esso è accettato da coloro che, direttamente o indirettamente, fanno dei pagamenti verso chi lo emette.

    Nelle nazioni sviluppate, le economie sono state monetizzate. Molta (forse gran parte) della nostra attività economica richiede denaro, e necessitiamo di istituzioni specializzate che possano emettere cambiali monetarie (segni monetari) e che siano ampiamente accettate per fare sì che l’economia vada avanti. Anche se i nostri Stati sono grandi, essi non lo sono abbastanza per fornire tutti i pagherò monetari di cui abbiamo bisogno per movimentare la portata di attività economica che desideriamo. E noi, almeno noi americani, siamo scettici nel riporre tutta l’attività economica monetizzata nelle mani di uno Stato ancora più grande. Non vedo alcuna possibilità di amministrare una economia capitalista moderna e monetizzata senza istituzioni private che creino le cambiali monetarie necessarie per dare inizio al grosso dell’attività economica. Che sarà riposta all’iniziativa privata. Vi è certamente un ruolo del settore pubblico per gestire la finanza (comprese le banche pubbliche, le banche di sviluppo nazionale e prestiti dello stato per sostenere piccoli business, studenti, e proprietari di case), ma c’è anche un ruolo delle istituzioni finanziarie nominalmente private. Abbiamo avuto fin troppa creazione di denaro che ha alimentato mercati finanziari in fuga e fin troppo poca creazione di denaro destinata a servire l’interesse pubblico.

    Abbiamo bisogno di una riforma fondamentale che includa un ridimensionamento dei colossi bancari, una maggiore supervisione, più trasparenza, persecuzione di frodi fiscali e l’iniezione di più pubblico nelle istituzione bancarie della "partnership pubblico-privato".

    Abbiamo anche bisogno di un dibattito informato dei fatti sul ruolo che lo Stato sovrano deve assumere nell’economia. Nel momento in cui si parla di bilancio pubblico, la discussione politica ha bisogno di essere depurata da tutti i miti circa la finanza solida.

    La politica di bilancio meno solida consiste in un perseguimento senza senso di qualcosa chiamato pareggio di bilancio, ossia un bilancio in cui, in un determinato perioso (di solito un anno), il ritorno fiscale combaci esattamente con la spesa pubblica.

    Se si consegue questo risultato, significa che tutta la valuta fornita dallo Stato attraverso la spesa è tornata sotto forma di pagamenti di tasse, in modo tale che il saldo non pubblico non abbia niente, nessun fondo extra, da mettere da parte per i proverbiali giorni di pioggia. Come vedremo nei prossimi due capitoli, se lo Stato è in pareggio di bilancio, allora non avrà apportato alcuna contribuzione netta alla ricchezza finanziaria della nazione. È difficile comprendere perché qualcuno vorrebbe difendere un obiettivo così insensato.

    Come insegna la TMM, il debito pubblico (che include valuta, riserve bancarie, e titoli del Tesoro) costituisce la ricchezza finanziaria non pubblica. I deficit pubblici equivalgono ai deficit non pubblici, generando delle entrate che possono essere risparmiate. Questo risparmio costituisce la forma più sicura, quella di crediti nei confronti di uno Stato sovrano che non può diventare insolvente nella sua stessa valuta e che non può essere portato a mancare un pagamento quando è dovuto.

    Immaginate come cambierebbe il discorso politico se il nostro Presidente non potesse più affermare che lo zio Sam ha finito i soldi; quando il nostro Stato non potrà più rifiutarsi di creare impiego, costruire migliori infrastrutture, i inviare astronauti su Marte a causa della mancanza di fondi, o quando agli esperti non sarà più concesso di alzare il sopracciglio a chi si rifiuta di prestare di più allo Stato! Ci saranno delle ragioni che spiegheranno il perché milioni di lavoratori siano lasciati senza un impiego, o perché i ponti e le autostrade non sono sicure, o il motivo per cui rimaniamo confinati al pianeta terra. La mancanza di fondi, però, non può essere una di queste.

    Questo è il tipo di questioni che vedrete sotto una nuova luce una volta compresi i fondamenti della TMM.

    ¹Federal Reserve System, Riserva Federale: banca centrale degli Stati Uniti d’America.

    1

    LE BASI DELLA CONTABILITÀ MACROECONOMICA

    In questo capitolo inizieremo a porre le basi necessarie alla comprensione della moneta moderna. Vi prego di essere pazienti. Potrebbe non apparire chiaro sin da subito perché sia importante farlo. È però impossibile capire il dibattito sul bilancio pubblico (e criticare l’isteria per il deficit che ha assalito così tante nazioni nell’ultimo periodo) se prima non sono state comprese le basi contabili della macroeconomia. Siate dunque pazienti e prestate attenzione. Non saranno richieste né capacità di calcolo avanzate né la conoscenza di tortuose regole di contabilità. Si tratta di concetti elementari. Si avrà a che fare, sì, con la logica, ma con una logica estremamente semplice.

    1.1LE BASI DELLA CONTABILITÀ PER GLI STOCK E PER I FLUSSI

    LE BASI DELLA CONTABILITÀ DI AZIONI E COMPRAVENDITE. L’ATTIVITÀ FINANZIARIA DI QUALCUNO È LA PERDITA DI QUALCUN ALTRO

    Un principio fondamentale della contabilità è quello secondo cui a ogni attività finanziaria corrisponde un’eguale passività finanziaria di compensazione. Il deposito di conto corrente (chiamato anche di domanda o a vista) è un’attività finanziaria domestica compensata dalle passività della banca (o pagherò). Un’obbligazione governativa, o societaria, è una risorsa domestica, che però rappresenta una passività dell’emittente (che si tratti del governo o di una società). Anche l’economia domestica presenta delle passività, come ad esempio i prestiti studenteschi, il mutuo per la casa, o un prestito per l’auto. Questi sono detenuti come attività da parte del creditore, il quale potrebbe essere una banca o uno dei molti tipi di istituzioni finanziarie (come i fondi pensione, gli hedge funds o le compagnie assicurative). La ricchezza finanziaria netta di una economia domestica è uguale alla somma di tutte le sue risorse finanziarie (uguale alla sua ricchezza finanziaria) meno la somma di tutte le sue passività (tutte le cambiali espresse in denaro). Se il risultato di questa sottrazione è positivo, allora vi è una ricchezza finanziaria netta positiva.

    RICCHEZZA INTERNA E RICCHEZZA ESTERNA

    È spesso utile distinguere i diversi settori nell’economia. La distinzione più elementare è quella tra il settore pubblico (ivi inclusi tutti i livelli del governo) e il settore privato (comprendente famiglie e aziende). Se volessimo considerare tutte le attività e passività finanziarie emesse privatamente, sarebbe più che logico desumere che la somma delle attività deve essere uguale alla somma delle passività. In altre parole, considerando unicamente i ‘pagherò’ del settore privato, la ricchezza privata netta dovrebbe essere uguale a zero. Affinchè il settore privato possa accumulare ricchezza finanziaria netta, questa dovrà assumere la forma di ricchezza esterna, ovvero consistere di crediti finanziari nei confronti di un altro settore. Data la nostra divisione elementare tra settore pubblico e privato, la ricchezza finanziaria esterna sarà data da cambiali governative. Il settore privato detiene sia la moneta governativa (comprese le monete e le banconote) che l’intera gamma di titoli di Stato (note a breve termine, titoli a lungo termine) come attività finanziarie nette, ovvero una porzione della sua ricchezza positiva netta.

    UNA NOTA SULLA RICCHEZZA NON FINANZIARIA (ATTIVITÀ REALI)

    Un’attività finanziaria è necessariamente compensata da un’altra passività finanziaria. Nell’aggregato, la ricchezza finanziaria netta deve essere uguale a zero. Tuttavia, le attività reali rappresentano la ricchezza di qualcuno che non è controbilanciata dalla passività di qualcun altro: a livello di aggregato, quindi, la ricchezza netta equivale al valore di attività reali (non finanziarie). Per essere chiari, potreste aver comprato una vettura contraendo un certo debito. La vostra passività finanziaria (il prestito per la macchina) è compensato dall’attività detenuta dalla società di prestiti auto. Siccome questi si annullano, ciò che rimane è il valore dell’attività reale – l’automobile. Gran parte della discussione che seguirà sarà dedicata alle attività e passività finanziarie, ma sempre tenendo in mente che il valore di attività reali fornisce ricchezza netta tanto a livello individuale quanto a livello aggregato. Una volta sottratte tutte le passività dal totale delle attività (reali e finanziarie), a rimanere saranno le attività non finanziarie (reali), o patrimonio aggregato netto. (Vedi la discussione sotto nella Sezione 1.4).

    LA RICCHEZZA FINANZIARIA NETTA È UGUALE AL DEBITO PUBBLICO

    I flussi (di reddito o di spese) si cumulano in azioni. L’accumulazione di attività finanziarie nette del settore privato nel periodo di un anno è resa possibile unicamente grazie al fatto che, nel medesimo arco temporale, la sua spesa è inferiore alle sue entrate. In altre parole, il settore privato ha risparmiato accumulando una certa ricchezza sotto forma di attività finanziarie. Nel nostro semplice esempio che include unicamente un settore pubblico e un settore privato, queste attività commerciali sono passività del governo – moneta e titoli di Stato. (Lasciamo per dopo la discussione sulle riserve della Banca Centrale, le quali sono allo stesso tempo passività della Banca Centrale e attività delle banche commerciali. Sotto molti aspetti, le riserve sono una specie di moneta di Stato – spesso incluse come danaro altamente potenziato – o titoli di Stato a brevissimo termine e a basso interesse.)

    Questi ‘pagherò’ pubblici, a loro volta, possono essere accumulati soltanto quando lo Stato spende più di quanto riceve sotto forma di gettito fiscale. Si tratta di un deficit dello Stato, vale a dire il flusso di spesa pubblica meno il gettito misurato nella moneta di conto in un certo periodo di tempo (solitamente un anno). Il deficit si accumula in debito pubblico, eguagliando l’accumulazione di ricchezza finanziaria del settore privato in quello stesso periodo.

    Una spiegazione completa del processo di spesa e tassazione del governo verrà fatta più tardi. Ciò che bisogna comprendere ora è che le attività finanziare nette detenute dal settore privato sono esattamente uguali, stando al nostro esempio contemplante due settori, alle passività finanziarie nette rilasciate dal governo. Se il governo gestisce sempre un bilancio in pareggio, con spese sempre uguali al gettito fiscale, la ricchezza finanziaria netta del settore privato deve essere negativa. In altre parole, il settore privato sarà indebitato con il settore pubblico.

    Possiamo formulare il dilemma che ne consegue: nel nostro modello a due settori è impossibile che entrambi i settori, pubblico e privato, producano surplus. E anche se il settore pubblico dovesse generare surplus, per identità il settore privato dovrebbe generare pari deficit. Se il settore pubblico, in un certo periodo di tempo, generasse surplus sufficiente per riscattare tutti i suoi debiti in sospeso, per identità il settore privato produrrebbe pari deficit, riducendo la sua ricchezza finanziaria netta fino a zero.

    I DEBITI DEL RESTO DEL MONDO SONO ATTIVITÀ FINANZIARIE DOMESTICHE

    Un’ulteriore differenziazione utile è quella che contempla tre settori: un settore privato domestico, un settore pubblico domestico, e un settore resto del mondo (RDM) che consiste in governi stranieri, aziende, e famiglie. In questo caso, è possibile per il settore privato domestico accumulare crediti netti nei confronti del RDM, anche se il settore pubblico domestico amministra un bilancio in pareggio, con una spesa uguale al gettito fiscale in un determinato periodo di tempo. L’accumulazione di attività finanziarie nette da parte del settore privato domestico, in tal caso, sarà uguale all’emissione da parte del RDM di passività finanziarie nette.

    Infine, e secondo anche una visione più realistica, il settore privato domestico può accumulare ricchezza finanziaria netta sia delle passività domestiche del governo che delle passività del RDM. È possibile per il settore privato domestico accumulare debito pubblico (che si aggiunge alla sua ricchezza finanziaria netta) e al contempo emettere debito nei confronti del RDM (riducendo così la sua ricchezza finanziaria netta). Nella prossima sezione ci dedicheremo a una discussione dettagliata dei bilanci settoriali.

    UNA NOTA SULL’IMPORTANZA DELLE ATTIVITÀ INTERNE

    Alcuni critici affermano che la TMM, enfatizzando la ricchezza finanziaria netta, ignori le attività interne. Ciò non è assolutamente vero. La TMM ha cercato di porre l’attenzione sulla fonte delle attività finanziarie nette del settore privato – o ricchezza esterna – per rimediare alla confusione che vi è sulla desiderabilità dei disavanzi pubblici. Insistiamo dicendo che, in un’economia chiusa, la sola fonte di attività finanziarie nette è lo Stato; in un’economia aperta, invece, i crediti nei confronti del resto del mondo rappresentano un’altra fonte. Ad ogni modo, il settore privato domestico – di per sé – non può creare attività finanziarie nette poiché ogni attività finanziaria creata e detenuta all’interno di quel settore è controbilanciata da una passività all’interno dello stesso.

    Questo non significa però che la creazione di attività e passività finanziarie da parte del settore privato domestico possa essere ignorata. Sicuramente, sapere chi è in debito e chi è in credito è rilevante. Generalmente, il settore degli affari contrae debito per acquistare case e beni di consumo; tuttavia, il settore familiare è un creditore netto, poiché accumula attività finanziarie nette, ad esempio risparmiando per il college e stipulando piani pensionistici. Se volgiamo lo sguardo a questi sottosettori, scopriremo che alcuni segmenti sono fortemente indebitati, mentre altri sono creditori netti. Vedremo, per esempio, che le famiglie rette da anziani sono creditori netti, mentre quelle rette da persone giovani sono debitori netti. Potremmo riscontrare forti concentrazioni di ricchezza finanziaria tra i bianchi e piccole accumulazioni di ricchezza finanziaria tra i neri e gli ispanici. E troveremmo concentrazioni crescenti di attività finanziarie dell’1% più ricco.

    Tutte queste questioni sono importanti e, nel corso degli ultimi tre decenni, sono state studiate sempre più a fondo. L’aumento dell’indebitamento delle famiglie negli Stati Uniti e in gran parte dell’Europa ha contribuito alla Crisi Finanziaria Globale. Crescenti concentrazioni di ricchezza nelle mani di pochi hanno sollevato numerosi problemi per le democrazie occidentali. Prendere a prestito dalle aziende per finanziare la speculazione anziché gli investimenti produttivi ha caricato le aziende di debito senza accrescere la loro abilità di mettere a profitto la produzione. Tutte queste questioni hanno a che fare con entrambe le ricchezze finanziarie, quella interna e quella esterna. Gli studiosi operanti al di fuori della TMM si sono concentrati prevalentemente sulla distribuzione della ricchezza finanziaria all’interno del settore privato; la TMM ha provato ad allargare la discussione all’impatto dell’austerità fiscale sulla fonte di ricchezza esterna del settore privato. Questi sforzi sono complementari e non mutuamente esclusivi.

    BASI DELLA CONTABILITÀ SETTORIALE E RELAZIONI CON GLI STOCK E I FLUSSI

    Continuiamo con la nostra divisione dell’economia in tre settori: un settore privato domestico o interno (famiglie e aziende); un settore pubblico domestico o interno (che include governi locali, stati o province, e governi nazionali); un settore estero (il resto del mondo, ivi incluse famiglie, aziende, e governi). Ognuno di questi settori può essere trattato come se avesse un flusso di entrate e un flusso di spesa nel periodo contabile, che faremo corrispondere a un anno. Non v’è ragione per cui i singoli settori debbano pareggiare i flussi di entrate e di spesa ogni anno. Se un settore spende meno delle sue entrate, allora avremo un avanzo di bilancio per l’anno fiscale in esame; se spende più di quanto riceve in entrate, allora avremo, sempre in riferimento all’anno fiscale, un disavanzo di bilancio. Un pareggio di bilancio, invece, indicherà che in quell’anno le entrate sono state uguali alle uscite.

    DA tale discussione risulterà chiaro come un surplus budgetario non sia niente di diverso da un flusso di risparmio che conduce all’accumulazione netta di attività finanziarie (un incremento della ricchezza finanziaria netta). Per lo stesso meccanismo, un deficit budgetario ridurrà la ricchezza finanziaria netta. Il settore in deficit deve ridurre le sue attività finanziarie accumulate nel corso degli anni precedenti (in tempo di surplus) oppure emettere nuove cambiali per bilanciare il deficit. Detto in parole povere, diremo che esso paga il proprio deficit scambiando le sue attività con depositi bancari spendibili (chiamati dis-risparmi), oppure emette debito (cioè presta) per ottenere depositi bancari spendibili. Una volta che è rimasto senza attività accumulate, il settore non avrà altra scelta che quella di accrescere il proprio debito ogni anno in cui essa si ritrova con un deficit di bilancio. D’altra parte, un settore con un surplus di bilancio accumulerà attività finanziarie nette. Questo surplus assumerà la forma di crediti finanziari nei confronti di almeno uno degli altri settori.

    UN’ALTRA NOTA SULLE ATTIVITÀ REALI

    Sorge una questione: cosa succede se si utilizzano i risparmi (un surplus di bilancio) per acquistare attività reali anziché accumulare attività finanziarie nette? In questo caso, le attività finanziarie sono semplicemente passate a qualcun altro. Ad esempio, se spendi meno di quanto guadagni potrai accumulare depositi nel tuo conto corrente. Se decidi di non voler tenere i tuoi risparmi nel tuo conto, potrai compilare un assegno per comprare un dipinto, una vettura d’epoca, una collezione di francobolli, una proprietà immobiliare o anche un’azienda. Così facendo convertirai la tua attività finanziaria in un’attività reale. Tuttavia, bada bene che il venditore ha effettuato la transazione opposta, e ora detiene la tua attività finanziaria. Il punto è che se il settore privato considerato come una cosa sola è in surplus di bilancio, allora qualcuno accumulerà attività finanziarie reali (crediti nei confronti di un altro settore), sebbene movimenti all’interno del settore privato possano sempre far spostare le attività finanziarie nette da una tasca a un’altra.

    CONCLUSIONE: IL DEFICIT DI UN SETTORE EQUIVALE AL SURPLUS DI UN ALTRO

    Quanto detto ci conduce all’importante principio di contabilità secondo cuila somma dei deficit di uno o più settori deve essere uguale ai surplus degli altri settori. Seguendo il lavoro pioneristico di Wynne Godley, possiamo affermare questo principio sotto forma di una semplice relazione di identità:

    Saldo privato domestico + Saldo pubblico domestico + Saldo estero = 0

    Immaginiamo, per esempio, che il settore privato si trovi in una situazione di pareggio di bilancio (nell’identità di qui sopra, il bilancio straniero è uguale a zero). Supponiamo inoltre che l’entrata del settore privato domestico sia di 100 $ miliardi, mentre le sue spese ammontano a 90 $ miliardi, per un surplus di bilancio di 10 $ miliardi nell’anno contabile. Quindi, per identità, il deficit di bilancio del settore pubblico domestico per l’anno equivale a 10 $ miliardi. Da quanto detto poc’anzi, sappiamo che il settore privato domestico accumulerà 10 $ miliardi di ricchezza finanziaria netta durante l’anno, consistente in 10 $ miliardi di passività del settore pubblico domestico.

    Per fare un altro esempio, supponiamo che il settore straniero spenda meno delle sue entrate, con un surplus di bilancio di 20 $ miliardi. Allo stesso tempo, anche il settore pubblico domestico spenderà meno delle sue entrate, con un surplus di 10 $ miliardi. Applicando la nostra relazione di identità contabile, sappiamo che nello stesso periodo di tempo il settore privato domestico dovrà aver accumulato un deficit di bilancio pari a 30 $ miliardi (20 $ miliardi più 10 $ miliardi). Contemporaneamente, la sua ricchezza finanziaria netta sarà diminuita di 30 $ miliardi in seguito alla vendita di attività e all’emissione di debito. Il settore pubblico domestico, d’altro canto, avrà visto la sua ricchezza finanziaria netta crescere di 10 $ miliardi (riducendo il suo debito in sospeso o accrescendo i crediti nei confronti degli altri settori) e il settore estero avrà aumentato la sia posizione finanziaria netta di 20 $ miliardi (sempre riducendo il debito in sospeso o accrescendo il credito nei confronti degli altri settori). Appare evidente che se un settore ha un avanzo di bilancio, almeno un altro settore deve trovarsi in deficit.

    In termini di variabili di stock, perché un settore accumuli ricchezza finanziaria netta, almeno un altro settore dovrà aumentare il suo indebitamento della medesima quantità. È impossibile che tutti i settori accumulino ricchezza finanziaria netta trovandosi in surplus di bilancio.

    Possiamo formulare un altro dilemma: se uno dei tre settori è in surplus, allora almeno uno degli altri deve essere in deficit.

    Per quanto ci sforzassimo, non riusciremmo mai ad avere i tre settori in surplus allo stesso tempo. È un po’ come con quei bambini in Lake Wobegon (una città di fantasia rappresentata nello show radiofonico settimanale Prairie Home Companion di Garrison Keillor), apparentemente tutti sopra la media. Ma per ogni bambino al di sopra della media ce ne deve essere uno al di sotto. E a ogni deficit deve corrispondere un surplus.

    1.2TMM, SALDI SETTORIALI, E CONDOTTA

    Nella sezione precedente abbiamo introdotto le basi della macro-contabilità. In questa sezione invece affronteremo con maggior dettaglio la contabilità, osservando la relazione sussistente tra flussi (deficit) e stock (debiti). Per evitare di fare errori dovremo assicurarci che vi sia coerenza tra i nostri flussi e i nostri stock. Vogliamo essere sicuri che tutta le spesa e tutto il risparmio venga da qualche parte e vada da qualche parte. Dobbiamo altresì assicurarci che il surplus di un settore sia controbilanciato dal deficit di un altro settore. Questo assomiglia molto alla registrazione dei punti nel gioco del baseball, e infatti la gran parte dei punti finanziari non sono altro che inserimenti elettronici nel mondo moderno (come quelli su un segnapunti elettronico).

    Tenteremo anche di dire qualcosa circa la causalità. Ci piacerebbe comprendere, ad esempio, perché il bilancio del settore privato statunitense fosse negativo durante gli anni Goldilocks di Clinton mentre il bilancio pubblico era positivo. Come arrivammo a quel punto, e quale tipo di processi fu capace di indurre? Diversamente dall’identità contabile macroeconomica (che deve essere reale), non è possibile affermare con certezza cosa determini un particolare bilancio di settore. Spiegare perché il settore privato statunitense fosse in deficit durante gli anni Goldilocks è un’impresa ardua.

    Formularne una proiezione e stabilire per quanto tempo un deficit di bilancio potrebbe continuare, è ancora più difficile. Le proiezioni sono dannatamente difficili da azzeccare. Se fossero facili, faremmo un sacco di soldi scommettendo sui risultati.

    Un altro modo per dire la stessa cosa consiste nell’affermare che una buona comprensione della TMM e dei bilanci settoriali non conferisce a chicchessia il monopolio sulle spiegazioni inerenti al rapporto di causalità. Non dobbiamo essere eccessivamente confidenti. Come lo scomparso e grande Wynne Godley soleva ripetere, egli non faceva predizioni, bensì proiezioni contingenti.

    Per esempio, continuando il lavoro di Wynne Godley, il Levy Economics Institute (www.levy.org) formula questo tipo di proiezioni. Inizia tipicamente con le proiezioni dei CBO (il Budget Office della camera bassa del parlamento statunitense) sul percorso dei deficit pubblici e della crescita economica per i prossimi anni. Le proiezioni del CBO sono determinate in maniera preponderante dalla legge in vigore (i.e., leggi che governano spesa e tassazione, così come i mandati volti alla riduzione del deficit). Le proiezioni del CBO, tuttavia, non sono sempre coerenti sotto il profilo degli stock e dei flussi, oltre a non adottare un approccio basato sui bilanci dei tre settori. Detto altrimenti, queste proiezioni sono, in tal senso, incoerenti.

    Ma date le proiezioni sul bilancio pubblico e sulla crescita del prodotto interno lordo, così come le stime empiriche di diversi parametri economici (e.g. propensione al consumo e all’importazione), è possibile produrre un modello stock/flussi coerente che rappresenti tanto i saldi settoriali interessati quanto il percorso del debito. Il Levy Institute rileva spesso che i tassi di crescita economica e le proiezioni di deficit pubblico usate nelle previsioni del CBO implicano bilanci assai poco plausibili negli altri due settori (privato domestico ed estero), oltre a improbabili rapporti di indebitamento privato. Per condurre questo tipo di analisi è necessario andare oltre le semplici identità contabili, assicurandosi al contempo che l’analisi non violi queste stesse identità.

    RISPARMI DEFICIT E RICCHEZZA DEBITO

    Nella sezione precedente abbiamo affermato che i deficit di un settore devono eguagliare i surplus di (almeno) uno degli altri settori. Abbiamo anche stabilito che i debiti di un settore devono essere uguali alla ricchezza finanziaria di (almeno) uno degli altri settori. Fin qui non abbiamo fatto altro che applicare i principi della contabilità macroeconomica. Tuttavia, l’economista vuole spingersi oltre perché, come tutti gli scienziati, anche gli economisti sono interessati alla causalità. L’economia è una scienza sociale, ovvero la scienza di sistemi sociali straordinariamente complessi. In questi sistemi la causazione non è mai semplice in quanto i fenomeni economici sono soggetti a interdipendenza, isteresi, causazione cumulativa, e libero arbitrio influenzato da aspettative. Nonostante tutto ciò, ci è ancora dato di poter dire qualcosa riguardo le relazioni di causalità tra i flussi e gli stock discussi precedentemente. Alcuni lettori noteranno che le connessioni causali qui adottate procedono dalla teoria keynesiana.

    La spesa individuale è determinata per la maggior parte dal reddito. Il nostro punto di partenza sarà la decisione, assunta dal settore privato, di spendere. Per

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