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I segreti del debito pubblico: I veri motivi della crisi economica
I segreti del debito pubblico: I veri motivi della crisi economica
I segreti del debito pubblico: I veri motivi della crisi economica
E-book89 pagine1 ora

I segreti del debito pubblico: I veri motivi della crisi economica

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Questo libro si rivolge a tutti – anche a chi non si intende minimamente di economia – in quanto è giunto il momento di capire sulserio cosa si nasconde dietro alla parola “debito pubblico”. Oggi tutti gli Stati del mondo - o quasi - sono indebitati: come è possibile che ciò accada? Forse c’è qualcosa che non va a monte, nel sistema stesso: nel meccanismo del credito anziché del debito. Il testo intende letteralmente “smascherare” tutti i retroscena che si nascondono dietro agli esorbitanti numeri del debito pubblico, retroscena che sono ancora occulti alle masse. Viene denunciato in modo molto semplice e concreto un sistema di creazione del denaro che è del tutto artefatto, denaro che non esiste in quanto solo digitale, ma che le varie banche centrali – titolari dell’emissione della moneta – addebitano agli Stati, i quali, ogni volta, devono emettere titoli di debito per il medesimo valore – BOT, CCT, BTP ecc – ovvero delle vere e proprie “cambiali” che vengono messe sul mercato pagando per giunta un ulteriore interesse agli acquirenti tramite il meccanismo delle aste. Una partita di giro, insomma, in cui chi perde siamo sempre e solo NOI cittadini.
LinguaItaliano
Data di uscita9 set 2013
ISBN9788897363392
I segreti del debito pubblico: I veri motivi della crisi economica

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    I segreti del debito pubblico - Gabriele Sannino

    I segreti del debito pubblico

    di Gabriele Sannino

    Indice

    Prefazione

    Introduzione

    Capitolo 1 – Il meccanismo della creazione del debito.

    Capitolo 2 – Breve storia del signoraggio e del debito.

    Capitolo 3 – L’origine dell’attuale crisi economica.

    Capitolo 4 – I Paesi che hanno reagito ed il FMI.

    Capitolo 5 – L’America oggi.

    Capitolo 6 – L’Europa oggi.

    Capitolo 7 – Come reagire di fronte al debito.

    Note

    Bibliografia

    Sitologia

    Filmografia

    Dedicato alle future generazioni, affinchè capiscano quanto sia importante, seppur minimamente, partecipare alla cosa pubblica, ciò per non svegliarsi improvvisamente in una nuova dittatura.

    «È un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perchè se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina.»

    (Henry Ford)

    «Tutto ciò che voglio dire è che loro non si curano di noi.»

    (Michael Jackson – They dont’care about us)

    Prefazione

    Viviamo in un’epoca di basso impero. I segnali ci sono tutti. Mancanza diffusa del senso dello stato, della presenza di una forte autorità e, al contrario, grande vigore di potentati locali e di lobby, che usano il bene pubblico per i loro interessi con la complicità del legislatore. Questo è quello che è successo negli ultimi 10 anni in Italia. E poi c’è l’arrivo dei barbari. Nel tardo Impero Romano erano popolazioni del nord che, con il ferro e il fuoco, si apprestavano a conquistare un territorio scarsamente difeso da un’autorità ormai lontana. Oggi le guerre si fanno soprattutto con l’economia e, tra le truppe schierate ai confini, ci sono alcuni Grandi Investitori che fanno guerra agli Stati attraverso il debito pubblico.

    Fino a pochi mesi prima della caduta dell’ultimo governo Berlusconi solo gli addetti ai lavori sapevano cosa fosse lo spread, ovvero, nel caso italiano, la differenza di rendimento tra i nostri btp decennali e i bund tedeschi. Oggi lo spread è diventato un moloch a cui si sacrificano governi e per cui si creano nuove alleanze politiche, si fanno accordi internazionali e si minacciano guerre commerciali.

    Dietro a tutto questo c’è un grande quesito? Esiste un disegno preciso di un gruppo di grandi poteri della finanza?

    L’attuale situazione è solo il frutto del caos determinato dall’ azione di migliaia di investitori?

    Ma la domanda più inquietante è: esiste una precisa volontà di far fallire gli Stati e le loro banche per poter tenere le redini di un gioco consolidato da un secolo? Oppure tutto ciò è la conseguenza di un sistema finanziario ormai senza controllo?

    Il libro di Gabriele Sannino cerca di rispondere a questi quesiti partendo dalla natura della spesa pubblica e dai meccanismi della creazione del debito, spiegando, attraverso le origini dell’attuale capitalismo finanziario, come le conseguenze della sua degenerazione siano arrivate fino alle nostre case entrando nei nostri portafogli e analizza quindi come si sia giunti alla ribellione a cui assistiamo oggi.

    Con quali armi combattono questi nuovi barbari? Nel 1990 il filosofo francese Jean Beaudrillard parlava di stato di simulazione e di stato virale del valore, ovvero una fase in cui il valore non ha più alcun riferimento reale e si irradia liberamente, circola, prolifera in una sorta di epidemia cancerosa. Cose, segni e azioni vengono così liberati della loro idea di riferimento ed entrano in un’ auto-riproduzione all’infinito. Beaudrillard lo chiamava stato della nostra cultura, ed è esattamente quello che succede oggi con il denaro, che ha perso ogni riferimento reale ed è entrato nel regno virtuale. Proprio in quegli anni si parlava per la prima volta di realtà simulata, intesa allora come riproduzione digitale della vita reale. Oggi quell’esperimento visionario è stato abbandonato ma il concetto di virtuale si è esteso a tutti i campi del vissuto quotidiano e soprattutto nella finanza globalizzata dove le armi sono appunto virtuali, ma ugualmente fatali.

    C’è un’immagine che mi colpì il giorno in cui mezzo mondo assistette in diretta tv al crollo delle Torri Gemelle: oltre all’impressione per le persone che in quel momento stavano morendo sotto le macerie, la mia attenzione veniva catturata dalla quantità di fogli di carta che si liberavano nel momento del disastro. Pagine e pagine di carta, ormai straccia, che volteggiava nel cielo reso scuro dalla polvere. Una metafora di quello che sarebbe successo anni più tardi, tra il 2007 e il 2008, quando scoppiò la crisi della finanza creativa e dei prodotti derivati che ci ha poi condotti alla recessione nella quale viviamo oggi. Quell’immagine continua a tornarmi alla mente ogni volta che, durante un telegiornale, mi capita di dover commentare il declassamento dei titoli di stato che le agenzie di rating classificano, appunto, carta straccia.

    Gabriele Sannino qui ci spiega come la crisi economica in cui viviamo sia conseguenza del meccanismo inarrestabile e travolgente su scala globale che rende il denaro privo del suo valore reale. 

    Ma dicevamo della ribellione. Il Times ha proclamato uomo dell’anno 2011 il manifestante. E non solo per il risveglio dei popoli mediorientali vessati da decenni di dittatura, ma anche per gli Indignati di Piazza del Sol, quelli di Piazza Sìntagma, e gli Occupanti di Wall Street. Il nuovo spirito dei tempi è che non si può più tacere. Ed è il momento del risveglio soprattutto nel campo dell’economia. La crisi in cui ci troviamo ci ha resi coscienti della necessità di fare ordine, nella vita sociale come nell’organizzazione dell’ Unione Europea, riproponendo fortemente l’obiettivo di un’unione politica. Negli affari pubblici, come in economia, lo spirito dei tempi è la ribellione. Gabriele Sannino ci suggerisce, alla fine del suo viaggio, una soluzione su come convogliare queste energie di rivolta che fanno oramai parte del nostro bagaglio culturale.

    Mentre facevo il mio primo master alla New York University, ricordo di aver seguito un corso di Etica nel Business. Un corso entusiasmante che però seguivamo solo in quattro. L’etica non è neppure considerata nel mondo della finanza moderna eppure, proprio a causa della sua mancanza, alla fine ci rimettiamo tutti.

    Lorenzo di Las Plassas - Giornalista di Rai News 24

    Introduzione

    La storia umana è sempre uguale a sè stessa: si ripete ogni volta con chirurgica precisione e tutte le volte gli esseri umani non imparano mai la lezione. Ogni volta, infatti, gli uomini assistono ed appoggiano un potere che dapprima si presenta timido e propositivo, per poi diventare sicuro si sé fino a degenerare e trasmutare in un sistema tirannico e dispotico rivolto proprio contro chi lo ha scelto e appoggiato fino a quel preciso istante. È sempre, insomma, la stessa storia: basterebbe, dunque,

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