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#Ledonnesidannodeltu
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E-book211 pagine2 ore

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Info su questo ebook

Nel duro periodo in cui il Covid-19 ci ha tenuti distanti gli uni dagli altri, frammentando i legami, c'è stato comunque uno spazio per la condivisione? A rispondere a questa domanda è Valentina Picca Bianchi nel presente “non-libro”, un’opera che prende forma e si sviluppa sulla base della perfetta antitesi di quello che un libro è: una chat di WhatsApp. Attraverso una nuova modalità di racconto, grazie a una fedele trasposizione dei messaggi inviati, si interseca la vita di un gruppo di donne, che ha saputo trasformare uno spazio virtuale in un “rifugio” capace di accogliere i dubbi e le incertezze di ognuna nel nome di un’inclusiva sorellanza durante uno degli anni più bui per il mondo intero: il 2020. Ci sono le Donne, poi ci sono le Donne imprenditrici ,che non si arrendono, che non hanno paura di lottare, che continuano a gridare anche quando la loro voce è rotta dalla fatica. Con il digitale, ormai capace di unire persone agli angoli del mondo, anche il trovarsi tutte insieme dietro ad uno schermo può diventare - come ogni altra conversazione tra amiche - occasione di darsi del tu.
LinguaItaliano
EditoreLab DFG
Data di uscita17 ott 2022
ISBN9791280642295
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    Anteprima del libro

    #Ledonnesidannodeltu - Valentina Picca Bianchi

    Agli occhi delle nostre madri,

    a quelli delle nostre figlie,

    a tutti quegli occhi finalmente aperti, brillanti ed entusiasmanti

    che solo attraversandoli narrano di un mondo che sa di fantastico

    ancora molto da scoprire.

    A ognuna di #noi

    Collana

    Extra Lab

    Valentina Picca Bianchi

    #ledonnesidannodeltu

    Prima edizione: novembre 2021

    © 2021 Lab DFG / Picca Bianchi

    ISBN 979-12-80642-29-5

    Copertina

    Paolo Castaldi

    Foto quarta di copertina:

    Beatrice Di Carlo

    Direzione editoriale

    Giovanni di Giorgi

    Lab DFG

    Via G.B. Vico n. 45-04100 Latina - Italia

    segreteria@labdfg.it / www.labdfg.it

    Amministratore

    Adriano Maria Zaccheo

    Amministrazione

    Francesco Borgognoni

    Editing e impaginazione

    Giulia Gabrielli

    Stampato in Italia

    Versione digitale realizzata da Streetlib srl

    CLAUDIA SEGRE*

    PREFAZIONE

    Più di un libro un diario, un racconto personale vissuto appieno che ci porta a scoprire ambiti personali, che con grande generosità e schiettezza l’autrice condivide con i lettori, ponendo al centro la sua grande empatia e volontà di andare oltre il piangersi addosso, o al rassegnarsi al peso di una pandemia inaspettata e per questo ancor più infida e drammaticamente reale per i suoi effetti sociali diffusi.

    La scelta di condividere passo dopo passo l’evoluzione di una rete al femminile, che trova proprio in questa condivisione la sua maggiore forza, ci pone in un’ottica di osservazione di questo periodo di effettivo cambiamento delle vite di tutti noi a causa del Covid-19, quindi una scelta inusuale ma originale ed estremamente efficace. Perché quella chat di WhatsApp riproposta a tratti crea un legame che evolve da una chiacchierata in un’ancora di salvataggio, un abbraccio, una spinta gentile, uno stimolo e infine una guida sicura.

    È protagonista inizialmente l’autrice che cerca la misura, con la quale mantenere questo filo diretto, per far crescere un sentimento di appartenenza e resistenza sempre più forte, e dall’intersecarsi di questi fili si crea la trama e quindi il tessuto forte e resistente della sorellanza. Così le protagoniste diventano a loro volta le altre donne. Questa forse è la metafora più calzante di cosa voglia dire e come si distingua una leadership al femminile, una guida per costruire, per legare a sé ogni diverso punto di vista, di essere, di sentire, di comunicare. Perché quella passione e quella dignità con la quale le donne sanno perseguire i loro sogni e la ricerca, tra le altre, dell’affermazione lavorativa le distingue nella lungimiranza della visione.

    Quindi non stupisca quel titolo preceduto dall’hashtag, perché questo strumento è un aggregatore tematico e quindi perfetta rappresentazione di ciò che l’autrice vuole racchiudere come messaggio nelle parole dopo il cancelletto: ledonnesidannodeltu. Sì, perché dopo i saluti formali questa è la prima frase che emerge in qualsiasi riunione, incontro, aggregazione per l’appunto dove vi sia una maggioranza di donne. E quel darsi del Tu è la dimensione dell’impegno delle Donne, sempre disponibili: al confronto, all’ascolto, allo scambio di esperienze e ad offrire nell’aspetto relazionale quella forza innata che le contraddistingue.

    Fermiamoci un attimo a riflettere su certi paradossi: come quello del riconoscimento universalmente diffuso delle capacità di gestire più azioni contemporaneamente da parte delle donne, il famoso multitasking. Ecco quando però una Donna decide di ampliare la famiglia e avere dei figli spesso, sul posto di lavoro, viene ritenuta meno adatta, meno operativa perché maggiormente distratta dal nuovo impegno. Ma non era multitasking? Proprio nel momento di maggiore difficoltà per delle imprenditrici che hanno scelto di gestire in autonomia la propria attività e portarla avanti nonostante le difficoltà, loro sono come guerriere coraggiose che l’autrice sprona a reagire per dimostrare a sé stesse che il cambiamento nasce soprattutto da noi. E contribuire a cambiare certi stereotipi culturali, dei quali è permeata la nostra società, è anche una nostra responsabilità.

    Una responsabilità che presuppone delle scelte, le quali a loro volta presuppongono consapevolezza, conoscenza e una forza d’animo che nasce dal confronto delle esperienze. Proprio questo è l’altro aspetto che l’autrice esamina: sulla certezza che il risultato delle nostre scelte deriva anche dalla riflessione sulle esperienze altrui e sulla capacità di rimettersi in gioco quando c’è un intoppo, una difficoltà. La reazione, quindi, deriva anche dall’aver metabolizzato come ci sia sempre una via d’uscita cambiando il paradigma, il mindset, e senza abbattersi. Perché comunque il gruppo delle donne che si danno del Tu sarà sempre lì, pronto a suggerire, affiancare e sostenere ogni ulteriore sforzo in un cammino che non è mai solitario ma che diventa comunità, anche quando questa nasce e cresce digitalmente per necessità, come in questo caso.

    Su questa scelta di mettere al centro dello sviluppo del racconto un’esperienza digitale per legare imprenditrici di uno dei settori maggiormente colpiti dal Covid-19, quello dei pubblici esercizi, è importante perché pone l’attenzione su uno degli aspetti che vede l’autrice porsi anche come role-model. Scegliere un mezzo tecnologico per creare la rete e dare un buon esempio nell’accogliere la sfida digitale, che ha connotato questa crisi con un’attitudine positiva esattamente come deve essere colta, ovvero come un’opportunità nel proprio lavoro da imprenditrici che hanno dovuto reinventare la propria attività o parte di essa, porta il cambiamento nella mentalità delle aderenti alla rete grazie al digitale. Quindi competenze, passione e coraggio nel cambiamento diventano parole chiave che l’autrice trasmette alla rete, testimoniando come la tecnologia stia cambiando il mondo, e se le donne sembrano essere meno presenti nell’It questa situazione può cambiare e volgersi in un’opportunità per tutte.

    In un Paese nel quale la differenza di genere (gender gap) è purtroppo evidente nelle competenze tecnico scientifiche, come in quelle finanziarie, ecco che la rete diventa proattiva per rendere le imprenditrici più consapevoli degli sviluppi futuri nel proprio settore e anche trasmettere loro la consapevolezza dell’importanza del digitale verso le nuove generazioni e verso lavoratrici e lavoratori del settore.

    È come se l’autrice con questo stratagemma intimista all’apparenza, nel rimandare alla chat WhatsApp, ma di grande respiro, sino all’ultima pagina abbia trasmesso un messaggio forte e chiaro alle Donne che si danno del Tu: «Insieme possiamo smuovere le montagne!». Perché ciò che per molti pare impossibile per le Donne non lo è. Grazie Valentina, e che la forza del cuore e della passione vera, oltre le diversità, siano sempre con noi per costruire insieme una società più inclusiva.


    *Economista e Presidente Global Thinking Foundation

    INTRODUZIONE

    Sulle donne sono state dette molte cose e molte ancora se ne diranno.

    Il genere femminile ha una lunga storia alle spalle da spettatore passivo di un mondo pensato in via esclusiva da e per il maschile; una storia di dicerie e credenze sul loro conto che hanno contribuito a creare la donna senza che questa potesse avere modo di crearsi da sé o di far sentire la propria voce. Con il passare del tempo, il protagonismo femminile è aumentato esponenzialmente e il debito nei confronti delle nostre mamme e delle nostre nonne ci ha permesso di arrivare a oggi, alla stesura di questo libro come di una voce aggiunta alla richiesta di riscatto delle donne di tutto il mondo. Perché se lo meritano. Perché ce lo meritiamo, tutte.

    Questo libro nasce come un’avventura non programmata di una decisione altrettanto non programmata: creare un gruppo WhatsApp in cui fossero riunite tutte le donne proprietarie di pubblici esercizi al fine di supportarsi, aiutarsi e condividere problemi nella valorizzazione e nella amministrazione delle proprie imprese. Nessuna di noi sapeva quello che sarebbe successo a noi, alle nostre famiglie e al mondo intero. Nessuna di noi sapeva che ci saremmo ritrovate chiuse in casa nel giro di pochi mesi senza la possibilità di fare quella che fino al giorno prima era scontato: prendere un caffè al bar, vivere le amicizie che arricchiscono le nostre esistenze, fare una passeggiata godendo della luce del sole.

    Nessuna di noi sapeva che l’amicizia che nasce da passioni condivise potesse essere tanto forte da permettere di resistere all’isolamento e a quel 2020 che, mese dopo mese, ci andava privando delle vite che avevamo con tanta fatica costruito. Allo stesso modo, nessuna di noi sapeva quello che, in un momento tanto complesso per il nostro Paese, questo gruppo avrebbe significato: da iniziativa associativa e di ambito lavorativo si sarebbe evoluta sotto i nostri occhi increduli in spazio protetto dove condividere non più solo aspetti della propria vita lavorativa ma anche personale, con donne che non erano più solo colleghe di settore, ma che erano diventate, insinuandosi in punta di piedi ognuna nelle vite delle altre, amiche.

    Alla fine dell’anno, il legame tra noi è diventato così forte e sacro, da sembrare impossibile che fosse venuto a crearsi tra persone che a malapena si erano viste dal vivo. Senza aver mai visitato le loro città o conosciuto l’intimità delle loro vite, potevo dire, a dicembre 2020, di amare ognuna di quelle donne in maniera intensa e quasi necessaria, di reputarle forse anche più che amiche, erano invece parti della mia stessa anima, perché nei momenti di maggiore difficoltà mi avevano vista crollare in ginocchio e mi avevano teso la mano per riuscire a rialzarmi, dandomi ogni giorno una motivazione valida per esercitare con sempre maggiore grinta e dedizione il compito che mi era stato assegnato. Mi ricordavano ogni giorno che non rappresentavo solo i miei interessi e che la mia voce, per squillante che fosse, non poteva essere sentita senza le loro a fare da controcanto, a suggerirmi le parole da cantare quando le dimenticavo e a fornirmi sempre nuove armonie perché si potesse udire in tutta Italia la melodia potente e delicata allo stesso tempo delle donne che avevano lottato per imporsi come imprenditrici e che chiedevano, nella loro specifica femminilità, un riconoscimento e un rispetto che al contrario un uomo non avrebbe avuto difficoltà nel vedersi tributati.

    E mi hanno sempre sorpresa con le loro frasi di incoraggiamento, con i «ti chiamo appena ho un secondo» in risposta ai momenti più neri di una compagna, con i sorrisi e il gentile proteggersi che ha contribuito a rinsaldare un rapporto che prometteva di farsi sempre più solido.

    Che i loro nomi venissero ricordati in qualche modo, che le loro storie venissero narrate, che tutti i messaggi che erano stati inviati durante l’anno del Covid-19 non andassero persi era il minimo che potessi fare per ringraziarle e ricambiarle di tutto quello che loro avevano fatto per me, un doveroso gesto per ricordare per sempre quanto l’avermi accolta tra loro come amica prima che come presidente, l’aver sempre trovato un posto per me, per le mie particolarità all’interno del gruppo abbia fatto la differenza nel permettermi di superare indenne l’annus horribilis. Nessuna ha mai chiesto qualcosa in cambio che fosse più di quello che già davano a me, che già facevano nei miei confronti in maniera tanto naturale e disinteressata da risultare commovente: essere ascoltate, essere considerate in primo luogo per le persone che sono, e solo dopo per il ruolo che ricoprono, essere capite nella loro dimensione di esseri umani con sogni e ambizioni, difficoltà e paure.

    Scrivere questo libro, dicevo, è stato un atto dovuto, di riconoscenza e amore, un gesto umile per dire un grazie che durerà perenne nella memoria dell’inchiostro stampato, per ricordare loro e tutte le persone come loro e senza le quali praticamente qualsiasi cosa buona andrebbe perduta, perché sono mosse dalla gentilezza e dalla meraviglia della condivisione fine a sé stessa, perché insegnano senza la pretesa di essere superiori e senza altro esempio che non quello dato dai fatti.

    E io da loro ho imparato eccome: ho imparato a condividere e non lasciare che i miei problemi si accalchino solo sulle mie spalle, ho imparato l’importanza di andare a dormire senza aver completato tutti i compiti della giornata ma con la mente ancora lucida, ho imparato che la resistenza delle donne è, a tutti gli effetti, una anti-fragilità che permette di resistere agli urti, forse scheggiandosi, ma senza mai rompersi completamente, migliorandosi.

    Ho imparato a non pretendere, a guardarmi allo specchio e vedermi come donna prima che imprenditrice. Per questo ora posso dire di amare un po’ di più le donne, per questo posso dire di essere ancora più fiera del mio lavoro, per questo, quando mi viene chiesto il significato della parola forza non apro più il vocabolario ma una chat di gruppo su WhatsApp.

    PREMESSA

    [23/03/2020, 13:07:15] Valentina: Da Il Capitano e il Mozzo di Alessandro Frezza:

    Capitano, il mozzo è preoccupato e molto agitato per la quarantena che ci hanno imposto al porto. Potete parlarci voi?

    Cosa vi turba, ragazzo? Non avete abbastanza cibo? Non dormite abbastanza?

    Non è questo, Capitano, non sopporto di non poter scendere a terra, di non poter abbracciare i miei cari.

    E se vi facessero scendere e foste contagioso, sopportereste la colpa di infettare qualcuno che non può reggere la malattia?

    Non me lo perdonerei mai, anche se per me l’hanno inventata questa peste!

    Può darsi, ma se così non fosse?

    "Ho capito quel che volete dire, ma mi sento privato della liber

    tà, Capitano, mi hanno privato di qualcosa. E voi privatevi di ancor più cose, ragazzo. Mi prendete in giro?"

    Affatto… Se vi fate privare di qualcosa senza rispondere adeguatamente avete perso.

    Quindi, secondo voi, se mi tolgono qualcosa, per vincere devo togliermene altre da solo?

    Certo. Io lo feci nella quarantena di sette anni fa.

    E di cosa vi privaste?

    "Dovevo attendere più di venti giorni sulla nave. Erano mesi che aspettavo di far porto e di godermi un po’ di primavera a terra. Ci fu un’epidemia. A Port April ci vietarono di scendere. I primi giorni furono duri. Mi sentivo come voi. Poi iniziai a rispondere a quelle imposizioni non usando la logica. Sapevo che dopo ventuno giorni di un comportamento si crea un’abitudine, e invece di lamentarmi e crearne di terribili, iniziai a comportarmi in modo diverso da tutti gli altri. Prima iniziai a riflettere su chi, di privazioni, ne ha molte e per tutti i giorni della sua miserabile vita, per

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