Dalla loro parte: Un vissuto esistenziale dedicato a coloro che hanno bisogno di rappresentanza, di tutele e di promozione sociale e civile
Di Rita Pavan
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Info su questo ebook
Il racconto di una vita impegnata nel sindacato e nel sociale è il filo conduttore di questo libro. Nell’impegno di rappresentare, tutelare e promuovere le ragioni del lavoro, l’autrice ha trovato la sua dimensione di vita. Con uno sguardo sempre rivolto alle donne e alla loro valorizzazione. E una visione oltre il locale. Scaturisce una narrazione del proprio vissuto, di quanto realizzato, dei successi e dei problemi che man mano si sono posti, utilizzando anche aneddoti di vita personale e professionale. Viene tratteggiata la storia di una generazione, quella del post ’68, che, partita con il voler cambiare il mondo, ha trovato in questo caso nell’impegno sindacale e sociale uno strumento per cercare almeno di migliorarlo. Senza voltarsi da un’altra parte.
RITA PAVAN nasce nel 1957 a Milano, dove tuttora vive. Inizia giovanissima ad interessarsi di temi sociali e politici a scuola e nel suo quartiere. Terminata la scuola media superiore, è assunta alla Peugeot. Diventa subito delegata sindacale e alla fine degli anni ’80 diventa operatrice alla Fisascat Cisl. Successivamente ricoprirà vari incarichi: responsabile territoriale a San Siro - Rho e coordinatrice femminile
prima alla Cisl milanese e poi in quella lombarda. Si occupa di mercato del lavoro e formazione professionale, di Europa e internazionale, diventando Presidente di Iscos Lombardia. Nel 2009 entra in Segreteria della Cisl Brianza, per poi diventare Segretaria Generale della nuova Unione Sindacale Territoriale di Monza Brianza Lecco, impegnandosi anche dei temi dell’immigrazione e della legalità. Dal settembre 2020 è in pensione e dedica il suo impegno sociale all’associazionismo femminile. I diritti d’autore di questo libro sono devoluti
al progetto in Perù «Latte fonte di vita», realizzato da Iscos Lombardia in collaborazione con l’Operazione Mato Grosso e in memoria di Franco Giorgi.
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Anteprima del libro
Dalla loro parte - Rita Pavan
COLLANA STORIE POSITIVE
Testimoniare i vissuti migliori
per costruire le vite future migliori
L’innovazione continua nelle strutture pubbliche, nelle imprese e nelle organizzazioni sociali è necessariamente una leva per la loro sopravvivenza e il loro sviluppo. Occorre selezionare con cura i prodotti / servizi da realizzare per rispondere a bisogni e aspettative dei clienti e utenti. È poi necessario migliorare continuamente i processi decisionali e operativi per essere efficaci facendo bene le cose giuste
.
Per questo scopo diventano sempre più importanti le decisioni ed i comportamenti organizzativi di responsabili e collaboratori, anche attraverso la disponibilità di modelli di riferimento e di vissuti esemplari di persone che hanno attivato il loro talento, le conoscenze, l’impegno e la passione sia in campo sociale che pubblico che nel mondo delle imprese.
Testimoniare i vissuti migliori per costruire le vite future migliori
. La collana STORIE POSITIVE
raccoglie le storie di persone i cui tracciati di vita possono essere un punto di riferimento per giovani, e non solo, alla ricerca di esempi utili ad un processo di apprendimento fondato su visioni, valori e comportamenti coerenti meritevoli di essere seguiti.
La collana è diretta da Flavio Sangalli, scrittore di libri di management e docente di Leadership e Comportamento Organizzativo presso l’Università di Milano Bicocca.
Nella stessa collana:
#١ Carlo Stelluti - Il coraggio di vivere i valori
#٢ Silvia Bignamini - Sentieri della diversità e dell’uguaglianza
#٣ Federico Golla - La bussola dei valori
#٤ Marco Arosio - Una vita in moto
DALLA LORO PARTE
Un vissuto esistenziale dedicato a coloro che hanno bisogno di rappresentanza,
di tutele e di promozione sociale e civile
In copertina: Rita Pavan ad una manifestazione nazionale cgil cisl uil nel ٢٠٠٥
© 2021 Edizioni Homeless Book
www.homelessbook.it
ISBN: 978-88-3276-224-2 (brossura)
978-88-3276-225-9 (eBook)
Pubblicato in settembre 2021
A mio padre Nerio
e mia madre Enrica, con gratitudine,
senza i quali non sarei stata quel che sono.
PRESENTAZIONE
di Flavio Sangalli,
Università di Milano Bicocca
Rita Pavan ha scritto un bel libro che merita di essere letto con interesse e utilità di apprendimento. È quindi pienamente coerente con lo scopo della collana che presenta autobiografie di persone ispirate da una visione e da valori praticati con impegno nella professione e nella vita.
L’Autrice racconta le varie fasi esistenziali, dalla prima gioventù alla recente età della pensione, tutte attraversate da un filo conduttore costante caratterizzato dall’impegno di stare dalla loro parte
cioè dalla parte di chi ha bisogno di rappresentanza, di tutela e di promozione sociale e civile.
Rita Pavan si è impegnata sin da giovanissima nelle lotte studentesche con già una forte attenzione ai temi sociali e ha poi proseguito nell’ attività sindacale a livello aziendale.
Quando si è impegnata a pieno tempo nella Cisl ha svolto la rappresentanza e la tutela dei lavoratori nel settore del commercio, nelle zone territoriali fino a giungere ai livelli apicali come segretaria generale della Unione Sindacale Territoriale di Monza Brianza Lecco.
E non si è accontentata di un impegno già di per sé molto significativo.
Si è dedicata per anni alla promozione sociale nella battaglia non facile per la parità di genere, che è ancora un percorso non compiuto nella nostra società.
Particolarmente significativo e bello da conoscere è stato il suo impegno a livello internazionale dove ha esteso il suo impegno per la solidarietà più globale interessandosi anche ai temi dell’immigrazione.
Per la promozione civile non è mancata la sua attività di sostegno alle organizzazioni antimafia.
Una vita intensissima ispirata da una visione di giustizia sociale e da forti valori praticati con realismo e determinazione.
Un comportamento organizzativo dove le attività svolte sono sempre inserite nella superiorità dello scopo che le ispira e le guida e che si inserisce pienamente nei tratti di leadership descritti nel mio recente libro (ALTA PRESTAZIONE, Mursia 2020).
Rita Pavan ha vissuto e scritto una bella storia personale e le siamo grati di averla raccontata.
PREFAZIONE
di Fiorella Morelli,
Segretaria FNP Cisl Lombardia
Ho iniziato la lettura di questo libro di Rita Pavan con interesse, ero curiosa di capire come avesse fatto a condensare in poco più di un centinaio di pagine tutta la sua esperienza sindacale e di vita. La conosco da tanti anni e so con quale entusiasmo, passione e serietà ha affrontato il suo impegno sindacale.
Uno spaccato di vita, a partire dalla fine degli anni ‘60 del ‘900, che fa cogliere il vissuto milanese di una famiglia normale. Si snoda nei decenni successivi con tutti i cambiamenti avvenuti e con un filo conduttore: non voltarsi dall’altra parte, essendo consapevoli che, ovunque nascano, le questioni sociali e del lavoro si possono affrontare solo collettivamente. Il tutto descritto in modo sintetico ma molto realistico, vivo, ricco di umanità.
Queste pagine riportano alla mente la voglia di prendersi carico dei problemi degli altri: Il motto di Don Milani a me interessa
. Oggi si torna a discutere non solo di io, ma di come declinare il noi. Allora, interessarsi di quello che accadeva era il quotidiano, faceva parte dell’essere e della cultura inculcata dalla famiglia, negli oratori, nelle frequentazioni amicali. Il confronto serrato e costante era la linfa che faceva crescere le nuove generazioni.
La partecipazione in una grande organizzazione ha degli aspetti complicati da gestire ma la serietà e la competenza hanno sempre avuto un rilievo. Il lavoro sindacale, seppur complesso, ha consentito a molte persone di esprimere le proprie potenzialità e di vivere esperienze professionali non comuni, dando contemporaneamente un valore aggiunto e ottimi risultati attraverso la condivisione e il lavorare in squadra.
Di passi avanti ne sono stati fatti tanti. Ad esempio, aver introdotto nei contratti di lavoro degli articoli specifici per la condizione femminile ha fatto da propulsore per alcune leggi emanate in seguito.
Oggi, le nuove generazioni devono capire che nulla è scontato e che tocca a loro, nei tempi dovuti, prendersi carico delle problematiche legate al mondo del lavoro, proporre soluzioni che non possono essere le stesse di altri tempi, ma che diano dignità ora come allora ai lavoratori.
È un libro di esperienze personali, ma è anche un libro di storia moderna. Non solo sindacato ma vissuto politico, sociologico, valoriale. Credo che una storia letta e raccontata in questo modo possa essere capita nelle scuole e dalle nuove generazioni molto più che nei libri scolastici.
In questo libro autobiografico ognuno di noi può ritrovare degli aspetti di interesse o di vissuto comune. Di certo vi è tutta la forza e l’energia che una donna all’interno di una grande organizzazione, ha saputo mettere a frutto. A volte torna comodo adagiarsi in un ruolo avendo raggiunto un ambito di competenze necessario. La forza delle donne si esercita anche nella volontà di ripartire ogni volta con un incarico nuovo, con umiltà, con nuove conoscenze e competenze. Questo è lo spirito per una rigenerazione costante delle organizzazioni.
1. Adolescenti prematuri?
Avevo tredici anni. Alla scuola media in Via Graf a Quarto Oggiaro, dove vivevo allora, il riscaldamento non funzionava da giorni: nonostante le segnalazioni, niente da fare.
Una mattina arrivo a scuola e vedo un po’ di subbuglio fuori dal portone: erano arrivati i militanti di Servire il Popolo, uno dei gruppi extraparlamentari di quel periodo.
Mi avvicino. Non si entra, - mi dicono - c’è sciopero e manifestazione!
Non c’era bisogno di fare picchetti: chi per convinzione, chi per bigiare, di fatto quasi tutta la scuola restò fuori. Centinaia di ragazze e ragazzi formarono un corteo per le vie del quartiere, con l’obiettivo di coinvolgere le altre scuole. In un periodo che, di norma, era fecondo per creatività sloganistiche, il meglio che ci venne in mente fu in classe si gela, vogliamo i caloriferi!
.
Prima sosta davanti ad un’altra scuola media, tutti a lezione: serviva spiegare agli studenti chiusi in classe il motivo della protesta, ma non potevano farlo gli adulti. Qualcuno si proponeva timidamente, altri si ritraevano.
Mi ritrovo in mano il megafono con un perentorio fai tu!
.
E così, arrampicata su un muretto, non so come ma tengo il mio primo comizio: allora non pensavo proprio che nella vita ne avrei fatti tanti altri!
Non era finita lì.
Il giorno dopo, rientrate a scuola, noi ragazzine eravamo tutte gasate. Molto meno la nostra insegnante di italiano: repubblicana, antifascista, bravissima, autorevole ma non autoritaria.
La ricordo ancora oggi con rispetto e affetto. Oltre che arrabbiata, era delusa dal nostro comportamento. Non per lo sciopero in sé ma perché, diceva, ci eravamo comportate da pecore, senza riflettere sulle cose e seguendo gli ordini degli extraparlamentari esterni alla scuola. Fummo punite. Mi toccò, assieme alle altre compagne di classe, ricopiare per dieci volte il capitolo l’isola di Calipso
dell’Odissea.
Oggi può far sorridere l’idea che una ragazza di tredici anni possa interessarsi alla politica, ma erano anni così.
Quello fu anche l’anno in cui volli andare a lavorare d’estate, con altre amiche di scuola. La decisione non fu un’impresa facile. Non se ne parla neppure
tuonò mia mamma, ovviamente contraria. Io, in compenso, ero altrettanto determinata: volevo assolutamente fare questa esperienza con le amiche, rendermi autonoma, guadagnare qualche soldino.
Alla fine mia madre acconsentì. Mio padre, di manica più larga aveva già dato il suo assenso - e iniziò così, a fine giugno, la mia prima esperienza lavorativa in un azienda che produceva materassini e palloni di plastica per il mare.
Dieci ore al giorno, sino alle 19, paga oraria di duecentocinquanta lire dalla prima all’ottava, trecentododici per gli straordinari. Le operaie assunte regolarmente, nel periodo estivo di massima produzione terminavano alle dieci di sera.
Noi piccoline
ovviamente eravamo in nero: un giorno arrivò l’Ispettorato del lavoro e ci fecero uscire in gran fretta dal retro. Chissà se l’ispettore si era accorto delle macchine accese ma senza addetti e con montagne di scarti di lavorazione! Non poteva mancare il caporeparto dalla mano lunga. Soprannominato Limoncino
, ogni tanto tentava l’allungo su qualcuna di noi tredicenne. Noi ridavamo. E scantonavamo.
Sono onesta, mi sono divertita tantissimo, felice quando, in due o tre, venimmo richiamate anche a settembre, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.
Il battesimo
nell’ambiente operaio, che avrei poi conosciuto da sindacalista, non si dimentica.
I racconti delle operaie grandi, in realtà a malapena diciottenni, il matrimonio di una di loro, incinta, a cui fummo invitate, i racconti delle loro esperienze sessuali. Ne risentì un po’ il mio vocabolario: in entrata, il massimo delle mie parolacce erano scemo e imbecille. In uscita, a fine settembre, tendevo alla parlata da scaricatore di porto.
Ci pensò mia madre, come sempre, a rimettermi in riga.
2. Infanzia e adolescenza
Sono nata a Milano nel 1957, agli inizi del boom economico.
Una famiglia non particolarmente agiata, la mia, ma dove l’essenziale c’era, ed anche qualcosa di più: contrariamente ad amici che magari avevano solo tre o quattro anni più di me, bagno in casa e televisione sin dagli esordi.
Mio padre Nerio era impiegato alla Dischi Ricordi, mia madre Enrica lavorante a domicilio, confezionava a mano ombrelli per Lanzetti, un’azienda milanese.
Diciotto mesi prima era nata mia sorella Marilina. Diciamo che non ero