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L'Era Interstellare: L'Era Interstellare
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E-book1.116 pagine

L'Era Interstellare: L'Era Interstellare

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Info su questo ebook

Le Proibite Stelle

Alla fine del ventunesimo secolo, un evento catastrofico colpisce la cintura asteroidale centrale del nostro sistema solare, uccidendo due ingegneri. Non vi è traccia ne del loro giovane figlio, Alex Manez, ne dell'asteroide su cui si trovavano.

Sul limite più remoto del Sistema di Solare, la prima missione con equipaggio su Plutone, capitanata dalla donna più giovane in tutta la storia della Nasa, porta alla storica scoperta di un manufatto alieno che porta inciso un messaggio per gli esseri umani. Non Siete soli!

Mentre studiano la stele aliena, questa inizia ad attivarsi. Quattro ore dopo, nell'orbita di Plutone appaiono l'asteroide scomparso, con su Alex Manez, il quale ha subito degli stranissimi effetti causati dall'esposizione all'elemento cinetico chiamato Kinimet.

Dalle profondità dell'impero criminale che ha sede sulla Luna, un esule scorge la possibilità di allargare il suo controllo nello spazio, così si mette a l'opera.

Il segreto per ottenere per ottenere la velocità della luce è ora alla portata di tutti e così, la corsa allo spazio interstellare ha inizio!

La Musica delle Sfere

La tecnologia che serve per il volo interstellare è possibile solo a traverso l'interpretazione del potere del Kinemet, ma la chiave che serve a svelarne i segreti si trova in una pergamena vecchia di mille anni lasciata sulla Terra da ua specie aliena.

Ma quando l'antico manuale viene rubato prima che possa essere completamente tradotto, Alex, Michael e Justine si lanciano alla sua ricerca.

Nel mentre, incappano in una cospirazione interplanetaria e scoprono un segreto che stravolgerà il loro modo di concepire la vita, scuotendola fino alle fondamenta della nostra intera esistenza.

Mondi Lontani

Per centinaia di anni, l'Armata Kulsat ha scandagliato la galassia alla ricerca della perduta eredità di un'antica ed estinta razza aliena, molto avanzata tecnologicamente. Distruggono chiunque si trovi sulla loro strada.

Ora rivolgono il loro sguardo sulla Terra, riunendo le forze per un'invasione.

Justine, Michael ed Alex hanno ognuno una chiave per fermare il nemico, ma sono su mondi lontani l'uno da l'altro, ed il tempo sta per scadere...

LinguaItaliano
Data di uscita3 ago 2023
ISBN9781667460932
L'Era Interstellare: L'Era Interstellare
Autore

Valmore Daniels

Valmore Daniels has lived on the coasts of the Atlantic, Pacific, and Arctic Oceans, and dozens of points in between. An insatiable thirst for new experiences has led him to work in several fields, including legal research, elderly care, oil & gas administration, web design, government service, human resources, and retail business management. His enthusiasm for travel is only surpassed by his passion for telling tall tales.

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    Anteprima del libro

    L'Era Interstellare - Valmore Daniels

    L’ ERA INTERSTELLARE

    La Trilogia Completa

    Di Valmore Daniels

    traduzione di Barbara Fabrocini

    Questo è un lavoro puramente di fantasia. Nomi, personaggi, posti e accadimenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore o utilizzate in modo fittizio. Ogni richiamo a personaggi reali, vive o decedute, è puramente casuale. Questo libro non può essere rivenduto o ceduto senza il consenso scritto dell’autore. Nessuna delle parte del testo può essere riprodotto, copiato o distribuito in alcuna forma o attraverso nessun mezzo meccanico o elettrico per il passato, presente e futuro.

    Copyright © 2010-2013 Valmore Daniels. Tutti i diritti riservati.

    Distribuído por Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Babelcube Books e Babelcube são marcas comerciais da Babelcube Inc.

    LE PROIBITE STELLE

    1

    LA FINE

    Copán :

    Honduras :

    Conglomerazione del Centro America :

    I miei antenati raccontano che nelle notti calme e silenziose, se si fa particolare attenzione, si possono sentire muovere i pianeti. La chiamano la Musica delle Sfere e la canzone narra del ritorno degli Dei. Io quella canzone, l’ho sentita.

    Ma io sono solo un vecchio. Che volete ne sappia io?

    Mio nipote viene da me per chiedermi se può andare a giocare con i sui amici. Io gli chiedo, Vuoi che ti racconti la storia della fine del mondo?

    So che mi ha già sentito raccontare questa storia, alla quale non crede affatto. Preferirebbe di gran lunga giocare con i suoi compagni.

    Magari se gliela racconto un altro paio di volte, mi crederà.

    Almeno lo spero; ma cosa volete ne sappia io?

    Gli racconto di Hunab Ku, il Dio degli Dei, il creatore dei Maya. Gli dico di come Hunab Ku abbia ricostruito il mondo tre volte dopo i diluvi, scaturiti dalla bocca di un serpente del cielo—alcuni dicono scaturiti addirittura dalla bocca di Kukulkan, il Dio del Sole, degli Oceani, della Terra e del Cielo.

    Racconto al mio giovane nipote, ormai stufo delle mie storie, che Kukulkan ha ricostruito il primo ed il secondo dei mondi. L’ha fatto perché il terzo fosse pronto per le Genti della Terra, i Maya.

    Gli parlo della follia dei Maya, della loro arroganza, dei loro odi decadenti e dei sacrifici umani, racconto del predetto arrivo dell’uomo bianco. Gli narro della fine del terzo mondo, della fine dei nostri avi.

    Mio nipote sorride. Crede che sia solo un vecchio pazzo che racconta storie.

    Io conosco la verità, conosco il futuro. Gli racconto che il quarto mondo appartiene all’uomo bianco; non manca poi tanto al suo avvento.

    Gli antichi Dei l’hanno predetto.

    Il quarto mondo subirà un violento diluvio per far posto al Nuovo Mondo. Se l’uomo bianco non si adatterà ai cambiamenti, allora Kukulakn lo distruggerà.

    Sulle rovine, gli Dei ricostruiranno il Nuovo Mondo.

    Gli dei torneranno dalle stelle ed avranno bisogno di trovare un mondo migliore da chiamare casa.

    Il tempo ormai sta per giungere.

    E quando sarà? Chiede paziente mio nipote, canzonando il suo vecchio nonno.

    Tu assisterai alla fine del quarto mondo, gli dico. E vedrai l’avvento del quinto dei mondi. Io non so se riuscirò a vederlo. Sto diventando vecchio.

    Non sei poi così vecchio, nonno, mi dice lui.

    Gli sorrido, consapevole che ha un buon cuore, che è un bravo ragazzo, ma con la coda dell’occhio, guarda verso i suoi amici, desideroso d’andare a giocare.

    Ora va dai tuoi amici, gli dico. Ma ricorda ciò che ti ho detto.

    Si, nonno. Ricorderò le tue parole.

    Corre via, so che ricorderà. Ma mi crederà?

    O crede che io sia solo un vecchio?

    2

    IL COMUNICATO STAMPA

    NASA Conferenza Stampa

    Re: Missione Orcus

    Escludendo la Nube di Oort ed ogni asteroide o cometa che orbita intorno al Sole, Plutone è l’ultimo corpo celeste del perimetro esterno del sistema planetario di Sol. Plutone è nella zona che delimita il confine di Sol dall’inizio dello Spazio Interstellare.

    Oggi, per la prima volta, la Nasa sta per spedire un team di esploratori sul corpo planetario più lontano del nostro sistema. I componenti della squadra non sono ancora stati annunciati, ma un portavoce ha dichiarato che gli ultimi nomi stanno per essere aggiunti alla lista. Chiunque venga assegnato a questa prestigiosa missione, dovrà sopportare un viaggio di sei mesi per arrivare a Plutone, seguiti da altri sei mesi del viaggio di ritorno. Aggiungendo i sette mesi di permanenza sul pianeta nell’attesa che Plutone torni in una posizione ottimale nella sua orbita per l’inizio del viaggio di ritorno, la squadra della Missione Orcus rimarrà lontano da casa per ben due anni.

    La comunità scientifica ha molte incognite da risolvere su Plutone e sperano che questa missione provveda a fornire loro la conoscenza che anelano da almeno un secolo.

    Uno dei Senior della NASA dichiara che lo studio sul piccolo pianeta potrebbe darci informazioni sui segreti del viaggio interstellare.

    Innumerevoli navi e satelliti sono stati inviati all’esplorazione di Plutone negli ultimi cinquant’anni. La Orcus rappresenta la prima missione con equipaggio.

    ###

    Appendice Scientifica:

    Plutone orbita Sol all’angustiante velocità di 27,46 km/h, mettendoci 248 anni a compiere una rivoluzione intorno ad esso. E’ senza dubbio il più insolito dei pianeti, seguendo un’orbita ellittica con un inclinazione di 17,148 gradi sotto e sopra l’ellissi.

    Analisi preliminari indicano che la composizione del pianeta sia a base di metano ed azoto, con tracce di idrogeno, elio, silicio ed un insieme di altri elementi.

    Anche il Sole non sembra essere altro che una stella in lontananza, solo quattro volte più brillante di Polaris, la Stella Polare, che indica il Nord, vista dalla Terra. La luce durante il giorno Plutoniano è simile a quella di una notte di luna piena sulla Terra, colorando i cieli di una tonalità viola scuro—piuttosto esotica e piuttosto misteriosa.

    Le stelle si intravedono durante il periodo di rotazione diurna lunga sei giorni attraverso il sottile strato di nitro metano ma, sono molto più visibili di notte, quando non ci sono veli di gelo ad oscurarle.

    Con i suoi 2,320 chilometri di diametro, Plutone ha una gravita di 0,04 rispetto ai parametri terrestri.

    Nel 1905, l’astronomo Percival Lowell predisse l’esistenza di un nono pianeta, ma morì prima di poter effettivamente vedere Plutone—infatti, le sue coordinate erano errate. I ogni modo, in onore di Lowell, il pianeta porta nel nome le sue iniziali, P.L.—Plutone.

    L’onore del primo avvistamento di Plutone va a Clyde Tombaugh, nel 1930. Allievo di Lowell, Tombaugh catturò tre immagini del piccolo corpo celeste dall’Osservatorio Lowell. Ma analizzando i dati, la massa del corpo non giustificava gli effetti sull’orbita di Nettuno che Lowell aveva riscontrato. Ciò lasciava intendere l’esistenza di un altro corpo celeste vicino a Plutone.

    Fu nel 1979 che James Christy scoprì che Plutone aveva un piccolo gemello, Caronte…

    3

    Base di Macklin :

    Miniera SMD Numero 568 :

    Sistema di Sol :

    Fascia Asteroidale :

    Il suono della sirena d’allarme esplose nella sua maschera septa-fonica.

    disse la voce informatica nelle cuffie in tono succinto, mentre le immagini passavano davanti allo schermo visivo di Alex.

    Dietro, la Nebulosa di Ronge splendeva di un verde scuro, con vortici che giocavano in un magnifico campo di stelle. Piccoli impulsi di luci evidenziavano le navi da battaglia dei pirati che infestavano quel settore della galassia. Ce n’erano tre.

    Il Capitano Alex Manez maledisse il suo compagno il quale si era allontanato per assistere un NID—Navicella-In-Difficoltà. Un’ovvia falsa traccia per dividerli.

    Col suo potenziatore di pensiero di ultima generazione agganciato alle tempie, Alex non aveva bisogno di esporre verbalmente i suoi comandi. Era comunque nella sua natura farlo.

    Hucs, manda una chiamata d’emergenza ai compagni Grande e Makato. Di loro di portare immediatamente i loro culi qui, da me!

    disse ad alta voce il computer, mentre le parole passavano in basso l’ungo l’orlo dello schermo DMR.

    Mandami uno schema del loro sistema di difesa ed ogni possibile dispositivo d’artiglieria, ordinò. C’era tempo sufficiente per una ricognizione informatica; i pirati ci avrebbero messo almeno tre minuti a passare la linea di fuoco.

    Quando arrivarono le informazioni, Alex le ponderò e prese una veloce decisione.

    Voglio quattro scudi a massima potenza, copri la poppa, cinquanta per cento ai fianchi. Carica due Mante a lungo raggio e prepara il cannone Maser per la breve distanza. Conferma!

    rispose il computer.

    L’orologio confermava che i pirati sarebbero stati a tiro in un minuto e quarantuno secondi. Un indicatore luminoso del DMR brillava.

    <Le Mante sono pronte e calde. La traiettoria nemica è stabile.>

    Dammi una proiezione zero meno trenta della loro posizione, disse Alex ad Hucs. Voglio anticipare il loro attacco, vediamo la loro reazione. Mira ai secondi, lascia il comandante al cannone Maser.

    rispose il computer.

    Un nanosecondo più tardi, osservò le coordinate apparse sul DMR. Alex sapeva che il computer non aveva preso in considerazione la reazione umana all’essere sotto fuoco nemico; i parametri erano troppo grandi. Era per quello che era sicuro che le navi dovevano avere dei piloti umani al loro interno.

    Una volta che i pirati avessero identificato le due mortali Mante che si avvicinavano, si sarebbero divisi, così da separarle; la nave che non era sotto tiro allora avrebbe provato a disabilitare le Mante con la sua artiglieria. Se erano Pirati di Ronge, allora avrebbero usato dei ripetitori laser standard; non efficaci quanto il cannone Maser, ma più veloci da utilizzare. Alex aveva comunque una carta segreta in serbo per loro, una sorpresa che stava preparando dall’ultimo scontro.

    Hucs, altera le coordinate della Manta 1 a 118.12.335; Manta 2 a 136.53.799. Conferma e colpisci.

    Prima che le Mante giungessero a metà del loro tragitto, l’icona di un messaggio apparve nell’angolo in alto dello schermo del DMR, ed Hucs disse:

    Aspettandosi che fossero i suoi compagni che rispondevano al suo ordine avvertendolo che si sarebbero uniti presto alla lotta, Alex si sorprese quando senti attraverso le cuffie septo-foniche, una voce femminile; la riconobbe immediatamente.

    Alex, disse sua madre, "Siamo pronti ad uscire. Vieni a salutarci."

    Hucs: Metti in pausa; Salva, disse Alex al programma, ed il gioco si bloccò a metà dell’attacco. Avrebbe dovuto continuare più tardi.

    Si tolse il lettore del pensiero e Il visore, insieme alla maschera con cuffie septo-foniche che sua madre gli faceva usare quando i suoi andavano nell’Unità Abitativa Asteroidale Temporanea(TAHU). Lasciò il cubicolo ed andò in cerca di sua madre e di suo padre, avvicinandosi all’area comune del TAHU.

    Camminava con un andatura rilassata dando una impressione di grande calma Stava tentando di dare a vedere che non gli importava di essere lasciato ancora una volta da solo per ore con, a suo parere, niente da fare. Scosse leggermente il capo, facendo cadere in avanti i suoi lunghi capelli.

    I suoi gli avevano concesso certi privilegi dal suo ultimo compleanno. Per testare i limiti delle sue nuove responsabilità, gli avevano dato la possibilità di scegliere come portare i capelli. Aveva deciso di lasciarli crescere lunghi, evitando un taglio programmato dal robo-valletto. Orgoglioso della lunghezza dei suoi capelli, faceva molti sforzi per perfezionare il colpo laterale del capo perché svolazzassero. La manovra impediva ai ciuffi di andargli negli occhi e provocava una smorfia di disapprovazione sul volto dei suoi. Adorava ricordare loro che era stata una sua decisione quella di boicottare il taglio tradizionale.

    Sua madre sapeva che la sua calma era solo una facciata. Lui sapeva che sua madre ne era consapevole. In ogni modo, continuò a fingere che non gli interessasse che i suoi se ne stessero andando per tutta la giornata al sito. Dentro di sé, odiava che lo lasciassero da solo nel piccolo TAHU con solo il suo link all’ErthMesh a tenergli compagnia.

    Erano alla Base di Macklin da ormai due mesi ed i suoi, lavoravano sei giorni su sette. Ciò non lasciava molto tempo ad Alex per stare in loro compagnia.

    La base di Macklin, situata su uno dei più grandi asteroidi della cintura asteroidale del sistema di Sol, sembrava un cilindro dagli orli smussati. Una sezione trasversale della sua lunghezza coprirebbe uno spazio più grande dell’area metropolitana di New York, anche se l’asteroide di Macklin rimaneva pur sempre una grossa noiosissima roccia.

    Quando erano a casa, sulla Stazione Canada Tre, l’ologramma dell’immobiliare SF lasciava intendere che la fascia asteroidale di Sol, era un anello zeppo di asteroidi e frammenti che giravano attorno al Sole tra i pianeti di Marte e Giove. Nei video, l’anello di asteroidi dava rifugio a profughi del malandato governo globale di Terran, o agli espatriati che dovevano nascondersi dalle milizie addette al loro recupero nel tentativo di spazzar via i disertori; la perenne minaccia di una collisione tra asteroidi teneva sempre alta la tensione in questi video al cardio palma.

    La realtà era un po’ diversa. Dall’asteroide di Macklin, guardando fuori dalle postazioni d’osservazione del TAHU, Alex non riusciva a vedere assolutamente nessun’atro asteroide se non con un telescopio. Nel caso ci fosse stato un pericolo di collisione, il sensore di prossimità di Hucs avrebbe avvisato gli abitanti del TAHU con un’ora di anticipo, poi avrebbe sparato un laser deviante. Era raro che una qualsiasi particella sfuggisse al sistema di difesa del computer. Era una situazione piuttosto noiosa.

    Il Sole non era altro che una biglia scintillante, che illuminava gli abitanti della cintura non più che in una giornata nebbiosa a Londra, ma senza la romantica atmosfera della vecchia città.

    Gli altri pianeti non erano altro che piccoli puntini attraverso il telescopio. La Terra, nel punto orbitale più vicino all’asteroide di Macklin, era più di mille volte più lontana della luna dalla Terra. Per un ragazzo di dieci anni, pareva la più grande delle desolazioni, senza un amico vicino.

    Anche Giove, più di undici volte il diametro della Terra, non era altro che una piccola stella fissa che poteva essere osservata dall’asteroide di Macklin ad occhio nudo per tre mesi e mezzo ogni due anni; per il resto del tempo, nei normali telescopi veniva oscurato dal bagliore dell’onnipresente Sole. Hucs poteva filtrare l’immagine; ingrandirlo di 200 volte per dargli l’apparente grandezza della Luna vista dalla Terra. Alex aveva visto molte riproduzioni di ogni pianeta del sistema col telescopio; non c’era differenza dalla cintura asteroidale.

    Stando in piedi sulla superficie di Macklin a guardarsi attorno in tutte le direzioni, una persona aveva l’impressione di vivere su un’isola scura, deserta ed isolata, che galleggiava attraverso il sistema di Sol.

    Era molto noioso per Alex; fin troppo tedioso.

    Non che ad Alex mancassero le cose da fare. C’erano lezioni da integrare ed un’analisi bio-sintetica che doveva completare dal giorno precedente, quando aveva saltato la lezione che Hucs, l’Unità di Sistema Computerizzato da Casa, gli avrebbe dovuto impartire; invece, aveva optato per giocare con l’ultima versione di ‘Nova Pirates’ che aveva scaricato dalla Thai Multimedia Society.

    Ma comunque, Alex era annoiato.

    Mandava video ed audio messaggi EPS ai suoi amici sulla Stazione Canada Tre, una delle dozzine di corporazioni di stati che abitavano in orbita attorno al satellite della Terra nel punto L4.

    Le comunicazioni EPS erano spesso fuori servizio e venivano fatte più per obbligo che per diletto; le notizie da casa gli facevano sentire maggiormente la nostalgia. I sette minuti di intervallo tra le trasmissioni rendevano i dialoghi tristi, anche in chat.

    Alex guardava sua madre prepararsi per l’escursione.

    Mamma, non è che almeno per oggi rimarresti a casa? chiese lui.

    La madre di Alex si volto verso suo figlio mentre si tirava su la tuta bio-ecologica sorridendo dolcemente.

    Mi spiace Alex, ma dobbiamo andare a verificare le nuove letture. Hucs ha segnalato un’anomalia nella percentuale di elementi di Nelson II settore 14. Se si tratta di ciò che cerchiamo, potremmo andarcene via da questo asteroide in una settimana e lasciare il posto ai minatori della Canada Corp. Non vuoi tornare a casa su C23 a giocare di nuovo con i tuoi amici?

    Già, disse Alex riluttante. Ma è sempre troppo tempo. Hucs è noioso. Tutto ciò che fa, è insistere a volermi insegnarmi algoritmi di Fulman e cartografia astrale. Io voglio interfacciarmi con un vero volto, capisci?

    Lo so Alex, disse suo padre entrando nell’area comune dalla zona di pressurizzazione, dopo aver controllato i misuratori di pressione ed i condensatori atmosferici.

    Gabriel Manez era più basso della moglie, la pelle costantemente abbronzata che contrastava col pallore di quella di sua moglie; i capelli erano di un nero pece mentre Margaret era bionda. Alex aveva ereditato le caratteristiche fisiche Maya del padre.

    Era lui ad essere in comando.

    "Ricordati che sei stato tu a dire che sarebbe stato meglio venire con noi per questo scavo. Ti era stata data l’opzione di rimanere su CS3; la compagnia ti avrebbe assegnato un Andy per stare con te."

    Già. La prossima volta credo rimarrò a casa, se per voi va bene; è noioso quassù.

    I Manez uscivano per lavoro almeno una volta al giorno. Gli anni precedenti, Alex era rimasto alla stazione, ma quest’anno aveva preferito non essere separato dai suoi. Considerando la situazione in cui si trovava adesso, si era decisamente pentito di quella decisione.

    Suo padre sorrise. Beh, potresti collegarti con qualcuno dei tuoi amici dopo la lezione. Credo possiamo permetterci un collegamento in tempo reale. E magari, riusciremo ad essere a casa prima di quanto immagini.

    Gabriel si voltò verso sua moglie. Soprattutto se quei dati sono corretti, Mags. Potrebbe essere la scoperta che aspettavamo. Il bonus della Cooperativa per i nuovi ritrovamenti, potrebbe essere sufficiente per andare in pensione; potremmo comprarci un lotto nella Stazione delle Isole Galleggianti come abbiamo sempre sognato.

    Lei gli dette un colpetto scherzoso, ignorando il suo entusiasmo. Sai che odio quando mi chiami Megs, riprese il marito, simulando una espressione arrrabbiata mentre azionava la valvola sul dorso della tuta. Gabe! gli disse, facendo una smorfia.

    Lui replicò con uno sguardo di sfida. Va bene. Margaret.

    Grazie, Gabriel!

    Preferisco ‘amore della mia vita.’

    Ed io preferisco di gran lunga… Margaret si chinò sul marito prima che si tirasse su lo schermo del casco atmosferico, baciandolo sonoramente sulle labbra. Che schifo! disse Alex e se ne andò verso lo schermo per ologrammi del Simulatore di Realtà Digitale sul muro prefabbricato opposto al pannello di controllo agganciandosi alle tempie il lettore del pensiero.

    Hucs gli dette accesso al motore di ricerca dell’EPS, dato che non aveva un aggancio come quello che aveva nel suo appartamento sulla Stazione Canada Tre, si allacciò al sistema operativo globale dell’ErthMash ed attese i sette minuti che servivano perché i suoi dati personali venissero registrati ed il suo mondo virtuale modificato venisse caricato.

    Questo coso ci mette troppo tempo! disse, mentre si congratulava con se stesso per le sue qualità di designer.

    Il suo mondo virtuale prendeva spunto da una delle sue storie preferite, L’Odissea di Omero. Chiamava il suo mondo, Odysscape.

    Allo stesso modo di Odisseo, doveva viaggiare con la sua nave in vari luoghi per poter passare tra i vari programmi, servizi e giochi. Modificava quel mondo fantastico ogni volta che leggeva una storia che eccitava la sua fantasia, basando il paesaggio sull’ultima novità. Precedenti ambientazioni comprendevano prendevano spunto dalle opere di Lewis Carroll, C.S. Lewis, J.R.R.Tolkien e Robert E. Howard.

    Ci vuole una vita solo per avviare tutto il sistema, si lamentava, anche se sapeva di non avere scelta usando il drive virtuale dell’EarthMash. Il LAN di Hucs non aveva nemmeno un quarto della memoria che serviva ad Alex per far andare il suo Odysscape. Tutti i drive erano utilizzati per gestire tutti gli aspetti tecnici del lavoro dei suoi genitori ed il bio-ambiente del TAHU.

    Nella parte iniziale di Odysscape, l’imponente figura greca di Odisseo, si trovava sulla spiaggia dell’isola di Calipso impegnato a costruire una zattera nel tentativo di tornare a casa ad Itaca. Sullo schermo si vedeva Ermes, messaggero degli Dei, che volava da una parte all’altra dello schermo, mentre portava a Calipso un messaggio nel quale le veniva intimato di lasciar andare Odisseo. Quello era l’inizio del gioco.

    Il programma di computer Grafica ci stava mettendo un’eternità a mettere insieme l’immagine dei tronchi di legno della zattera, tanto che Alex sbuffò scocciato. Il generatore potatile di Hucs non era assolutamente sufficiente.

    Non scordarti che ci vuole un po' prima che il Segnale Elettronico Raggiunga la Terra e poi rimbalzi indietro. Non siamo in grado di utilizzare la velocità della luce… ancora, scherzò Gabriel mettendosi il casco.

    La madre di Alex infilò anche lei il casco, poi si controllarono a vicenda in cerca di strappi alla tuta, passandosi addosso un detector, prima sule cuciture, poi sul busto. Il rivelatore del computer segnalò che le tute erano prive di fori e pronte per l’esposizione in superfice.

    La voce di sua madre passò attraverso l’altoparlante della tuta settica nel THAU, perdendo un po' del suo tono passando in digitale.

    Ci vediamo tra una decina di ore, Alex. Fai il bravo e fai i compiti. Hucs ce lo dirà altrimenti.

    L’ammonimento era riferito alla ramanzina che aveva ricevuto la sera prima così, Alex chinò il capo, con aria affranta.

    Lo so, lo so! rispose lui. Quando erano tornati dal lavoro il giorno precedente, e avevano chiesto ad Hucs un rapporto sulle attività di Alex, lui li aveva informati che aveva giocato sei ore a Nva Pirates invece di concentrarsi sui suoi studi. Hucs era molto preciso nelle sue relazioni.

    Hucs è uno spione, disse d’improvviso.

    No, disse la mamma di Alex. Uno spione è una persona che infama un’altra per metterlo nei guai. Hucs ci dice le cose per il tuo bene, Alex. E’ programmato per farlo.

    Lo so, lo so. Dal tono della voce comunque, si capiva quanto ingiusta fossero per lui l’intera faccenda.

    Ci vediamo presto Alex, fai il bravo.

    Lo farò.

    I genitori di Alex superarono la soglia entrando nella stanza di depressurizzazione. Con un profondo e sonoro click, il portellone si sigillò alle loro spalle. La luce del segnalatore di vuoto brillò sul pannello di controllo a destra della porta, ad altezza d’uomo, mentre un campanello suonò indicando che il livello di pressurizzazione stava tornando alla norma.

    Si sentiva un lieve rumore soffocato mentre le pompe risucchiavano l’aria dalla stanza, i magneti simulatori di gravità si spensero, portando l’ambiente allo stesso G della superficie esterna.

    I suoi genitori fecero un paio di esercizi ginnici per abituare i muscoli alla gravità molto vicina allo 0 ed ai loro corpi, che pesavano poco meno di un grammo in quell’ambiente.

    Costruito sotto la superfice dell’asteroide, il THAU fungeva da perfetto riparo per una squadra di sorveglianza. La ditta costruttrice aveva usato delle cariche ad impulso per creare una cavità artificiale dieci metri sotto al suolo, formando una specie di scatola di quindici metri per lato ed alta otto.

    Con i suoi due cubicoli, un’area comune, un bagno, un cubicolo che fungeva da sala da pranzo, un laboratorio computerizzato e la sala depressurizzazione, formava l’ambiente ideale per una squadra di sorveglianza formata da due persone. Se i sorveglianti erano una coppia, una terza persona, come un figlio, poteva unirsi alla missione, senza andare a pesare troppo sulle risorse fornite da TAHU.

    Aveva scorte di cibo per sei mesi e il convertitore di particelle solari, manteneva le batterie al massimo.

    All’interno della pavimentazione del TAHU, era stato inserito un convettore magnetico di gravità che amplificava il campo magnetico dell’asteroide stesso solo nell’area interessata di 85,91, abbastanza da somigliare a quella terrestre. Il consumo di energia era enorme, ma il Sole, a 400 gig di distanza, forniva tutta la potenza necessaria.

    Sulla superfice dell’asteroide, la piattaforma del ATV si manteneva da sé, insieme ad una navicella per due persone, da usare in emergenza. La navicella aveva abbastanza potenza da riuscire a sfuggire al campo magnetico di qualsiasi corpo celeste più piccolo della Luna, superato quel limite, riusciva a mandare un raggio d’emergenza.

    Ogni cubicolo personale del TAHU aveva una specie di nicchia di sicurezza, che si trasformava in una navicella mono-posto se necessario. La sicurezza prima di ogni cosa.

    Alex si voltò verso il DMR.

    Hucs, disse ad alta voce, anche se il computer avrebbe benissimo potuto leggere nel pensiero qualsiasi suo comando. Portami il filtro VR per il visore dell’ATV.

    Per adesso, avrebbe lasciato perdere Odysscape, preferendo usare il Cpu più veloce di Hucs. Spense il link dell’EarthMesh. Dopo tutto, avrebbe dovuto lavorare al suo biosyn. Hucs aveva lezioni registrate nel suo V drive da bastare per un mese.

    Non aveva bisogno di essere collegato all’EartMesh, ma sapere che le comunicazioni con la Stazione Canada Tre o la Terra, erano a disposizione in sette minuti, lo faceva star meglio.

    Hucs parlò:

    -Visore ATV attivo, Alex. Indossa il casco oculare VR, per favore.-

    Alex prese il visore ma aspettò a premerlo sulle sue cavità oculari.

    La telecamera ad interfaccia sul quadro dell’ATV si accese. Era programmata per mandare file video ed audio dei progressi dei suoi ogni volta che raggiungevano un sito di Nelson II, registrava i loro rapporti e le loro teorie, fallimenti e scoperte, per poi spedire il tutto attraverso l’EPSing al mainframe della Canada Corp. ad Ottawa, sulla Terra.

    Lo schermo DMR davanti ad Alex, mostrava un’immagine 2D del campo visivo della telecamera. Alex si mise il casco oculare del lettore del pensiero. Premette sugli occhi il visore a forma di tazza, così che la guaina prendesse la forma precisa del suo volto.

    D’improvviso, poteva vedere tutto ciò che circondava l’ATV dalla plancia, come se fosse stato lì, seduto.

    Avvicinandosi all’ATV, i suoi genitori si muovevano con un sistema di tiranti, tra l’ATV e la baia Con la poca gravità dell’asteroide, con un piccolo salto c’era il serio rischio di volare via dall’asteroide, nello lo spazio.

    Anche l’ATV montava una versione dei magneti gravitazionali, combinati con un magnete con poli inversi, galleggiava sulla superfice a circa due metri.

    I suoi si legarono stretti ai sedili del veicolo ed accesero le celle non prima che sua madre notasse la lucetta verde della telecamera accesa, indicando che un’immagine veniva trasmessa e registrata.

    Cia, Alex, disse lei, sorridendo attraverso la parte del casco trasparente che copriva il viso, immaginandosi correttamente, che era stato lui ad agganciare il suo VR alla telecamera. La voce filtrava molto chiaramente dalle casse di TAHU.

    Ciao, mamma.

    Che succede, figlio mio? chiese Gabriel dopo un istante, stringendo le cinture.

    Non so. Volevo solo farvi sapere che mi mancate.

    Manchi anche a noi. Ti volgiamo bene, Alex.

    Anch’io. Non era ancora troppo grande per ammetterlo; almeno non in privato. Se fossero stati alla Stazione Canada, magari non si sarebbe sentito a suo agio dicendo ai suoi che gli mancavano, davanti agli amici.

    Va bene, allora fai i tuoi compiti stamani, passa il test del biosyn … poi quando torniamo, magari mi fai vedere come funziona quel ‘Nova Pirates’, gli disse il padre, con un sorriso che riempiva il copri-volto del suo casco.

    Perfetto! esclamò Alex, eccitato. Ci vediamo più tardi, papà!

    Con un solo pensiero, spense il link del VR rivolgendo la sua attenzione sul materiale del biosyn che Hucs gli aveva preparato sul pannello DMR secondario, alle sue spalle, che emanava bagliori rossi dal contorno della schermata.

    -Ripasso della Trentasettesima Lezione—Biosyn-

    Hucs era preparato, come sempre.

    Il computer aveva caricato una voce da ragazzo per il ripasso, ma per quanto Alex cercasse di concentrarsi, si ritrovò ben presto a pensare alla partita sospesa di ‘Nova Pirates’ e, dopo meno di un’ora dalla partenza dei suoi, la schermata relativa la lezione era stata minimizzata, nonostante le lamentele di Hucs.

    Portò la schermata del gioco sul VR.

    Dopo pochi isatanti, si trovava a sparare ai pirati fuori dalla Nebulosa di Ronge.

    4

    Rapporto Geologico:

    Asteroide di Macklin:

    Compilato da Gabriel Manez:

    Sezione: 14568

    SMD Numero Miniera:928-3

    Nome: Asteroide di Macklin

    Età: 237,89 milioni di anni (Anni terrestri)

    Tipologia: Metallico/Condrite Carbonacea (C)

    Distanza dal Sole: 425,92 gigametri (reali)

    Distanza minima dalla Terra: 276,33 gigametri

    Dimensioni: 148,11 kms diametro più lungo / 35,08 kms diametro più largo

    Temperatura in superfice: -103,5°

    Massa (stimata): 10,020.5 teratoni

    Gravità in superficie: 0,0000002373G

    Pressione Atmosferica: Assente

    Velocità di fuga: 0.009568 km/h

    Contenuto Minerale: alluminio, calcio, carbonio, cobalto, rame, elio, acciaio, magnesio, nickel, silicio, sodio, solfuro, titanio

    Valore Potenziale: $14 Trilioni (Can) in 50 anni.

    5

    USA. Inc. Sito Esplorativo:

    Missione Orcus 1:

    Plutone:

    Scuro, freddo, silenzioso, inospitale.

    Bellissimo.

    Il Capitano Justine Turner, stava sull’orlo de Sistema Solare. Come Capitano dell’Orcus 1 quell’onore, le spetta va di diritto.

    Questo era solo l’ultima delle novità per lei: era l’astronauta più giovane nella storia della NASA; la persona più giovane ad ottenere il controllo di un vascello; il primo essere umano a mettere piede sulla gelida superfice di Plutone.

    Tentò di farsi venire a mente qualche memorabile affermazione per quelli che, dalla Terra, seguivano i suoi progressi. Sopraffatta però dalle emozioni, Justine non aveva la mente chiara. L’ossigeno riciclato che respirava nella sua tuta, di certo non l’aiutava.

    Plutone, disse finalmente nel microfono.

    Voltandosi a fronteggiare il Sole, vide in piccolo punto brillare in lontananza, in basso sull’orizzonte, immaginò di parlare ai posteri.

    Per giungere fin qui, c’è voluto un viaggio lungo duecento anni, da quando è stato teorizzata l’esistenza dei pianeti oscuri. Ora, il sogno è divenuto realtà. Questa è una pietra miliare per l’umanità intera. A partire da questo momento, tutto ciò che ci resta, è la conquista delle stelle.

    Prese fiato per andare avanti, ma una voce metallica le riempì il casco.

    Capitano! la chiamò Helen Buchanan sulla rete condivisa. In prestito dal Dipartimento d’Esplorazione Spaziale Canada, Helen aveva già dimostrato le sue capacità amministrative come seconda in comando. Ma, d’altra parte, aveva una fastidiosa tendenza a drammatizzare.

    Scocciata da quell’interruzione, Justine brontolò. Che c’è, Helen?

    La squadra spaziale ha riportato che ogni spettro-analisi è nella norma. Ekwan chiede ancora il permesso di avventurarsi sulla superfice. Il primo ufficiale abbassò il tono della voce per equipararla a quella del capitano. Justine, se non facciamo quel che chiede, ci farà fare a tutti il giro del pianeta, lo sai.

    In ogni gruppo c’è sempre la mela marcia. Per loro sfortuna, la NASA non aveva avuto voce in capitolo nella scelta che i giapponesi avevano fatto della persona da includere nel gruppo. Avevano dovuto includere Ekwan, assieme ai quindici milioni di dollari che l’Amministrazione Spaziale Giapponese aveva investito.

    Sei mesi nello spazio con quel montato, egocentrico stronzo, avrebbero provato anche il migliore dei santi.

    Dovrei respingere la sua richiesta, anche solo per ripicca. Sarebbe stata una mossa meschina, ed un palese abuso del suo potere. Per di più, non era l’atteggiamento generoso che si dovrebbe avere con i componenti della propria squadra scientifica.

    Guardandosi attorno, riusciva a vedere poco più di una ventina di metri oltre le luci d’atterraggio della Orcus 1. Con l’intenzione di ignorare le ipocrite politiche della corporazione degli stati della Terra, aveva accettato questa missione—estasiata e piena di passione—solo per avere la possibilità di toccare il cuore di Plutone.

    Ci sono! Disse tra se.

    La superfice di Plutone era arida e inospitale. Raggiungerla serviva a spronare la Terra ad investire ulteriormente nell’esplorazione spaziale. Il peso di quella responsabilità, ricadeva sulle sue fragili spalle e, per nulla al mondo, avrebbe permesso che qualche imprevisto rovinasse la missione. Sapeva che avrebbe dovuto far attendere un’ora gli altri otto membri della squadra, dopo la sua esposizione all’esterno, in caso ci fossero stati microrganismi, o chissà quale altra fantasticheria ipotizzata dagli scienziati della NASA, che si erano fatti strada nella sua tuta, contaminandola. Certo, se lasciar andare Ekwan faceva chiudere la bocca ai sismologi per almeno cinque minuti…

    Permesso accordato, Helen. Ma assicurati che segua il protocollo. Io rientro. Ho visto quel che dovevo per adesso. Ho abbastanza foto da tenere occupata la sezione pubblicitaria della NASA per un anno, almeno.

    Ottimo, Capitano.

    Justine sentì il tono sollevato del suo primo ufficiale.

    Salì le scale in ceramica ed entrò nel pancione della Orcus 1. Ci volle un minuto a passare dalla camera di depressurizzazione.

    Una volta dentro, si trovò ad affrontare una folla disorganizzata. In mezzo ad un’orchestra confusionaria, quattro membri dell’equipaggio giravano attorno al loro attonito condottiero, urlando cacofonicamente con rabbia.

    Ekwan! Datti una calmata, ordinò Justine, attirando la loro attenzione. Staremo qui sette mesi. Avrai modo di avere il tuo tempo in superfice. Lei si rivolse direttamente a lui guardandolo dritto nei suoi rabbiosi occhi. Così tanta ansia in un uomo così piccolo.

    Sono queste stupide cinture, Capitano! Sono troppe e ci si intrecciano attorno. Poi girò la testa in direzione del primo ufficiale Helen Buchanan. —non mi lascia uscire se prima non mi avrà legato come un prigioniero."

    Ekwan. Fallo e basta. Preferisci perder tempo a discutere, o vorresti metterti bene la tuta e uscire in superfice il prima possibile?

    Visibilmente irritato, il sismologo lasciò che Helen gli mettesse addosso la tuta. Con fare comicamente esagerato, entrò nella camera di depressurizzazione.

    E aspettaci! Urlò Helen dall’interfono. Saremo pronti in un paio di minuti.

    La risposta di Ekwan fu impossibile da decifrare, ma la frustrazione sul suo volto era chiara a tutti.

    In un certo senso, Justine lo capiva. Anche nel Giappone odierno, il bisogno di eccellere e di essere primi in tutto, muoveva l’economia e ordine sociale. In un paese così piccolo e dalla densità così alta, non era un mistero perchè le persone si esaurissero nel tentativo di emergere.

    Gli altri, rimasti nello spogliatoio, lentamente entrarono nelle tute.

    Justine fece cenno a Johan Belcher, il geologo dell’Agenzia Spaziale Europea. L’affascinante austriaco, era lì per fare una serie di test, mirati a scoprire la composizione del ghiaccio di Plutone, compresi la profondità, densità e percentuali dei materiali.

    Se non fosse stata Capitano, Justine avrebbe più che volentieri accolto le sue avances. Doveva purtroppo distinguersi dagli altri; fare diversamente avrebbe minato la sua autorità. Mantenere il comando e la sua autorità, era imperativo per tutti i venti mesi di missione.

    Johan rispose al suo cenno con un sorriso ben calibrato mentre aiutava Dale Powers, il navigatore della NASA, a mettersi la tuta.

    Altri due membri della squadra della NASA stavano faticando a prepararsi. Henrietta Maria e George Eastmain. Justine aveva il sospetto fossero diventati intimi durante la lunga traversata. Ridacchiavano tra loro quando credevano che nessuno li vedesse e si parlavano all’orecchio fin troppo di frequente.

    Dov’è Sakami? chiese al gruppo. Quell’unico rappresentante della popolazione della Repubblica Cinese, era decisamente una stella solitaria. Si rifiutava di mangiare con gli altri e non faceva il minimo sforzo per intraprendere una conversazione. Rude e scontroso, Sakami non faceva mistero della sua avversione per i viaggi spaziali.

    Justine si voltò al rumore di stivali che battevano sulla lastra di metallo che a terra, divideva lo spogliatoio dal retro della nave.

    Sakami si fece strada sgomitando verso la sua tuta, senza dare alcun peso ai commenti irati dei compagni.

    Justine lanciò un’occhiata al suo braccio destro. Se hai tutto sotto controllo, io andrei in plancia.

    Certamente, Capitano. Si riposi. La chiamerò se Ekwan finisce in una scarpata, scherzò lei.

    Lascia perdere. Avvisami solo se s’ammazza.

    Finse un sorriso, poi si fece strada attraverso la nave.

    Quando l’Orcus 1 si fù svuotato, Justine girò verso la galleria prendendosi un tubo di tè freddo, bello fresco. Si congratulò con se stessa per aver raggiunto una degli scopi più importanti della sua vita.

    Storie sul Pineta X, avevano ossessionato la sua giovane mente, mentre da adolescente, scaricava ogni libro mai scritto sull’argomento.

    Ne fece la sua passione, studiando ogni parola scritta sul pianeta ed i suoi due secoli di storia. Si accertò di aver scaricato i dati di ogni satellite avesse sorvolato quell’oscuro pianeta.

    Dopo essersi diplomata al Dipartimento di Astronomia dello Stato dell’Arizona, l’osservatorio Lowell aveva iniziato a seguirla, spingendo perché partecipasse al programma di formazione della NASA. Nella sua breve carriera, Justine aveva lavorato duro. Si era fatta strada fino ai livelli più alti, solo per realizzare il suo sogno. Il suo scopo finale: la missione Orcus 1. Era finalmente arrivata, anche se quel lungo percorso, le era costato un matrimonio.

    Brian, il suo ex-marito, aveva deciso che non aveva intenzione di essere secondo alla sua carriera. L’unica cosa di cui si pentiva veramente, era che non era mai riuscita a far spazio ai figli, nella sua più che impegnata agenda. Se la missione Orcus 1 non fosse divenuta una possibilità realizzabile, quella sensazione di perdita e smarrimento dovuta dalla separazione, l’avrebbe senza dubbio mandata in depressione.

    Il dovere la richiamò all’ordine. C’era bisogno di qualcuno in sala comando. Col tubetto stretto tra le mani, attraversò la nave correndo.

    Arrivò in postazione di comando quando, si sentì suonare un clacson.

    Guardando senza alcun risultato i monitor, Justine alzò la voce così che il computer realizzasse che era in comando. E dai! Il computer della nave emanò finalmente dei suoni e Justine allora disse, Turner. Che succede?

    La voce dall’altro capo era soffocata da suoni striduli dati dall’interferenze statiche.

    "Capitano! C’è qualcosa di davvero strano qua fuori, sa! Una cosa che deve assolutamente vedere!" Non c’era modo di nascondere l’accento canadese di Helen quando era eccitata, va detto che la donna si eccitava di ogni piccola cosa. Justine sospirò.

    Ti avviso, se si tratta di un blocco di ghiaccio striato di rosa, non sarò impressionata.

    Vuoi essere impressionata? Chiese la voce di Helen attraverso il filtro digitale. Beh! Posso assicurarti che non rimarrai delusa. Vieni qua fuori e vedi con i tuoi occhi!

    E se—

    Il computer bippò, avvisandola che Helen, aveva chiuso la comunicazione.

    Facendo uno sforzo contro voglia, Justine si alzò dalla sedia e se ne andò ad indossare la tuta per uscire.

    Durante l’intero processo, brontolò di continuo tra se e se. Pazza di una canadese. Mai una volta che concluda una conversazione. E’ probabile che ami le temperature quassù, mentre io sto qui a congelarmi il sedere.

    Justine, la quale sulla terra, pesava 59,8 Kg, trovava difficile muoversi con i suoi 2, 4 Kg di peso su Plutone, una volta all’esterno dell’Orcus1 e la sua gravità simulata. Pesava poco più di una confezione di sale. Anche una leggera spinta poteva spedirla a dozzine di chilometri in qualsiasi direzione. Quel tipo di attività all’aperto, si ammonì, era contro il regolamento e poco sicuro.

    Essendo la superficie del pianeta, una lastra sottile di metano ghiacciato, con dune di neve, un piccolo scivolone su Plutone, poteva spedirti a centinaia di metri. Non ci sarebbe stato molto tempo per agganciarsi al ghiaccio con gli speroni che aveva montati sulla superficie della tuta, atti a rallentare la caduta. Gli stivali erano equipaggiati con delle ventose con aspirazione a vuoto, per assicurarla al ghiaccio. In ogni modo, una caduta in uno degli strapiombi chilometrici che ferivano la superficie del pianeta, portavano ad una sicura e raccapricciante morte.

    I pubblicitari della NASA pretendevano da lei continui commenti sul viaggio quindi, Justine cercò di assolvere questo compito negli istanti che le rimanevano. Prese il microfono ed iniziò a parlare, puntando la piccola telecamera in dotazione, verso l’oggetto più grande nel cielo di Plutone.

    La luna Caronte, la cui superficie è formata più da acqua che da metano, è un globo di colore blu scuro che riempie il cielo.

    Spostandosi per uscire dall’alone di luce dei fari della Orcus 1, scivolò sulla superficie ghiacciata per poi riprendere l’equilibrio. Dopo ave dato un sospiro di sollievo per aver evitato l’imminente tragedia, tornò a guardare verso l’alto.

    Anche se il diametro della Luna Caronte è di 1,270 chilometri, un terzo della Luna terrestre, dalla superficie di Plutone, Caronte sembra essere cinque volte la dimensione della nostra Luna, a causa della vicinanza al pianeta, che è di soli 12, 640 chilometri.

    Justine prese un ATV e andò nella direzione del segnalatore di posizionamento di Helen.

    Mentre il veicolo passava sulla crosta ghiacciata che ricopriva l’intero pianeta, non fece altro che borbottare tra se e se.

    "La prima missione dellOrcus1 è quella di trovare forme di vita a base di metano su Plutone. L’azoto è alla base della vita, di fatto è il 78% della nostra atmosfera. E’ un costituente importante delle proteine. La NASA spera di trovare prove di vita su Plutone come i microbi su Marte di un secolo fa."

    Il segnalatore indicava che si trovava ad un chilometro dal gruppo.

    Pensava e ripensava a qualcosa da dichiarare che potesse catturare l’interesse del pubblico terrestre.

    "Plutone porta il nome del dio romano della morte e dell’aldilà. Per mantenere l’allusione, il satellite di Plutone è stato nominato ‘Caronte’, come colui che traghetta i morti sul fiume Stige nella mitologia greca. Per seguire la tradizione, la NASA ha deciso di chiamare la prima missione umana sul pianeta Orcus 1, come—"

    Quando Justine arrivò in cima ad un’altura, chiuse così saldamente la bocca da produrre un suono secco che echeggiò nell’elmetto. Sotto, Helen e la squadra scientifica stavano raggruppati come degli accoliti attorno alla statua di una divinità.

    Gli occhi di Justine si spalancarono davanti all’immagine di qualcosa che non avrebbe mai potuto nemmeno immaginare in vita sua.

    In un posto dove l’uomo non aveva, fino a quel momento, messo piedi, davanti alla linea dell’orizzonte di Plutone, si trovava un monumento della grandezza di un hangar per aerei. La base della struttura, somigliava ad un immenso nucleo di un complesso atomo.

    Attorno la struttura principale, c’erano un numero di oggetti sferici che le orbitavano attorno senza alcun supporto, somigliando ad una nuvola di elettroni.

    Un brivido alieno scorse la spina dorsale di Justine.

    Gli esseri umani non erano soli nell’universo…

    6

    Istituto di San. Lawrence Charity:

    Ottawa:

    Canada Corp.:

    Michael Sanderson, vicepresidente della Divisione Mineraria della Canada Corp., indossava il suo più bel sorriso in onore di Stall Henderson, sindaco di Ottawa e Ian Pocatello, ministro delle finanze.

    Nella Sala della Carità di San Lorenzo, scambiando convenevoli e flûte di champagne, Michael era angustiato a causa della necessità di indossare una maschera.

    Michael aveva perso il conto di quel genere di cerimonie a cui aveva partecipato nei suo trentadue anni di carriera, fuori e dentro la squadra governativa. Dopo l’incontro con il VP della SMD di cinque anni prima, la sua presenza a questo tipo di eventi era triplicata. Non ci andavano leggeri con lui.

    In ogni modo, il suo sorriso, non lo smentiva mai.

    Non sono solito bere, ma dopo aver assaggiato questo strepitoso champagne, credo che rivedrò le mie abitudini. Prese un sorso per sottolineare il punto.

    Mia moglie passa ore cercando e trovando nuove marche e quando trova quello che le piace, ne compra a casse. Se gradite, le dirò di mandare a lei e Melanie una bottiglia per Natale, si offrì Stall Henderson.

    Splendido. Non vedo l’ora.

    Il Sindaco Stall Henderson era una persona aperta e gioviale, perfettamente a suo agio nel suo ruolo istituzionale. Basso di statura, aveva una calvizie galoppante ed un girovita in espansione; testimonianza del benessere che aveva portato alla città. Era amico di tutti, aveva una mente sveglia ed un senso dell’umorismo piuttosto spiccato; alcuni però, lo trovavano un po' borioso.

    A Michael comunque piaceva veramente, sia per la sua personalità che per l’integrità ed acume come politico.

    Allora, come vanno gli affari tra gli asteroidi? disse Stall. Si sforzò di non guardare il ministro delle finanze.

    Stall Henderson aveva superato da un pezzo i sessanta ed era Sindaco della capitale della nazione da almeno vent’anni.

    Nell’ultimo secolo, Ottawa era passata da essere la semplice capitale amministrativa del Canada, ad una delle più importanti città internazionali, che attraeva investitori e ricercatori da ogni parte del globo. La Canada Corp., in controtendenza rispetto al trend planetario di diversificazione, aveva concentrato tutte le sedi dei suoi dipartimenti ad Ottawa e dintorni; un enorme colpo di fortuna per la reputazione politica di Stall.

    Michael sorrise lasciano il calice vuoto sul vassoio di uno del servobot, scambiandolo per uno pieno.

    Beh, va come ci si aspetta che vada, disse Michael. Abbiamo un paio di buone prospettive davanti a noi, come sono certo saprai se hai letto l’articolo di ieri. Se i sopralluoghi preliminari sono corretti, posso prevedere il giorno in cui le risorse naturali della Terra non verranno più saccheggiate, un giorno in cui ogni bisogno minerario verrà soddisfatto fuori dal pianeta. Direi che è piuttosto eccitante.

    Affascinante, oserei aggiungere, disse il sindaco. Tutto ciò che riguarda lo spazio attira il mio interesse. Ho un figlio che fa la specialistica e studia le anomalie geotermiche di Marte.

    Sted Henderson. Michael cercò di ricordare e si sorprese piacevolmente riuscendoci. "Si, ho letto la sua tesi; è stata pubblicata sull’ultimo numero di Sol Weekly, mi pare. Dalla scoperta dei microbi nel secolo scorso, gli esperti hanno discusso sulla possibilità che su Marte un tempo ci sia stata vita. La tesi di Sted invece sottolinea che esistono prove che suggeriscono invece, che la vita si potrebbe evolvere in un futuro sul pianeta, che Marte si stia preparando piuttosto, ad un balzo evoluzionistico. Una manna per il movimento naturalista. Si era parlato di avvicinare l’orbita o cose del genere. Per aumentare la temperatura, mi pare."

    Si! Sarebbe contento di sapere di aver suscitato il tuo interesse.

    Ian s’intrufolò. "Ho letto anche io l’articolo, anche se ammetto di aver comprato la rivista solo per la storia di copertina sull’Orcus e la missione su Plutone."

    Ian Pocatello era l’uomo della serata, ma a Michael ancora, non era entrato bene nell’occhio. Più giovane sia di Stall che di Michael di almeno vent’anni, Ian si era guadagnato un posto al ministero durante l’ultimo turno di elezioni per procura, con una notevole maggioranza; era la prima volta che faceva campagna elettorale e questo risultato lo rendeva quindi, un avversario politico temibile.

    Facendo ricerche sul passato di Ian, Michael era venuto a sapere che aveva passato una buona parte della sua giovane vita come consulente finanziario di successo. Subito prima delle elezioni, Ian era stato suggerito come Ministro delle Finanze dall’oramai perenne CEO della Canada Corp, Pierre Dolbeau.

    I primi due bilanci affidati all’amministrazione di Pocatello, avevano portato tagli in ogni dipartimento della Compagnia. Allarmato dal trend economico al collasso—ne erano un esempio il Japan Ltd, l’Australia Company, India Ltd e la Corporazione Spagnola, la prima degli stati a dichiarare bancarotta ed essere inglobata dai poteri economici limitrofi—Ian predisse il giorno in cui la Canada Corp. sarebbe caduta vittima del cannibalismo perpetrato dalla molto più potente USA, Inc.

    Al terzo dei cinque anni del suo piano, cambiò del tutto le prospettive economico-finanziarie della Canada Corp. e, anche se il budget rimaneva piuttosto risicato, il debito era sceso dell’8% e le previsioni, indicavano la possibilità di un incremento nei successivi 6 trimestri.

    Tuttavia, l'approccio tranquillo e schietto di Ian Pocatello alle sue funzioni era scoraggiante, e ci volle tutto ciò di cui Michael era capace per sostenere la conversazione, cercando di trovare un punto debole nelle difese del Ministro.

    Non sapevo fosse tanto preso dagli affari spaziali.

    Ian scosse il capo. Non lo sono in verità. Ciò non toglie che i progressi nell’industria spaziale vadano tenuti sott’occhio. Se porta guadagno, la cosa mi interessa!

    Attorno ai tre, dignitari e funzionari d’ogni livello—nazionale, provinciale e municipale—, come anche lobbisti di varie corporazioni private e gruppi minoritari, si muovevano nella stanza in una cacofonica danza di manovre politiche. Dietro a quei sorrisi gentili, si nascondevano piani indicibili e ambiziosi.

    Formalmente, erano accorsi tutti alla cena per raccogliere fondi per la Child-Find Canada, ed era stato un successo con i piatti da diecimila dollari a piatto ed una sala piena; ma era tutta una facciata per i partecipanti, intervenuti realmente per attrarre qualche politico così che supportasse chissà quale progetto erano venuti a proporre.

    I progetti di Michael erano chiari, ma doveva marcare a uomo il suo obbiettivo, altrimenti qualcun altro avrebbe sminuito i motivi a sostegno dei suoi progetti, insinuando fossero una cortina di fumo dietro la quale si nascondevano i suoi veri presupposti. Se non avesse mostrato di essere un pescecane come politico, avrebbe perso la sua posizione, assieme alla reputazione. Le attività minerarie ne avrebbero sofferto ed in ultima battuta, pensava che sarebbe dovuto uscire dalla corporazione.

    La Divisione Spaziale Mineraria della Corp (SMD) aveva bisogno di fondi per la ricerca. Al momento, avevano 13 miniere di nichel a fronte dei 140 bilioni di dollari che gli investitori privati avevano investito nella SMD. Quarantadue degli asteroidi individuati per le miniere mostravano, dopo attente analisi, di avere quantità notevoli di impurità nei minerali e nel grezzo; il rapporto costo benefici, rendeva gli scavi non convenienti, al momento.

    Michael Sanderson credeva fermamente che la SMD fosse la migliore delle occasioni per la situazione finanziaria della Canada Corp. e, per il resto del globo. Gli scienziati avevano calcolato che nella cintura asteroidale, ci fossero un numero elevato di minerali sconosciuti, che avrebbero potuto apportare notevoli benefici per tutti, sulla Terra.

    La USA, Inc. ed i Conglomerati Britannici del Commonwealth, avevano programmi aggressivi e di gran profitto in atto anche se, molti degl’altri stati, erano ancora in alto mare come, la Canada Corp. Non era ancora stato trovato un filone degno di nota e la corsa a chi trovava per primo la vena madre, si stava facendo intensa.

    Michael sapeva che là fuori, nella Cintura asteroidale, si trovavano giacimenti di minerali di ferro, che avrebbero più che giustificato lo sforzo economico della Canada Corp. e degli altri. Anche uno o due ritrovamenti significativi avrebbero alleviato il debito che la SMD stava accumulando.

    Gli sarebbero bastati un paio di bilioni di dollari in più per i costi logistici e di ricerca—c’erano centinaia di asteroidi da controllare—ed era certo, che La Gran Scoperta sarebbe presto arrivata. Doveva tenere il ministro delle finanze dalla sua parte e cercare di accrescere la sua fede nell’SMD.

    Solo dopo avrebbero potuto presentare il progetto al CEO Dolbeau.

    Ma negli ultimi due mesi, Michael aveva tentato, senza successo, di avere un incontro con Ian Pocatello. Il ministro si rifiutava di avere incontri con il VP della SMD, avendo rifiutato anche le sue telefonate. Quando Michael era venuto sapere che il Ministro delle Finanze sarebbe stato presente alla serata di beneficienza, l’aveva vista come una possibilità di incrociargli la strada.

    Si avvicinò un altro uomo il quale, avendo tenuto teso l’orecchio sull’argomento trattato, si introdusse nella conversazione con fare arrogante.

    "Sulla Orcus1 abbiamo anche una canadese. Lo sapevate? Sto seguendo la storia di persona, sa?! Rise. E proprio oggi ho visto un tabloid che asseriva che l’atterraggio su Plutone, avrebbe portato alla fine del mondo. Il 93% dei lettori è d’accordo."

    E Michael pensò che era una fortuna che per avere una quota della società, bisognava sottoporsi a numerosi test per le capacità mentali e la personalità.

    Al commento, seguì l’espressione imbarazzata del resto del gruppo mentre, il Ministro per le Energie, attività minerarie e Risorse—diretto superiore di Michael—si unì a loro. Lui e il Ministro per l’Esplorazione Spaziale Canadese, condividevano il budget della SMD (Divisione per l’Esplorazione Mineraria Spaziale).

    Michael, come sta’? chiese Alliras. Uomo canuto di settantun anni, Alliras era l’alfiere della SMD, avendo combattuto dieci anni prima per far approvare il budget necessari a creare la Divisione ed avendo spinto affinché il suo amico di lunga data Michael Sandrson sedesse alla guida come direttore dei lavori e VP. La meteorica ascesa di Michael nei ranghi della EMR potrebbe essere attribuita, per alcuni aspetti, alla sua vicinanza con Alliras Rainier, da tempo sostenitore delle filosofie di Michael sull’energia e la conservazione.

    Michael aveva da poco compiuto cinquantatré anni e li aveva festeggiati, la settimana precedente con la famiglia, nella casa che avevano fuori Hull, Quebec. Si manteneva in forma correndo poco più di tre Km ogni mattina, evitando il grasso animale, mangiando cereali, pesce, riso, frutta e verdura in gran quantità. All’ultimo controllo, il dottore gli aveva detto, Ho una cattiva notizia, ti rimangono dai cinquanta ai sessant’anni di vita.

    Nel cuore di Michael, la famiglia era assolutamente al primo posto, ma al secondo stava il benessere e la solidarietà verso ogni essere umano, non solo canadesi, ma tutti in tutto il mondo. Donava per beneficenza e faceva quel che poteva per l’ambiente, per questo si era dedicato allo studio delle energie riciclabili all’università di McGill, dove aveva anche conosciuto la moglie, Melanie, laureata in Scienze Umane.

    Alcuni piccoli successi all'inizio della sua carriera, avevano attirato l’attenzione del Dipartimento per l’Energia, Opere Minerarie e Risorse della Canada Corp. Da trent’anni risaliva i ranghi della corporazione governativa, ed era quasi arrivato al Top, ed aveva più influenza di quanto avesse mai potuto sognare o sperare.

    Era nella posizione di poter prendere importanti decisioni su come il mondo avrebbe dovuto trovare ed usare energia e le possibilità, lo eccitavano tantissimo. Negli anni, la passione che l’aveva portato verso gli Studi sull’Ambiente all’Università, non era scemata. Ma l’energia e la tolleranza per le manovre politiche, diminuiva sempre di più.

    Quando Michael annuì per fare intendere andasse tutto bene, Alliras chiese pronto, E la tua meravigliosa moglie, Melanie?

    Da quel momento in poi, l’intera conversazione divenne una recita; i due si erano trovati la sera prima a casa di Michael per preparare la loro tattica.

    Melanie? E’ qui, da qualche parte. Credo abbia rapito Angela e che si siano immerse in un intenso dibattito sull’estetica dell’arte precolombiana.

    Non avrei mai dovuto incoraggiarla a fare quel corso all’Università di Carleton. Credo di aver buttato via più di un migliaio di centoni in orribili statuette di dee incinta, solo negli ultimi sei mesi. Rise, così gli altri tre uomini di fianco a loro, si unirono cortesemente a loro.

    Michael si rese conto che Ian Pocatello stava iniziando a sentirsi all’angolo, avendo attorno a lui tre lobbisti pro-miniere. Il Ministro sembrava teso, come se aspettasse un attacco combinato dei tre.

    La scena ricordava a Michael delle tigri che inseguono un grosso orso bianco.

    I tre dovevano fare attenzione, altrimenti avrebbero fatto arrabbiare l’orso.

    Girandosi verso Ian, Michael sorrise. So per certo che ti dobbiamo delle congratulazioni per l’approvazione dell’ultimo bilancio?

    Si. Non è stato difficile, veramente…

    Se c’era una cosa che adorava Ian Pocatello, era sentire il suono della sua voce.

    Gli altri si unirono a loro in religioso silenzio, ad ascoltarlo, inducendo nel Ministro in un falso senso di sicurezza. Sorrisero quindi vittoriosi.

    7

    USA, Inc. Sito d’Esplorazione:

    Missione Ocus 1 :

    Plutone :

    A dodici chilometri dal sito dell’atterraggio, Justine, alla guida dell’ATV, frenò di colpo.

    Davanti a lei si trovava un vero artefatto alieno.

    Ekwan Nipiwin fece un passo avanti.

    Fermo! ruggì Justine.

    Come un sol uomo, si voltarono tutti verso di lei.

    Scese dall’ATV e si fece strada verso di loro. Non era cosa semplice, considerando il terreno pericoloso ed il fatto che lei non riuscisse a togliere gli occhi da quell’artefatto per più di due secondi alla volta.

    Avvicinandosi, realizzò che poteva vedere attraverso la superficie semitrasparente del monumento. Largo un ettaro alla base, ed altro come un palazzo di sedici piani, era una struttura aliena di mastodontiche dimensioni.

    Justine rimase assorta alla vista del colossale artefatto, la sua immaginazione correva lontano come il suo sguardo. Il pensiero di vita aliena nell’universo, riempiva la sua mente. Non aveva più dubbi. Non erano soli, nell’universo.

    Com’erano fatti? Da dove venivano? Quanto tempo fa avevano visitato il sistema di Sol?

    Il monumento, era una specie di biglietto da visita?

    Ecco dove ci troviamo… venite a trovarci.

    O magari, una bandiera?

    Siamo stati qui.

    O un avvertimento?

    Non oltrepassate questo punto, patetici umani!

    Era certa che i cervelloni sulla Terra avrebbero passato giorni interi cercando di rispondere a quelle stesse domande, una volta trasmesso il suo rapporto. Da direttore della missione, Justine non aveva alle spalle molti studi scientifici, paragonata agli altri membri della squadra scientifica, ognuno dei quali, aveva almeno due dottorati. La sua educazione si basava sulla tecnologia, ma niente di quel che aveva studiato, poteva mai aiutarla davanti al puzzle che aveva di fronte a sé.

    Non sta facendo niente, Capitano. Helen si allontanò dal gruppo e raggiunse Justine. Se ne sta lì. Potrebbe essere stato qui per un milione di anni, fermo.

    Voglio essere sicura. Vediamo se rappresenta un qualsiasi pericolo per la squadra, poi limiteremo l’area fino a che non arriveranno istruzioni dalla Terra.

    Non essere stupida! Le labbra di Ekwan si distorsero. Ti do una dimostrazione. Afferrò un pezzo considerevole di ghiaccio e lo lanciò contro l’artefatto prima che Justine potesse rendersi conto di quel che aveva intenzione di fare.

    Fermo! urlò lei, ma la palla di ghiaccio impattò ugualmente sulla superficie del monumento, infrangendosi in milioni di piccole schegge.

    L’artefatto rimase intatto, imponente e maestoso.

    Vede, Capitano! Avevo già provato anche prima. Se ne sta solo lì, come ha detto Helen, a far niente. Se intende fare rapporto alla Terra su questo oggetto, il minimo che possiamo fare è misurarlo, magari fare una scannerizzazione con lo spettrometro di massa; le solite cose.

    "Quel rompi scatole di geologo aveva ragione, come al solito. L’immensità dell’artefatto in se e la profonda consapevolezza che nell’universo ci fossero altre forme di vita, lasciavano attonita Justine, rallentavano le sue reazioni. Questa scoperta l’aveva scossa nel profondo.

    Come lo chiamiamo?

    "Dis Pater, ovviamente." Disse George Estmain.

    Il nome era perfetto. Aveva varie traduzioni come espressione, ma quello che saltò in testa a Justine era Il Signore degli Oscuri Reami.. Furono i romani a nominare il loro Dio dell’Oltretomba Dis Pater, che poi si tramutò in Plutone. Justine si era fatta una cultura su tutto ciò che poteva essere definito plutoniano.

    Henrietta mimò un bacio verso George.

    Justine, contenta che il suo casco oscurasse l’espressione  preoccupata che rivolse loro, annuì. Molto bene. Raccogliamo quante più informazioni possibili in un’ora. Poi torneremo a caricare l’ossigeno e allora farò rapporto.

    Come fossero giocattoli a molla, la squadra si iniziò a sistemare gli strumenti.

    Passarono il resto dell’ora a fare misurazioni, letture, foto, video ed a formulare ipotesi. Dopo poco, Dale Powers urlò.

    Che c’è? chiese Justine, a corto di fiato per aver corso al suo fianco rischiando di scivolare.

    Il Navigatore spaziale alzò la mano indicando un punto preciso col dito. Al centro di una delle parti scoscese del monumento, Justine vide migliaia e migliaia di geroglifici incisi. Quando si spostò verso un’altra delle sfere vide che anch’essa, era ricoperta di strani simboli sulla superfice.

    Mio Dio! Justine si voltò in cerca dell’ingegnere. Henrietta! Vieni qui. Devi fotografarlo. E dimmi cosa ne pensi.

    Con la macchina, Henrietta fece delle istantanee, poi le scannerizzò col computer da palmo.

    Quarantanove colonne su questa sfera, dichiarò. Centosettantacinque file. Non ci capisco niente. Devo dargli un’occhiata più ravvicinata. Attese l’approvazione di Justine prima di accendere i suoi anti-magneti.

    L’ingegnere si sollevò dalla superficie del pianeta e volò verso le incisioni, facendo foto e video.

    In ogni colonna e fila ci sono diverse serie di geroglifici, come fossero frasi o cose del genere. Non riesco a decifrare niente qui.

    Quanti gruppi ci sono? Chiese Justine al gruppo che osservava la collega svolazzante.

    George, il genio dell’Astrofisica, replicò, Ottomila, cinquecento-settantacinque linee di geroglifici. Era facile per lui visualizzare dati e cifre. Per lato.

    Facendo un veloce giro attorno la circonferenza del nucleo, George contò, Ci sono almeno trentacinque gruppi. Quindi all’incirca trentamila linee.

    Infatti, confermò Henrietta. E credo che ad ogni linea corrisponda un linguaggio diverso; Ogni stile è marcatamente diverso dagli altri. Io non riesco a riconoscerne nemmeno uno. Fece delle misurazioni su un paio di gruppi col suo palm-puter. Ogni fila è alta venti centimetri ed ogni colonna, è larga settant’un centimetri, separati da uno spazio vuoto di quarantadue millimetri. L’intera iscrizione occupa un’area di 35 per 35 metri. Ecco, sto girando le immagini ai vostri puter.

    Presero tutti i palm-puter ed iniziarono a visionare le immagini. Ogni linea conteneva una varietà di simboli, ideogrammi, punti, scarabocchi o incisioni, dai dieci ai cento caratteri. Alcune sezioni erano formate da un migliaio, più o meno, di linee dritte con inscrizioni da una parte all’altra.

    In fondo all’ultima colonna, staccato dal resto, si trovava una singola linea di incisioni. Justine pensò fosse una specie di firma.

    Dentro di se, Justine era certa fosse una specie di Stele di Rosetta interstellare, una collezione di linguaggi.

    Immaginate! Oltre trentamila specie là fuori, sparsi nella vastità dello spazio!

    Justine scosse il capo.

    "Ok. Dobbiamo rientrare e fare rapporto. E poi, l’ossigeno scarseggia. In dieci ore, dovremmo ottenere risposta

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