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Sommario della Conferenza con i Donatisti
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E-book121 pagine1 ora

Sommario della Conferenza con i Donatisti

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Info su questo ebook

Quando i vescovi cattolici e quelli del partito di Donato, per ordine dell'imperatore, si riunirono alla presenza del tribuno e notaio Marcellino, che agiva in veste di giudice moderatore, per dibattere in contraddittorio fra loro, fu stesa una redazione degli Atti assai prolissa, che si sarebbe potuta fare con maggiore sinteticità.
LinguaItaliano
Data di uscita3 ott 2023
ISBN9781312049130
Sommario della Conferenza con i Donatisti
Autore

Saint Augustine

Saint Augustine (354-430) was a Catholic theologian, philosopher, and writer. Born to a Catholic mother and pagan father—Berbers living in Numidia, Roman North Africa (modern day Algeria)—Augustine’s lifelong commitment to faith and deeply personal writings make him an important figure for religion, literature, and Western philosophy. He is considered influential for developing the Catholic doctrines of original sin and predestination, though he also made contributions to philosophy that extend beyond religion, including general ethics, just war theory, and the concept of free will. Augustine is also recognized today as an early and significant memoirist and autobiographer, adapting these literary forms in order to blend religious teaching with personal stories and anecdotes.

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    Sommario della Conferenza con i Donatisti - Saint Augustine

    DIBATTITO DEL PRIMO GIORNO

    Prefazione

    Quando i vescovi cattolici e quelli del partito di Donato, per ordine dell'imperatore, si riunirono alla presenza del tribuno e notaio Marcellino, che agiva in veste di giudice moderatore, per dibattere in contraddittorio fra loro, fu stesa una redazione degli Atti assai prolissa, che si sarebbe potuta fare con maggiore sinteticità. Il fatto è che coloro che erano consapevoli di non difendere una causa giusta, prima fecero tutto il possibile perché la conferenza non avesse luogo e la questione non fosse trattata affatto; ma poiché il loro disegno fallì, si adoperarono perché la stesura degli atti risultasse farraginosa e di non facile lettura. Mi è sembrato perciò opportuno raccogliere il tutto in questa esposizione sintetica, adottando l'identica numerazione degli atti ufficiali, perché ciascuno possa trovare agevolmente ciò che gli interessa.

    Lettura dell'ordinanza imperiale sulla conferenza.

    1. In primo luogo, dopo l'ingresso delle due parti, fu data lettura del rescritto imperiale, che ordinava ai vescovi in questione di riunirsi in assemblea per confutare l'errore con chiare argomentazioni.

    Le condizioni contenute nell'editto di convocazione dei vescovi delle due parti.

    2. In secondo luogo fu letto un editto dello stesso giudice, diramato per tutta la provincia, col quale ingiungeva ai vescovi delle due parti di riunirsi a Cartagine entro il giorno delle calende di giugno per iniziare la conferenza. In questo editto, senza un mandato dell'imperatore, restituiva le basiliche ai Donatisti purché si impegnassero ad intervenire; in tal modo li invitava alla riunione anche con vantaggiose offerte. Nello stesso editto gli offriva anche la possibilità di stabilire, a loro scelta, un secondo giudice che lo affiancasse, e si impegnava con giuramento a dirimere la causa nel pieno rispetto della verità. Prometteva inoltre di adempiere a tutte le condizioni restanti, contenute nel suddetto editto di convocazione.

    Altro editto del giudice circa il luogo e le modalità della progettata conferenza.

    3. In terzo luogo fu data lettura di un secondo editto del giudice, che proponeva ai vescovi delle due parti, già presenti a Cartagine, il luogo e le modalità della progettata conferenza, ricordando e confermando la data già stabilita. Inoltre chiedeva formalmente ad ambedue le parti di comunicargli con risposta scritta l'eventuale gradimento del contenuto dell'editto.

    Memoriale dei Donatisti, in cui dichiaravano il loro non gradimento di una disposizione dell'editto.

    4. In quarto luogo, poiché i vescovi del partito di Donato esigevano di conoscere i motivi, in base ai quali la controparte aveva chiesto la convocazione dell'assemblea, il giudice differì la cosa, disponendo che prima fossero letti per ordine gli atti relativi a tutto ciò che era stato fatto precedentemente al giorno della conferenza. Fu letto allora un memoriale dei Donatisti, in cui dichiaravano il loro non gradimento di una disposizione dell'editto, che cioè convenissero al luogo della conferenza soltanto i vescovi, designati dai propri colleghi per trattare la causa, complessivamente trentasei, cioè diciotto per parte, così distribuiti: sette per ciascuno con il compito di sostenere il dibattito, ed altrettanti che sarebbero stati convocati in assemblea se necessario, infine quattro per ciascuno con il compito di presiedere alla custodia e alla trascrizione degli atti. Essi invece chiedevano che fossero ammessi alla conferenza tutti quelli che erano venuti, perché potessero far vedere la loro consistenza, affermando che i loro avversari avevano mentito parlando del loro esiguo numero. Assicuravano di essere venuti proprio tutti, persino i più anziani: mancavano soltanto coloro che erano impediti da salute malferma. Ribadivano anche il resto del memoriale.

    La risposta, inviata al giudice dai Cattolici, in conformità alle disposizioni dell'editto.

    5. In quinto luogo fu letta la risposta, inviata al giudice dai Cattolici in conformità alle disposizioni dell'editto: essi facevano sapere che accoglievano in blocco il contenuto dell'editto. Nella stessa lettera si impegnavano solennemente, qualora fosse loro dimostrato che la vera Chiesa si trovava nel partito di Donato, a non reclamare più per sé la dignità episcopale, ma a seguire le loro decisioni per il bene comune della cristianità; se, al contrario, fosse dimostrato che la vera Chiesa risiedeva piuttosto nella loro comunione, non avrebbero rifiutato agli altri la loro dignità episcopale. Con tale gesto intendevano perseguire il bene della pace, affinché i destinatari di questo dono comprendessero che i Cattolici non rinnegavano in essi la consacrazione, operata da Cristo, ma detestavano l'errore umano. E se i fedeli non avessero potuto tollerare due vescovi in un'unica Chiesa, ambedue avrebbero dovuto farsi da parte; poi si sarebbero dovuti nominare singoli vescovi, consacrati da quei due vescovi, ed essi sarebbero restati soli a capo delle rispettive comunità. Nella medesima lettera si faceva menzione anche della controversia dei Massimianisti, i quali erano stati condannati da loro, ma per amor di pace nel partito di Donato, alcuni erano stati riammessi con tutti i loro onori, senza annullare il battesimo che avevano conferito durante il loro scisma sacrilego; ed altre cose che erano contenute nella citata lettera.

    Lettura dell'editto dello stesso giudice.

    6. In sesto luogo fu letto anche l'editto dello stesso giudice, che era stato pubblicato insieme al suddetto memoriale dei Donatisti e alla predetta lettera dei Cattolici, per far conoscere pubblicamente la risposta che le singole parti gli avevano trasmesso.

    Contenuto della lettera inviata dai Cattolici al giudice in risposta al memoriale dei Donatisti.

    7. In settimo luogo fu letta la lettera, inviata dai Cattolici al giudice in risposta al memoriale dei Donatisti. In essa accedevano alla richiesta di costoro, accettando di far entrare nella sala, ove si sarebbe tenuta la conferenza, tutti coloro che sarebbero venuti; e questo benché fossero presenti là soltanto quei vescovi cattolici, che il giudice aveva designato con il suo editto. Così, se fosse scoppiato un tumulto - eventualità che i Cattolici temevano molto -, non lo si sarebbe potuto imputare ad essi a causa della loro scarsissima rappresentanza, ma piuttosto agli altri che avevano chiesto di partecipare in massa. Questa lettera forniva anche una sintetica analisi del fondo della questione, perché fosse chiaro che la Chiesa cattolica non si identificava con il partito di Donato, ma piuttosto era quella che si estendeva e fruttificava nel mondo intero, cominciando da Gerusalemme, secondo le sacre Scritture 1; inoltre si dimostrava che la presenza dei cattivi nel suo interno non arrecava ad essa alcun pregiudizio, essendo destinati ad essere separati alla fine dei tempi dal giudizio divino, e che i loro antenati non avevano potuto provare nulla contro lo stesso Ceciliano : egli era stato prosciolto da ogni addebito e proclamato innocente dalle sentenze ecclesiastiche e in maniera speciale dall'imperatore, davanti al quale lo avevano accusato. E siccome le ordinanze degli imperatori,

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