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Il processo originale di Galileo Galilei - Secondo Processo del 1633
Il processo originale di Galileo Galilei - Secondo Processo del 1633
Il processo originale di Galileo Galilei - Secondo Processo del 1633
E-book156 pagine1 ora

Il processo originale di Galileo Galilei - Secondo Processo del 1633

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Domenico Berti fu più volte Ministro nei governi La Marmora e Depretis. Scrisse vari saggi tra i quali spicca “Il processo originale di Galileo Galilei”, dopo approfonditi studi svolti sui documenti originali conservati negli Archivi Segreti Vaticani.
Dopo l’ammonizione ricevuta nel 1616 Galileo tacque per alcuni anni sulle sue idee in campo astronomico. Quando però nel 1623 salì al soglio pontificio il suo antico amico Maffeo Barberini (Urbano VIII), si riaccese la speranza per un’accettazione delle teorie copernicane da parte della Chiesa. Nacque così il celebre trattato scientifico “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”, nel quale Galileo non riuscì a mantenere una posizione di neutralità, scatenando violente reazioni da parte degli avversari. Urbano VIII, venuto anche a conoscenza dell’ammonizione del 1616, si sentì tradito da Galileo, e lo convocò a Roma affinché fosse sottoposto ad un processo da parte del S. Uffizio. Il processo iniziò il 12 aprile 1633 e si concluse con la condanna dello scienziato "per veemente sospetto di eresia". Galileo fu costretto all'abiura di fronte ai cardinali, ed alla successiva prigionia, che in forme diverse durò fino alla sua morte.
LinguaItaliano
Data di uscita6 nov 2012
ISBN9788896365212
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    Il processo originale di Galileo Galilei - Secondo Processo del 1633 - Domenico Berti

    Il processo originale di Galileo Galilei

    Secondo Processo del 1633

    Analisi storica del 1878

    Domenico Berti

    Copyright © 2012 Edizioni Savine

    Tutti i diritti riservati

    Strada provinciale 1 del Tronto

    64010 - Ancarano (TE) - Italy

    email: info@edizionisavine.it

    web: www.edizionisavine.it

    ISBN 9788896365212

    eBook a cura di Simona Gilberti

    In copertina:

    Galileo Galilei di fronte al Sant'Uffizio in Vaticano (1847)

    Joseph Nicolas Robert-Fleury (1797-1890)

    Parigi, Museo del Louvre

    Fonti testo ed immagini nel pubblico dominio

    Introduzione

    Domenico Berti (Cumiana 1820 - Roma 1897) si distinse sia per l’attività politica sia per gli insegnamenti universitari. Fu Ministro dell’Istruzione oltre che dell’Agricoltura e Commercio con Alfonso La Marmora e Agostino Depretis. Scrisse vari saggi riguardanti il pensiero italiano del Rinascimento. Tra questi, riconducibile alla teoria eliocentrica di Niccolò Copernico, spicca Il processo originale di Galileo Galilei, elaborato dopo aver compiuto approfonditi studi sui documenti originali, conservati negli Archivi Segreti Vaticani.

    Dopo l’ammonizione ricevuta nel 1616 dal cardinale Bellarmino, che agiva per conto di Paolo V, Galileo tacque per alcuni anni sulle sue idee in campo astronomico. Quando però nel 1623 salì al soglio pontificio il suo antico amico Maffeo Barberini (Urbano VIII), si riaccese in lui la speranza per un’accettazione delle teorie copernicane da parte della Chiesa. In realtà le udienze con il Papa frustrarono tali aspettative, ma nacque comunque il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, finito nel 1630 e portato da Galileo a Roma per il permesso alla stampa (l’imprimatur), ottenuto poi con molte difficoltà. Galileo non riuscì ad assumere nel testo una posizione di neutralità, e questo scatenò violente reazioni da parte degli avversari, costringendo il Pontefice a intervenire. Urbano VIII, venuto anche a conoscenza dell’ammonizione del 1616, si sentì tradito da Galileo, e lo convocò a Roma affinché fosse sottoposto a un processo da parte del Sant’Uffizio. Il processo iniziò il 12 aprile 1633 e si concluse il 22 giugno con la condanna dello scienziato per veemente sospetto di eresia. Galileo fu costretto all’abiura di fronte ai cardinali, e alla successiva prigionia, che in forme diverse durò fino alla sua morte (8 gennaio1642).

    Questo eBook è stato creato con l’intento di riprodurre nel modo più fedele possibile il testo originale della Nuova edizione accresciuta, corretta e preceduta da un’avvertenza stampata nel 1878 a Roma da Voghera Carlo, Tipografo di S.M. Abbiamo deciso di rispettare lo stile espositivo dell’autore, dall’uso del corsivo alla scelta degli accenti, cercando al contempo di dare all’opera una struttura agevolmente fruibile in formato elettronico.

    Inoltre, per sfruttare le potenzialità che ci offre questo formato, abbiamo inserito nel testo dei link che offrono l’opportunità di accedere con un solo gesto agli approfondimenti reperibili in rete.

    Abbiamo infine ritenuto opportuno anteporre sia a questo eBook sia a quello inerente il Processo del 1616 l’Avvertenza e le Osservazioni intorno al volume 1881 considerato materialmente, in modo da lasciare libero il lettore di acquistare anche solo uno dei due libri senza rinunciare alle premesse dell’autore.

    Avvertenza

    I

    Cotesta nuova edizione comprende, come già la prima, la narrazione storica del processo ed i documenti. La narrazione storica venne da noi in più luoghi ampliata, ritoccata, corretta; i documenti furono riscontrati ad uno ad uno sul volume degli atti originali appartenenti all’archivio segreto del Vaticano. Lasciando di parlare della narrazione di cui a noi non spetta portare giudizio, ci restringeremo a dire qualche cosa intorno al modo con cui i documenti furono da noi fatti la prima volta di pubblica ragione ed intorno all’autenticità di taluno di essi che porse materia a così vive polemiche.

    II

    Nell’anno 1867 uscì alla luce in Parigi una monografia del sig. Enrico l’Epinois intorno al processo di Galileo Galilei intitolata: Galilée, son procés, sa condamnation d’après des documents inédits. Andavano congiunti a cotesto scritto parecchi documenti sino allora non conosciuti, tolti dal volume 1181 dell’archivio segreto del Vaticano.

    Come prima esaminammo cotesta pubblicazione storica fummo sorpresi di non trovare in essa riferiti o per sunto o integralmente i pareri dati dai consultori nei due processi. La mancanza ci parve tanto grave che concepimmo tosto il divisamento di tentare nuove ricerche. Ma il segreto che la Cancelleria romana aveva sempre mantenuto circa l’autografo del processo e la nostra qualità di deputato al Parlamento nazionale ci tennero alquanto di tempo in sospeso e ci fecero dubitare che il Vaticano si opponesse alla effettuazione del nostro disegno. Venimmo tuttavia nel 1869 in Roma e quivi dopo più di un mese perduto in indugi procedenti dall’indicata nostra peritanza, essendoci stata porta occasione di intrattenerci privatamente col cardinale Antonelli indirizzammo a lui dopo il nostro colloquio una domanda alla quale egli rispose (febbraio 1870) favorevolmente dandoci facoltà di consultare il mentovato volume nelle stanze del padre Theiner. Ci eravamo da pochi giorni messi alla trascrizione quando fummo richiamati in Firenze dai nostri pubblici uffici. Stretti dal tempo lasciammo da parte i documenti che già erano stati pubblicati da monsignor Marini, dal sig. de l’Epinois e ci ristringemmo a prendere e far prendere copia degli inediti cominciando dal sunto che sta in capo del volume e venendo giù sino all’interrogatorio del 21 giugno 1633 e al decreto del 30 giugno che concedette in grazia al Galileo la licenza di partire da Roma e di andare confinato a Siena. Qui (come indicammo alla nota della pag. 123 [1] del nostro libro) riputammo che avesse fine il processo perocchè i documenti che seguono si riferiscono per intiero all’eseguimento della sentenza. Partiti da Roma tenemmo in serbo i documenti copiati per il nostro studio senza pensare a pubblicarli e scrivemmo al padre Theiner, che in quel tempo reggeva l’ufficio di prefetto dell’archivio segreto, di darci copia di tutti onde ci fosse concesso di riscontrare quelli già editi e compiere gli inediti.

    Alla nostra lettera esso rispondeva addì 27 marzo 1871: «Colgo con vero piacere l’opportunità del sig. conte … … il quale, in compagnia con altro mio ottimo amico, si reca in Firenze per trasmettere a Vossignoria Ill.ma le copie delle note carte galileiane. Mi duole di non aver potuto far trascrivere tutte [2] ch’ella desiderava per il triste incidente pur troppo conosciuto».

    Queste ultime parole alludevano alla rimozione che era stata inflitta allo scrivente dall’ufficio di prefetto dell’archivio segreto del Vaticano per le ragioni che poi furono note. Io feci ritorno a Roma nel medesimo anno 1871 quando già si era compiuto il maggiore fatto dei nostri tempi, la caduta del potere temporale. Benchè il processo di Galileo mi stesse sempre fisso nella mente, mi astenni tuttavia, per quelle ragioni di delicatezza che ognuno può di leggieri comprendere, di volgermi nuovamente al Vaticano temendo che la mia domanda potesse essere giudicata contraria o poco conforme a quei riguardi personali che si debbono usare verso i vinti. I documenti trascritti ed i documenti inviatimi dal padre Theiner rimasero adunque inediti presso di me per cinque anni, e più sarebbero rimasti se la necessità di ravvalorare talune affermazioni che io introdussi in un discorso intorno a Copernico ed alle vicende del sistema copernicano che stampai per ossequio al consiglio accademico dell’Università di Roma non mi avesse indotto a metterli in luce.

    III

    Designammo la nostra pubblicazione col titolo di prima edizione perchè conteneva tutti i documenti del processo cioè un terzo circa di più dei documenti che si conoscevano. Ci pare alquanto puerile che vi sia chi creda od abbia creduto di avere fatto una edizione compiuta degli atti del processo lasciando da parte, per non citare che un solo esempio, i pareri dei consultori che formano da sè soli una nuova serie di documenti altrettanto pregevole quanto le altre già edite. E basta infatti notare che senza i mentovati pareri non si può comprendere nè il modo col quale è stato condotto l’esame del Dialogo galileiano, nè quali fossero le opinioni de’ giudici, le loro passioni, la loro dottrina e persona. La sopradetta mancanza adunque non consentendo che si desse il nome di edizione a niuna delle pubblicazioni di documenti fattasi anteriormente a noi, potevamo senza presunzione applicare alla nostra il qualificativo sovracennato.

    Ma a noi non passò e non poteva neanche passare per la mente

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