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Trattoria Due Cavallini: 80 anni di storia mantovana

sistono storie di un’Italia non troppo lontana dai giorni nostri. Storie di emigrazione, di famiglie che lottano per andare avanti, unite e con tanta voglia di realizzare progetti, di disegnare un futuro per sé stesse e per i figli che verranno. Siamo nel 1939 e i componenti della famiglia Fagnoni decidono di lasciare la campagna intorno a Mantova e cambiare vita. In Europa era scoppiata da poco la guerra e l’incertezza regnava sovrana. Cosa fare? Dove, ovvero pasta fresca tipo cappelletti in brodo, tortelli alla zucca e gli squisiti maccheroni allo stracotto d’asino. E qui si apre una storia tutta italiana: lo stracotto d’asino è una invenzione del bisnonno Carlo. Durante la guerra ci si doveva adattare e si cucinava quello che si trovava, quello che era disponibile. E fu proprio una sua idea, quella di utilizzare la carne di asino per farne uno stracotto innaffiato non dal Barolo, ma dal Lambrusco delle terre mantovane. Le persone via via si fanno sempre più presenti, le richieste aumentano soprattutto grazie alla genuinità dei prodotti. Oltre ai primi vengono serviti il già citato stracotto, lo stinco di maiale al forno, i bolliti misti con mostarda e salsa verde e il coniglio in umido, tutti accompagnati dal Lambrusco della casa, vitigno Groppello Ruberti. Un vitigno autoctono del territorio dell’Oltrepò mantovano e in particolar modo dell’area della Cantina Sociale di Quistello che produce uva rossa da cui si ricava il Lambrusco mantovano, prodotto DOC dal 1987. La coltivazione della vite nell’Oltrepò mantovano ha origini antiche, il poeta Virgilio, nativo di Mantova, descrive l’esistenza della 2.000 anni fa, nella sua quinta . Questo tipo di coltivazione assume ancora più consistenza però alla fine dell’XI secolo con i monaci benedettini nei territori dell’abbazia di Polirone a San Benedetto Po, quando la contessa Matilde di Canossa cominciò a favorire l’insediamento di comunità religiose nelle terre di sua pertinenza. Ad esse affidava il controllo del territorio incoraggiando con opere di bonifica e di disboscamento la produttività del terreno e la coltivazione della vite. Quindi una coltivazione che nasce da “terre nuove”, strappate alle esondazioni del fiume. Sono proprio queste terre che caratterizzano le qualità organolettiche della produzione vitivinicola del Lambrusco mantovano, dove si ricava un vino rosso rubino abbastanza intenso, acidulo, piuttosto alcolico, tannico e leggermente frizzante, corposo e dai tipici sentori di frutti di bosco. Luigia, la mamma di Nicoletta, ha iniziato subito a lavorare per far crescere l’attività. Si è data da fare in cucina fino a 80 anni tirando delle sfoglie di pasta che hanno sancito la bontà della loro pasta fresca. Fu la signor Sabina, un’antica lavorante dell’osteria – divenuta poi trattoria visto che iniziava a servire piatti caldi – ad insegnare a tirare le sfoglie.

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