ulle alture di Rapallo, nella frazione San Massimo, c’era un piccolo locale che offriva un po’ di ristoro ai paesani e a chiunque volesse salire in collina, a guardare il mare dopo una bella camminata. Un’osteria del sabato e domenica con un po’ di vino da servire. È il 1959 e la signora “Lice”, diminutivo d’articolo del nome “”, maestra elementare del paese, crede che quel posto possa essere ampliato e che possa essere utile alle persone che visitano l’entroterra. Così la zia Lice, la Rina – a sua volta diminutivo che in ligure vuol dire , a significare il colore chiaro dei capelli e degli occhi azzurri, rilevarono il locale dando inizio a una attività di mescita di vino e ristoro, con l’allegra simpatia e la genuinità dei loro nomi e nomignoli. Intanto, le persone che via via si spingevano a visitare l’entroterra erano sempre di più e quando iniziarono a chiedere di poter mangiare qualche piatto preparato al momento e di pagarlo anche, a Rina non sembrò vero, da buona ligure, che poteva guadagnare soldi cucinando i prodotti dell’orto che era solita usare per sfamare la sua famiglia, gratis! In questo frangente invece veniva pure pagata. Rina è una brava cuoca, la gente sparge la voce e continua a salire a San Massimo. Ernesto a questo punto inizia a non vendere più i propri conigli, vacche e galline oltre ai prodotti dell’orto ai mercati di Camogli o di Genova e inizia così a prepararli per i clienti dell’osteria. In cucina c’è ancora la stufa a legna e la si tiene sempre accesa, sia d’inverno che d’estate. Arriva così il momento di cercare un altro locale nelle vicinanze. È il 1971 e la famiglia Oneto decide di allargare ancora l’attività costruendo un locale poco distante. I figli di Ernesto e Rina, i giovanissimi Fausto e Italo, iniziano a dare una mano già in tenera età, quando tornavano da scuola e si recavano in osteria. Da allora Fausto, sua moglie Adriana e i loro tre figli – Gibbo, Martino ed Emanuele che si occupa anche dei dolci – condividono gran parte della vita in cucina, producono in proprio anche la birra che servono ai tavoli oltre a essere autonomi seguendo la coltivazione dei prodotti stagionali. Finocchi, sei tipi di cavoli, zucchine, zucche, cipolle, bietole, tutte le insalate, le erbe aromatiche e così via. La loro è la tipica cucina cosiddetta di campagna, ligure quanto basta come ama dire Fausto. Niente pesce, pasta fatta in casa e con i ripieni. Tra i primi troviamo i ravioli , ripieni di pinoli, maggiorana, parmigiano e , che altro non è che il prodotto caseario per eccellenza della provincia di Genova. Con una consistenza a metà tra la ricotta e lo yogurt, dal sapore acidulo, viene usata principalmente per i ripieni di paste e torte salate. Inoltre, taglierini saltati con carciofi freschi spadellati, zuppa di ceci in zimino, lasagnette con farina di castagne, oltre al pesto tradizionale, il famosissimo : realizzato con olio, aglio nuovo, , si mescola e si utilizza come condimento. Negli anni ’40 del secolo scorso, il basilico non poteva essere coltivato d’inverno e allora si inventò un tipo di pesto un po’ arrangiato ma che è rimasto nei cuori delle persone, tanto che continua a essere riproposto ancora oggi. Poi le focaccette di stracchino fritte, con la zucca e il pesto. Trovandoci in dicembre, nei piatti, troviamo ciò che la stagione può offrirci: cavolo nero con patate, aglio e olio, servito con focaccette di polenta, pollastrella in casseruola con pinoli e birra realizzata nel birrificio di famiglia. Immancabili i carciofi ripieni, fiore all’occhiello della casa. Magari gustandoli nel frantoio appena restaurato. Una curiosità: la birra che producono è chiamata “Random”, niente di ligure, significa che cambia un po’ in base all’umore: può essere fatta con l’aggiunta di castagno, bergamotto, miele di ciliegio, camomilla e zenzero. Mentre per i dessert, oltre ai già citati gelati con materie prime di qualità, troviamo sorbetti, tarte Tatin, crostate con marmellate fatte in casa. Inoltre, anche il miele è fatto da U Giancu, gli Oneto hanno una casetta delle api che curano e custodiscono gelosamente. I vini sono naturali, biodinamici, di piccoli produttori di nicchia e di rappresentanza di molte regioni italiane. Dal Barbaresco al Vermentino, Rossese, Pigato. Da U Giancu si è catapultati in un luogo famigliare, magicamente colorato dove intorno alle pareti trovi fumetti, schizzi, personaggi come Dylan Dog e Tex, La Pimpa e Paperino, Topolino e Corto Maltese. Perché U Giancu è anche un museo dei fumetti. Fausto Oneto, anima indiscussa e artefice di tutto questo, cuoco, nonché scrittore di libri di cucina, ama così tanto i fumetti da diventarne uno di loro. Molti fumettisti famosi frequentavano l’osteria fin dagli anni ’70 e lasciavano un disegno, spesso sulla tovaglia di carta. Fu Adriana, la moglie di Fausto a convincerlo a incorniciali. Da allora non si sono più fermati. Fumettisti e illustratori famosi come Carlo Chendi, Luciano Bottaro, Galleppini, Rebuffi, Tullio Altan, Hugo Pratt, gravitavano intorno tanto da far diventare questo locale “l’osteria dei fumetti”. Nel 1993 è stato istituito il premio U Giancu, dedicato ad Antonio Canale disegnatore del fumetto , eroe mascherato. Anni e anni di raccolte sui muri e di serate a condividere un mondo che appassiona sempre tutti. Quello dei fumetti? Non solo. Da U Giancu c’è il mondo della fantasia, dell’amicizia, della cucina, della condivisione e dei colori.
Osteria U Giancu: mondo di fumetti, cibo e sorrisi
Nov 26, 2022
3 minuti
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