onosciute e apprezzate in tutto il mondo per il loro gusto dolce e gradevolmente complesso, le arance rosse di Sicilia si sono guadagnate già nel 1996 il riconoscimento IGP che ne certifica ufficialmente l’eccellenza. Si fa però presto a dire “rossa”. Sono infatti tre le varietà di arancia che ricadono nella certificazione: Tarocco (la più – opera di botanica in cui troviamo descritti gli agrumi conosciuti fino al XVII secolo – il gesuita Giovanni Battista Ferrari descrive per la prima volta un’arancia delle isole Filippine caratterizzata dalla ovvero polpa di colore purpureo e dal sapore simile a quello dell’uva. Ma com’è arrivata in Sicilia l’arancia rossa? Probabilmente non è stata importata dall’Asia e si è trattato di una mutazione genetica che ha prodotto una variante autoctona mediterranea, comparsa spontaneamente in Sicilia, a Malta e in Spagna. Quel che è certo è che la coltivazione a fini economici in terra sicula è stata avviata nel XIX secolo – trovando nel versante orientale dell’Isola un’espressione estremamente felice – con la Sanguinello, dalla cui mutazione sarebbero poi discese la Tarocco e la Moro. Rossa fuori e dentro, l’arancia Sanguinello presenta sfumature sanguigne nella polpa e nella buccia, che si distingue da quella delle altre per il colore granato. In particolare, la polpa è ambrata e con screziature rosse di varie gradazioni, è molto succosa, presenta pochi semi e una bassa acidità. In questi frutti si palesa con grande evidenza la correlazione tra fattori climatici e caratteristiche del prodotto, poiché in zone diverse dalle colline e dalle pianure intorno all’Etna le arance stentano ad assumere il colore e le qualità organolettiche che le hanno rese celebri nel mondo. Sono infatti il suolo vulcanico e la forte escursione termica tra giorno e notte a stimolare l’accumulo zuccherino nel frutto e la produzione degli antociani, responsabili della pigmentazione brillante.
