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Le incredibili virtù degli agrumi
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Le incredibili virtù degli agrumi
E-book491 pagine4 ore

Le incredibili virtù degli agrumi

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Info su questo ebook

Centrifughe, succhi e ricette per depurarsi e vivere sani

Limoni, arance, mandarini, pompelmi: tutti i segreti per sfruttare al meglio le loro straordinarie qualità

Fonte eccezionale di vitamina C, A e B, antiossidanti, fibre e minerali, gli agrumi fanno bene alla salute e regalano colore alla tavola nel freddo inverno. Protagonisti di mille e più piatti, addolciscono pietanze o rendono più penetrante il gusto, accendono i sapori, esaltano i pregi, e soprattutto lasciano spazio alla fantasia in cucina. Si usano in pasticceria e in gelateria, per preparare conserve e marmellate, e addirittura insalate. Sono impiegati per preparare bevande gradevoli e salutari, come centrifughe, cocktail e sciroppi, e sono per curare lievi disturbi o lenire piccoli disagi quotidiani. Sono inoltre un potente alleato della bellezza: arance, limoni, mandarini e pompelmi sono un’ottima base per oli essenziali, profumi, creme antisettiche e idratanti. In questo volume, troverete inoltre preziosi consigli pratici, economici ed ecologici, per utilizzare gli agrumi come valido aiuto nelle pulizie di casa. Scoprirete tutto ciò che c’è da sapere sui frutti invernali per eccellenza e imparerete a usare le loro proprietà per migliorare la vostra salute e la vostra vita.
Lorena Fiorini
aretina di nascita, vive a Roma. Laureata in psicologia, collabora con alcuni periodici, è presidente dell’Associazione culturale Scrivi la tua storia e del premio letterario Donne tra ricordi e futuro. Insegna scrittura creativa. Autrice di diversi libri di enogastronomia, per la sua attività di scrittrice ha ricevuto attestati e premi (tra i quali il premio Spazio Donna, Firenze, A tavola sulla spiaggia, Alberoandronico). Con la Newton Compton ha pubblicato i ricettari Il peperoncino, Il grande libro del pane, Mele e torte di mele e Le incredibili virtù degli agrumi.
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2015
ISBN9788854189867
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    Anteprima del libro

    Le incredibili virtù degli agrumi - Lorena Fiorini

    318

    Prima edizione ebook: gennaio 2016

    © 2012 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    Illustrazioni e fotografie: © Shutterstock (eccetto dove diversamente indicato)

    ISBN 978-88-541-8986-7

    www.newtoncompton.com

    Edizione digitale a cura di Clara Serretta

    A mia madre,

    all’esaltazione di sapori

    e profumi antichi e ancora presenti,

    alla ricerca di un mondo altrimenti disperso,

    per non dimenticare da dove veniamo

    e dove stiamo andando.

    Ringrazio la mia amica di sempre,

    la dott.ssa Artemisia Fiorentino,

    dirigente medico ospedaliero San Filippo Neri,

    specialista in Endocrinologia e malattie del metabolismo,

    per il prezioso contributo.

    Per cominciare

    Un tripudio di colori e di sapori

    Gli agrumi, frutti preziosi, simbolo del calore e del sole del Mediterraneo, regalano scorze rugose e profumate, polpe ricche di succhi aromatici, dolci e agri. Diffusi da Oriente a Occidente, nella fascia mediterranea, gli alberi vengono coltivati prevalentemente per raccogliere i frutti nella stagione invernale e destinarli alla tavola per consumarli freschi.

    Un universo vasto, quello degli agrumi, dal quale attingiamo svariati prodotti alimentari fra i più utilizzati e apprezzati. Un mondo sconfinato e articolato connotato da aspetti colturali e culturali.

    Dovunque siano stati coltivati, gli agrumi hanno impreziosito il paesaggio e suscitato meraviglia, e sono divenuti protagonisti delle lettere e delle arti, oltre che dei mercati, della gastronomia e della cosmetica. I sensi ne sono sollecitati e deliziati, per il profumo dei frutti e dei fiori, per il sapore, per la loro vivace bellezza.

    Bacche ricche di sostanze aromatiche e nutrienti, lasciano utilizzare ogni loro parte e trovano largo uso in cucina: dai primi ai dolci, entrano in insalate, marmellate, conserve, liquori. Pregiati aromatizzanti naturali per prodotti di pasticceria e gelateria, ricchi di essenze soavi e persistenti, vengono impiegati nella preparazione di sciroppi, bibite e prodotti dolciari. Classici ingredienti di alcune rinomate specialità italiane e di preparazioni tipicamente regionali, componenti fondamentali che arricchiscono piatti di ogni sorta, donano, con la caratteristica pigmentazione della scorza utilizzata per guarnire e decorare, il colore alla tavola del freddo inverno.

    Al diffuso consumo alimentare si accosta il cospicuo utilizzo terapeutico: per prima la medicina popolare ha riconosciuto le molteplici proprietà medicamentose di questi frutti. In effetti, tutti gli agrumi vengono impiegati in diverse cure grazie all’alto contenuto di numerose sostanze essenziali. Si tratta di frutti che si presentano ricchi di principi terapeutici attivi, dagli acidi organici – in particolare gli acidi citrico, malico e tartarico – al contenuto delle vitamine C, A, B1, B2, B3 e P. Da aggiungere infine i sali minerali, gli oligoelementi e gli zuccheri.

    Gli agrumi, dunque, ci invitano a recuperare i rimedi semplici della medicina popolare che ne ha esaltato le proprietà terapeutiche per curare soprattutto disturbi lievi e piccoli disagi quotidiani.

    Non meno importante è il ruolo che gli agrumi hanno assunto nel corso dei secoli dal punto di vista ornamentale. Piante dalla chioma sempreverde, si lasciano ammirare per il contrasto con il colore dei frutti: la loro vivace presenza tra il fogliame ravviva a lungo i rami. E la fragranza dei loro fiori, dolce, fresca e al tempo stesso delicata, profuma l’ambiente che li accoglie. Per questo le sue piante sono tra le più apprezzate nei giardini del Mediterraneo, elementi ornamentali in qualunque stagione. Grazie al colore brillante delle foglie, le verdi piantagioni di alberi in Sicilia, Calabria, nella Costiera Amalfitana, in Sardegna deliziano la vista con la meravigliosa molteplicità delle forme, e incantano lasciando intravedere i frutti dalle sfumature d’oro del giallo sole e dell’arancio.

    Un accenno alla storia degli agrumi

    Punto di congiunzione tra la civiltà orientale e occidentale, gli agrumi ci accompagnano in un viaggio avvincente che, muovendo dalla loro origine antichissima, ci permette di giungere fino ai nostri giorni attraverso un percorso di crescente valorizzazione.

    Testi d’epoca e studi botanici e antropologici testimoniano la provenienza di alcune specie e la loro iniziale diffusione nelle regioni orientali, da dove poi hanno raggiunto l’Occidente.

    La storia attesta la lontana presenza degli agrumi in Europa a scopo principalmente ornamentale, e in alcuni casi il loro uso terapeutico. Mentre per trovare traccia delle prime coltivazioni in Italia dobbiamo risalire intorno al 1200 d.C., nelle zone miti di Sicilia e Calabria, dove vennero predisposte le prime piantagioni.

    Ma nella terra d’origine, l’Asia orientale, e in particolare in Cina, la coltivazione ebbe inizio intorno al 2400 a.C., e nei secoli successivi si diffuse in Malesia, India, Thailandia e Persia.

    Delle specie kumquat, pomeli e degli aranci Yuzu, che rappresentano le più antiche colture, troviamo traccia in Cina al tempo dell’imperatore Ta Yu, nel 2205-2197 a.C.; e la prima testimonianza scritta risale a circa quattromila anni fa, quando nel Tributo di Yu, testo di Yu kung, vengono citati i frutti del mandarino e del pomelo. Nei Cinque canoni, importante raccolta di testi dell’epoca della dinastia Chou (1122-249 a.C.), più volte si fa riferimento al kumquat e al pomelo.

    Nelle corti degli imperatori della Cina, infatti, gli agrumi rivestivano un ruolo fondamentale e furono tenuti in grande considerazione, tanto che vennero create delle figure istituzionali che si occupavano esclusivamente del controllo delle attività colturali. E gli agrumi, e i semi delle diverse specie, venivano inviati a corte come tributi, anche dalle regioni più remote.

    Altra importante antica testimonianza scritta riguardante un agrume la troviamo in India, dove viene citato in un testo sacro dell’800 a.C., con il termine sanscrito Jambhila, che designa un frutto individuabile nel cedro o nel limone.

    Relativamente più recente è, invece, la prima interessante monografia in materia di agrumi, Il registro dell’arancia, scritta dall’autore cinese Han Yen-Chih nel 1178.

    Nel iii secolo a.C. si intensificarono i contatti economici e culturali fra le regioni meridionali della Cina e la penisola dell’Indocina, dove si diffonde soprattutto la coltura del lime. In Malesia, verso la fine dell’era precristiana, aumentò notevolmente il commercio di piante, frutti e semi di agrumi grazie ai rapporti commerciali con i cinesi e gli indiani.

    Gli ebrei conobbero il cedro durante la prigionia babilonese (vii-vi secolo a.C.), quando probabilmente il frutto giunse in Mesopotamia intorno al 597 a.C. grazie alle carovane che, per i commerci con l’India, attraversavano i territori degli attuali Pakistan e Afghanistan. Tuttora è considerato un frutto sacro, ed è utilizzato nel corso dell’importante festa dei Tabernacoli. In seguito il cedro divenne noto ai Persiani che si impadronirono della Mesopotamia nel 539 a.C.

    In Grecia, a partire da Eschilo, troviamo attestazioni riguardanti il cedro in numerosi testi. In particolare il filosofo e botanico Teofrasto di Ereso (372-287 a.C.) nell’opera Περὶ Φυτῶν Ιστορίας (La storia delle piante) descrisse la pianta del cedro, denominata Melo Medica e Persico, precisandone l’origine, la Persia, e riportandone l’uso a scopo medicamentoso.

    Nel 327 a.C. Alessandro il Grande condusse il suo esercito in Oriente e al suo seguito aggregò scienziati, studiosi e botanici che attribuirono al cedro il nome di pomo della Media o anche pomo della Persia. Un altro riferimento al cedro lo troviamo nel testo di Ateneo del 200, il Deipnosophistae, nel quale è narrato che Juba, re della Mauritania, cita il frutto chiamato dai libici pomo dell’Esperia.

    Nell’antica Roma, al culmine della sua espansione territoriale intorno al 117 a.C., troviamo gli agrumi descritti da Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia; Rutilio Palladio nel De Rustica e Petronio riferiscono di agrumi particolarmente apprezzati per le qualità benefiche. Virgilio, nel secondo libro delle Georgiche, cita le virtù medicamentose del cedro, dando notizie sulla provenienza della pianta dalla regione Media, l’attuale Iran. Il famoso gastronomo romano Apicio (i secolo), nel suo De re coquinaria propone e tramanda l’uso del cedro e offre suggerimenti per la sua conservazione.

    Piante di cedro, limone e arancio venivano coltivate nei giardini dei ricchi patrizi. Lo testimoniano gli affreschi di Pompei ed Ercolano, ai quali si unisce un mosaico di villa del Casale a Piazza Armerina, che conferma la presenza in Sicilia del cedro e del limone nel periodo tardo-imperiale romano.

    Un editto di Diocleziano del 301, nel quale vengono stabiliti i prezzi dei prodotti agricoli, documenta la commercializzazione dei cedri.

    In seguito fu Trotula, studiosa e medico della Scuola Medica Salernitana (xi-xii sec.), a decantarne le virtù medicamentose di foglie, fiori e semi.

    Gli arabi, grandi navigatori, nel vi secolo d.C. riportarono dalla Cina i preziosi frutti. Dobbiamo a loro elaborate tecniche agronomiche e la costruzione di complessi sistemi d’irrigazione, che favorirono la nascita di nuove colture anche in zone fino ad allora aride.

    Nel vii secolo furono sempre gli arabi a introdurre l’arancia amara, conosciuta come melangolo, prima in Arabia, poi in Africa settentrionale, e successivamente, intorno al x secolo, in Spagna, in Sicilia e in altri Paesi del Mediterraneo.

    La cucina fu fortemente influenzata dagli agrumi che hanno fatto parte delle abitudini alimentari di più epoche. Di essi come ingredienti di gustosi piatti si parla nell’antico ricettario persiano (inizi del xiii secolo), oggi noto come Il cuoco di Baghdad, di Al-Baghdadi Muhammad.

    In concomitanza con l’epoca di maggiore espansione coloniale (xvi secolo), secondo l’opinione più diffusa furono i portoghesi a importare e diffondere in Europa l’arancia dolce e la maggior parte delle specie di agrumi, in particolare in Spagna, Calabria, Sicilia e Liguria. La testimonianza è nel diario della prima missione portoghese in Oriente di Vasco de Gama, il quale scrive: «Sonvi melancrie assai, ma tutte dolci». E ancora oggi troviamo nelle forme dialettali l’arancia denominata: partuga, partugal, partuallo, termini che si riferiscono proprio al Paese da cui ebbe origine la diffusione in Europa. Tuttavia Giorgio Gallesio, uno dei maggiori cultori della scienza dei frutti vissuto tra la fine del ’700 e i primi dell’800, ritiene i genovesi, veri navigatori e abili commercianti, gli artefici dell’introduzione dell’arancia dolce prima nei giardini della Liguria poi in tutto il Mediterraneo.

    Durante il Rinascimento, nelle ville e nei giardini, trovarono largo spazio gli agrumi che finirono per estendersi dalla Sicilia alla Campania, a Roma, in Toscana, e sulle rive del lago di Garda. Nei giardini con clima più rigido si diffuse l’utilizzo delle aranciere, edifici utili a proteggere le piante. Gli agrumi cominciarono a imporsi come status symbol per signori e nobili che diventarono collezionisti di più varietà.

    Nel 1646, l’opera Hesperides del botanico gesuita Giovanni Battista Ferrari, rappresenta il compendio più completo sugli agrumi in cui, oltre agli appunti dedicati alla mitologia, troviamo una serie di notizie tecnico-scientifiche che favorì il commercio degli agrumi come prodotti alimentari: non più solo elementi di decoro, ma beni preziosi da mettere sulla tavola per il consumo quotidiano. L’arancia rossa entrò a far parte del mondo delle varietà conosciute in Italia nel xvii secolo. Infatti, Ferrari descrive il frutto di un «aurantium indicum» dalla «purpurei coloris medulla», polpa di colore purpureo, che avrebbe raggiunto l’Italia grazie a un missionario genovese di ritorno dalle Filippine.

    Verso la fine del Seicento, la collezione medicea di alberi di agrumi abbracciava un’eccezionale abbondanza di varietà. E Cosimo iii commissionò ben quattro tele a Bartolomeo Bimbi per riprodurre centododici varietà di frutti della raccolta: aranci, limoni, melangoli, lumie, cedri, bergamotti, chinotti. Un documento di grande interesse nel quale, tra gli altri, vennero raffigurati per la prima volta, in tre delle quattro tele, i frutti di bergamotto.

    Dal xvii secolo in poi, la produzione e il commercio di piante e frutti di agrumi si diffuse anche lungo le coste della riviera ligure e provenzale. Al sud, soprattutto in Sicilia, nel xviii e xix secolo si rivelò l’elevata redditività della coltivazione degli agrumi che ebbe, soprattutto in quella regione, una notevole espansione grazie alla posizione geografica che assicura un clima ideale alla perfetta maturazione dei frutti.

    Gli agrumi nella mitologia

    Nella mitologia greca – la leggenda è narrata per la prima volta nella Teogonia di Esiodo – l’albero dai frutti d’oro rappresenta il dono, particolare e festoso, offerto da Gea a Era e Zeus in occasione delle loro nozze. È la pianta dei favolosi pomi d’oro messa a dimora nel giardino delle ninfe Esperidi, mitiche fanciulle dall’amabile canto, figlie di Atlante e della Notte. Gli agrumi, probabilmente cedri, diventano simbolo della fertilità e dell’amore. A custodia dell’albero, Zeus pone Ladone, il serpente dalle cento teste, ucciso in seguito da Ercole che compie la sua undicesima fatica: sottrarre i frutti, simbolo della fecondità e dell’amore, da quel suggestivo giardino situato al confine occidentale della terra abitata, dove giorno e notte s’incontrano in un’isola al centro del mare.

    Non possiamo non ricordare il fiore di zagara utilizzato per i bouquet matrimoniali. La mitologia ci fornisce la spiegazione del significato augurale attribuito ai fiori d’arancio.

    Gli agrumi, patrimonio culturale di un Paese

    Le piante degli agrumi, per la loro bellezza, hanno ispirato fin dai tempi antichi, da Oriente a Occidente, viaggiatori, letterati, architetti e pittori. La vivacità dei loro colori, la delicatezza dei fiori profumati, li hanno fatti prediligere come piante ornamentali in diverse epoche e culture.

    I viaggiatori, fin dai tempi remoti, avvertivano dalle navi l’odore di zagara che segnalava la vicinanza della terra di Sicilia, ricchissima della vegetazione sempreverde e carica di agrumi.

    Il mar Ligure veniva chiamato "Oceanus odoratus", per via degli immensi agrumeti che, soprattutto in passato, ricoprivano quel tratto di costa.

    Troviamo esempi di coltivazione degli agrumi in ricche ville patrizie di epoche diverse e nelle moschee. Le diciannove arcate della Moschea di Cordova, all’entrata del patio degli aranci, introducono nel giardino moresco dove regnano gli aranci amari disposti in diciannove file.

    A Palermo, Nicolò Speciale, storico siciliano quattrocentesco, racconta di un saccheggio nel quale gli alberi dei frutti agri, che decoravano un ricco palazzo arabo-normanno, furono trafugati.

    Nel Regno delle due Sicilie, le ville nobili del Settecento ospitavano coltivazioni di agrumi, curate da manodopera specializzata che abbinava conoscenza della botanica e prospettive economiche, permettendo di amministrare le intere proprietà. Tuttora Villa Spedalotto a Bagheria, splendida costruzione della fine del ’700, ospita un agrumeto storico.

    In Toscana, soprattutto nei dintorni di Firenze, nelle stupende Ville Medicee famose per i giardini all’italiana troviamo, ad abbellire l’ambiente, collezioni di agrumi coltivati in vasi di terracotta ed esposti all’aperto solo nelle stagioni temperate. Per evitare il gelo, gli agrumi venivano sistemati già dai primi freddi e durante l’inverno in logge delle arance o aranciere appositamente predisposte. Villa di Castello, che nel tempo ospita la più grande collezione di agrumi fra tutti i possedimenti medicei, ancora oggi è considerata una delle più importanti collezioni di agrumi in vaso d’Europa, comprendente esemplari di oltre trecento anni di vita. Fra le specie e varietà antiche di epoca medicea sono da menzionare l’arancia amara o melangolo (Citrus aurantium), il cedrato di Firenze (Citrus limonimedica Florentina), il limoncello di Napoli (Citrus aurantifolia Neapolitanum), il pomo di Adamo (Citrus lumia Pomum Adami), l’arancio virgolaro o dei Lanzichenecchi (Citrus aurantium Virgatum) e la Bizzaria (Citrus aurantium Bizzaria).

    Anche i Gonzaga, duchi di Mantova, nei parchi delle ville granducali (come nel famoso palazzo di Maderno) coltivavano numerose specie di agrumi. All’epoca di Francesco i vennero introdotti l’arancio nano della Cina e l’arancio a frutti variegati, e sotto il regno di Ferdinando i fu creata una varietà di cedro che diventerà nota con il nome di cedro di Firenze.

    Gran parte di queste specie delle ricche collezioni nobiliari di agrumi, ancora oggi vengono mantenute e arricchiscono il nostro patrimonio culturale.

    Tra gli agrumeti moderni bisogna ricordare il famoso Giardino degli Aranci a Roma, realizzato nel 1932 con alberi piantati secondo una simmetria radiale su un terreno vicino alla basilica di Santa Sabina, in onore a quell’arancio che secondo la tradizione fu piantato da san Domenico nel cortile della basilica all’inizio del xiii secolo.

    Un patrimonio ricchissimo e variegato, da mantenere e conservare ancora oggi.

    Curiosità agrodolci

    Esperidio è ancora oggi il nome botanico per tutti gli agrumi.

    I greci utilizzavano il limone per preservare gli indumenti dalle tarme.

    Prima di spremerlo, è bene immergere il limone in acqua calda. Il succo fuoriuscirà più facilmente.

    La vita di un albero di agrumi può durare cento anni.

    Nerone faceva largo uso di limone contro la paura e il rischio dell’avvelenamento.

    Utilizzando il succo di limone si evita l’annerimento degli ortaggi.

    La scorza degli agrumi, una volta essiccata e riposta in una scarpiera o nella dispensa, risulterà un perfetto deodorante.

    L’azione del Viagra è potenziata dal succo di pompelmo.

    Tra il 1096 e il 1204 i Crociati che si recarono in Terra Santa, probabilmente importarono dall’Oriente l’uso del mazzetto di zagara, diffuso poi in tutto il mondo.

    A differenza di altri agrumi, i limoni continuano la maturazione anche una volta staccati dalla pianta.

    Aggiungendo all’acqua di bollitura del riso alcune gocce di succo di limone, i chicchi non si attaccano al fondo della pentola e, a fine cottura, risultano sbiancati.

    Per riscaldare la casa dei malati di bronchi, è d’uso bruciare il legno profumato degli alberi di agrumi.

    Le arance rosse presentano un contenuto in vitamina C superiore all’incirca del 40% rispetto alle arance bionde.

    In passato, i marinai di lungo corso soffrivano e morivano di scorbuto. Quando fu noto che il consumo di limone li salvava da questo grave morbo, i marinai portoghesi piantarono l’agrume lungo le loro rotte, per avere a disposizione i frutti con i quali combattere la malattia.

    Gli esperidi del chinotto possono rimanere sul ramo fino a due anni prima di essere raccolti.

    I tedeschi, durante il periodo della peste, ponevano nella mano del defunto un limone infilzato con dei chiodi di garofano disposti a forma di croce come antidoto contro i contagi.

    I nostri nonni ricevevano arance, tangerine e clementine, come regalo di lusso appese agli alberi di Natale.

    Aggiungendo qualche goccia di limone all’impasto del pan di Spagna, si ottiene una lievitazione ideale e un composto omogeneo.

    Il frutto dell’arancio ammuffito, anticamente, veniva applicato per curare le ferite.

    Per profumare la biancheria, si utilizza un’arancia infilzata di chiodi di garofano da chiudere nell’armadio.

    Strofinando il guscio delle uova con mezzo limone prima di procedere alla cottura, resisterà alla bollitura, non si romperà e la sua rimozione risulterà più semplice.

    Frullando e riducendo in polvere delle scorze di limone precedentemente essiccate al sole e private della parte bianca, si ottiene un ingrediente utile per aromatizzare zucchero e sale.

    L’huanglongbing (hlb), nota come malattia del drago giallo, è considerata la malattia più distruttiva degli agrumi.

    Il pompelmo deve essere assunto con cautela quando si fa uso di farmaci, in particolare se si tratta di statine (anticolesterolo): è stato infatti rilevato che questo agrume fa raddoppiare la concentrazione del medicinale nel sangue.

    Inserendo un limone all’interno del pollo prima di metterlo a cuocere in forno, si otterrà una pietanza squisita e profumata.

    In casa, i cattivi odori di cucina o di fumo si possono eliminare facendo bruciare la scorza del limone in un contenitore di metallo.

    Il mandarino, simbolo per eccellenza delle festività natalizie, viene lasciato dai bambini come dono per Babbo Natale. Al risveglio troveranno i resti delle scorze profumate mescolati ai regali.

    L’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, per raccogliere fondi, ha scelto di vendere le arance un giorno all’anno sulle piazze d’Italia.

    Conoscere gli agrumi

    Botanica

    I generi e le specie. Gli agrumi coltivati, frutti di un gruppo di piante sempreverdi, appartengono a tre generi della sottofamiglia delle Aurantioideae. Gli agrumi più noti e più utilizzati – arancia, arancia amara, limone, pompelmo, limetta, mandarino, clementina, cedro, pomelo, bergamotto e chinotto – sono inclusi nel genere Citrus, al Fortunella appartengono diverse specie di kumquat o mandarino cinese, e al genere Poncirus solo l’arancio trifogliato. La famiglia è quella delle Rutacee. Diciotto sono le specie classificate nei tre generi alle quali vanno ad aggiungersi numerose varianti, mutazioni naturali e molteplici ibridi a caratteristiche diverse. Ne consegue la presenza nel mondo di una grande varietà di agrumi.

    Descrizione. Gli agrumi, bacche tondeggianti, chiamate esperidi, hanno forme diverse per specie e varietà. La scorza, di numerose tonalità dal giallo all’arancione fino al rosso, è più o meno spessa, va dal rugoso al liscio ed è ricca di ghiandole oleifere. La polpa, dalle varietà di colori simili a quelli della buccia, è composta da piccole vesciche che trattengono il succo, custodite in spicchi di numero differente. Il sapore, molto caratteristico, è tendenzialmente agro e varia di intensità. I semi sono presenti all’interno degli spicchi, tuttavia alcuni frutti ne sono privi. Le foglie sono lisce e ricche di oli essenziali.

    Origine e diffusione. Le diverse specie di agrumi provengono dalle zone tropicali e subtropicali, dall’Estremo Oriente, dalle regioni dell’Asia orientale, in particolare dai versanti meridionali dell’Himalaya fino alla Cina meridionale e all’arcipelago malese. Nel Mediterraneo hanno trovato un habitat ideale, e in Italia le coltivazioni si concentrano principalmente in Sicilia, Calabria e Sardegna, ma anche nelle zone lacustri del nord e nella riviera ligure.

    Clima. Il clima mite è l’ideale, in particolare quello del Mediterraneo con temperature medie che si aggirano intorno ai 22° in estate e i 10° in inverno. Gli agrumi possono resistere a gradi di calore superiori o inferiori, ma, in genere, solo per brevi periodi. Non amano sbalzi repentini di temperatura. Al di sotto dello zero e vicino ai 40° alberi e frutti rischiano di danneggiarsi. Barriere di cipressi, eucalipti e tamerici sono l’ideale per proteggere le piante dal vento che potrebbe causare danni seri come spezzare rami e far seccare foglie e germogli.

    Terreno. Quello adatto è fertile, leggero, profondo, ricco di materia organica, e deve possedere uno strato sottostante di medio impasto e uno strato superficiale sciolto. Il terreno deve avere la giusta permeabilità, sono da evitare ristagni che potrebbero risultare dannosi. Per favorire il drenaggio dell’acqua è bene mescolare ghiaia e sabbia con la torba e concimi organici che avranno il potere di aumentare la fertilità del terreno. Alcuni mesi prima della messa a dimora delle piante, è consigliabile smuovere il terreno e procedere alla concimazione con concime organico. Per la messa a dimora di nuove piante si consiglia di sceglierle presso un vivaio già cresciute, scavare una buca profonda che contenga le radici, ricoprire l’alberello in modo da dare stabilità. Si procede a un innaffiamento abbondante, ma non tanto da impregnare troppo il terreno.

    Coltivazione in vaso. I vasi vanno sistemati in zone soleggiate, riparate dal vento, in particolare d’inverno. Gli alberelli si rinvasano in media ogni quattro anni prestando attenzione a non danneggiare le radici.

    Riproduzione. Può avvenire in più maniere. Per seme, iniziando cioè a seminare gli agrumi all’interno del semenzaio. Per talea, provocando l’emissione di radici sul fusto o su un ramo di una pianta in piena vegetazione e facendo poi radicare una porzione di quel ramo nel terriccio tra giugno e settembre. Per innesto, inserendo in una pianta una parte di un’altra. In genere i portainnesti sono Citrus o Porcirus, e vengono selezionati tenendo conto della resistenza ai patogeni e ambientale. Raggiunta l’età di due anni, si procede all’impianto di piante innestate, il periodo è la primavera e l’autunno. Per il limone è consigliabile l’inizio di agosto. Per margotta, in alternativa alla talea, provocando l’emissione di radici sul fusto o su un ramo di una pianta in piena vegetazione.

    Potatura. Si effettua in primavera per evitare che i rami si ostacolino l’un l’altro, il centro della chioma si spogli e i rami laterali prendano il sopravvento sulla cima. Con cesoie o forbici disinfettate e affilate si tagliano i rami secchi, danneggiati o attaccati da parassiti con un taglio netto e obliquo alla base del ramo. Gli agrumi lasciati a sé stessi vedono morire alcuni rami e i raccolti diventano irregolari con una inevitabile diminuzione della produttività. La regola generale è sempre la stessa: più un getto è debole, più a fondo va potato tenendo presente che gli agrumi non tollerano grossi tagli. La regolare potatura annuale consente di tenere le piante sotto controllo con conseguente bassa presenza di parassiti.

    Concimazione. Viene praticata per rendere la pianta più forte e strutturata contro malattie e parassiti, e per aumentare la capacità produttiva della pianta. Va tenuto conto della specie da coltivare, composizione del terreno e stadio di sviluppo della pianta. Esistono più generi di concimazione. Combinare azoto, fosforo e potassio con interventi sul terreno e non sulla pianta. La polvere viene sciolta in acqua per poi innaffiare la terra. Altri metodi consistono nel collocare pasticche nel terreno alla base della pianta oppure cospargere letame alla base del tronco. Con la concimazione si ottiene, fra l’altro, il risultato di ridurre l’operazione di potatura.

    Pacciamatura. Va effettuata subito dopo l’impianto per coprire il terreno, operazione utile a riparare le piante giovani dall’eccessiva insolazione o dal gelo. In passato con l’uso della paglia e altri vegetali, oggi con l’utilizzo di fogli di polietilene.

    Sarchiatura. Per

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