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Umorismo appena colto
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Umorismo appena colto
E-book109 pagine1 ora

Umorismo appena colto

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Info su questo ebook

UN INVITO A SORRIDERE DELLA CULTURA SCOLASTICA E DELLA BIZZARRIA CHE CI

CIRCONDA.

Se non piaci a te stesso non piacerai neanche agli altri. E dopo un po’

anche il tuo gatto comincerà a schifarti.

Stanotte ho sognato di fare l’amore con la mia psicanalista. La cosa buffa

è che io non ho una psicanalista.

Lo so: qualcuno dice che ne avrei bisogno.

Seduto sul divano del salotto, scorgere un nugolo di polvere che si agita

in un raggio di sole e pensare: cavolo, se avessi spolverato mi sarei perso

questo spettacolo.
LinguaItaliano
Data di uscita11 ago 2012
ISBN9788867513475
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    Anteprima del libro

    Umorismo appena colto - Roberto Correnti

    VITA?

    PREMESSA

    Questo libro che avete appena comprato, o che vi è stato regalato, o che avete trovato per terra, o che vi si è materializzato in mano per qualche fenomeno ancora da spiegare, questo libro insomma non ha il valore letterario dei Promessi sposi, né della Ricerca del tempo perduto di Proust, né dell’Ulisse di Joyce. Sorpresi?

    Questa raccolta di testi nasce da un mio lavoro decennale di ricerca sul sorriso. La domanda che ha guidato questa ricerca è: dove si nasconde il sorriso? Ho cominciato cercando il sorriso nella saggezza popolare che dice: La vita è come uno specchio: se la guardi sorridendo ti sorride. Sì, ma per iniziare a sorridere serve un motivo, giusto o sbagliato, vero o pretestuoso, poi, la vita mi sorriderà, certo, allora io continuerò a sorriderle e lei a ri-sorridermi, finché entrambi non avremo le mascelle anchilosate.

    Sono infine giunto ad alcune sconclusionate conclusioni socio-psicologiche sul tema del sorriso.

    Primo: è più facile ridere con la pancia e il portafogli pieni. Ma è possibile anche il cosiddetto riso amaro.

    Secondo: è importante affrontare anche le situazioni più difficili con il sorriso sulle labbra. (Salvo avere gli incisivi cariati. In quel caso è consigliabile sorridere a labbra chiuse, o, meglio, rivolgersi al più presto a un valido dentista.)

    Terzo: per far ridere bisogna sapere quando fermarsi, perché, come si dice, un bel gioco dura poco. Ad esempio, si può ridere di un famoso scrittore, di due, di tre, poi basta, altrimenti non è più parodia, ma un esercizio di stile. E con l’esercizio di stile, puoi strappare un bravo, ma non far sorridere.

    Quarto ed ultimo: mai cominciare a scrivere una premessa se non si ha bene in mente quello che si vuole dire. Meglio scrivere solo il titolo, premessa, e poi lasciare la pagina vuota. Risparmierà tempo sia chi ha scritto il libro, sia un eventuale lettore. Ma tant’è, io la mia premessa l’ho fatta, ora il problema riguarderà un altro.

    Non mi rimane che passare ai numerosi ringraziamenti che, nelle premesse, fanno fare sempre bella figura, perché chi legge pensa: Però, guarda questo quanta gente che conosce e che l’ha incoraggiato.

    Perciò ringrazio tutti gli abbonati sull’elenco telefonico di Torino dalla A alla M. (Non ho nulla contro quelli dalla N alla Z, ma mi sembrava davvero di esagerare).

    Ovviamente, ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale.

    Per commenti, critiche, richieste di rimborsi (inutili ovviamente) si può scrivere a: robycorrenti@gmail.com

    Ai miei due pesciolini rossi.

    INTER(S)VISTE

    IL FAMOSO ROMANZIERE

    Intervistatore: Sono onorato di intervistare il noto romanziere Ezio Vivace. Le sue storie hanno sempre messo d’accordo pubblico e critica. Maestro Ezio Vivace, ci può rivelare il titolo del suo prossimo romanzo?

    Vivace: Si intitolerà Quando amarsi fa male.

    I: È una storia struggente?

    V: No. È la storia di una coppia di fachiri che si ostina a voler fare l’amore sopra un letto di chiodi.

    I: E cosa fanno questi fachiri oltre fare l’amore?

    V: Be’, si curano le ferite.

    I: Giustamente. Quando troveremo nelle librerie questo promettente romanzo?

    V: Veramente non lo so… Le confesso una cosa, ma vorrei che restasse segreta: ho il blocco dello scrittore. Quando devo scrivere mi viene il mal di gola e… come dire, non ho più voce in capitolo.

    I: Non si preoccupi Maestro, i nostri lettori non riveleranno a nessuno questa interessante notizia. Ha idea di quale sia la causa di questo blocco?

    V: In realtà sì. Da quando la mia sesta moglie mi ha lasciato, non riesco più a scrivere. Vivo solo con la cameriera orientale che sessualmente è molto generosa, ma non mi dà nessuna ispirazione. L’unica cosa che sa dire dopo che abbiamo fatto l’amore è: "Quando sclive qualche cosa su di me?"

    I: Le era già capitato di avere il famigerato blocco dello scrittore?

    V: Se devo essere sincero sì, ma vorrei che non si sapesse troppo in giro… sa com’è…poi gli editori non si fidano più.

    I: Non si preoccupi, rimarrà tra noi e i nostri lettori.

    V: Mi è venuto il blocco dello scrittore tutte le volte che una delle mie ex mogli mi ha lasciato.

    I: Si ritiene un moglie-dipendente?

    V: Sa, erano tutte donne molto ricche e io, a parte gli incassi dei romanzi che uso per pagare i debiti, non ho il becco di un quattrino.

    I: Siamo dunque di fronte al caso del grande scrittore geniale e dannato?

    R: Sì, spero solo dannato e non condannato, visto che ho anche un processo in corso per plagio.

    I: Chi l’ha accusata di plagio?

    V: Quello scribacchino, quell’imbratta carte, quel cruciverbista di Eco?

    I: Il grande Umberto Eco?

    V: Sì, mi accusa di avergli copiato Il nome della rosa.

    I: Ed è vero?

    V: Certo che no. Si tratta di un chiaro caso di parapsicologia.

    I: E cioè?

    V: Avevo appena finito di leggere Il nome della rosa, stavo andando a riporlo nella mia libreria, sono inciampato, ho sbattuto la testa e ho perso i sensi. Quando mi sono svegliato avevo perso la memoria, non sapevo più chi ero, ma avevo in mente una bella storia medievale, che ho scritto di getto.

    I: Torniamo ai suoi matrimoni falliti. Perché è andata male con le sue sei mogli?

    V: L’iperattività è una fissazione tipicamente femminile, sa? Mi hanno accusato, in ordine di tempo, di essere un pelandrone, un fannullone, un bradipo, un astenico, un perdigiorno e un lavativo.

    I: E avevano ragione?

    V: Certo che no! Accetto di avere dei ritmi di vita un po’ lenti…ma…

    I: Ci faccia un esempio di una sua giornata tipo.

    V: Mi alzo all’alba del mezzodì, poco prima che canti il gallo.

    I: Ma il gallo non canta molto prima?

    V: Il mio canta solo quando gli tolgo il bavaglio.

    I: Capisco.

    V: Poi la cameriera mi porta la colazione a letto e… io… contraccambio portandomi a letto lei.

    I: Appena svegliato Maestro?

    V: Certo ragazzo mio, chi ben comincia è a metà dell’opra!

    I: Bene e dopo la colazione a letto, con annessa cameriera, che fa?

    V: Sprofondo nella mia poltrona, leggo i giornali e attendo l’ora del pranzo. Se le notizie del giorno sono troppo noiose, mi capita di chiudere gli occhi finché non mi vengono a chiamare per sedermi a tavola.

    I: Maestro Vivace, non le farà male tutta questa attività?

    V: Sa… la scrittura trae nutrimento dalle attese, dai ritmi, dalle abitudini…

    I: Dalla sedentarietà?

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