30annozero - Il giro del mondo per investire su se stessi
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Anteprima del libro
30annozero - Il giro del mondo per investire su se stessi - Marianna Sansone
Marianna Sansone e Antonio Benforte
30ANNOZERO
Il giro del mondo per investire su se stessi
I edizione digitale: marzo 2015
© tutti i diritti riservati
Nativi Digitali Edizioni snc
Via Broccaindosso n.16, Bologna
ISBN: 978-88-98754-24-3
Collana: FTL - For The Lulz
www.natividigitaliedizioni.it
info@natividigitaliedizioni.it
Foto in copertina e all'interno del testo a cura di Marianna Sansone e Antonio Benforte
Contatti
www.30annozero.com
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Introduzione
[Marianna, comincio io]
Non inizio mai a scrivere usando non
, mi sembra di partire con il piede sbagliato. Come se tendendo la mano a qualcuno per presentarci armati di un sorriso, ci ritrovassimo dall’altra parte una stretta molle o una mano sudaticcia oltre il sopportabile.
In questo caso però sento di dover iniziare per forza con una negazione: Non ci credeva nessuno, che avremmo fatto questo viaggio in giro per il mondo. In qualche modo nemmeno noi, fino a che…
. Fino a che… l'abbiamo fatto, completo, con più di 50mila chilometri percorsi in poco più di due mesi: ed ecco realizzarsi 30annozero, il giro del mondo per investire su se stessi. Su noi stessi.
Dieci città vissute a fondo, tappe in quattro continenti, e la consapevolezza che l’acquisto di un biglietto per un viaggio è l’unica cosa che, pur dietro il pagamento di una somma di denaro, in fondo ti rende più ricco.
Ma chi siamo, prima di tutto. Le presentazioni sono importanti, per capire da dove veniamo e dove stiamo andando. Due trentenni nel 2013 (classe 83, per intenderci), una coppia affiatata, caratterialmente molto diversi ma con tanti interessi in comune, esperti di comunicazione, appassionati di ambiente, che hanno deciso di investire un anno intero su loro stessi, concentrandosi sulle opportunità che possono cogliere, in quello che amano e che hanno lasciato in sospeso.
In sospeso perché gli ultimi anni ci hanno visti impegnati a studiare, laurearci con il massimo dei voti, rincorrere stage prima e lavori precari poi, spostarci in città diverse dalla nostra, Napoli. Innamorarci, andare a convivere, costruirci una posizione, una piccola stabilità sempre pronta ad essere messa in discussione da un contratto ancora più precario. Impegnati ad accontentarci, del tipo di lavoro, della casa da poter affittare, del nostro turno che non arrivava mai.
Dicembre 2013, compiuti tutti e due 30 anni, è stato il punto di non ritorno. Non lo abbiamo deciso insieme, lo abbiamo fatto e basta. Alla porta di casa c’era già la decorazione di Natale, un piccolo Babbo Natale con la scritta Feliz Navidad
comprato qualche anno fa a Madrid. Tutto era pronto per l’ennesimo Natale da emigranti, treni e aerei sovraffollati, regali da comprare su
o giù
, tempo scandito perfettamente prima del rientro con ritmi ancora più frenetici del solito. Mancava solo di conoscere il nostro destino lavorativo per l’anno successivo. Era forse il 16 o 17 dicembre, ed io sono stata convocata dalla mia super-azienda con un’enorme torre a specchi che sovrasta un parallelepipedo perfettamente basso e distante dal punto più alto (questo per far capire da subito chi comanda e cosa). L’idea di lasciare il lavoro e dare un taglio mi ronzava in testa come quelle stupide canzoni estive di cui non riesci a liberarti. Il comandante in capo mi ha proposto un altro anno tale e quale, sempre precario, sempre tante responsabilità, sempre tanta noia, sempre tanta gente con cui non hai a che fare niente. E lì non ho avuto bisogno di grandi riflessioni o elucubrazioni, mi è uscito dalla bocca qualcosa che non era neanche passato per il cervello, e così senza che nessun filtro potesse frapporsi fra il supremocomandante e la mia idea di risposta ho detto: No, grazie
. Lui ha dovuto stropicciarsi gli occhi e le orecchie. Forse, oggi, a distanza di più di un anno, ha finalmente capito. Io mi sono sentita come una tartaruga liberata, dopo anni di vita imbrigliata in un cappio di plastica, incapace di muoversi a suo piacimento nelle profondità marine, e finalmente libera. Sono tornata a casa e Antonio aveva fatto più o meno lo stesso. Eravamo pronti al nostro 30annozero.
Il bello iniziava in quel preciso momento. Prima di intraprendere il nostro nuovo percorso di vita, erano necessari ancora alcuni piccoli, ma importanti passi. Step necessari che significassero taglio con il passato e apertura verso il futuro. Questo quindi è quello che abbiamo fatto gli ultimi giorni di dicembre e i primi di gennaio del 2013:
Preso i biglietti per tornare a Napoli, dove siamo nati e cresciuti, e da dove desideravamo ripartire.
Scelto che cosa ci apparteneva e cosa no, quali oggetti volevamo portare con noi e di quali liberarci: cose inutili o di troppo accumulate nel corso degli anni, che abbiamo impacchettato e donato a chi ne aveva più bisogno di noi. È stato semplice e liberatorio.
Deciso come organizzare al meglio il nostro trasloco e il ritorno a casa, ché qualche scatolone da spostare comunque ce l’avevamo.
Ci siamo poi guardati negli occhi, abbiamo sorriso entrambi nello stesso momento, e mentre fuori faceva tanto freddo noi dentro, per la prima volta dopo un bel po’ di tempo, sentivamo un piccolo fremito, e l’idea che ci fosse un pizzico d’ignoto a governare le nostre vite ci stava scaldando il cuore.
Eravamo pronti, finalmente. VIA.
Ora che raccontiamo questo nostro viaggio, mesi dopo che si è sedimentato nella nostra mente, nei nostri ricordi, siamo sempre più convinti che questa sia stata la scelta giusta, e che bisogna sempre ragionare con la propria testa, evitando i percorsi prestabiliti dagli altri.
In questo nostro racconto prenderemo la parola insieme, o ci alterneremo (lo vedrete nei titoli dei capitoli, ci è sembrata la cosa migliore da fare per mostrare quanto questo libro sia a quattro mani, ma in fondo scritto da una sola persona) per narrarvi il nostro viaggio, e come ha cambiato per sempre la nostra visione del mondo e delle cose.