L'ovvio
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Anteprima del libro
L'ovvio - Giuseppe Cardullo
Giuseppe CARDULLO
L'OVVIO
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Questo libro è stato realizzato con BackTypo (http://backtypo.com)
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Indice dei contenuti
IO VADO
SONO ANDATO
ANDAVO
ERO ANDATO
ANDAI
FUI ANDATO
ANDRO'
SARO' ANDATO
CHE VADA
CHE SIA ANDATO
ANDASSI
FOSSI ANDATO
ANDREI
SAREI ANDATO
ANDANTE
ANDATO
ANDANDO
ESSENDO ANDATO
Dedico queste pagine a chi mi ha voluto bene, perché domani potrei trovarmi in un altro tempo o un altro luogo ... e dimenticarmene.
IO VADO
Lo guardo da quasi dieci minuti.
E’ lui, senza dubbio, lui. Osservo il suo profilo piuttosto spigoloso, riconosco i suoi capelli, ormai bianchi, le sue mani magre, la sua gestualità.
Eppure non è lui.
Lo conosco da una vita, ero un bimbo e lo ammiravo, era il mio maestro di strada. Non lo incontro da anni, ma lo riconoscerei tra mille.
Eppure non è lui! Oppure non è qui!
E’ un dolore immenso: dieci minuti con la penna in mano e non ha ancora scritto nulla, neanche un segno. Sta cercando qualcosa, è evidente, da qualche parte nella sua mente. Sta esaminando ogni anfratto buio del suo cervello per capire perché abbia preso la penna, ma non riesce a ricordare, non riesce a trovare i suoi pensieri: dove sono andati? E dove sei andato tu, vecchio professore?
Starei a guardarlo per ore, vorrei capire, vorrei trovare i suoi pensieri perduti, ma si è fatta l’ora. Devo andare, per me la vita ancora galoppa, non posso ancora fermarmi a prender fiato: c’è sempre un appuntamento, un impegno, una scadenza...
Aggiusto il nodo alla cravatta e scappo.
Ma torno, vecchio professore. Aspettami che torno.
Sorrido sempre che ti trovi... non ho idea di dove tu sia... neanche adesso che ti vedo su quella panchina!
Alla riunione c’è tensione. Non è quell’agitazione da cambio poltrone
e promozioni imminenti, c’è piuttosto una sommessa e diffusa preoccupazione. Oggi si parla di tutto e di niente: la recessione, la crisi economico-finanziaria, la crisi politica, i mercati emergenti, la concorrenza sleale, la pressione fiscale, il costo del lavoro, la sicurezza, ...
... vorrebbero rifare il mondo in due ore e finiscono tutti davanti al distributore del caffè, senza soluzioni, senza idee e senza pensieri.
Mentre l’Oriente corre, l’Europa ha rallentato ed i governi annaspano per cercare la formula magica che permetta di incentivare le attività produttive, ridurre il carico fiscale, rilanciare l’occupazione e, al contempo, sostenere il sistema pubblico e garantire la dignità sociale, senza sforare i parametri imposti dall’appartenenza alla moneta unica.
Questo è il quadro in cui ci troviamo.
Quando l’economia rallenta, rallentano i consumi e si riduce il superfluo. Per un’azienda in difficoltà, i costi pubblicitari possono essere considerati una spesa e, pertanto, rientrano nei costi da ridurre.
E noi ci occupiamo di pubblicità, promozione e visibilità sul mercato; se la crisi taglia la pubblicità, la pubblicità taglia noi: i nostri posti o i nostri stipendi! E’ un’equazione con una sola incognita: a chi toccherà stavolta?
Dirigenti, dipendenti, consulenti e promotori: 120 teste che si danno da fare per far sì che in una sola immagine si possa concentrare l’essenza di ciò che vogliamo trasmettere al consumatore, perché la colonna sonora sia coinvolgente e quella frase possa ronzarti in testa per tutto il giorno. Può essere l’illuminazione di un secondo o lo studio di settimane ed i risultati saranno grandi successi o piccoli fiaschi, ma l’intensità e l’impegno di queste persone sono indiscutibili: sono dei professionisti che amano il loro lavoro e che meritano questo lavoro. Ma sono anche 120 famiglie che vivono di questo lavoro, che pagano il mutuo, che mandano i figli a scuola e che hanno costruito non solo il presente, ma anche il futuro su questo lavoro.
Chi di noi non sarà più qui a Settembre?
Come abbiamo potuto permettere che si arrivasse a tanto? Un continente in ginocchio, il bel Paese a pezzi.
Abbiamo permesso che una moneta nuova entrasse in circolo, senza che un’autorità super partes vigilasse sulla transizione, con i prezzi al consumo subdolamente lievitati, nella foschia della scarsa dimestichezza o della manifesta ignoranza del popolo.
Abbiamo permesso che la moneta unica sostituisse quelle esistenti, senza prima aver accertato che le condizioni fossero uguali per tutti, che il regime fiscale fosse equivalente all’interno della Comunità Europea, che il costo del lavoro fosse rapportabile ed i salari confrontabili!
Con queste premesse, chi è già forte, ne uscirà rinforzato, ma chi è già debole, sarà spacciato! E non mi riferisco al singolo individuo, ma a Stati interi: a queste condizioni, gli Stati falliscono e, alla lunga, l’Europa muore.
Avrei bisogno una vacanza, ne sento la necessità. Tutti gli anni preferisco il mese di Giugno per allontanarmi dall’ufficio e riposarmi un po’. L’aria comincia a scaldarsi ed è piacevole farsi coccolare da un sole ancora non aggressivo; puoi indossare una camicia leggera, appena sbottonata, senza patire l’afa. Puoi andare al mare, ma riesci ancora a vivere la città. Soprattutto, però, le giornate non finiscono mai, son così lunghe che riesci a goderne appieno e ti ritrovi a cenare alle nove con un accenno di tramonto che arrossa l’orizzonte a ponente. Non riuscirei a vivere sull’altra costa, con il sole che si spegne dietro i monti: la casa del sole è il mare!
A Giugno le campagne pubblicitarie estive sono ormai consegnate al committente e sono pronte per il bombardamento mediatico. Se ancora stai lavorando sul prodotto, allora sei già in penale e il cliente scalpita e giura che la prossima volta si rivolgerà a qualcuno più capace e solerte. Se a Giugno fai ancora le 20:00 in ufficio, allora hai fallito il progetto.
A Giugno sono sempre andato in vacanza: io non fallisco i miei progetti!
Con le batterie scariche, poche idee in testa e creatività limitata, a Giugno sono pronto per dedicarmi a mia moglie ed alle mie figlie da uomo libero: non solo dagli impegni, ma anche dai pensieri e le preoccupazioni... e dalle scarpe chiuse.
Ma la riunione che abbiamo concluso mi spinge a pensare che quest’anno ci sia qualcosa di diverso e di perverso: l’unica certezza cui si è pervenuti è che chi si allontana oggi, forse non sarà più qui domani.
Spiegarlo a mia moglie mi risulta più facile di quanto non avessi temuto. E’ incredibile quanto riesca ad essere intransigente sulle sciocchezze e quanto invece sia comprensiva e collaborativa sulle vere difficoltà che la vita ti propone!
Reagiamo ad una situazione di contingenza nella maniera più conveniente per ridurre il disagio.
– Quest’anno va così. Passerà anche questo. Non si parte, ma le bimbe si divertiranno comunque: ho la soluzione! –
L’idea è quella di affittare una piccola villetta sulla costa, a qualche decina di chilometri dalla città, vicino alla casa estiva dei miei genitori. E’ una costa ancora selvaggia, senza strutture, né turisti. E’ il rifugio di chi ama il mare senza cabine, lettini o bagnini; non ci sono giochi per bambini, né chioschi, né musica: solo qualche barchetta capovolta sulla spiaggia. Non è la Sardegna, usuale meta delle nostre vacanze, ma è il miglior compromesso: io posso rimanere in ufficio al mattino e raggiungere loro al pomeriggio, e poi ci sono i nonni ... che regalo per loro...
SONO ANDATO
La casa è carina, di recente costruzione, funzionale e accogliente. Ha spazi vivibili e bei terrazzi, fondamentali per una casa al mare, e si trova non lontano da altre villette simili, dove il vociare di ragazzini vivaci promette alle mie bimbe un’estate divertente.
Provo una strana sensazione: sono cresciuto tra queste case, riconosco tutto ed afferro ogni singolo mutamento che il tempo e la salsedine hanno imposto a questo paesaggio; spesso, negli ultimi anni sono venuto a trovare i miei, per dar loro una mano o passare qualche serata insieme. I ricordi lontani mi riportano a parenti ed amici sul nostro terrazzo tra un caffè freddo
ed una risata chiassosa. Ma oggi è diverso, perché torno in una casa in affitto, una casa mai vissuta, dove nessun oggetto