Tornerò a prenderti
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Info su questo ebook
Antonio Del Gaudio vive a Novara. È un impiegato amministrativo, ma da sempre coltiva la passione per la scrittura. Ha all’attivo i romanzi “Traguardi” (Il Babi Editore) e “Mi venne il fregolo” (Lupi Editore). Nella narrativa breve i racconti “Un bel di mi venne il fregolo di fermarmi in quel di Megolo” premiato al “Festival delle nuove resistenze”; “Neve” pubblicato nella raccolta di racconti “Territori di parole - passeggiare tra luoghi e storie”; “I boschi di Samuel” brano scelto dal regista Emiliano Bronzino per la videoinstallazione “Il pino solitario: bosco di memorie” per Creativamente Roero.
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Anteprima del libro
Tornerò a prenderti - Antonio Del Gaudio
Antonio Del Gaudio
Tornerò a prenderti
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Indice dei contenuti
COLLANA
Antonio Del Gaudio
TORNERÒ A PRENDERTI
MONTAG
TORNERÒ A PRENDERTI
Lettera di compleanno
Partenza
Natale italiano
Sosta al confine
Dalla nascita al matrimonio
1
2
Abbandoni
Paure
1
2
3
4
5
6
Vacanze ungheresi
Unioni e divisioni
1
2
Soste e ripartenze
Un nuovo inizio
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
Verità
Montag
COLLANA
Le Fenici
Antonio Del Gaudio
TORNERÒ A PRENDERTI
MONTAG
Edizioni Montag
Prima edizione febbraio 2024
Tornerò a prenderti
© 2024 di Montag
Collana Le Fenici
ISBN: 9788868927578
Copertina: O. Keys, Unsplash.com
Quest’opera è esclusivamente frutto della fantasia dell’autore. Ogni riferimento a persone esistite, esistenti o a fatti accaduti è
puramente casuale.
TORNERÒ A PRENDERTI
Ninna nanna per mia madre
Dormi, dormi, cara mamma,
dormono i tuoi nipoti dolci,
dormono, lavati, i piatti,
dorme fresco anche il bucato,
dormono le scale stanche
del mio nido di pietra,
dorme silenzioso il grillo
nel campanello della porta,
dorme la tua vecchia casa,
dorme, sotto terra, la vigna.
Dormi! E nel sogno, vicino al mare,
sentiti una ragazza,
e accanto a una corda,
sentiti una bambina.
Rivediti ancor prima:
quando eri senza ricordi
una piccola piccina.
Dormi, madre mia incanutita,
dormi, madre mia amata!
Grigore Vieru
Lettera di compleanno
8 Novembre 2000
Iași, Romania
Buon compleanno amore mio.
Oggi è un giorno speciale per te.
È il giorno della maggiore età. D’ora in poi puoi cominciare a prendere decisioni tue e solo tue.
Chissà come sarai. Chissà quanto sarai diventato bello. Chissà se avrai continuato gli studi o ti sarai messo a lavorare. E chissà se ti sarai trovato una brava ragazza che ti vuole bene, che ti fa sentire amato.
Sono sicura che tu sia diventato un ometto tutto d’un pezzo, gentile e con un grande cuore.
Lo so già da ora, l'ho visto in te, pochi secondi dopo l’esser venuto alla luce ed esser diventato il mio orgoglio.
Spero che tu lo possa e lo voglia festeggiare come lo si dovrebbe fare, per sancire l'inizio dell'età adulta, con i suoi pro e i suoi contro e, spero, che in quel giorno speciale di essere lì con te e guardarti mentre spegni le candeline, mentre scarti i regali, tra tanti amici e familiari.
Lo spero perché in questo momento, non posso essere sicura di nulla.
Ho iniziato a scrivere questo diario soprattutto per paura. Paura di non rivederti più.
Non so cosa mi capiterà, per quanto tempo dovrò vivere da clandestina, quanto durerà questo viaggio e se riuscirò mai ad arrivare in Italia, superare la frontiera e sentirmi finalmente libera.
Riuscirò mai a tornare ad Andreevca e rivederti?
Ho paura che tutto quello sto facendo possa non servire a nulla.
Ho paura che mi possa succedere qualcosa. Ho paura di non farcela, fisicamente e mentalmente.
Ho già superato diverse prove difficili. E di questo ne sono orgogliosa, stupefatta forse. Non pensavo di avere così tanta forza e resistenza, ma non so se basterà.
Con queste pagine voglio lasciarti un ricordo di me, prima che sia troppo tardi. Ho già deciso chi dovrà custodirlo in mia assenza e questa persona dovrà aspettare questo giorno per consegnartelo. Ho pensato che fosse l’età giusta per poter comprendere le mie scelte.
Voglio raccontarti tutto. Voglio che tu sappia tutta la verità e voglio che un giorno tu mi possa perdonare.
Quello che non potrai mai negarmi è l’immenso amore che provo per te.
Credimi nel profondo del tuo grande cuore che abbandonarti, oltre a essere la scelta più dolorosa che una madre possa fare, è stata una decisione che ho dovuto fare per il nostro bene, mio e tuo.
In questo momento, mentre comincio a scrivere questo diario sono in Romania. Abbiamo da poco superato il confine con la Moldavia e tu, amore mio. già mi manchi.
Ti lascio con i tuoi 2 anni e 8 mesi e sei e sarai sempre l’orgoglio della mia vita.
Partenza
Omegna (Italia), 1 giugno 2017
1° giorno di viaggio
Sto aspettando che Ion mi passi a prendere.
Non so quanto staremo via. Sappiamo dove dover arrivare e quanto più o meno ci avremmo messo, ma non avevamo programmato le tappe, le soste, né gli alberghi dove avremmo dormito. Ci saremmo fatti aiutare da internet, dai telefoni e dalle informazioni che riuscivamo a recuperare per strada.
Non so nemmeno che auto abbia Ion e né se, almeno, l’avesse fatta controllare prima di questo lungo viaggio di più di due mila chilometri.
Non so praticamente nulla di lui. Ci siamo conosciuti un pomeriggio. Io ero appena uscito da un bar per il mio già sesto caffè della giornata. Mi sono acceso una sigaretta e ho visto uscire dalla pizzeria d’asporto, antistante al bar, questo ragazzone alto più di un metro e ottanta.
Mi vede, mi saluta da lontano facendo un gesto con la testa, si accende una sigaretta poi si avvicina. Ci presentiamo poi, dopo aver parlato del più e del meno comincia a raccontarmi di sé. Voleva aprirsi, liberarsi. Glielo leggevo negli occhi. E lo lasciai fare.
Io d’altro canto cercavo storie. Ne avevo già raccolte diverse negli anni, racconti che stavo sviluppando, narrazioni di vite che mi riempivano i pensieri, sommergendomi, uomini e donne provenienti da svariati luoghi nel mondo, ma accomunate dalla stessa voglia di cambiamento, dallo stesso desiderio di intraprendere un viaggio verso il nuovo, verso il meglio, persone che sono dovute cambiare, adattarsi per riemergere, passando attraverso avversità, ostacoli che inizialmente sembravano insormontabili.
Ion, il nome di questo ragazzone di origine moldava, doveva liberarsi da un grosso peso, una testimonianza che andava condivisa, non solo oralmente. Il suo desiderio era vedere i sacrifici di sua madre, scritti su carta. Sognava che diventasse la protagonista di un romanzo. La storia di una fuga da un piccolo paese della Moldavia, per salvare il suo corpo, la sua anima e il futuro di suo figlio.
Mi ha proposto di accompagnarlo in un viaggio alla ricerca delle sue radici e della sua verità raggiungendo un piccolo paese, dal nome Andreevca, situato a nord dalla capitale Chişinău, a pochi chilometri dal fiume Dnestr.
E questo era quello che io, pressappoco, sapevo quando siamo partiti.
Carichiamo sulla macchina la mia valigia, poi mi strizza l’occhio e fa rombare il motore.
Penso iniziamo bene
e partiamo.
Lo guardo e lo vedo radioso. Le poche cose che so di lui è che fa il pizzaiolo, ma vuole lasciare quel lavoro perché non gli permette di vivere come desidera. Mi sembra un ragazzo sincero, semplice e di buona educazione, onesto.
Mentre da Omegna ci dirigiamo a Gravellona Toce dove avremo preso l’autostrada, ha cominciato a raccontarmi di sé, di come è arrivato in Italia dopo aver vissuto con i nonni negli anni in cui la madre era fuggita per raggiungere l’Italia anche se non ricorda molto di quel periodo. Gli sono rimasti nella mente solo alcuni momenti fugaci: uno sterminato campo di girasoli dove passava le sue giornate rincorrendo insetti o cercando di acciuffare qualche pesciolino in qualche canale con piccole reti trovate tra i campi; il fango, i vestiti inzuppati, gli sguardi delle vicine, il pane e la frutta che a volte gli donavano; gli anni vissuti in quella casa di campagna senza bagno ad aiutare i nonni a raccogliere spighe di grano e a battere girasoli per ottenerne semi.
Poi, invece, rallentando il ritmo delle parole, mi racconta del giorno in cui gli dissero, anzi gli urlarono, spaventandolo, che doveva scappare nei boschi e nascondersi. Aveva sei anni.
Dopo aver corso per diversi minuti, trovò una piccola baracca di legno dove si nascose. E lì rimase per circa un’ora. Poi sentì i sospiri e le imprecazioni di una donna affaticata. Tra lo spazio di due assi malmesse riuscì a vederla. Aveva una borsa di giocattoli in una mano e dei vestiti in un’altra. Era una donna