La Stanza Color Sabbia
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Anteprima del libro
La Stanza Color Sabbia - Simona Magliocchetti
Diana
1
Non cerco la tua assoluzione Diana, ma la tua clemenza....... devi perdonarmi scelte, dettate dall’amore incondizionato per la vita... (messaggio ricevuto nella notte dell’8 settembre di un anno come tanti, o che almeno lo era stato fino a pochi giorni prima)
Anniversario dell’inaugurazione del mio studio, quasi lo stesso entusiasmo del due settembre di sette anni prima, solo con un pochino meno aspettative di novità esaltanti..... giornata lunghissima in programma, anzi una di quelle che ho sempre definito impropriamente, Giornate logorroiche.
Trillo della sveglia... per indole personale quel suono mi trasmetteva da sempre la gioia dell’inizio di una nuova giornata, ma non quella mattina, nemmeno per idea, il nervosismo mi invadeva la mente, mi avviai di malavoglia alla preparazione mattutina sorseggiando in primis l’immancabile doppio caffè con la schiuma di latte, poi doccia che oscillava come il mio umore tra un getto bollente e subito dopo freddo, e non era il meglio per cominciare la giornata.
Liberatami del fastidioso squilibrio termico, applicai sul viso un trucco semplice e poco evidente, ma in ogni modo impegnativo da realizzare appena sveglia, abbigliamento comodo, forse solo i vestiti che fanno sentire a proprio agio in base all’umore riescono a far apparire affascinanti, anzi senza forse, questa è una certezza inconfutabile, e comunque non che volessi apparire affascinante, volevo solo sentirmi comoda quel giorno.
Durante la sistemazione dei capelli, mentre passavo la piastra sul ciuffo che quella mattina ostinatamente e indefessamente si infilava a ricciolo nel mio occhio sinistro, vidi una disarmante rughetta in più sulla fronte riflessa nello specchio, che seguiva di soli venti minuti la vista di un chilo in più sulla bilancia, i pensieri rapidamente cominciarono a vagare nel passato, non certo pensieri aulici come il cercare di capire il senso della vita o dove avessi smarrito la gioia che solitamente non mi abbandonava, ma solo pensieri dettati dalla ruga, che piccola e insidiosa mi aveva messo di fronte agli anni che erano passati velocemente, senza che me ne fossi resa conto.
Mi avviavo alla quarantina, a onor del vero mancavano cinque anni ancora, ma la giornata era di quelle che invece di farti vedere un mare di fronte, e il passato come vita vissuta intensamente ma ancora ricca di aspettative, mi faceva vedere un mare di fronte ma un oceano alle spalle, una sensazione diffusamente riassunta da tutto il mondo in Il più è passato.
2
Sembrava vicino ed era lontanissimo, il giorno in cui a diciassette anni mi vidi carina per la prima volta, esattamente non è che mi vidi proprio un granché, ma cominciai a rendermi conto che fossi una ragazza come le mie amiche, e avrei dovuto considerare l’idea di valorizzarmi, pensiero che fino a quel giorno non mi aveva mai attraversato la mente...... credevo di essere troppo alta con il mio metro e settantadue, troppo magra, di avere i capelli troppo scuri che tenevo sempre raccolti in due trecce legate da elastici colorati, e gli occhi troppo chiari, di un verde per me privo di personalità, quella mattina misi per la prima volta il rimmel sulle ciglia, un lucidalabbra color pesca e lasciai i capelli sciolti, così come mi ero svegliata, senza intrecciarli.
Uscendo per andare a scuola quel giorno, con i miei diciassette anni compiuti da pochi mesi, mi sentii sicura di me, i ragazzi mi osservavano con interesse diverso, cioè con Interesse
non Con interesse diverso
fino a quel momento niente del loro atteggiamento nei miei confronti poteva farmi ritenere ci fosse interesse alcuno.
Leonardo, compagno di classe da anni, che trovavo carino da qualche mese, passò da Andiamo a pattinare, se vuoi vieni, ma se fai tardi ti lasciamo a casa
al Va bene se ti passo a prendere, c’è un bel film al cinema? Solo io e te.
Fu quello che potrei definire il mio primo amore, i sintomi li avevo tutti .....solo che..... quanto era bello andare in spiaggia con lui, e quanto erano belli i film al cinema con lui, e quanto era bello camminare sotto la pioggia riparati dallo stesso ombrello.....però..... dopo quattro mesi, la spiaggia divenne noiosa, i film di scarso coinvolgimento, la pioggia sotto lo stesso ombrello, era diventata solo acqua noiosa, appiccicosa, che increspava i capelli, non sentivamo più niente l’una per l’altro e viceversa.
Dopo gli scritti di italiano della maturità, Leonardo, che avevo creduto, durante quel poco tempo insieme, sarebbe stato per sempre mio, e che sarei invecchiata con lui, dopo aver cresciuto tre figli, quattro nipoti e tre cani, e che saremmo morti insieme lo stesso giorno ormai centenari tenendoci per mano, era fuori scuola per mano a una ragazza, esattamente alla mia compagna di banco del biennio, e io non sentii dentro un bel niente, nemmeno un sussulto del cuore o una velata malinconia. Zero.
Sentenziai con me stessa che l’amore fosse un’invenzione degli adulti, catalogai il sentimento come fugace e del tutto inutile.
Con questa presa di posizione decisi di dedicare la mia vita allo studio da li in avanti, e questa convinzione durò per anni, non solo i quattro mesi che era durato lo pseudo-amore per Leonardo.
Conseguito il diploma mi iscrissi alla facoltà di architettura con indirizzo decoratrice d’interni, per cinque anni non feci altro che studiare, leggere, comprare qualsiasi rivista riguardante l’argomento, sembrava non mi interessasse niente altro, e probabilmente era proprio così.
Arrivò il giorno della laurea, lode, festa, congratulazioni, fiori a iosa, bigliettini e messaggi di congratulazioni e di buon augurio mi arrivarono da chiunque mi conoscesse più o meno bene, auguri molto efficaci alla luce dei miei risultati, ho avuto finora la carriera