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Intervista a un Man in Black
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E-book81 pagine1 ora

Intervista a un Man in Black

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Info su questo ebook

Questa è un’intervista nata da un incontro casuale tra sconosciuti, e come spesso capita in quelle circostanze, si inizia a parlare di qualsiasi argomento, pur di fare conversazione. L’intuito del giornalista ha fatto il resto e di domanda in risposta si sono affrontate tutte (o quasi) le problematiche riguardanti i fenomeni ufologici e la storia del mondo, da Roswell all’Area 51, dalle apparizione mariane di Međugorje alle rivelazione sul futuro prossimo dell’umanità. Perché ciò che conta davvero in certi casi è porre le giuste domande.
LinguaItaliano
Data di uscita1 apr 2016
ISBN9788892587069
Intervista a un Man in Black

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    Anteprima del libro

    Intervista a un Man in Black - Oskar Proteus

    Oskar Proteus

    Intervista a un Man in Black

    © 2016 Oskar Proteus

    Prima edizione digitale: gennaio 2016

    Oskar Proteus

    Intervista a un Man in Black

    Prologo

    Questa intervista è nata da un incontro casuale tra sconosciuti, e come spesso capita in questo tipo di circostanze, si finisce per parlare di qualsiasi argomento: quando l’unica preoccupazione è passare il tempo ogni tema può apparire interessante.

    L’intuito del giornalista ha fatto il resto e di domanda in risposta si sono affrontate tutte (o quasi) le problematiche riguardanti la vita o il mondo.

    Era un giorno di metà settembre, le ferie stavano per finire e chi restava, cercava di carpire gli ultimi scampoli di un indolente benessere, sotto i raggi di un sole intiepidito ma ancora caldo, in una stagione che di lì a poco avrebbe ceduto il passo ai primi acquazzoni d’autunno. Ma nessuno di quelli che si attardavano sulla spiaggia voleva pensarci: erano in vacanza ancora per due o tre giorni e volevano godersela finché potevano, quando sarebbero arrivate le piogge o le mareggiate, di loro non sarebbero rimaste neanche le orme sulla sabbia.

    Lo sconosciuto con il quale avevo cominciato a chiacchierare, lo avevo incontrato in riva a un mare scintillante: era un tipo anonimo come tanti, indossava un paio di bermuda a fiori, una magliettina a righini bianchi e blu, da mozzo, un paio di occhialoni scuri un po’ fuori moda e un cappelletto senza falde, poggiato sulla sommità della zucca, ai piedi due sandaletti infradito Bahamas di colore giallo. In altri tempi lo si sarebbe definito un tipo ordinario, ma ormai non ci si fa più granché caso.

    Mi accorsi che aveva una certa cultura nel parlare e, in particolare, dimostrava una conoscenza piuttosto approfondita di problematiche scientifiche, molte delle quali di stringente attualità. La cosa mi incuriosiva e cominciai a fargli domande sempre più precise: quello rispondeva a tono e senza mai tradire il benché minimo segno di difficoltà. Molte delle sue opinioni erano discutibili, ma ognuno ha il sacrosanto diritto di averne e di esprimerle. Ogni tanto scrutava l’orizzonte con un curioso binocolo in ottone dall’aria vintage, dotato però di due grossi oculari rivestiti di gomma che appoggiava sui grossi occhialoni, che, forse, costituivano l’unico accessorio di ordinanza indossato quel giorno.

    A poco a poco il discorso si spostava sui massimi sistemi dell’universo e, inevitabilmente, sugli abitanti di altri mondi, sugli Ufo e su tutte le problematiche loro annesse: quel tipo mostrava di saperla molto più lunga di quanto non volesse dare a intendere, finché arguii che avrebbe potuto essere tranquillamente un Man in Black. Da quel preciso momento, ebbe inizio la mia intervista.

    Per la delicatezza della situazione non ho mai chiesto al mio interlocutore il suo nome, poiché sapevo che non me lo avrebbe rivelato. Si trattava di un agente dei servizi di sicurezza e, forse, non era del tutto casuale che si trovasse in quel luogo, in quel momento, ma non parlammo nemmeno di questo. Tuttavia, per essere un Man in Black, sembrava insolitamente loquace, forse gli servivo come copertura per la missione che stava svolgendo, voleva dare l’impressione di trovarsi là per caso e la mia presenza rendeva più credibile la sua. Io stavo al gioco, perché di vedere un Man in Black così da vicino non mi era mai capitato, anche se quel tipo non rientrava nel cliché che di solito si attribuisce a quel genere di personaggi, ma anche loro, alle volte, si mettono in borghese, restando però sempre gli angeli neri del potere, come mi scappò nel corso del nostro dialogo: quello non se la prese, probabilmente era abituato a ben altri epiteti. Né deve sorprendere che si sia parlato anche di eventi miracolosi, apparizioni e profezie legate al sacro poiché questi fenomeni provengono da un piano dimensionale sicuramente diverso da quello umano o terreno, anche se spesso ce ne sfugge il contenuto escatologico. In più di un’occasione siamo tornati sugli inevitabili confronti tra i due tipi di incontri ravvicinati, anche se con accentuazioni diverse, e alcune volte concludendo in maniera sorprendente.

    Nel corso dell’intervista sono emerse delle rivelazioni che in ambito giornalistico si definirebbero scoop, ma per il mio interlocutore costituivano il background della sua strana professione.

    Si intuiva che molte teorie non erano sue ma del potere di cui egli era un’emanazione, non sempre era facile discernere, ma quando si ha a che fare con il mistero non si sa mai bene da che parte possa trovarsi la verità. Resta inteso, naturalmente, che questa intervista debba essere considerata top secret.

    Intervista a un Man in Black

    Oscar Proteus: Come è diventato un Man in Black?

    Man in Black: Per caso, ma non sono un vero e proprio Man in Black, almeno non come lo si intende nell’immaginario collettivo: è meglio precisarlo da subito.

    O.P.: Si spieghi meglio.

    MiB: Ho lavorato da sempre nella Sicurezza nazionale con varie mansioni, all’inizio mi occupavo delle indagini parallele…

    O.P.: Ovvero?

    MiB: Quando l’accertamento della verità si presenta particolarmente complesso è necessario suddividere l’inchiesta fra più gruppi di lavoro, ognuno dei quali si occupa di un aspetto particolare; io ne ho fatto parte e molto spesso mi sono imbattuto in investigazioni che sconfinavano dall’ambito specifico dell’inchiesta e che invadevano altri campi di indagine, come lo spionaggio o i collegamenti inconfessabili fra i trafficanti di droga e il contrabbando di armi da guerra: settori che molte volte vanno a finanziare indirettamente il terrorismo o la destabilizzazione di Stati sovrani, basti pensare all’Africa o al Medio Oriente, tanto per fare un esempio, ma anche al Nicaragua di Noriega e a tanti altri…

    O.P.: Si è mai imbattuto in indagini riguardanti la malavita organizzata?

    MiB: Certo, in tutti quei settori dove c’è un qualche business, otto volte su dieci c’è un tentacolo della malavita organizzata.

    O.P.: Qualcuno ha mai tentato di corromperla?

    MiB: Assolutamente sì, e nei modi più fantasiosi.

    O.P.: E lei come si è comportato?

    MiB: Ho sempre riferito tutto al mio superiore e qualche volta mi hanno tolto l’indagine su cui

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