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Eleanor, Un Racconto dell'Orrore di Eleanor LeJune
Eleanor, Un Racconto dell'Orrore di Eleanor LeJune
Eleanor, Un Racconto dell'Orrore di Eleanor LeJune
E-book995 pagine12 ore

Eleanor, Un Racconto dell'Orrore di Eleanor LeJune

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Info su questo ebook

- Oh, lo so che lei non mi presta fede. Pensa che io sia pazzo, ma non è così. D’altronde nel raccontarle la mia storia non mi aspetto né chiedo di essere creduto. Io stesso sollevo dubbi sulle mie parole, io stesso mi domando se non ho sognato. Eppure la mia ragione è quella di un uomo sano di mente e nella mia vita non ho mai fatto un sogno.
La dottoressa Slaughter guardò attentamente il suo paziente, cercando di cogliere nei suoi occhi i lampi della pazzia, ma quegli occhi trasmettevano solo una calma ed una tranquillità disarmante.
- Perché vuole raccontarmi la sua storia? Vuole liberare la sua anima da un peso?
Edgar Howard le rivolse un’occhiata perplessa e prima di rispondere, quasi a voler riflettere sulle parole da usare, guardò fuori dalla finestra.
La piccola città, alla cui periferia sorgeva il manicomio, sembrava disabitata e il rumore della sua esistenza, dissolto. E se dagli opachi vetri della finestra egli vedeva, di là dal cancello, sorgere da un lato la splendida chiesa gotica sorvegliata dalle sue magnifiche guglie erette altissime come gigantesche candele di fede, e dall'altro gli era facile riconoscere le lapidi dell’annesso cimitero in cumuli di marmo sgorganti dalla nera terra, il senso della loro realtà gli pareva nullo, come avesse di fronte uno scenario irreale, sapientemente disegnato, quasi una scena teatrale, un’opera surreale, vuota e ingombra, non fatta per nessun essere vivente.

LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2017
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    Anteprima del libro

    Eleanor, Un Racconto dell'Orrore di Eleanor LeJune - Amodio Tortora

    Indice

    Indice

    Introduzione

    Protagonisti della Storia

    Luoghi in cui si svolge l’azione

    Eleanor, un racconto dell’orrore

    Eleanor – Racconto di Eleanor LeJune

    Catalogo Sintetico delle Pubblicazioni Self-Publish

    Introduzione

    Uno stupendo racconto dell’orrore, di quello sottile, che ti pervade a poco a poco, mischiato ad un altro altrettanto sottile erotismo. I temi trattati sono quelli del ritorno e del fantasma. Il Racconto fa parte dell’Antologia Le Notti dell’Orrore.

    Protagonisti della Storia

    Dottoressa Slaughter, psichiatra

    Edgar Howard, un osservato speciale

    Luoghi in cui si svolge l’azione

    Una piccola cittadina affacciata sul Mare del Nord

    Eleanor, un racconto dell’orrore

    Eleanor – Racconto di Eleanor LeJune

    - Oh, lo so che lei non mi presta fede. Pensa che io sia pazzo, ma non è così. D’altronde nel raccontarle la mia storia non mi aspetto né chiedo di essere creduto. Io stesso sollevo dubbi sulle mie parole, io stesso mi domando se non ho sognato. Eppure la mia ragione è quella di un uomo sano di mente e nella mia vita non ho mai fatto un sogno.

    La dottoressa Slaughter guardò attentamente il suo paziente, cercando di cogliere nei suoi occhi i lampi della pazzia, ma quegli occhi trasmettevano solo una calma ed una tranquillità disarmante.

    - Perché vuole raccontarmi la sua storia? Vuole liberare la sua anima da un peso?

    Edgar Howard le rivolse un’occhiata perplessa e prima di rispondere, quasi a voler riflettere sulle parole da usare, guardò fuori dalla finestra.

    La piccola città, alla cui periferia sorgeva il manicomio, sembrava disabitata e il rumore della sua esistenza, dissolto. E se dagli opachi vetri della finestra egli vedeva, di là dal cancello, sorgere da un lato la splendida chiesa gotica sorvegliata dalle sue magnifiche guglie erette altissime come gigantesche candele di fede, e dall'altro gli era facile riconoscere le lapidi dell’annesso cimitero in cumuli di marmo sgorganti dalla nera terra, il senso della loro realtà gli pareva nullo, come avesse di fronte uno scenario irreale, sapientemente disegnato, quasi una scena teatrale, un’opera surreale, vuota e ingombra, non fatta per nessun essere vivente.

    - Il mio scopo, - disse, - è di raccontarle in modo chiaro, succinto, senza fronzoli, una serie di episodi di vita coniugale che, presi singolarmente, potrebbero sembrare privi di un intimo significato, ma che, al contrario, hanno inciso profondamente nella mia psiche e nelle mie azioni. Azioni che nelle loro conseguenze mi hanno sbigottito, torturato, annientato. Non mi proverò a spiegarle. Non hanno razionalità. In avvenire, forse, si troverà un intelletto che saprà dare loro una umana logica. Un intelletto più calmo, più rigoroso, e assai meno eccitabile del mio, il quale, nelle circostanze che io racconto con stupore, non vedrà nulla di più di una successione normale di cause ed effetti molto naturali.

    La dottoressa Slaughter si chiese se la calma dell’uomo fosse solo esteriore. Sembrava impaziente di parlare, doveva possedere un innato senso per gli effetti drammatici, sembrava anticipare, con parole quasi prive di significato, la scena finale di una tragedia.

    - Sin da ragazzo mi sono distinto per il mio carattere docile e per la mia passione per le donne. Ho sempre considerato le donne esseri superiori, delle divinità. Da bambino sono stato cullato e vezzeggiato dalle mie quattro sorelle che mi hanno insegnato ad avere il massimo rispetto del ruolo che la donna ha nella società. Nondimeno, hanno fatto di me un libertino, rivelandomi, ognuna di loro, con il suo carattere e il suo modo di fare, tutti gli aspetti oscuri e misterioso dell’animo femminile. Jane mi ha rivelato la donna romantica, Elisabeth la donna pratica e priva di sentimentalismi, Mary la donna sensuale ma ricolma di sentimenti ed infine Lydia, la Dark Lady, la quintessenza della donna spietata e priva di scrupoli. Ognuna di loro si è presa cura della mia educazione sentimentale e sessuale e a diciotto anni potevo considerarmi un perfetto tombeur de femmes.

    Mentre parlava la dottoressa Slaughter ebbe l’impressione che la voce dell’uomo le risuonasse all’orecchio come una musica. La guardava con i suoi grandi occhi azzurri e quello sguardo, profondo, penetrante, la metteva a disagio, le faceva pulsare il sangue nelle vene. Era rasato di fresco, aveva un buon profumo ed una bocca attraente. Si sentì arrossire e non potè fare a meno di darsi della stupida, ma non abbassò i suoi occhi. Se quell’uomo sapeva di essere bello, anche lei sapeva di essere bella.

    - A vent’anni, annoiato da una serie di avventure con ragazze che non avevano saputo risvegliare un mio totale interesse per loro, conobbi Eleanor. Non so come esprimermi nei suoi confronti. Mi amò con completo abbandono e disinteressata sino al sacrificio. C’era qualcosa in lei che andava direttamente al cuore di colui che la frequentasse. La sposai e ben presto scoprii, con un piacere intimo che mi colmava di delizia, che avevo avuto la fortuna di trovare in lei un’anima che si adattava benissimo alla mia.

    Lo sguardo dell’uomo si era fatto sognante. Sembrava rievocare il passato con voluttà, sforzandosi, forse, di richiamare alla memoria episodi di quel lontano periodo in cui era stato felice.

    - Eleanor era una donna che capiva a meraviglia il mio carattere e di ciò io mi entusiasmavo. Amavo la sua semplicità e la sua naturalezza. Come per incanto gettai via il mio vecchio abito di libertino e mi avvolsi in quelle vesti che profumavano di allegria e voglia di vivere. A modo suo, Eleanor era una donna sensuale ed aperta alla trasgressione, ma in lei non vi era traccia ne di civetteria ne di esibizionismo. Tutto le scaturiva da una esaltazione che proveniva dalla mia persona. Era delizioso assistere all’entusiasmo ingenuo che Ella dimostrava davanti ad ogni mia proposta, anche a quelle che più tardi furono causa della mia rovina.

    Fece una pausa.

    La dottoressa Slaughter lo guardò ancora una volta e pensò che mai come in quel momento aveva provato una passione così forte nell’analizzare un suo simile. Capire, decifrare l’animo umano era il suo lavoro, ma quella seduta cominciava ad assumere per lei un significato diverso.

    Ebbe paura di esprimere il pensiero che aveva attraversato la sua mente, un fulmine a ciel sereno: un vortice che le mulinava nel cervello e che le faceva battere il cuore pazzamente. Si disse che non era possibile, ma l’impossibile si stava impadronendo di lei. Il desiderio fisico era insopportabile. A stento riuscì a dominarsi. Quell’uomo era di una bellezza fuori dal comune e possedeva una forte carica magnetica. Era quasi impossibile sottrarsi al suo fascino.

    Helen Slaughter era seduta accanto alla scrivania, dalla parte degli ospiti, di fronte all’uomo. Aveva le gambe accavallate e la stretta gonna le era risalita di pochi centimetri sopra le ginocchia. Era stata attenta a carpire ogni suo sguardo, ma mai gli occhi dell’uomo si erano posati sul suo corpo.

    Alzò lo sguardo al di là dell’uomo, al grande specchio della parete. Guardò le sue mani appoggiate al bordo della scrivania, mani snelle e squisitamente modellate, con le dita affusolate e le unghie del rosa naturale più tenue.

    Il raffinato abito di Armani che indossava, tailleur con gonna, esaltava la sua eleganza, il suo appeal, la sua voluta disinvoltura. Ed era una eleganza dettata dal rigore dei colori, dalla semplicità delle linee e delle forme che assecondavano la sua silhouette senza eccessi, rendendola impeccabile.

    La gonna, sempre elemento di grande sensualità, metteva in evidenza le gambe scattanti e sempre curatissime, donandole disinvoltura nel sapere coniugare fermezza e femminilità, look professionale e sensualità, sicurezza di sé e della sua bellezza esteriore, ma soprattutto interiore. Quell’abito esprimeva una donna forte, decisa, sicura di sé, che non aveva paura di mostrare il suo corpo, soprattutto il seno, sottolineato da una attillata camicetta.

    A completare la sua bellezza erano i capelli, lunghi e fluenti, scuri dai riflessi di rame, che ispiravano il desiderio di passarci dentro la mano, tanto era facile immaginarne delizioso il contatto. Ed infine il suo incarnato olivastro, luminoso e morbido al di là di ogni descrizione, pieno di sfumature delicate.

    Si guardò le labbra rosse e piene ed il batticuore si fece più intenso ad immaginare le sue labbra su quelle dell’uomo.

    Il suo temperamento esuberante non le aveva mai impedito di prendere ciò che desiderava, ma seppe vincersi. Lei era lì per un preciso incarico ricevuto ed intendeva svolgerlo con la massima serietà.

    Edgar Howard riprese a parlare.

    - Al terzo anno di matrimonio il mio atteggiamento nei confronti di Eleanor cominciò a cambiare. Sessualmente parlando non mi bastavano più i rapporti che avevo con lei. Nelle mie fantasie cominciò a farsi strada la possibilità di avere rapporti a tre: due uomini e una donna, due donne ed un uomo. Non so quali delle due idee mi attirasse di più, so solo che cominciai a parlarne ad Eleanor. In principio in modo indiretto. Durante i nostri rapporti sessuali le accennavo alla cosa chiedendole se le fosse piaciuto essere presa da due uomini contemporaneamente. E lei rispondeva: a te piacerebbe che due donne si dedicassero al tuo corpo? Questo gioco andò avanti per qualche mese, poi una sera, con aria seria e compunta, le dissi che avevo invitato un amico, Alain, a trascorrere il fine settimana da noi e che mi sarebbe piaciuto possederla insieme a lui. Con mia grande meraviglia accettò senza sollevare alcuna obiezione. Confesso che restai un po’ deluso di non avere incontrato resistenza e, forse, per la prima volta, inconsapevolmente, fui colto da un senso di gelosia. Ma mi consideravo un uomo evoluto e in quel week-end portai a termine quanto avevo progettato. Ancora una volta, Eleanor mi sorprese. Non solo non era pentita di aver ceduto ai miei sogni orgiastici, ma mi confessò, con una semplicità disarmante, che essere posseduta da due uomini contemporaneamente era stata un’esperienza esaltante, ma che quello che non aveva messo in conto era il fatto di potersi innamorare dell’occasionale partner. Mi disse che non si riconosceva più in se stessa. Era come una sconosciuta che tremava e rabbrividiva quando, entrando nella sua stanza, vedeva il letto in cui Alain l’aveva presa: sentiva ancora le sue mani sul suo corpo e, a quei ricordi, sussultava. Non aveva ritegno a confessarmi che notte e giorno la tormentava il desiderio di essergli accanto, di sentire la sua voce, di perdersi nei suoi occhi, e, per la prima volta, capiva che i principi morali su cui aveva sempre basato le sue convinzioni non esistevano più, che le certezze di un tempo si erano dissolte come neve al sole e che il suo vero essere si dibatteva in un groviglio di emozioni che non riusciva a classificare. Eppure mi amava ancora, mi desiderava nella stessa misura in cui desiderava Alain, e che, al solo pensiero di potermi perdere, si sentiva morire. La mia follia crebbe di intensità e, forse per questo, accettò quasi con gioia, ma nello stesso tempo con profondo timore, la nuova avventura che le proposi: uno scambio di coppia, un’orgia a quattro.

    Di nuovo l’uomo interruppe il suo racconto.

    Dal posto in cui si trovava, Helen Slaughter rivolse la sua attenzione, per smorzare quel senso di desiderio che la pervadeva per quell’uomo enigmatico, al vento del Mare del Nord che aveva cessato di sferzare gli alberi della piccola cittadina, piegandoli sotto la sua violenza.

    Una densa e grigia nebbia andava formandosi in banchi pesanti. Helen Slaughter pensò che quel paese aveva ben poco da offrire alla sua esuberanza. Le tinte cupe del paesaggio, il silenzio che tutto opprimeva, il mare senza onde, tutto esprimeva immobilità e stasi.

    Quella desolazione si intonava superbamente al tono profondamente malinconico delle parole di Edgar Howard ed Helen Slaughter si chiese se quello squallore, che ricordava la morte di Eleanor Howard, influisse sulle reazioni interiori dell’uomo.

    - Vuole che continui domani il mio racconto?

    La voce smorzata di Edgar Howard s'adeguò alle ombre che andavano invadendo la stanza. Helen Slaughter avvertì una specie di inquietudine fisica: che cosa le stava capitando?

    Aveva vergogna di quella paura indeterminata che provava per il suo desiderio represso e tentò di spezzare l'assurdo incantesimo:

    - No, continui pure. Un colloquio sarà più che sufficiente per la mia diagnosi.

    Solo dopo aver parlato l’assalì la delusione: Edgar Howard non si curava neanche di esser solo con lei! Lei che aveva creduto che volesse averla in suo potere. L'umiliazione per la sua bellezza ignorata le strinse il cuore.

    Ma contemporaneamente Helen Slaughter aveva la strana impressione che le parole dell'uomo non fossero destinate alla psichiatra, ma alla donna, a lei. Non venivano pronunciate per descrivere i fatti accaduti, ma per lanciare un messaggio a lei, Helen Slaughter, come se fossero a lei destinati. Non sapeva più che pensare. Se quell’uomo in quella stanza avesse voluto prenderla, lei non avrebbe opposto resistenza, non avrebbe avuto niente in contrario.

    Ma un dubbio, come psichiatra, la prese: possibile che, per influire sulla sua decisione, l’uomo, che senza dubbio conosceva l’animo femminile, stesse perseguendo una sua personale strategia fatta di indifferenza e al contempo di messaggi sublimali?

    Si morse le labbra, era un gioco troppo complicato, l’idea dell’ambiguità l'affascinava, non avrebbe dovuto fidarsi di se stessa! Fu sul punto di dire:

    - Per quale motivo mi ignora? Non può essere indifferente alla mia bellezza. Se vuole può prendermi.

    Ma immaginò quale sarebbe stata la sua confusione se l’uomo l’avesse guardata con una espressione di discosta cortesia, di riprovazione, e le avesse risposto:

    - Mia cara, lei si sbaglia. Lei è molto bella, molto! Ma...

    La voce dell’uomo, con lo stesso tono che Helen Slaughter le aveva attribuito in pensiero, interruppe i suoi pensieri:

    - Veda io amavo quel che di impudicizia vi era in Eleanor, ma soprattutto amavo quei sottili giochi d'amore a cui mi sottoponeva mia moglie. Giochi che si concludevano sempre in lunghi e languidi amplessi che spengevano lo sfrenato desiderio che lei mi procurava. E quei giochi si ripetevano più volte in una giornata, in cui tra un coito e l'altro, si alternavano momenti di estrema tenerezza. Tutto ciò durava sino a che Eleanor non constatava, con divertimento, che non avevo più le forze per continuare, nonostante la sua bocca mi tentasse in modo diabolico. Ma stavo dicendo che le proposi un’orgia a quattro. Ancora una volta accettò. Ricordo che un giorno mi disse: lo spirito liberato si fa uno con Dio. Ecco, lei aveva incominciato a liberare il suo spirito dalle pastoie del perbenismo cattolico e dalle antiquate regole morali. Regole che aveva infranto, concedendosi a due uomini simultaneamente! Ma in un’orgia a quattro vi era qualcosa di più sottile, di più inconfessato. Qui giocavano elementi contrastanti tra di loro. Da una parte la segreta gelosia ad immaginare una donna tra le braccia di suo marito, dall’altra la misteriosa attrattiva che la stessa donna avrebbe potuto esercitare su di lei. Si sentiva perduta nella vuota e cieca semplicità della sua propria essenza e avrebbe voluto essere beata entro i nudi limiti della sua natura. Come conseguenza di tutto si sarebbe dovuta sforzare di vivere senza coscienza, trascurando del tutto le remore che l’assalivano, di cui doveva non avere più bisogno, essendo oramai superiore a tutto questo. Il massimo del piacere doveva consistere nel seguire in ogni cosa, e senza costrizioni, il suo istinto naturale, in modo da poter restare interiormente nel limbo, con lo spirito incline al sogno, ed esteriormente abbandonarsi a tutto quanto le sarebbe stato richiesto, onde appagare i desideri del corpo, compiacere la carne, e rifugiarsi nell’immaginazione, sì da ritornare liberamente al nudo riposo dello spirito. Oh, lo so che è difficile spiegare il suo stato d’animo, e forse non ne sono capace. Fu lei stessa che dopo quella esperienza, esperienza che ebbe conseguenze ben più gravi di quelle immaginate, mi disse: l’anima ha un duplice volto, sacro e infernale, profondamente spirituale e minacciosamente licenzioso, e i due aspetti passano per gradi insensibili l'uno nell'altro. Io ho cercato di fare in modo che la mia anima fosse solo amore e di questo amore fosse sazia. Essa si è abbeverata ai piaceri della carne e di questa bevanda l'Anima annientata è stata ebbra, ma oltremodo ebbra. E’ stata fuoco d'amore, congedata dalle virtù borghesi che sono solo ansia e travaglio, e oso affermare che la voluttà non va vista come qualcosa di peccaminoso, ma anzi come un ritorno all'innocenza del paradiso. Ogni mia azione è stata la commemorazione di un amore puro, primordiale, da cui spirava una sfuggente sensualità.

    Edgar Howard si interruppe di nuovo e il suo sguardo si volse al camino, ove la fiamma pareva arrestarsi e danzare al ritmo delle sue parole.

    Helen Slaughter pensò che quell’uomo si trovava a suo agio in quella stanza, anche se era evidente la sua estraneità a quello ambiente privo di un suo stile. La stanza, a metà tra un salotto ed uno studio medico, aveva un aspetto provvisorio. Due poltrone scure, di pelle, vicino al fuoco, due fragili leggii di legno scuro, lucidato, un paio di sedie ed una cassa di libri in un angolo. Tutto, eccetto la scrivania e le poltroncine che la circondavano, sembrava incerto, come se dovesse venire gettato via da quella camera per lasciarla vuota, col suo pavimento e le pareti verdi, ed il soffitto bianco.

    Sul camino c'erano due candelabri bianchi ed una statuetta del Cristo, pallido, indifferente, chiuso nel suo impenetrabile dolore. Un estraneo, entrando, si sarebbe sentito a disagio. Dato uno sguardo agli spazi nudi sulle pareti verde scuro ed allo scarso mobilio, sarebbe stato certo di non essere ben accetto.

    Non era così per Edgar Howard che accettava quella stanza e sembrava colmarla con la sua simpatia che si espandeva all’ambiente, alla lampada bianca che ardeva su una mensola accanto al muro, al fuoco che bruciava pigramente nel camino e alle sue parole che aleggiavano nell'aria come farfalle intorpidite.

    - Ho detto che quell’esperienza ebbe conseguenze ben più gravi di quelle immaginate. Mi sono sempre chiesto come ha potuto accettare tutte le mie follie? La risposta sta nell’infinito amore che mi portava. Nemmeno per un attimo il dubbio che io potessi sbagliare, che potessi proporle qualcosa che la ferisse o la rendesse triste, la sfiorò. E, quelle qualità che l'avevano spinta ad affrontare con coraggio e smemoratezza la vita in modo diverso dalle ragazze del suo ambiente, finirono per sembrarmi inutili e addirittura responsabili di allontanarla da me. Sì, perché Eleanor si innamorò di Claudine, la moglie di Mark, la coppia che si unì a noi nell’orgia. Giorno per giorno cominciai a diventare più inquieto, più irritabile, più indifferente al modo di sentire altrui. Finii per depravare ancora di più mia moglie. Le feci frequentare un Club esclusivo in cui si prostituì per circa un mese. Quando ne venne fuori la Eleanor di cui mi ero innamorato non esisteva più. O, quantomeno, nella mia mente non esisteva più, perché lei continuava a dimostrarmi amore e tenerezza come sempre. Uno oscuro male prendeva sempre più campo in me e finii per rifugiarmi nell’alcol e nelle droghe leggere. E, quanto più io affondavo nel nulla tanto più Eleanor mi mostrava tutto il suo affetto, con la conseguenza che, invece di apprezzare i suoi sforzi per riportarmi sulla retta via, finii per odiarla.

    Per la prima volta la dottoressa Slaughter lo interruppe:

    - Mi scusi se la interrompo, ma devo cercare di capire cosa scatenò in lei la gelosia, perché di gelosia si tratta. Noi tutti sappiamo che quando un uomo è innamorato della sua donna è inevitabilmente geloso. E il sentimento della gelosia se controllato è anche bello. I problemi cominciano a sorgere quando questa gelosia non è più sotto controllo. Generalmente un rapporto trova il principale fondamento nella fiducia reciproca e questa fiducia nei confronti di Eleanor non le può essere venuta meno, perché tutto ciò che lei fece, lo fece con il suo assenso. Quindi non sussisteva il tradimento che è un atto contrario alla fiducia riposta. Il tradimento sarebbe consistito se lei non avesse saputo o comunque non avesse approvato il suo comportamento. Quello che a mio avviso le diede noia è la mancanza di resistenza da parte di sua moglie ad ogni sua richiesta, per quanto depravata fosse.

    - Lei considera depravazione gli atti che imposi a mia moglie?

    Per la prima volta, lo sguardo dell’uomo si posò con insistenza sul suo corpo. Senza ritegno le guardò il seno che la stretta camicetta conteneva a malapena, poi scese alle sue ginocchia nude.

    Helen Slaughter si sentì venire meno. Quello sguardo la paralizzava. Usando la parola depravazione lo aveva sfidato, suo malgrado. La parola non era stata intenzionale e come tale l’uomo avrebbe dovuta percepirla, eppure si era sentito sfidare. In lei non aveva più visto la donna, forse l’amica che lo stava ascoltando, ma la psichiatra, colei che voleva assurgersi a giudice.

    E, da uomo esperto di donne, a cui non erano sfuggiti i suoi sguardi di interesse, voleva sopraffarla, sfidandola nella sua debolezza. Helen Slaughter era conscia di tutto ciò, ma per quanto si sforzasse non riuscì a dominarsi. Non replicò.

    Improvvisamente l’uomo le posò una mano su un ginocchio. Helen Slaughter si sentì investire da una profonda vertigine. Restò immobile, indecisa sul come comportarsi. Indecisa se agire come donna o come psichiatra.

    Sembrava un gesto occasionale, non voluto e per un tempo che le parve interminabile null'altro accadde. Avrebbe voluto avvertire l’anima dell’uomo, ma il suo cuore sovrastava tutti gli altri rumori, battendo con forza.

    Poi, il battito si arrestò. La mano dell’uomo era risalita, con un movimento indolente, lungo la coscia, oltrepassando ben presto l’orlo della calza. Quando la mano si insinuò nello scoperto e dolce tepore delle cosce nude, trasalì.

    Il cuore riprese a batterle. Il palpito era forte e profondo. Sembrava risuonare per tutta la stanza, volteggiare nell’aria carica di ombre, e la affascinava, così intenso, nuovo, con la sua grande esplosione di vita.

    Il mondo aveva un cuore? C'era, anche nel profondo del mondo, un Demone che muoveva i flutti della vita come un gran cuore, inconscio?

    Questo la spaventava. Questo era il Demone che non conosceva, come non conosceva questo uomo. Era così diverso da come lo vedeva con gli occhi inumiditi dal desiderio: sopracciglia scure si curvavano sopra i suoi occhi espressivi verdi come gioielli, ancora dilatati per la sorpresa.

    Si irrigidì. Non avrebbe mai dovuto che la sua mente si distraesse dal compito che le era stato assegnato. Perché, sebbene si fosse comportata professionalmente, in quel momento era fin troppo consapevole di non aver fatto sesso negli ultimi sei mesi.

    La mano attendeva, attendeva una sua decisione. Si rendeva conto che sarebbe stato più semplice e più efficiente stringere le gambe l'una contro l'altra, ma, senza potersi spiegare perché, rinunciò del tutto a controllare una situazione che la stupiva, lasciandosi vincere dalla paralisi.

    Ben presto le palpebre le si chiusero ed ella si trovò abbandonata alla tentazione di questa avventura di fronte alla quale sapeva di essere priva di difesa. E continuò ad essere inerte, ma solo per meglio assaporare, se mai si fosse decisa, il piacere del cedimento.

    Che s'annunciò con una languidezza, una specie di dolce conoscenza di tutto il suo corpo, una smania di rilassamento, di apertura, di completezza, ancora senza una chiara fantasia o un'impressione identificabile.

    Percepì l’umidore nel punto in cui le sue cosce si univano, all’altezza del suo inguine. Tutto il sangue che aveva in corpo rifluiva in quel punto. Sentì che la superficie delle sue labbra diventava più brillante, vulnerabile, umida e rovente, le dolevano i seni che, gonfiati dal desiderio, tendevano i capezzoli divenuti così sensibili che il contatto con la seta della camicetta diventava intollerabile.

    Il suo volto era così vicino a quello dell’uomo che si senti accarezzare dal suo respiro.

    Pensò: perché non apri un passaggio tra le mie ginocchia, non forzi le mie gambe, aprendo il mio sesso, penetrandolo.

    Come se le avesse letto nel pensiero, quasi a volerle infliggere una lezione di cui non capiva il significato, la mano dell'uomo l'abbandonò improvvisamente.

    Non ebbe neanche il tempo di chiedersi cosa significasse quell’improvviso cambiamento, che l’uomo riprese a parlare, come se non fosse successo niente.

    Cercò invano lo sguardo dell’uomo con gli occhi, su cui brillava un accenno di lacrime.

    - Tornato, una sera, a casa ubriaco fradicio da uno dei miei ritrovi abituali in città, mi parve che mia moglie mi evitasse. La afferrai: nel suo spavento della mia violenza, mi fece, coi denti, una piccola ferita alla mano. All’istante m’invase la furia di un demonio. Non ero più io. Il mio vero spirito sembrava essersi involato dal mio corpo. Una cattiveria più che diabolica, satura di gin, fremeva in ogni fibra del mio essere. La denudai completamente e con la cinghia dei pantaloni la frustai a sangue. Poi, dolorante e insanguinata la violentai. Arrossisco, ardo e insieme rabbrividisco nel riferire questa dannata atrocità. Quando, con la mattina, ritornai alla ragione – e il sonno ebbe disperso i fumi dell’orgia notturna – provai un sentimento misto di orrore e di rimorso per il delitto del quale ero colpevole, ma non era che un sentimento debole, ambiguo. Lo spirito non ne era toccato. Ripiombai nei bagordi e ben presto affogai nel vino il ricordo della mia azione. Eleanor, dimentica di quanto le avevo fatto, continuò ad amarmi con sempre maggiore tenerezza. La mia mente malata allora le propose nuovi tipi di piacere. E allora si manifestò, come per la mia caduta finale e irrevocabile, lo spirito della perversità. Di questo spirito la filosofia non tiene conto. Eppure non sono meno sicuro di quanto sono sicuro della mia esistenza, che la perversità è uno degli impulsi primitivi del cuore umano. Una delle facoltà o sentimenti indivisibili e primari che dirigono il carattere dell’uomo. A chi non è successo cento volte di sorprendersi intento a commettere un’azione sciocca o bassa, per la sola ragione che sapeva di non doverla fare? Non è in noi, a dispetto del nostro giudizio più sano, un’inclinazione continua a violare quello che è la legge soltanto perché sappiamo che è la legge?

    Edgar Howard fece una pausa.

    L’ultima luce del giorno batteva opaca sui vetri delle finestre. L’orologio del campanile, nascosto dagli alberi oltre il parco, annunciava l’ora del crepuscolo. Il suono gradito dei rintocchi fu portato dal vento leggero.

    Nella stanza si diffuse un effetto decisamente piacevole, sebbene velato di quella malinconia che si addiceva a quella sera autunnale e al racconto dell’uomo.

    La notte si preannunciava silenziosa e con la luna piena. Helen Slaughter per calmare la propria eccitazione si alzò ed andò alla finestra. Il suo sguardo si perse verso la campagna. Per quanto silenzioso fosse il crepuscolo, l’oscura popolazione dei boschi lontani, illuminati dalla luna, non aveva ancora trovato pace nel riposo.

    Di tanto in tanto rumori indecifrabili, voci di vagabondi smarriti, strane grida, risuonavano ai limiti del bosco. Potevano essere i richiami dei gufi o gli ululati di cani vagabondi, ma non rassomigliavano né all’uno né all’altro suono.

    Una sensazione di gelo la colse. Le parve di scorgere una figura bianca che si stava avvicinando. Sembrava una donna. Una donna che aveva le sue sembianze, se non fosse stato per le sue unghie spaventosamente lunghe e per la luce la luce che vi brillava attraverso.

    A dire il vero quella luce attraversava tutta la sua persona. Quando cercò di mettere a fuoco la visione, la donna si spostò velocemente senza fare alcun rumore sulla ghiaia, ed ella non la vide più.

    - La frusta divenne il mio nuovo strumento di piacere.

    Edgar Howard aveva ripreso a parlare. Helen Slaughter tornò a sedersi attenta a che la gonna non le risalisse oltre le ginocchia.

    - Un rito. Dapprima settimanale, poi quasi giornaliero. E per tutto il tempo che durò smisi di bere e cominciai ad amare di nuovo mia moglie. Avevamo adibito una stanza per quella che consideravamo una cerimonia. Al centro della stanza, sul soffitto vi era un gancio. Al quel gancio, con le braccia stese sopra la testa, completamente nuda, vi legavo Eleanor. Era uno spettacolo sublime, da ammirare. In quella posa, in cui tutto il corpo di Eleanor si tendeva in una posa plastica, sembrava un salice slanciato e flessuoso, con tutta la bellezza selvaggia della terra di Normandia, con i suoi meravigliosi capelli che la coprivano quasi fino a terra. Così legata, priva di difesa, piena d’amore per il suo carnefice, guardavo quel corpo sinuoso e quei magnifici capelli svolazzanti sempre più incantato dalla sua bellezza. Era bella davvero. Più bella di qualsiasi altra donna che io avessi mai conosciuto. Quei capelli, ai quali gli uomini guardavano come se non potessero crederci, quegli occhi, simili a laghi in cui si riflettessero le stelle, la snellezza di quel corpo. Sembrava un fiore. Un fiore che io volevo cogliere tramite il dolore. Il suo dolore, come atto d’amore. Quella stanza rappresentava per me un mondo meraviglioso, pieno di un grande silenzio, vuota di ogni cosa che non fossero le grida di dolore e di amore di Eleanor. Poi, il silenzio era rotto da un sibilo e poi da un altro e da un altro ancora. E dalle urla di Eleanor. Che ad ogni colpo diventava più bella, con il seno ansante e il sangue che le ardeva di un rosso vivo nelle gote e sulle labbra. Mi ripetevo: non è possibile che accetti tutto questo per amor mio? Eppure era vero ed era un pensiero meraviglioso che mi commuoveva sino in fondo all’anima. Ogni colpo che si abbatteva su di lei le faceva brillare gli occhi e, nel trattenere le lacrime, mormorava: ti amo! Una grande e struggente forza si lacerava in me a risolvere un grande mistero: la ragione per cui quella donna aveva deciso di amarmi al di là della sua stessa vita.

    Helen Slaughter lo interruppe:

    - Ma tra di voi vi erano ancora dei rapporti sessuali?

    L’uomo la guardò meravigliato, come se la domanda fosse banale.

    - Certamente. E dopo averla frustata e prima di prenderla, le chiedevo come potesse essere il dolore così eccitante. Mi rispondeva: come sai non sopporto alcun tipo di dolore, ma quando sei tu ad infliggermelo, la differenza tra dolore e piacere si dissolve, ed essi diventano le facce di una stessa moneta. Sono sensazioni dissimili per qualità, ma uguali nell’esito, uniformemente lancinanti, ed altrettanto capaci di eccitarmi. Poiché il dolore viene sempre e solo come prologo al piacere, all'orgasmo, con una relazione di causa ed effetto, diventa tanto sognato, tanto provocante, tanto indispensabile all'atto amoroso quanto l'essere accarezzata. Vi è poi una componente psicologica da non sottovalutare: quella della sottomissione, dell’annullamento della volontà, il piacere di divenire una schiava consenziente. Il vero piacere è sentirsi oggetto, al completo arbitrio del partner, che può fare ciò che vuole. La violenza eccita perchè ci si sente in qualche modo costretti a subire la perversione dell'altro. Se stringi le corde più strette possibili ciò mi aiuta a rendere più realistica l'idea di costrizione, di sentirmi usata, di essere sottomessa e più mi frusti violentemente, specialmente sulla punta dei seni, più ti amo.

    Un fruscio impercettibile, come un alito di vento penetrato nella stanza, distolse l’uomo dal suo racconto. Un crescente senso di disagio si era andato impadronendo di Helen Slaughter. Forse una reazione nervosa all’eccitazione e al piacere che aveva provato quando la mano di Edgar Howard si era insinuata tra le sue cosce, rimanendo poi inerte, frustando il suo desiderio rimasto inappagato.

    Avvertiva un gelo mortale e una strana sensazione che non sapeva classificare. Qualunque cosa fosse, il risultato era l’esatta sensazione che qualcuno le stesse alle spalle. Si voltò. Nella stanza oltre lei e l’uomo non c’era nessuno, eppure ….

    Edgar Howard inspirò profondamente, come se volesse catturare nei polmoni il profumo che andava spandendosi sottilmente nella stanza. Il senso di disagio di Helen Slaughter andò aumentando. Anche lei avvertiva quel profumo fresco, leggero, effimero. Era un profumo femminile, ma non il suo.

    Scosse la testa. No, non doveva lasciarsi suggestionare. Notò che l’uomo la guardava con un sorriso ironico e, per la prima volta, ebbe paura di trovarsi in quella stanza, con un reo confesso di omicidio.

    - Io ed Eleanor ci rendevamo conto che per mezzo di quella completa sottomissione, raggiungevamo qualcosa di più misterioso e forse di più intenso di una unione appassionata, un legame la cui concezione stessa mi è ancora oggi difficile da afferrare, ma di cui non potrò mai negare né la tangibilità né la vitalità.

    La mano dell’uomo si posò nuovamente sul ginocchio di Helen Slaughter. La guardò negli occhi e le chiese:

    - Lei sarebbe capace di un amore così immenso?

    La mano era risalita ben oltre il reggicalze. Le stava cercando l’orlo delle mutandine. Inizialmente, non lo aiutò, per lasciargli intatto il piacere di quell’atto audace ed imprevisto, ma poi sollevò le anche perché potesse farle scorrere in basso senza fatica.

    Poco dopo erano nelle sue mani, umide, impregnate del suo profumo. L’uomo le mise nel taschino della sua giacca, poi tornò a guardarla con aria sorridente, con l’aria di non voler portare avanti quanto aveva intrapreso.

    Quella umiliazione le fece male al cuore. Non sapeva più che pensare. Se quell’uomo voleva prenderla, lei era lì, bastava che non la torturasse più a lungo. Era decisa a compiacerlo. Il desiderio era più forte di quanto non volesse ammettere. Si morse le labbra. Non sapeva che fare.

    Sino ad allora, pur non essendosi ribellata, non aveva collaborato. Era ancora in tempo a non varcare quella soglia che, inconsciamente, avvertiva essere pericolosa. Possibile che non la desiderasse? Che si stesse prendendo gioco di lei?

    No, non lo credeva. E la consistente sporgenza che tendeva i pantaloni di velluto ne era la controprova.

    Ella scosse i lunghi capelli e sorrise all’uomo che le restituì il sorriso con una espressione di riguardo che le giunse imprevista, ma che la rincuorò. Alfine si fece coraggio e, per scacciare l’emozione che le serrava la gola, disse con voce ferma:

    - Perché non mi prende? Non le piaccio?

    Si meravigliò delle sue stesse parole, ma non desiderava l’indifferenza di quell’uomo. Era abituata all’ammirazione degli uomini, ai loro occhi che la spogliavano e la riscaldavano, alla loro corte serrata che le incuteva sicurezza.

    Anche da quest’uomo desiderava essere rassicurata.

    - Lo farò! Al momento giusto. Lei è una donna straordinariamente bella ed anche intelligente. Due qualità che la elevano al di sopra di tante inutili donne. Se mai dovessi innamorarmi di nuovo, lei sarebbe la candidata ideale. Ma lei potrebbe amarmi come mi amava Eleanor? Forse lo farà!

    Si interruppe, come colto da un improvviso pensiero, poi pose una strana domanda:

    - Lei crede nella reincarnazione?

    Il volto di Helen Slaughter assunse un’espressione di difficile interpretazione. L’uomo lasciò che il silenzio si prolungasse in modo di dare tempo ad una risposta, che non venne.

    Helen Slaughter chiese:

    - Perché mi ha chiesto se credo nella reincarnazione.

    - Perché Eleanor mi ha promesso che si sarebbe reincarnata in un’altra donna, il giorno in cui io avessi trovato la donna adatta.

    - E quando glielo ha promesso?

    - Mentre la strangolavo.

    - Ma ……se l’amava tanto, perché l’ha uccisa?

    La domanda era stata posta con esitazione. Helen Slaughter avvertiva che dell’ombra che avvolgeva le sue parole non era pienamente consapevole. La domanda non era stata posta con quell’immediatezza che sarebbe stata necessaria. Vi era tra lei e l’uomo qualcosa o qualcuno, che le faceva tentennare la voce.

    Imputò la sua indecisione alla fantasia del desiderio, che era spietata. Una fantasia che la faceva immedesimare con l’uomo, quasi a volerne essere assorbita.

    - L’ho uccisa, perché solo da morta essa sarebbe stata completamente mia, per sempre. Mentre moriva tremava e sorrideva e mi prometteva amore eterno. Quando la notte sogno ad occhi aperti sento che ella mi parla. Mi dice: io non vivo più per coloro che non pensano a me. Io vivo in te che anche ora ti ricordi così chiaramente e precisamente come se ti fossi accanto. Senti il mio sorriso, sento che ascolti la mia voce, le mie parole d’amore e che mi comprendi anche quando non so esprimermi.

    E, nel corso di quella seduta, per la prima volta Helen Slaughter pensò che quell’uomo fosse pazzo. E, se non lo era, era il più grande commediante che avesse mai conosciuto.

    L’uomo sembrò leggerle nel pensiero perché disse:

    - Oh, non sono pazzo. Mi creda. La mia Eleanor in questo momento è immersa nell’eternità dell’essere, fuori dallo spazio e dal tempo. Nell’eternità dalla quale ognuno e ogni cosa viene e alla quale ognuno e ogni cosa ritorna. E mi creda, questo non è il Nulla, è il Tutto. Ella è già qui!

    Nel silenzio della stanza, sembrò aleggiare un che di indefinibile. La notte andava facendosi più intensa e faceva impallidire i vetri delle finestre dietro i tendaggi. Fino a quel momento, al di fuori del desiderio che Helen Slaughter aveva provato per Edgar Howard, non vi era stato alcunché di inquietante.

    Nessuno la stava minacciando. L’uomo sembrava tranquillo, eppure Helen Slaughter provò un vago disagio, la sensazione di un’altra presenza, la presenza di qualcuno che aveva l’intenzione di farle del male.

    Pavidamente, cominciò a guardarsi attorno nella stanza, voltando la testa per sbirciare dietro le proprie spalle. Una metà della sua mente si domandava che cosa avrebbe visto, ma l’altra metà ne era già inconsciamente consapevole.

    Questo la turbava. L’uomo le aveva chiesto della reincarnazione e quella parola faceva parte del terrore che si stava impadronendo di lei. Senza sapere perché, si pose una domanda: come posso essere due persone diverse? Come posso sapere e non sapere?

    Poi la vide, vide quella che immaginò essere Eleanor. La visione era netta, reale. E quando venne verso di lei, con la faccia man mano più grande, Helen Slaughter ritrovò il respiro e cominciò a urlare.

    Le sue grida colmarono la stanza, divenendo più laceranti man mano che ella si avvicinava, poi avvertì come un contatto fisico. Ma non era un contatto, era come se qualcosa si fondesse con lei, non nel corpo, ma nello spirito. E avvertì la voce che le diceva:

    Va tutto bene, Helen. Sono qui, sono qui con te.

    E, quando l’uomo le parlò di nuovo, le disse:

    Bentornata, Eleanor.

    Letteratura Gotica e dell’Orrore

    Orrore Rosso e Nero di Autori Vari

    (contiene La Contessa Sanguinaria, La Notte dei Vampiri, Le Notti dell’Orrore, La Cimiteriale)

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    Avvertenza Importante: L’Antologia di Racconti Horror riunisce i seguenti eBook Le Notti dell’Orrore, La Notte dei Vampiri, La Contessa Sanguinaria e La Cimiteriale. Ovvio che chi abbia acquistato una o più di questi eBook deve ignorare la presente opera.

    Contiene i seguenti racconti: Eloise e La Contessa Sanguinaria, La Notte dell’Orrore – Racconto di Ladislao Reimonti, Non ti lascerò entrare – Racconto di Stefano Zeroni, Camilla – Racconto di Eleanor LeJune, La Decadenza del Vampiro – Racconto di Luigi Gualdo e Eleanor LeJune, L’Ultimo Vampiro – Racconto di Michele Foldi ed Eleanor LeJune, La Nascita del Vampiro – Racconto di Adelaide Byrne, Eleanor – Racconto di Eleanor LeJune, Fantasmi della notte – Racconto di Eleanor LeJune, La Sentinella – Racconto di Adelaide Byrne, Non credo nei Vampiri – Racconto di Ladislao Reimonti, La Tombale di Eleanor LeJune e infine Il Sogno di Eleanor LeJune.

    L’Immortale di Anna Caterina Grees

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    La Contessa Sanguinaria di Eleanor LeJune

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    https://www.kobo.com/it/it/ebook/eloise-e-la-contessa-sanguinaria

    Riedizione di Eloise e La Contessa Sanguinaria.

    Il libro si compone di due parti, una introduttiva ove si illustra la vita di Erzsébet Bathory, una filmografia vampirica e i film sulla contessa sanguinaria.

    La seconda parte del libro contiene, suddiviso su quattro capitoli, il racconto lungo Eloise e la Contessa Sanguinaria che narra dello sventurato amore di Eloise per la bella Erzsébet.

    È un libero adattamento del racconto La Speranza (La torture par l’espérance) di Villiers de l’Isle-Adam, uno scrittore romantico alla maniera retorica dei francesi.

    Il racconto risente poi degli scritti di H.P. Lovecraft e di Alphonse Momas.

    Questo l’Incipit

    Poco prima che Erzsébet l’avesse mandata a chiamare, aveva pensato che Dio misericordioso, se esisteva, la doveva proteggere in quelle ore in cui né la forza della volontà, né l’oblio delle droghe, la potevano tenere lontana dall'abisso della perdizione.

    Aveva sempre saputo che la morte è generosa perché da essa non c'è ritorno, ma chi come lei, emergeva, esangue e carica di memorie, dalle cavità della notte, dai meandri dei sotterranei gementi di dolore, non avrebbe avuto più pace.

    Che stupida era stata a voler conoscere con tanta incoscienza il piacere del dolore altrui e l’esplorazione di misteri che la mente umana non avrebbe mai dovuto percepire! Che sciocca, che follia era stata seguire la sua amante in quei terrori che ora sarebbero stati suoi.

    Un brano tratto dal secondo capitolo.

    La nube che le velava gli occhi e le faceva vedere ogni cosa come attraverso una nebbia, si dissipò d'incanto. La memoria le tornò, lucida, inesorabile, disperata, con la visione netta della situazione immediata, con l'angoscia del vuoto immenso che si era aperto nel suo cuore. Doveva implorare, doveva solo implorare, perché non aveva più nulla da perdere, perché tutto era perduto.

    Un brano tratto dal terzo capitolo.

    "A destra ed a sinistra del cavalletto di fustigazione, si raggruppavano una decina di contadine, tutte giovani, snelle e belle, completamente nude.

    Tra di esse sarebbe stata scelta colei che avrebbe dovuto somministrare la fustigazione. E si poteva essere sicuri che sarebbe stata spietata, perché se i colpi non fossero stati assestati con forza e con perizia, ella stessa avrebbe subito la medesima punizione.

    Il silenzio regnava nella sala. Su uno schiocco di mani di Erzsébet, una porta si aprì e nella sala entrò, tremante, i polsi legati, i piedi nei sandali, Eloise, completamente nuda, con le anche arrotondate, le gambe slanciate, il seno piccolo e aguzzo, ed un vello color miele, dello stesso colore dei suoi capelli."

    Un brano tratto dal quarto capitolo.

    Ma, tra le molte sofferenze di quei giorni la più dolorosa era l'obbligo al silenzio. Più urlava, più veniva suppliziata, per cui aveva imparato a reprimere le grida. Ciò che aveva visto e imparato in quelle empie ore non poteva essere detto a parole, perché al suo linguaggio mancavano termini e concetti di riferimento. La scoperta del dolore e della sua sopportazione si basava su sensazioni indipendenti da quelle che il sistema nervoso umano era in grado di ricevere normalmente: sensazioni che giocavano su aspetti paradossali del tempo e dello spazio, che trovavano la loro ragione d’essere nella follia e che, in fondo, non possedevano un'esistenza autonoma e definita.

    La Notte dei Vampiri di Autori Vari

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    La Notte dei Vampiri è un’antologia di racconti dedicata alla figura del Vampiro, visto da inedite angolazioni. Da predatore spietato ad essere che ha un cuore e una coscienza.

    I racconti inclusi nell’antologia sono:

    La Notte dell’Orrore un racconto di Ladislao Reimonti che ci cala in una famiglia in attesa di essere sterminata dai Vampiri, mentre la città in cui abitano è messa a ferro e fuoco.

    Non ti lascerò entrare di Stefano Zeroni affronta il tema del Vampiro e della sua vittima e di come ci si possa sottrarre alla malia mortale del Vampiro.

    Vampiri di Eleanor LeJune una rivisitazione inedita del mito di Carmilla, la vampira inventata da Sheridan Le Fanu.

    La Decadenza del Vampiro di Luigi Gualdo e Eleanor LeJune affronta il tema dell’immortalità del Vampiro, di come egli possa sopravvivere per millenni.

    L’Ultimo Vampiro di Michele Foldi ed Eleanor LeJune ci cala in una terra devastata da un misterioso virus in cui sia gli uomini che i vampiri, per differenti motivi, sono stati decimati e sono sull’orlo dell’estinzione. Assisteremo così alla scelta che effettuerà l’ultimo vampiro esistente sulla terra.

    Ed infine, La Nascita del Vampiro di Adelaide Byrne affronta il tema della trasformazione da uomo a Vampiro, di quel periodo di transizione in cui egli prende coscienza di essere diventato qualcosa di diverso.

    Le Notti dell’Orrore di Autori Vari

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    Dopo la buona accoglienza riservata all’antologia di racconti vampireschi, La Notte del Vampiro, torniamo a presentarvi, nel circuito Self-Publish, una nuova antologia dedicata all’horror.

    I temi trattati sono quelli del Fantasma, nel racconto di Eleanor LeJune intitolato Eleanor, e nel racconto Fantasmi della Notte sempre di Eleanor LeJune. Si passa poi al tema della presenza estranea, misteriosa sconosciuta, terrificante del racconto La Sentinella. Il tema del Vampiro lo troviamo nel racconto di Adelaide Byrne: Non credo nei Vampiri.

    Conclude l’antologia il romanzo breve I mostri del Dottor Kornaski, ove l’avventura e l’amore si fondono con il tema di Frankenstein e i mostri tipici dell’isola del Dottor Moreau di George Wells.

    "- Oh, lo so che lei non mi presta fede. Pensa che io sia pazzo, ma non è così. D’altronde nel raccontarle la mia storia non mi aspetto né chiedo di essere creduto. Io stesso sollevo dubbi sulle mie parole, io stesso mi domando se non ho sognato. Eppure la mia ragione è quella di un uomo sano di mente e nella mia vita non ho mai fatto un sogno.

    La dottoressa Slaughter guardò attentamente il suo paziente, cercando di cogliere nei suoi occhi i lampi della pazzia, ma quegli occhi trasmettevano solo una calma ed una tranquillità disarmante.

    - Perché vuole raccontarmi la sua storia? Vuole liberare la sua anima da un peso?

    Edgar Howard le rivolse un’occhiata perplessa e prima di rispondere, quasi a voler riflettere sulle parole da usare, guardò fuori dalla finestra.

    La piccola città, alla cui periferia sorgeva il manicomio, sembrava disabitata e il rumore della sua esistenza, dissolto. E se dagli opachi vetri della finestra egli vedeva, di là dal cancello, sorgere da un lato la splendida chiesa gotica sorvegliata dalle sue magnifiche guglie erette altissime come gigantesche candele di fede, e dall'altro gli era facile riconoscere le lapidi dell’annesso cimitero in cumuli di marmo sgorganti dalla nera terra, il senso della loro realtà gli pareva nullo, come avesse di fronte uno scenario irreale, sapientemente disegnato, quasi una scena teatrale, un’opera surreale, vuota e ingombra, non fatta per nessun essere vivente."

    I Fatali di Iginio Ugo Tarchetti

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    Il racconto I Fatali fa parte dell’Antologia Racconti Fantastici di Iginio Ugo Tarchetti, pubblicata a Milano nel 1869. È una storia inquietante che parla di uomini che con il loro solo sguardo sono capaci di provocare disastri e morte.

    Il tema è stato trattato nel superbo film Il Tocco della Medusa, diretto da Jack Gold e interpretato da Richard Burton, Lino Ventura e Lee Remick, nella parte della dottoressa Zonfield. Qui si parla di Morlar, uno scrittore che ha provocato, con il suo sguardo, catastrofi e si appresta a far crollare la Minster Cathedral sulla testa di fedeli e autorità.

    È un racconto che non risente dell’età e che si legge volentieri.

    Il racconto è nel pubblico dominio. Mi direte: allora perché comprare la presente edizione?

    Per vari ordini di motivi, tra i quali:

    -Il prezzo irrisorio

    -Il testo del racconto ha una speciale formattazione

    -I racconto è illustrato

    -Il racconto è annotato

    -Il testo è stato revisionato in chiave moderna, togliendo quelle forme ottocentesche che lo avrebbero appesantito

    -Dopo il racconto vi è la scheda del Film: Il Tocco della Medusa, con immagini tratte dal film stesso.

    Fatale Influsso - Lo Spiritismo: Psiche, Anima, Ipnotismo di Luigi Capuana

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    I testi del presente eBook sono tutti nel Pubblico Dominio. Sorge, allora, spontanea la domanda: perché comprarlo? I motivi sono semplici: essi sono sparpagliati per il web, qui sono riuniti in un tutto organico al racconto di Luigi Capuana. Il testo, poi, è annotato.

    Oltre il racconto breve Fatale Influsso, vengono trattati i seguenti argomenti: Psiche, Anima, Ipnotismo, Storia dell’Ipnosi, Potenzialità dell’Ipnosi, Tecniche dell’Ipnosi, Applicazioni dell’Ipnosi, Regressioni d'età e falsi ricordi, Critiche all’Ipnosi, Aspetti psicobiologici dell’Ipnosi, Suggestione (psicologia), Trance (psicologia), Spiritismo, Storia dello Spiritismo, Lo spiritismo come dottrina filosofica, Spiritismo e Cristianesimo, Bibliografia generale, Il Cinema e la Psichiatria – I Film, Film sui disturbi psichiatrici.

    Il Lupo Mannaro - Favole Nere: Con un Saggio sul Licantropo di Luigi Capuana

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    Le due Fiabe di Luigi Capuana contenute nel presente eBooK (Senza-Orecchi e il Lupo Mannaro) sono lo spunto per un più ampio saggio sulla figura del Licantropo o Lupo Mannaro.

    Gli argomenti trattati nell’eBook sono: Il Lupo Mannaro – Favole Nere: Senza-Orecchie – Racconto, Il Lupo Mannaro – Racconto, Il Lupo Mannaro o Licantropo – Saggio: Storia e diffusione del mito, Diffusione del Mito nell’Antico Egitto, Diffusione del Mito nell’Antica Grecia, Diffusione del Mito nell’Antica Roma, Diffusione del Mito nel Nord Europa, Diffusione del Mito nel resto d’Europa, Diffusione del Mito nel resto del Mondo, Epidemie Medioevali di Licantropia, Caratteristiche del Licantropo o Lupo Mannaro, Come difendersi dal Licantropo o Lupo Mannaro, Opere Letterarie sul Lupo Mannaro, Filmografia sul Lupo Mannaro, Serie Howling, Trilogia il Signore degli Anelli, Serie Underworld, Serie The Twilight Saga, Serie televisive, Il Lupo Mannaro nei fumetti e nell'animazione, Il Lupo Mannaro nei Videogiochi e nei Giochi di Ruolo, Il Lupo Mannaro nella Musica, Bibliografia del Lupo Mannaro, Fenrir, Fenrir nella cultura moderna, Giochi e videogiochi, Iconografia di Fenrir, Brani Letterari: da Le Bucoliche di Virgilio, Il Mago Meri, Da Le Elegie di Properzio, Incantesimo Notturno, I Maschi della Notte di Natale, Lupi Minarii, Lupanaru, Il Principe Licantropo, Rimproveri di un licantropo.

    Un Vampiro: Il Vampiro nella Letteratura di Luigi Capuana

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    I testi del presente eBook sono tutti nel Pubblico Dominio. Sorge, allora, spontanea la domanda: perché comprarlo? I motivi sono semplici: essi sono sparpagliati per il web, qui sono riuniti in un tutto organico al racconto di Luigi Capuana. Il testo, poi, è annotato ed illustrato.

    Oltre il racconto lungo Un Vampiro, vengono trattati i seguenti argomenti: Vampiri nella Cultura Popolare, Il Vampiro nella Letteratura, Il vampiro (racconto) di John Polidori, I Personaggi di Il vampiro di John Polidori, John Polidori, Adattamenti cinematografici da Opere di John Polidori, Varney il Vampiro, Trama di Varney il vampiro, Il personaggio di Varney, Influenza di Varney sulla Letteratura Horror e Vampiresca, Carmilla, Carmilla nella cultura di massa: Cinema, Anime e manga, Videogiochi, Joseph Sheridan Le Fanu, Tematiche letterarie di Le Fanu, Opere di Joseph Sheridan Le Fanu, Dracula di Bram Stoker, Fonti storiche e letterarie di Dracula, Film e serie tv su Dracula, Musical su Dracula, La dama del sudario di Bram Stoker, L’Ospite di Dracula di Bram Stoker, Bram Stoker, Opere di Bram Stoker: Romanzi, Raccolte di racconti, Storie non raccolte, Altri racconti tradotti in italiano, Saggistica, Articoli, Bibliografia Italiana di Bram Stoker: Romanzi, Narrativa breve, Bibliography of Bram Stoker, Bibliographie de Bram Stoker, Chronologie, Traductions Françaises Abrégées, Livres, Articles, Storia della dama pallida ovvero La bella vampirizzata di Alexander Dumas, Alexander Dumas, Opere di Alexander Dumas: Ciclo dei moschettieri (3 romanzi), Ciclo degli ultimi Valois, Ciclo della Repubblica Partenopea, Ciclo di Maria Antonietta e della Rivoluzione, Ciclo di Sainte-Hermine, Opere varie, Il Vampiro nella Letteratura – Cronologia sino al 1930.

    Edgar Allan Poe

    Hop-Frog - An Illustrated Horror Story

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    This story is in the public dominion, why I buy it?

    For the followings motives:

    In addition of the text story there are other complementary texts concernig the story

    We have references to the films and others media pertinent to the story

    The story is splendidly illustrated

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    A small jewel of eBook

    For the lovers of Edgar Allan Poe

    An interactive eBook

    Summary: Plot summary, Hop-Frog, Short Horror Story by Edgar Allan Poe, The Edgar Allan Poe Memorial Association, Edgar Allan Poe - a centenary tribute, Appendix, Hop-Frog in the Art and Media

    Hop-Frog - Racconto Illustrato

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    Questo racconto è nel pubblico dominio ed allora perchè comprarlo? Prima ragione è illustrato con splendide illustrazioni. Poi è commentato. Ed infine il prezzo irrisorio che invoglia ad averlo sul proprio tablet.

    I Delitti della Rue Morgue

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    Uno dei più bei racconti di Edgar Allan Poe. Questo racconto è nel pubblico dominio e quindi liberamente scaricabile da Internet. Allora perché comprare il presente eBook?

    Le motivazioni sono negli argomenti trattati che vanno al di là del semplice racconto. Essi sono: Ampia biografia di Edgar Allan Poe che tocca i seguenti temi: Primi anni della sua vita, I primi racconti, La Crisi, La Morte, La Poetica e Cosmologia di Poe, Influenza di Poe sulla cultura popolare.

    L’influenza di Poe nella letteratura in generale, nella letteratura poliziesca, nella letteratura del terrore e del mistero, nel cinema, nella Musica, nei Fumetti e in altri campi.

    Si riporta poi un elenco delle opere di Edgar Allan Poe suddivise per Romanzi, Racconti – Raccolte, Racconti di raziocinio, Racconti del terrore, Racconti umoristici e di satira letteraria, Poesie, Saggi, Lettere, Drammaturgie.

    Si parla poi delle trasposizioni cinematografiche delle sue opere e in particolare dei film che hanno per oggetto I Delitti della Rue Morgue, di cui si riporta il Cast, la Trama e La Critica nonchè numerose immagini inerenti le locandine e le scene da film.

    I film di cui si è approfondito il tema sono: Il dottor Miracolo (Murders in the Rue Morgue) - (1932), Il mostro della via Morgue (Phantom of the Rue Morgue) - (1954), I terrificanti delitti degli assassini della via Morgue, Le double assassinat de la rue Morgue - (1973), Gli assassinii della via Morgue (The Murders in the Rue Morgue), Morgue Street, regia di Alberto Viavattene (2012) – cortometraggio.

    Completano l’eBook tre deliziose poesie di Edgar Allan Poe: Il paese dei sogni (annotata), Il verme conquistatore e Il castello incantato.

    In breve, per un prezzo irrisorio, si ha sul proprio tablet un piccolo volumetto che per gli amanti di Edgar Allan Poe è da non perdere.

    Il Gatto Nero

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    Il Gatto Nero, questo racconto lungo è nel pubblico dominio ed allora sorge spontanea la domanda: perchè comprarlo? Per una serie di motivi che vengono qui elencati:

    - Il racconto è ampiamente illustrato ed annotato

    - Vi è la filmografia completa del Gatto Nero con analisi critica dei film e con scene tratte dagli stessi film, nonché alcuni video. Alcuni dei film presi in esame non sono mai usciti in Italia e non vi sono recensioni web in lingua italiana.

    - L'esiguità del prezzo dell'eBook.

    Ligeia

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    Ligeia, questo racconto lungo è nel pubblico dominio ed allora sorge spontanea la domanda: perchè comprarlo? Per una serie di motivi che vengono qui elencati:

    - Il racconto è ampiamente illustrato ed annotato con la vita e le opere di Edgar Allan Poe

    - Vi è la filmografia completa di Ligeia con analisi critica dei film e con scene tratte dagli stessi film, nonché alcuni video. Alcuni dei film presi in esame non sono mai usciti in Italia e non vi sono recensioni web in lingua italiana.

    - L'esiguità del prezzo dell'eBook.

    Nei Meandri dell'Inquisizione: Il Pozzo e Il Pendolo

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    Il pozzo e il pendolo (The Pit and the Pendulum) è un racconto breve scritto da Edgar Allan Poe e pubblicato per la prima volta nel 1842.

    La storia ha un notevole effetto nell'ispirare paura nel lettore, a causa della particolare attenzione dedicata alle percezioni sensoriali, come il suono, che ne enfatizzano il realismo. Ciò rappresenta un elemento di discontinuità con le altre storie di Poe, che spesso fanno uso di elementi soprannaturali. (Fonte Wikipedia)

    Tutti i testi contenuti nel presente eBook sono nel Pubblico Dominio. Vi domanderete, perché acquistarlo. Primo perché sono testi sparsi per il web e qui raggruppati in un tutto organico al racconto di Poe, poi l’aggiunta delle immagini ed infine alcuni testi non reperibili sul web.

    eBook di 100 pagine contenente i seguenti argomenti: Il racconto: Il Pozzo e Il Pendolo, i suoi adattamenti cinematografici. Recensione dei film: Le puits et le pendule, regia di Henri Desfontaines (1909), Il pozzo e il pendolo, regia di Roger Corman (1961), Le puits et le pendule, regia di Alexandre Astruc (1964), Kyvadlo, jáma a naděje, regia di Jan Švankmajer (1983), Il pozzo e il pendolo, regia di Stuart Gordon (1991), La filmografia sull’Inquisizione tratta da IMDB. Le biografie e filmografie di Roger Corman, Stuart Gordon e Vincent Price. Bibliografia sulla Inquisizione e sulla Crudeltà Umana: La Crudeltà Umana nell’Antica Roma di Verschiedene, Schriftsteller. La Crudeltà Umana tra i Barbari ed i Bizantini di Verschiedene, Schriftsteller. L'Odio e La Violenza di Verschiedene, Schriftsteller. Nerone nella Memoria Popolare di Verschiedene, Schriftsteller, Tre Casi Inquisitori: Storia della Tortura e della Santa Inquisizione. Ampia bibliografia sulla Tortura e sulla Santa Inquisizione.

    Trama

    La storia narra delle torture subite da un prigioniero dell'Inquisizione spagnola. Il narratore della storia è ritenuto responsabile di crimini non specificati e rinchiuso in una cella completamente buia.

    Nel tentativo di determinare le dimensioni della stanza e data la profonda quanto opprimente oscurità della stessa inciampa e cade riconoscendo di essere scampato ad una fine terribile, ovvero la caduta all'interno di un pozzo, collocato al centro della cella, dalla capacità sconosciuta.

    Perde nuovamente conoscenza risvegliandosi sdraiato su un basso telaio di legno, legato completamente dai piedi fino alla testa. Dopo molto tempo si rende conto che una grande lama tagliente a forma di pendolo è sospesa sopra di lui: il suo movimento sempre più rapido e inesorabile è tale

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