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Carne o ferro
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E-book75 pagine1 ora

Carne o ferro

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Fantascienza - romanzo breve (56 pagine) - Un'ultima missione: scortare un fotografo nel settore H, il più infame della città, alla ricerca di una ragazza scomparsa. Un avvincente racconto cyberpunk


Carne o ferro: tutto, purché si rivenda. La miliziana Anja sta per iniziare una nuova vita, chiudendo finalmente con il lavoro di macelleria e la vita negli slums per trasferirsi dietro una confortevole scrivania. Ma il giorno prima del grande cambio, Anja accetta un ultimo incarico da free-lance: dovrà fare da scorta a un fotografo idealista che intende addentrarsi giù, nei settori più infami della città, per documentare la vita dei Randagi e lo smercio turpe e ormai normale dei corpi di scarto. E proprio nel Settore H si sono perse le tracce di una misteriosa ragazza, scomparsa dalla sua vita dorata, che in molti stanno cercando…

Il premio Kipple Domenico Mortellaro ci getta in una storia viscida e dura, tra il romanzo criminale e l’ecoapocalisse, che riscrive il cyberpunk aggiungendo la carne al ferro e il favela inferno all’exploitation sparatutto.


Domenico Mortellaro, barese, classe ’79, è criminologo e sociologo della devianza.  Da anni si occupa dello studio delle mafie pugliesi e ha all’attivo una serie di pubblicazioni scientifiche su profiling e analisi dei sistemi criminali. Scrive per quotidiani e settimanali d’informazione e collabora con le PA.

La scrittura per lui è anche valvola di sfogo ed esercizio necessario di creatività. Vincitore del Premio Kipple 2019 con Il cacciatore di sirene, ha scritto alcuni romanzi brevi e antologie autopubblicate. Suoi racconti fantasy, SF,  weird, noir, splatterpunk appaiono in Thanatolia (Watson Edizioni), L’amore ai tempi del meNare (Lethal Books), Tutto il nero d’Italia (Noubs). Suoi scatti lomografici hanno vinto contest francesi e tedeschi, e nel poco tempo che gli resta, e che ora dedica per lo più a sua moglie e al loro figlio appena arrivato, produce musica elettronica contemporanea.

LinguaItaliano
Data di uscita16 lug 2019
ISBN9788825409659
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    Anteprima del libro

    Carne o ferro - Domenico Mortellaro

    contemporanea.

    1.

    Sullo spiazzo è ancora notte fonda: buio pesto. Si parte prima che sorga il sole, se si ha davvero voglia di entrare.

    Le regole sono chiare.

    I cancelli della Discarica aprono all’alba. Ammettono all’interno forza lavoro non cittadina proveniente da qualsiasi zona della Suburra. I settori dei rifiuti generici possono essere battuti e predati fino a un'ora prima del tramonto. Basta avere in tasca la licenza di cerca e le autorizzazioni d’ingresso.

    L’accesso è interdetto a tutte le aree dove sono stoccate rilevanze speciali. Lo chiamano Settore H: scarti ospedalieri e sanitari, rifiuti militari, componentistica tecnologica avanzata. Dello smaltimento e della gestione di quella zona si occupa l’amministrazione centrale della Cupola. Per quel lavoro, ci sono droni cingolati che selezionano il riutilizzabile destinandolo alla sub-manifattura.

    A tutto il resto, lì, pensano i crematori.

    Per quanto sia ancora buio, bastano i fari bianchi e gelati della sicurezza a lasciar intuire cosa scrocchi sotto le suole. Sabbia e ruggine. E una spolverata di metalli fusi che stride il metallo e digrigna la sabbia. Solo chi non ha nemmeno la parvenza di una suola sotto la pianta del piede può sperare di muoversi senza fare rumore.

    Anja lascia cadere la sigaretta dopo l’ultimo tiro. La schiaccia sotto il tallone, strozzandola nella sabbia marcia di ruggine. Butta fuori l’ultima voluta di fumo, poi riannoda al TakVide l’altro capo del bavaglio da battaglia. Dietro lo strato gommoso di synth-derm, serra gli incisivi sul respiratore e lascia che le labbra aderiscano al supporto. Le canule nasali reagiscono al morso e si risvegliano come antenne di lumaca, cercando le narici. Una volta dentro, si estendono, adattandosi all’anatomia dell’ospite. Per quanto invasiva sia l'esperienza, alla fine in pochi secondi ci si dimentica già di tutto. Basta il catrame delle paglie, se proprio ci si vuole rovinare da soli.

    Una volta sistemato tutto, Anja dà un colpo alla sponda del pick-up con entrambi i palmi. Si slancia in avanti, rinforza lo zaino sulla spalla destra e fa qualche passo. Detesta lo scorrere incontrollato dei secondi. Si volta indietro. Butta gli occhi su Gerome, che le dà le spalle, quasi arrampicato alla cabina del mezzo. Poi sposta lo sguardo a inquadrare il conducente: Milo. Lo odia già.

    Ultimo incarico. È l’ultima volta che sarà costretta a sopportare una situazione come quella. Poi, niente più ordini. E niente più committenti. Basta con la divisa e le gerarchie. E basta anche con gli incarichi presi da free-lance.

    Ci ha messo più di dieci anni ad accumulare pezzi e scalare la piramide della Miliware, per mettere assieme quel che serve per il Bonifico di Ammissione. Pratiche evase. E già si preparava a passare la prima notte da Cittadina, sotto la Cupola dei Quaranta Santi, in attesa del volo per la destinazione definitiva. Per non farsi mancare niente, però, solo un attimo prima di partire, un incarico free-lance. L’ultimo.

    Se l’è cercato lei, sul Bulletin, mentre faceva per l’ultima volta anticamera sulla soglia dell’ufficio del Capitano Rugova. Tecnicamente, Cittadina non lo era ancora. Ha spulciato fino all’ultimo annuncio, prima di riconsegnare il distintivo, le due tute tattiche d’ordinanza e tutte le attrezzature in comodato, armi incluse. E mentre tirava su l’incarico, inviando la candidatura, si è anche chiesta perché lo stesse facendo. Che bisogno ne aveva, ora che si preparava a cambiare amministrazione, infilarsi sotto una Cupola e potersi lasciare la Suburra alle spalle.

    Non aveva trovato una risposta.

    Oltretutto, che proprio per quell'incarico sarebbe tornata nella Discarica non se lo immaginava nemmeno.

    Anja incrocia lo sguardo di Milo. Quell’ammasso di muscoli e boria, foderati di grasso e tracotanza, non può certo cogliere il disprezzo affilato nelle pupille della donna. Il TakVide dietro cui lei lo fissa è un enorme specchio nero, in sedici noni, che resta spalancato poco sotto la fronte. Di certo, però, Anja non sente il bisogno di modulare il tono della voce per mascherare il fastidio che prova.

    – Quanto ci vuole, ancora?

    Dal pick-up l’unica risposta che arriva è uno scuotere di testa d’ironica desolazione: – Tocca aspettare, se si vuole entrare per primi…

    È Gerome, un attimo dopo, a infilarsi incautamente in quella triangolazione di sguardi. Ce l’ha marchiata in fronte, la parola novellino. E cerca di tranquillizzarla: – Andiamo! Guarda la coda, lì dietro. Per essere davvero i primi avremmo dovuto essere in coda da ieri sera.

    Anja alza le spalle. Non sempre ricorda che il visore e il respiratore azzerano la mimica delle sue espressioni. Così lascia andare un monocorde: – Se sta bene a te…

    Poi scalcia per noia un pezzo di piombo fuso che s’è trovata tra i piedi e torna a muoversi verso il fondo del pick-up.

    Sente gli occhi di Gerome ancora incollati addosso. Non sa se maledirsi o sorridere della tenerezza che l’ha portata a confermare l’incarico. È successo la mattina precedente, quando ha incontrato Gerome, scoprendo che sarebbe stato lui il suo Committente.

    Era la seconda volta che lo vedeva. Dopo che la sera ancora precedente Anja aveva deciso che proprio lui e gli occhi che le teneva incollati al culo sarebbero stati il modo perfetto di festeggiare la sua prima notte da Cittadina.

    La mattina dopo, mentre la enorme hall dello StarHub di Quaranta Santi era un bagno di luce calda e sole a led, Anja aveva incontrato di nuovo Gerome. Era lui ad aver chiesto, sul Bullettin,

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