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La testa mozzata
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E-book81 pagine1 ora

La testa mozzata

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Info su questo ebook

Thriller - racconto lungo (47 pagine) - Le notti non erano mai troppo lunghe. Questa volta, non fu un’emergenza a svegliarlo, ma la testa mozzata di cavallo.


La vita per un poliziotto è sempre difficile, ma a Napoli lo è molto di più, specialmente se sei un poliziotto che ha fiuto e che dà retta troppo spesso al proprio istinto. Antonio Negri è così, forse perché le sue origini e le sue amicizie sono dalla parte sbagliata di quella città. Forse perché quella testa mozzata sarà un incubo per tutta la sua vita.


Salvatore Stefanelli nasce a Napoli nel ’63. Partecipa al suo primo contest letterario nel 2010, con il racconto horror La falce, pubblicato in 365 Racconti horror per un anno, Delos Books Ed. Ha all’attivo oltre ottanta pubblicazioni in antologie di editori diversi, con racconti e/o poesie. Vince il 30° Premio WMI (Delos Books, 2013). Nel 2014 arriva primo al concorso di poesia indetto da Stanza di Erato. Nero Press Editore nel 2015 ha pubblicato l’ebook L’origine della notte, un racconto gotico, e nel 2016 l’horror Apollinare Neiviller's story, note rosso sangue. Delos Digital ha pubblicato nel 2016 la silloge poetica DanzaTore, verso la luna e nel 2017 il racconto thriller La belva del mare. Nel 2018 proseguono le avventure di Apollinare con il nuovo racconto Innocenti spiriti; la terza storia uscirà nel 2020.

Pubblica su Facebook interviste a persone che, in vario modo, lavorano con la parola scritta.

LinguaItaliano
Data di uscita3 mar 2020
ISBN9788825411485
La testa mozzata

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    Anteprima del libro

    La testa mozzata - Salvatore Stefanelli

    a cura di Vincenzo Vizzini

    Salvatore Stefanelli

    La testa mozzata

    RACCONTO LUNGO

    ISBN 9788825411485

    © 2020 Salvatore Stefanelli

    Edizione ebook © 2020 Delos Digital srl

    Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano

    Versione: 1.0

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    Grazie, da parte di Delos Digital, dell'autore del libro e di tutti coloro che vi hanno lavorato.

    Indice

    Copertina

    Il libro

    L'autore

    La testa mozzata

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

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    Il libro

    Le notti non erano mai troppo lunghe. Questa volta, non fu un’emergenza a svegliarlo, ma la testa mozzata di cavallo.

    La vita per un poliziotto è sempre difficile, ma a Napoli lo è molto di più, specialmente se sei un poliziotto che ha fiuto e che dà retta troppo spesso al proprio istinto. Antonio Negri è così, forse perché le sue origini e le sue amicizie sono dalla parte sbagliata di quella città. Forse perché quella testa mozzata sarà un incubo per tutta la sua vita.

    L'autore

    Salvatore Stefanelli nasce a Napoli nel ’63. Partecipa al suo primo contest letterario nel 2010, con il racconto horror La falce, pubblicato in 365 Racconti horror per un anno, Delos Books Ed. Ha all’attivo oltre ottanta pubblicazioni in antologie di editori diversi, con racconti e/o poesie. Vince il 30° Premio WMI (Delos Books, 2013). Nel 2014 arriva primo al concorso di poesia indetto da Stanza di Erato. Nero Press Editore nel 2015 ha pubblicato l’ebook L’origine della notte, un racconto gotico, e nel 2016 l’horror Apollinare Neiviller's story, note rosso sangue. Delos Digital ha pubblicato nel 2016 la silloge poetica DanzaTore, verso la luna e nel 2017 il racconto thriller La belva del mare. Nel 2018 proseguono le avventure di Apollinare con il nuovo racconto Innocenti spiriti; la terza storia uscirà nel 2020.

    Pubblica su Facebook interviste a persone che, in vario modo, lavorano con la parola scritta.

    Dallo stesso autore

    Salvatore Stefanelli, La belva del mare Delos Crime ISBN: 9788825401745

    1

    L’ambulanza partì a sirene spiegate.

    È in arrivo un altro poveraccio. Antonio Negri guardò l’orologio e si avviò con solerzia alla reception. L’infermiera, una bella donna anche se un po’ trasandata, era intenta a sistemare alcune cartelle; scrutandolo con attenzione guardò l’ora, sbuffando.

    – Buonasera – esordì lui. – Sono il commissario Negri. Per cortesia, potrebbe dirmi qual è la stanza di Giacomo Castaldi? È ricoverato per una ferita d'arma da fuoco – disse, sorridendo cordiale.

    – Guardi che questo non è orario di visita.

    – Lo so. Purtroppo non mi è stato possibile venire prima, e domani sarà lo stesso. Prometto: resterò pochissimo.

    La donna annuì e gli chiese il distintivo. Osservando il documento, asserì: – Sa, la foto non le rende giustizia.

    – Grazie. Troppo gentile. Allora, posso?

    – Vada, ma faccia presto – acconsentì, sorridendogli. – Quarto piano, reparto di Medicina II. La stanza è la 412. L’ascensore è lì, dietro l’angolo.

    – Niente ascensore per me, grazie.

    – Claustrofobico?

    – Ci sono rimasto chiuso dentro tante di quelle volte che preferisco evitare – spiegò, prima d’incamminarsi.

    Sarà stato per la stanchezza, ma le scale sembravano non finire mai. Percepì un silenzio innaturale lungo le rampe, che tuttavia s'interruppe appena arrivò al piano. Il suono attutito dei televisori, nelle stanze, si mischiò al rumore stridente delle ruote di una barella. Si voltò e vide un infermiere che spingeva un corpo coperto da un lenzuolo.

    Un altro disgraziato.

    – Ma porca! –imprecò l’infermiere quando la barella si mise di traverso.

    Antonio non fece in tempo a spostarsi e il bordo metallico lo urtò al fianco sinistro. Lanciò un’occhiata all'infermiere come a dirgli Ma che cazzo fai?, quando avvertì qualcosa di freddo toccargli la mano e abbassò lo sguardo. Il braccio di un vecchio penzolava da sotto il lenzuolo. Sobbalzò per il ribrezzo, tuttavia l’istinto lo portò a osservare la mano del cadavere.

    C’era qualcosa di strano alla base tra l’indice e il medio. Tatuata in un nero invecchiato dal tempo, notò la testa mozzata e sanguinante di un cavallo. Restò rapito da quel simbolo con un senso di déjà-vu inspiegabile.

    – Mi scusi – precisò imbarazzato l'infermiere, nel mostrargli il piede. – Una storta.

    – Non si preoccupi: nulla di grave. – Sostò a fissarlo finché non lo vide entrare in ascensore con la salma. Sbirciò di nuovo l’ora.

    La porta della 412 era aperta. Trovò l’amico disteso a letto, intento a osservare le luci della città in lontananza, silente come il televisore: acceso e muto, lasciato lì a raccontarsi da solo le sue storie.

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