Mussolini B. privato e pubblico
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Da Dovia 1883 a piazzale Loreto, Milano 1945
Il narrato è basato su documenti reali o scritti di Beninto MUssolini...
Un libro sul Duce e il fascismo, un libro di storia. .
I personaggi caratteristici dell’epoca vengono di volta in volta alla ribalta.portunistici.
Aneddoti e frasi tratte dai discorsi e dagli scritti di Mussolini, la ricerca del messaggio mirato ed efficace, la mentalità e il clima politico dell’epoca.
Il “ventennio”, insomma, viene visto questa volta attraverso i documenti più curiosi e a volte umoristici, essenziali per capire l’ambiente sociale al quale erano diretti i precetti mussoliniani.
Dunque le frasi lapidarie del duce sono autentiche, le citazioni storiche autorevolmente documentate.
ebook Borelli editore
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Anteprima del libro
Mussolini B. privato e pubblico - Giann Franco Borelli
Gian Franco Borelli
Benito Mussolini
privato e pubblico
Indice
Prefazione
TU SCENDI DALLE STELLE
A PROVA DI FULMINE
PRIMO AMORE
SARO’ BREVE
"I trattati si fanno con la spada in pugno
IN CATTEDRA
Le idee sono la parte essenziale
GRANDE SONNO AL GRAND PONT
TERRA STRANIERA
BUDDHA-OVVEROSIA-MAOMETTO
LA PARTICELLA RINNEGATA
RACHELE O MORTE
LA MUSA DEL DUX
IN GUARDIA
CAPRICCI D’ORIENTE
UNA SCARPA IN PALCOSCENICO
DAL SANTO SEPOLCRO
IDA DEVE SPARIRE
MORTE A URRA’: VIVA ALALA’!
UN BEL LOOK
FASCISTA
CRIC CROC E BEN
L’INCOSTANTE GIOVINEZZA
IL TUO FAN
ADOLF
SANGUE CALDO E SANGUE BLU
CACCIATE CECCHELIN
SACRILEGIO A POMPA
LA VOCE DELL’INNOCENZA
EDDA E IL GENERISSIMO
UNA ALLA VOLTA PER CARITA’
ERAN TREMILA GIOVANI E FORTI?
IL MAESTRO E IL PROFESSORE
LA PRIMAVERA DI CLARETTA
BADA CHE TI GUARDO…
VESTIVAMO ALLA STARACIANA
UN POSTO AL SOLE
DEMOCRAZIA E SCARAMANZIA
UMANISSIMI PRINCIPI
AGENTE MAGDA: MISSIONE TAPPETO
L’AFRICA FA VENDERE
TE LA DO IO LA GRECA!
LA LUCE DEI SUOI OCCHI
BENVENUTI A BENITOLAND
ECCO COME SONO
FILI DI LATTE FILI DI SOLE
FURLO: GOLA PROFONDA
CONFESSIONI
FORZA ROMA!
MELODIA? NO: ME LO DATE
UN’EREDITA’ DA AMPUTARE
MACISTE VA A BARLETTA
CANI ARISTOCRATICI!
UNA FRONDA DI CELLULOIDE
OCA SI… MA DA GUARDIA!
HITLER LO VUOLE
ANTILEI
IL NIDO SENZA AMORE
ANCHE I GERARCHI PIANGONO
VORREI E NON VORREI
COSI’ PARLO’ MINCULPOP
CAMERATA COSA SCRIVI?
COTIGLIONI PER LE FESTE
DELENDA BRITANNIA
ARIA DI CAMPAGNA
I SETTE COLLI DI BUDAPEST
NUDI ECCELLENTI
ATTENTI A TOTO’
IL VENTRE MOLLE DEL GIGOLO’
E’ NATA UNA STELLA?
SCACCIATI DALL’EDEN
IL PRIMO SENO E’ MIO
ASSERVITI E AFFRANCATI
LA GUERRA RENDE NORDICI
DUE PREMONIZIONI
VIVA L’ITALIA!
Mussolini: le date della sua vita
Le sigle del regime
BORELLI EDITORE
BORELLI EDITORE
info@borellieditore.it
©gian franco Borelli 2015
Prefazione
Un libro sul fascismo, un libro di storia. Anche se più che di storia vera e propria si tratta di una successione di episodi e di testimonianze brevi ma eloquenti.
I personaggi caratteristici dell’epoca vengono di volta in volta alla ribalta e forniscono un campionario di atteggiamenti esibizionistici fanatici o opportunistici.
Aneddoti e frasi tratte dai discorsi e dagli scritti di Mussolini, la ricerca del messaggio mirato ed efficace, la mentalità e il clima politico dell’epoca.
Il ventennio
, insomma, viene visto questa volta attraverso i documenti più curiosi e a volte umoristici, essenziali per capire l’ambiente sociale al quale erano diretti i precetti mussoliniani.
Dunque le frasi lapidarie del duce sono autentiche, le citazioni storiche autorevolmente documentate.
Un libro di ricerca storica certamente unico!
GIORGIO CAJATI
TU SCENDI DALLE STELLE
Benito Mussolini nacque a Dovia, in Romagna, il 29 luglio 1883 da Alessandro e Rosa Maltoni
. Benito incontrò difficoltà ad imparare a parlare
. Cominciamo con due citazioni e molte ne faremo in seguito, ma non scomoderemo sempre storici altrettanto famosi perché la prima frase è di Renzo De Felice da Mussolini il rivoluzionario (Einaudi) e la seconda è di Denis Mack Smith da Mussolini (Biblioteca Universale Rizzoli).
Nella maggior parte dei casi è più divertente rivolgersi agli apologeti del ventennio, quelli col violino in mano e con la lacrima sul ciglio, perché per descrivere lo stesso evento della nascita del duce sono disposti a coinvolgere la terra, il sistema solare e le costellazioni, come avviene nel volume splendidamente illustrato La sua terra edito nel 1936 dall’Istituto Italiano di Arti Grafiche di Bergamo. Ecco cosa ci racconta:
La terra ha nutrito i Mussolini. Per trecento anni, ogni mattina gli uomini scesero al lavoro mentre il sole col suo folgorante corteo si alzava oltre le brumose rocche di Bertinoro…
.
E come lavoravano questi Mussolini?
Con gesti fatti ormai mitici col loro infinito ripetersi
.
Non abbiate fretta e vedrete che succede qualcosa di clamoroso.
"Sotto i cieli immobili, solcati solo dalle eterne traiettorie degli astri, la gente dei Mussolini attendeva.
Trecento anni.
Ma dentro il sangue della famiglia un germe prezioso era nato e il padre lo trasmetteva al figlio come un’eredità immortale.
Era un filo segreto agli uomini che lo portavano, una corrente sotterranea che continuava il suo ignoto corso di vita in vita, verso un aperto e glorioso destino.
Così, di sangue in sangue, di generazione in generazione, in una biblica aspettazione di secoli, viveva la pre-vita Mussolini, secondo gli arcani disegni della Provvidenza".
Adesso bisogna che ci creiamo una visuale più ampia per capire che cosa è successo in seguito.
"Sotto il colle, a destra e a sinistra, due corsi d’acqua vanno verso il mare…
Per centinaia di anni i Mussolini sono rimasti radicati al loro campo ma non hanno potuto sottrarsi all’influsso di quel perenne fluire delle acque e di quel misterioso invito del mare che mandava fino a loro il suo possente ed aspro respiro.
Alessandro Mussolini (il padre di Benito) non seppe resistere al richiamo e, per primo, lasciò la sua terra e seguì il corso dei fiumi. A Benito Mussolini Iddio ha affidato un destino più grande di quello immenso del mare".
Ma non corriamo troppo: bisogna spendere qualche altra parola sul padre fabbro e sulla madre maestra.
"Il maestro, come il fabbro, riscalda e poi piega e forma la materia prima a lui affidata per crearne degni e forti strumenti di vita.
Da questi elementi umani, seppure distinti, derivò Benito Mussolini; Coltivatore, fabbro e maestro di popoli.
Dal padre ebbe la passione politica, il senso della giustizia, la forza irruente.
Dalla Madre la bontà, l’umanità, la forza tenace. Il genio di Mussolini vince perché è forte, giusto e umano, secondo l’eredità spirituale dei Suoi Genitori.
Egli sa magnetizzare una folla per virtù soprannaturale; ma la giustizia del Duce, alla quale non v’è italiano che non si sia rivolto, gli viene dal Padre; mentre è dono della Madre quello sguardo di infinita tenerezza, quell’umanità sincera e calda con cui Egli si rivolge agli umili, ai bimbi, ai semplici: e la bontà che è in lui commuove tutto il suo popolo".
17 febbraio 1922
"Se per democrazia si intende facilonismo,
irresponsabilità,
tendenza al compromesso e alla transazione,
noi siamo recisamente antidemocratici"
4 ottobre 1922
"Non possiamo accettare la morale umanitaria,
la morale tolstoiana, la morale degli schiavi.
Noi, in tempi di guerra, adottiamo
la formula socratica: superare nel bene gli amici,
superare nel male i nemici"
27 ottobre 1930
"I massoni che dormono potrebbero risvegliarsi.
Eliminandoli si è sicuri che dormiranno per sempre"
A PROVA DI FULMINE
L’idea di far studiare suo figlio dai Salesiani non era mai andata a genio al fabbro Alessandro Mussolini, un sanguigno apostolo del socialismo estremista e dell’anarchia. Eppure si era dovuto rassegnare ad accompagnarlo dai preti perché si rendeva conto che l’analfabetismo e l’ignoranza erano molto peggio di un’educazione confessionale. La mattina era cominciata sotto cattivi auspici perché l’asino, a pochi metri da casa, aveva inciampato e si era rotto una gamba. Quando avevano ripreso la strada Alessandro aveva cautamente cominciato a mettere in guardia il piccolo Benito: Sta’ attento a quello che ti insegnano
, avrebbe detto, stando a quanto riferisce Richard Collier in Duce! Duce! (Mursia 1971), specialmente di storia e di geografia, ma non lasciare che ti imbottiscono la testa con stupidaggini su Dio e i santi
. Non preoccuparti papà
, avrebbe risposto Benito. So benissimo anch’io che Dio non esiste
. Quel bel testone era certamente imbottito di tante cose qualche anno più tardi, quando Benito, terminati gli studi, era emigrato in Svizzera, ma certo non di elucubrazioni fideistiche. Il suo rapporto con la sfera metafisica era quanto mai diretto. Do tempo cinque minuti a Dio per fulminarmi
, aveva detto nel corso di un dibattito alla presenza del pastore evangelico Alfredo Tagliatatela. Se non mi punisce in questo tempo vuol dire che non esiste
.
La provocazione era grossolana, ma aveva ottenuto un certo effetto sull’uditorio.
27 ottobre 1930
"I massoni che dormono potrebbero risvegliarsi.
Eliminandoli si è sicuri che dormiranno per
sempre"
26 maggio 1927
"Tutte le nazioni e gli imperi
hanno sentito il morso della decadenza
quando hanno visto diminuire
il numero delle loro nascite"
6 dicembre 1936
"Gli speculatori, essendo una infima, non necessaria,
anzi nociva minoranza, possono, debbono,
fanno bene a cambiare mestiere,
perché il clima fascista non è fatto per loro"
28 dicembre 1937
"La democrazia è quel sistema politico
nel quale di quando in quando
si dà al popolo l’illusione di essere sovrano.
Un’illusione inutile e una sovranità ridicola.
L’autentico popolo non sa che farsene"
Dall’Enciclopedia Treccani
"La democrazia è un regime senza re,
ma con moltissimi re, talora più esclusivi,
tirannici e rovinosi che un solo re che sia tiranno"
PRIMO AMORE
Come si accostava all’amore un adolescente alle soglie del nuovo secolo, quando la rivoluzione fascista era ancora lontana e la rivoluzione sessuale non era nemmeno immaginabile?
Generalmente poteva percorrere tre vie diverse. Scegliendo la prima avrebbe imposto duri sacrifici ai sensi limitandosi ad appagare le proprie esigenze spirituali: in pratica avrebbe corteggiato con discrezione una giovinetta accontentandosi della speranza di poterle strappare qualche bacio. La seconda via lo avrebbe portato ad esperienze più crude, specie se il giovane in questione era a corto di soldi, perché sarebbe dovuto finire sulle carni sfatte di qualche avanzo di postribolo. La terza via, abbastanza battuta nelle terre di Romagna, era semplicemente quella di saltare addosso a una ragazza confidando nella buona stella perché se lei avesse sporto denuncia, se avesse preteso una riparazione o fosse rimasta incinta, sarebbero stati dolori.
Benito Mussolini, giovinotto spavaldo, istintivo, ma non del tutto insensibile alle seduzioni romantiche, queste strade volle percorrerle tutte e, possibilmente, percorrerle contemporaneamente. I primi palpiti glieli avrebbe fatti provare Vittorina F., sorella di un compagno di scuola, e in questi termini verrà riferita la storia dell’idillio: Le dichiarai il mio amore. Mi rispose dilazionando. Allora io mi decisi a fermarla per istrada. L’aspettai la sera in un vicolo. Essa tornava dal lavoro. Vedendomi, arrossì e si fermò. Io balbettai alcune parole. Essa non rispose e continuò la sua strada. Constatai il mio insuccesso e me ne adontai. Però la bella non era completamente sorda ai miei richiami e seppi che conservava le mie lettere e accettava i mazzi di viole che io le mandavo per le mani di una ragazzina, sua vicina di casa
.
Qualche cenno nell’autobiografia documenta anche l’incontro avvenuto in una casa innominabile
con una donna non più giovane che perdeva il lardo da tutte le parti
. Il futuro duce doveva essere allora poco più che sedicenne e l’esigenza di questa prova di virilità rientrava in un tipo di tradizione che è sopravvissuto fino ad anni recenti. Assai più sorprendente, per ciò che rivela sulla mentalità dei tempi in cui queste vicende furono vissute e di quelli in cui furono raccontate, è la descrizione di un puro e semplice atto di violenza compiuto nei confronti di una ragazza indicata col nome di Virginia B. Un bel giorno io la presi lungo le scale, la gettai in un angolo dietro una porta e la feci mia. Si alzò piangente e avvilita e fra le lacrime mi insultava. Diceva che le avevo rubato l’onore. Non lo escludo. Ma di quale onore si parla?
Benito Mussolini scrisse la storia delle sue peripezie giovanili a 28 anni, quando era recluso nel carcere di Forlì, e la intitolò La mia vita (Editrice Faro, Roma).
10 giugno 1923
"Ora vi farò una confessione
che vi riempirà l’animo di raccapriccio.
Sono pensoso prima di farla.
Non ho mai letto una pagina di Benedetto Croce"
SARO’ BREVE
L’attitudine di esprimersi a gran voce, ad affrontare senza esitazione un pubblico di qualsiasi genere, ad aggredire verbalmente, a declamare, Mussolini l’aveva rivelata fin dall’adolescenza, quando era un irrequieto e spesso sgradito allievo del collegio Carducci di Forlimpopoli. Imitando l’esempio del padre Alessandro, sempre in bilico tra il socialismo estremista e l’anarchia, non rinunciava ad entrare in polemica su nessun argomento. Il suo credo lo portava ad essere ostile al militarismo e al colonialismo, ma