Donne da sfogliare – Le vite singolari di due attiviste lesbiche italiane
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Info su questo ebook
“Donne da sfogliare” è l’omaggio che Alessandra Bialetti e Lidia Borghi hanno voluto rendere a Edda Billi e Maria Laura Annibali, attiviste italiane dei diritti civili. Diverse per cultura e per formazione politica, queste donne dalle vicende particolari hanno in comune l’orientamento sessuale e l’epoca in cui nacquero, quella della dittatura fascista. Dalle risposte alle domande che le autrici hanno rivolto loro sono emersi sia l’aspetto privato sia l’impegno civile delle due donne, l’una femminista separatista, l’altra impegnata nel mondo LGBT, romano e non solo. Ne è nata una visione d’insieme in cui le vicende di Billi e Annibali si inseriscono nel complesso spaccato storico della nostra storia recente. Il libro offre due testimonianze vive, emozionanti, ora drammatiche ora divertenti, che prendono per mano la lettrice e il lettore e li conducono alla comprensione del viaggio, spesso lungo e difficile, che porta alla presa di coscienza del vero sé.
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Anteprima del libro
Donne da sfogliare – Le vite singolari di due attiviste lesbiche italiane - Lidia Borghi
Alessandra Bialetti
Lidia Borghi
Donne da sfogliare
Le vite singolari di due attiviste lesbiche italiane
Con due note di Danilo Gattai
LE MEZZELANE CASA EDITRICE
Donne da sfogliare – Le vite singolari di due attiviste lesbiche italiane, di Alessandra Bialetti e Lidia Borghi
Supervisione tecnica di Raffaela Nocerino e Maria Grazia Onorato
Introduzione di Antonella Montano
Postfazione di Loredana Finicelli
Editing: Maria Grazia Beltrami
Prima edizione 2019 - Le Mezzelane Casa Editrice
ISBN 9788833283302
Illustrazione di copertina: Banner of feminism ©Yuliya Chsherbakova Shutterstock
Progetto grafico: Gaia Cicaloni
Le Mezzelane Casa Editrice di Capomasi Camilla
Via W. Tobagi 4/h - Santa Maria Nuova - An
www.lemezzelane.eu
email: informazioni@lemezzelane.eu
Indice
Introduzione, di Antonella Montano
L’amazzone toscana, di Danilo Gattai
Edda Billi, di Alessandra Bialetti
La signora dai mille cappelli, di Danilo Gattai
Maria Laura Annibali, di Lidia Borghi
Postfazione
Fonti bibliografiche
Ringraziamenti
Note biografiche
Pubblicati nella stessa collana
Guide
Text
Cover
Introduzione,
di Antonella Montano
Alessandra Bialetti e Lidia Borghi, autrici di questo volume, hanno scelto di raccontare la storia di due grandi donne: Maria Laura Annibali ed Edda Billi, che hanno avuto il coraggio di guardare con sincerità i propri sentimenti, i propri sogni e di rivolgersi a chi trovavano veramente attraente.
Entrambe hanno avuto la temerarietà, in epoche storiche non facili, di scegliere di accettare il proprio orientamento sessuale e quindi di sviluppare, ognuna secondo i propri tempi, un’identità lesbica serena e assertiva, in cui i diversi aspetti della propria personalità convivono in maniera armonica e integrata, rifiutando i pregiudizi di ordine morale, sociale e religioso.
Maria Laura Annibali è per me un’amica storica. Scandisce la nostra amicizia la data del 21 settembre, il suo compleanno, che festeggiamo con una grande festa a casa mia. Sono stata anche la sua testimone di nozze
, proprio perché sempre a lei vicina nei momenti importanti.
Grazie all’esperienza che ho maturato con lei ho potuto scrivere il mio primo saggio sul mondo lesbico: E la notte non rimasero divise. L’omosessualità femminile in Italia (Mursia, 1997).
Già adulta, dopo 23 anni di convivenza lasciò la sua compagna storica, L., e si domandò dove poter conoscere un’altra fidanzata. Decidemmo, dunque, di esplorare insieme il mondo lesbico romano, andando in locali dedicati alle donne, in discoteche e partecipando al suo primo Gay Pride. Da allora gode della mia stima, perché ha saputo diventare una donna profondamente autonoma dal punto di vista affettivo, intellettuale, politico e personale.
Da sempre affascinata dal cinema e dalla regìa, Maria Laura ha realizzato due bellissimi documentari, pietre miliari del lesbismo italiano: L’altra altra metà del cielo e L’altra altra metà del cielo… continua.
Si è dedicata con passione al volontariato: dagli animali all’archeologia, dai poveri alla militanza nel movimento femminista e LGBTI. È stata presente nelle scuole e nelle università italiane per educare contro l’omofobia e il bullismo omofobico.
Maria Laura è un esempio per tutte le donne, poiché ha saputo rimettersi in gioco – e lo fa tuttora – e perché è riuscita ad affermarsi e a fiorire sotto tanti punti di vista, fino al coronamento del suo amore con Lidia.
È una donna che lotta per difendere non solo se stessa, ma l’intera comunità LGBTI in Italia. Ha condotto per anni gruppi di autocoscienza, è stata Garante della Consulta Femminile per le Pari Opportunità della Regione Lazio, è diventata uno storico membro del direttivo dell’Associazione Di’ Gay Project, di cui ora è presidente.
È piena di energia, di curiosità e di voglia di fare. Mai arresa e mai si arrenderà. Ha combattuto con coraggio i pregiudizi dal profondo di sé per diventare quella donna libera e appassionata della vita che è oggi.
Edda Billi, conosciuta grazie a Maria Laura Annibali, è per me uno straordinario esempio di forza e determinazione, fascino ed energia, acume e lucidità. È una donna dalla spiccata sensibilità, una poeta, un’amante delle donne e della natura che si è sempre rivolta al mondo femminile con sguardo intelligente, vivace e, soprattutto, autonomo.
Edda Billi è una lesbo femminista, come ama definirsi. Ha amato le donne per la loro più profonda essenza. Ha fondato per loro la Casa Internazionale delle Donne a Roma, ha partecipato per anni al Collettivo femminista di via Pompeo Magno, è diventata Presidente dell’AFFI (Associazione Federativa Femminista Internazionale).
In anni di paura e diffidenza ha saputo essere un punto di riferimento per molte donne e le ha incoraggiate a lottare non solo per i loro bisogni, ma per i loro desideri, come lei ama dire, affinché si potessero liberare da quella società maschilista e machista che le intrappolava. Edda non si è mai vergognata di essere lesbica e anche in questo modo ha espresso il suo coraggio.
Dotata di eccezionale caparbietà, continua a lottare contro l’omologazione femminile e per l’idea di sorellanza per cui si è spesa. È sempre un piacere ascoltarla durante i suoi interventi.
Se oggi la parola lesbismo in Italia ha perso la carica negativa che l’ha segnata per troppo tempo, lo dobbiamo anche a Edda Billi.
Noi diciamo che un mondo diverso può esserci, ne abbiamo intravisto i barlumi, sta a noi, quelle che lo hanno capito, non arrendersi mai
, ha detto Edda e questo vale anche per me, grazie ai suoi insegnamenti.
L’amazzone toscana,
di Danilo Gattai
Un cuore d’amazzone nella Follonica degli anni Quaranta non era stato sedotto, come l’omerica Pentesilea, da un Achille che la trafiggeva a morte nell’istante in cui si innamorava. Edda Billi saliva invece sulla macchina della donna che amava e se ne andava via.
Come frecce scoccate da un arco che impugna sin da giovanissima, alcune sue parole attraversano la mia memoria: "(…) L’altrove va raggiunto per liberarci dalla legge del padre, unidirezionale, assoluta, monosessuata e dalla legge della madre succuba, ancella del patriarcato, quella stessa che lo supporta e lo nutre. Il patriarcato non è neppure moribondo."
Quell’arco non si sarebbe mai abbassato davanti a nessuna voce grossa del maschile di turno, nei diversi decenni che l’hanno vista militante lesbo femminista, esponente del circolo Pompeo Magno, presidente dell’AFFI (Associazione Federativa Femminista Internazionale) e decana della Casa Internazionale delle Donne. Quando per l’otto marzo 2012 la invitai insieme a Paola Mastrangeli al Teatro Di Documenti per il dibattito Due femministe da sfogliare, che le vedeva protagoniste, stavo per scrivere nella nota biografica che avrebbe completato la locandina: "presidentessa dell’AFFI", ma lei mi disse: "Amore, attento! Si usa il participio: presidente e non presidentessa; la desinenza essa è dispregiativa!"
Ebbene, Edda Billi mi aveva dato una lezione, tanto che da allora, entrando nelle mie classi di teatro e di arte, non avrei inglobato distrattamente nel saluto "Buongiorno ragazzi!" il genere femminile, né mi sarei rivolto agli studenti e alle studentesse ma, casomai, agli studenti e alle studenti. Se un residuo di maschilismo c’era anche in me, che ero pure così attento, lei l’aveva trafitto. Credo che questo aneddoto dia senso a colei che con altre donne ha desiderato e sognato l’uguaglianza per la quale ha lottato anche a costo di farsi separatista, adottando proprio l’atteggiamento di quel mondo maschilista che avversa, anche se tiene sempre a dire: Il separatismo era un mezzo e non un fine!
In quell’occasione vissuta insieme, Edda ha contribuito a farmi realizzare un gesto contro l’omologazione solo per avermi dato modo di rivolgermi a una donna con la parola del dizionario più adatta a lei.
Ricordo ancora quella volta in cui la giornalista Bianca Berlinguer disse di sé: Sono il direttore del tg 3!
Quanto mi suonava strana quella frase, eppure Edda Billi, instancabilmente, come già aveva fatto migliaia di volte, mi disse: «Non stupirti, le dà forza quell’appellarsi al maschile!» ed era, quella, un’altra freccia scagliata a favore della comprensione.
Sembrerebbe un retaggio dello stesso maschilismo stupirsi del fatto che tanta energia possa sgorgare da un corpo magro e quasi esile, per nulla intaccato, nelle sue ottantaquattro primavere, da una realtà che non è quella per cui lei stessa ha lottato. «Ricordati Danilo», mi fece, tenendomi per un braccio fuori dal teatro, alla fine di quel dibattito, «i diritti acquisiti non sono tali per sempre. Purtroppo vanno sempre difesi e anche riconquistati!»
Forse a tratti è un po’ sgomenta, la guerriera che dalla collina della sorellanza allunga lo sguardo sulla valle sotto di sé e vede le tante nipotine – le giovani di oggi – risucchiate nell’ovvio della mercificazione e nella violenza che continuano a subire da padri, fratelli, compagni, mariti, figli, datori di lavoro, politici, capi religiosi e sconosciuti. L’atavico rito della prevaricazione si rinnova, ma l’amazzone