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PANTA REI. Tutto scorre sul filo di qualche ricordo
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E-book243 pagine2 ore

PANTA REI. Tutto scorre sul filo di qualche ricordo

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Info su questo ebook

Racconti, poesie, ricordi, incontri e stralci di diario sono inseriti in questo percorso di vita autobiografico. Il tutto è intramezzato dal pensiero filosofico di Eraclito. E’ l’universo che cambia e che ci fa essere sempre diversi, sempre nuovi davanti a noi stessi. Panta rei: tutto scorre e la vita è un continuo divenire e fluire.

Tre sono le cose che ci salvano: il presente, il pensiero e il ricordo. Il presente è fondamentale per vivere, è l’unica realtà concreta, sempre mutevole, il pensiero esprime tutto di noi, il ricordo ci permette di ripercorrere i tempi passati con la consapevolezza dell’oggi e della realtà in continuo cambiamento.
LinguaItaliano
Data di uscita22 nov 2019
ISBN9788831644211
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    Anteprima del libro

    PANTA REI. Tutto scorre sul filo di qualche ricordo - Bruna Tamburrini

    B.T.

    Premessa

    Scrivo per me stessa, per il bisogno che ho di mettere su di un foglio (in questo caso il computer) i miei pensieri. Non mi interessa il successo e non mi interessa il plauso degli altri. Naturalmente se qualche lettore dai miei scritti dovesse provare emozioni non potrei che esserne felice, perché la scrittura si pone sempre in relazione con l’altro, pur venendo dal profondo dell’animo dell’autore. Scrivo per non disperdere al vento i momenti di vita, sempre diversi e mutevoli. Tutto ciò che noi sentiamo e viviamo serve per costruire il futuro dei nostri figli e delle persone che verranno.

    La scrittura esiste per essere letta.

    Diceva Umberto Eco che nella scrittura esistono due regole vere: leggere tanto e scrivere tanto. "Chi non legge, a 70 anni - sosteneva - avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5.000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito … perché la lettura è un’immortalità all’indietro".

    Aggiungo io: allargare gli orizzonti con la lettura significa anche amare se stessi e gli altri. La scrittura, invece, serve ad entrare dentro di noi per comunicare idee, sensazioni, gioie e dolori.

    In questo lavoro ho semplicemente raccolto diversi miei scritti e ricordi che vanno dagli anni Settanta/Ottanta ad oggi. Il mondo da allora è cambiato, è stato un divenire continuo, come direbbe Eraclito, le problematiche ora sono diverse, anche i sentimenti si sono modificati. Io sono cambiata. Con la tecnologia abbiamo acquisito nuove conoscenze e potenzialità. Tutte cose che negli anni Ottanta non c’erano.

    Il libro si articola in racconti, poesie, lettere, ricordi, incontri e uno stralcio originale di diario. Tutto ciò che viene raccontato parte dalla realtà vissuta, anche se trasfigurata dalla fantasia e dalla mistificazione letteraria.

    In pratica dalla lettura si apre un mondo  che comprende sentimenti,  rapporti con persone ed animali, il tutto in una cornice che richiama lo scorrere del tempo.

    Perché il riferimento ad Eraclito?

    A mio avviso Eraclito è molto attuale  nel bene e nel male ed è vicino al pensiero della nostra società.

    Per questo filosofo il vero protagonista è il tempo. Ciò che esiste veramente è sempre il presente con il quale io ricordo il passato ed ipotizzo il futuro. I principali riferimenti alla sua filosofia fanno da collante al lavoro. Devo precisare che non condivido tutto il pensiero di questo importante e riscoperto filosofo, ma il concetto principale del divenire e la teoria dei contrari mi avvicinano molto a lui e mi fanno riflettere.

    Il suo pensiero è affidato al logos, vale a dire alla ragione (definita logos) che determina il tutto e senza la quale non ci potrebbe essere equilibrio dopo il contrasto. A dir la verità io penso, invece,  che la società di oggi sia basata più sull’istinto che sul logos (come auspicava a suo tempo Eraclito), un istinto a volte bestiale.

    Per quel che mi riguarda io non saprei vivere senza l’immaginazione che considero più importante della razionalità.

    Panta rei: tutto scorre  e così la mia vita …

    In campagna si viveva benissimo, ero all’aria aperta, giocavo con l’erba, con i sassi, con un pallone di carta, con le bambole fatte da me, ma poi i miei decisero di andare in città e così mi ritrovai in un paesino insieme ai miei zii e a due cuginetti gemelli. Giocavo a nascondino e amavo andare in bicicletta, sempre all’aria aperta con le compagne, vivevo in una cucina buia nel sotterraneo di una casa e con qualche topo di passaggio. Prima comunione da sola a Loreto con poche persone e festa di carnevale vestita una volta da indiana e una volta da ballerina. Mi sentivo buffa e anche ridicola. Poi la mia famiglia cambiò paese di nuovo ed allora la casa divenne tutta mia, la prima era grande ed antica, la seconda molto piccola. Ero sola, ma anche lì giocavo per strada e continuavo ad andare in bicicletta. Cambiammo di nuovo casa, decisamente più accogliente. In tutto tre abitazioni nell’arco di pochi anni. Volevo fare la ballerina e andavo sulle punte per esercitarmi. Ma ecco le Magistrali in un paese vicino, abitavo con Sandrina che amavo come una mamma. Ero brava a scuola e lo studio mi piaceva.

    Finite le magistrali arriva Urbino negli anni Settanta in pieno ’68. Conosco Dino, ovvero Cataldo, mio marito. Ci sposiamo: Vuoi ricevere come sposo il qui presente Cataldo Sforza? Si Vuoi ricevere come sposa la qui presente Bruna Tamburrini? Si. Fatto. Il tutto nella sacrestia della chiesa del mio paese, senza fiori, senza niente e senza comunione. Cinque minuti. Pranzo a Corato in Puglia: gli invitati con la corriera e noi in una macchina a parte. Rottura della nostra macchina prima del casello di Trani. Bestemmie! Grande festa di matrimonio con canti e balli. Felicità!

    Ritorno a Jesolo dove lavoravamo come insegnanti di Lettere. All’inizio lavoravo in una scuola superiore, poi alle medie e in diverse scuole. Prima figlia: Francesca. Grande emozione, la prima volta è sempre la prima volta! Trasferimento  nel mio paese nelle Marche.

    Seconda figlia: Giulia. Altra bella emozione! Due bambine e la scuola, lavoro a non finire con l’aiuto di mio padre e mia madre. Impegno molto a scuola e grandi soddisfazioni. Altro figlio: Carlo. Cinque mesi a letto per minaccia di aborto. Altra grande e bella emozione! Vita sempre più complicata con tre bambini giocherelloni. Francesca saliva sopra i mobili, Giulia gattonava e Carlo dormiva nella culletta. Io facevo la maglia e andavo a scuola di cucito. Ogni tanto scrivevo poesie e dipingevo. Facevo di tutto in mezzo ad un caos incredibile. Tanti carnevali e tante torte colorate! A scuola come insegnante sempre molto impegnata, facevo teatro e mi divertivo, ma ecco arrivare  anche momenti di depressione superati con l’aiuto di tutti.

    La musica per Giulia e Francesca fu un lieto evento, rispettivamente violino e pianoforte, poi ginnastica ritmica per tanti anni.

    Nell’anno 1994 Dino viene eletto sindaco del paese per due legislature. All’improvviso divento la First Lady!

    I bambini crescevano, si facevano grandi, cresime e comunioni, poi le superiori, Liceo Scientifico per tutti, infine l’università: Medicina per Giulia, Veterinaria per Francesca e Giurisprudenza per Carlo. Passaggio mio alla scuola superiore: un anno all’Ipsia e poi, fino alla fine, nel mio amatissimo Istituto Montani di Fermo, nel Triennio. Continuo i miei grandi studi sulla letteratura, argomento della mia specializzazione. Io intanto comincio a conoscere ambienti in ambito letterario in tutta Italia, partecipo ai cenacoli e scrivo sui giornali, anche internazionali. Nel 2002 Ricevo l’onorificenza Honoris Causa per la poesia e diffusione della cultura in Europa dalla città di Sutri (Viterbo). Divento a tutti gli effetti scrittrice ed anche  pittrice. A proposito, questo amatissimo hobby non l’ho mai lasciato. Cominciano a invitarmi a mettere i miei quadri sulle copertine dei libri, infatti il Cenacolo Europeo Poeti nella società diffonde le mie pitture sull’omonima rivista e sui libri di poesia degli autori contemporanei. Scrivo libri, partecipo per caso a dei concorsi e  ricevo dei premi nazionali ed internazionali, quasi sempre primi posti, grandi riconoscimenti e pubblicazioni su importanti giornali letterari. Ho un sito web.

    Si laurea per prima Francesca, poi Giulia e infine Carlo. Fotografie per l’occorrenza.

    Anno 2009: mio padre non c’è più. Tristezza, finisce un mondo. Scrivo il libro Un mucchio di ricordi in un album di fotografie in memoria di mio padre.

    Anno 2012: vado in pensione, termina un altro periodo   e mi dedico ancor più ai miei hobby. E’ in pensione anche Dino dall’anno precedente. Il 16 novembre del 2014 nasce Tommaso, figlio di Antonella mia cugina. Nel 2016 ricevo il premio alla carriera dalla città di Brusciano (NA) in occasione della X edizione Brusciano in Europa. Felicità! Nel 2018 dalla mia scuola Il Montani ricevo un importante riconoscimento culturale in memoria del grande Prof. Marcello Seta. Wow!

    Sono molto attiva nei social  con tante pagine e con un Salotto Artistico Letterario da me gestito. Intanto Francesca vive con Fabrizio, Giulia con Diego e Carlo per ora sta qui con me, ma presto prenderà il volo.

    23 gennaio 2018: nasce la prima nipotina Beatrice, figlia di Francesca.

    5 dicembre 2018: nasce Leonardo, il mio secondo nipotino."

    Sono nonna! Panta rei!  Tutto scorre!

    Il mondo che abbiamo intorno, e che è lo stesso per tutti, non lo creò nessuno degli Dei e degli uomini, ma fu, è, e sempre sarà FUOCO vivente. Un bel fuoco che divampa e si spegne secondo misura. (Eraclito)

    Senza conoscerlo Eraclito ha ipotizzato il big bang!

    "La via in salita e la via in discesa sono un'unica via"

    (Eraclito)

    Anni …

    DIVINA TOLERANTIA

    (Racconto)

    (E’ la storia metaforica, scherzosa ed immaginaria, della  mia esperienza di insegnante in una scuola media parafrasando la Divina Commedia di Dante Alighieri)

    (Questo racconto è stato premiato nel prestigioso concorso Artistico- Letterario Internazionale della città di Avellino - XXXI edizione -  nella sezione inediti). 

    Ero sola ed impaziente di entrare per quella porticina laterale che, dopo una serie di scale, mi avrebbe portato nella scuola di una cittadina di una parte dell’Italia, una scuola in cui ancora insegnavano eminenti professori di un tempo, vale a dire quelli di vecchio stampo. Era mattina ed una strana foschia aleggiava in quella giornata autunnale. Uno strano venticello accompagnava l’aria un po’ umida e per terra c’erano le foglie gialle che cominciavano a cadere aritmicamente dai rami delle piante che abbellivano il viale ed il grande giardino antistante.  La porticina era piccola, di un marrone scuro e un po’ malmessa, era sempre stata così, da tanto tempo.  Scelsi di entrare da quella porta perché era da lì che  entravano molti miei colleghi, dopo aver lasciato la macchina nello spiazzale antistante. Varcai la soglia ed ero un po’ titubante, salii le scale a chiocciola che mi avrebbero portato nel primo piano, quando, all’improvviso, vidi venirmi incontro un’insegnante che poi mi disse di chiamarsi Maria Luisa e di essere un’insegnante di sostegno. Avrebbe dovuto sostenermi nel mio primo cammino e avrebbe dovuto fare da guida  al mio felice (o infelice) ingresso in quella scuola.

    Mi prese per mano, con la pazienza che contraddistingueva il suo carattere e …

    - Ciao, vieni - mi disse - entra insieme a me, sarò io a farti da guida, potresti perderti, hai bisogno di un sostegno sicuro in questo tuo difficile e pericoloso cammino.

    Mi prese per mano ed io, ancora più spaventata, mi avviai con un certo timore. Era strano il presentimento che provavo, il sesto senso mi funzionava più degli altri sensi ed impulsi negativi, con sensazioni di disagio e di vomito mi colpivano da tutte le parti. Ma ancora  non sapevo ancora cosa avrei trovato in quell’ambiente! Era sogno o realtà? Erano sicuramente presentimenti. La mia fedele guida mi condusse fino al termine delle scale e, a fatica, riuscii a salirle perché avevo il cuore in subbuglio, un po’ per la paura, un po’ per l’emozione!

    Col fiato in gola arrivai alla fine delle scale. La mia guida mi consigliò di fare silenzio, in quella scuola conveniva non parlare. Tutti potevano sentire, anche le pareti stranamente personificate sentivano, anche le piante (e ce n’erano tante, tantissime!). Tutti stavano ad origliare. La meglio parola è quella che non si dice: mi ricordai di un vecchio proverbio siciliano. Mi ripromisi quindi di stare per lo più zitta e di muovere gli occhi per guardare, ma  sempre senza farmene accorgere. Avevo assunto un aspetto impassibile, spersonalizzato, freddo e distaccato. Dopo avermi dato questi consigli, la mia guida mi fece strada, calma come non mai. Aprì

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