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Due mani due ali: Intervista straordinaria a un arcangelo
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E-book232 pagine4 ore

Due mani due ali: Intervista straordinaria a un arcangelo

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Info su questo ebook

Un’eccezionale rivelazione sul senso della vita e della morte. Sul perché vivere, perché morire. Si tratta di un’intervista fatta durante sessioni di channelling, che affronta i temi delle antiche e profonde istanze esistenziali dell’uomo. L’intervista tocca argomenti universali come: Chi sono gli angeli? Come nascono? A cosa servono? Chi è Dio? Chi è lo spirito guida? Tutti lo abbiamo? Qual è il suo compito? Cos’è l’anima? Come nasce? A che cosa serve? Dov’è? Esiste il destino? E la reincarnazione? A cosa serve reincarnarsi? Ma il senso della vita qual è? L’amore, il grande motore della nostra vita, nei i suoi tanti aspetti (positivi e negativi) che funzione ha, e quali benefici porta? Il bene e il male, l’eterno dualismo con cui l’uomo si confronta in ogni istante della sua esistenza terrena: cosa dobbiamo e possiamo sapere? Perdonare fa bene ed è saggio… ma come arrivarci? Perdonare guarisce? Nascita e morte: cosa avviene in quei momenti? Come dobbiamo confrontarci con la morte? Dove andiamo quando moriamo? Cosa diventiamo e cosa rimane di noi dopo la morte? Perché morire nella sofferenza, nella malattia, prematuramente o per morte improvvisa? Dopo la morte del corpo c’è ancora vita? Aborto, suicidio, eutanasia, sepoltura o cremazione: cos’è giusto fare, come vanno interpretati e quali effetti producono? Siamo soli nell’universo? Esistono altri mondi e altri livelli di vita?
LinguaItaliano
Data di uscita7 nov 2013
ISBN9788827223611
Due mani due ali: Intervista straordinaria a un arcangelo
Autore

Anna Tamburini Torre

Giornalista, è nata a Torino, città in cui vive e lavora. Ha diretto periodici e collaborato con testate nazionali e internazionali. Studiosa e ricercatrice del mondo immateriale, da oltre un decennio è docente nel corso di Psicologia all’Università della Terza Età. Partecipa a conferenze, eventi, trasmissioni televisive e radiofoniche. È master reiki, counselor e spiritual coach.

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    Due mani due ali - Anna Tamburini Torre

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    due Mani due Ali

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    Intervista straordinaria a un Arcangelo

    Anna Tamburini Torre

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    Copyright

    Due Mani due Ali, intervista straordinaria a un Arcangelo

    di Anna Tamburini Torre

    Foto di copertina di Matteo Borzone

    ISBN 978-88-272-2361-1

    Prima edizione digitale 2013

    © Copyright 2013 by Edizioni Mediterranee

    Via Flaminia, 109 - 00196 Roma

    www.edizionimediterranee.net

    Versione digitale realizzata da Volume Edizioni srl - Roma

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    Dedica

    Agli Angeli del cielo che hanno scelto la mia anima per assegnarle il compito di scrivere questo libro.

    Al mio Spirito guida e all’Angelo Custode, amici fedeli di questa vita.

    A Candida e Ivo, miei amati genitori.

    Ai miei adorati figli Thanai e Igor.

    A Michele, compagno indimenticabile, marito innamorato e grande maestro di giornalismo.

    A Francesco e alla sua anima che ha svolto un compito diverso dal mio.

    A tutti quelli che mi amano, che mi hanno amata e che mi ameranno.

    A tutti quelli che non sanno amare.

    Al mondo in cui vivo. Alle nostre vite... alle nostre anime!

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    Introduzione...la mia!

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    "Perché vivere? Perché morire?. Da sempre l’uomo continua a ripetere questa domanda a se stesso e all’universo, senza mai trovare una risposta appagante. Senza mai trovare un approdo che gli dia pace. Quella pace che ristora, irrobustisce e rende accettabili le tante fatiche di vivere, le ansie, le paure! Da sempre le risposte e i dubbi continuano a fluttuare nelle profondità dell’inesplorabile, destinati a rimanere prigionieri del nostro limite terreno. Da sempre consumiamo le nostre vite terrene in una dimensione che amplifica e ripete come un mantra insaziabili istanze esistenziali: Ma io chi sono? Cosa sono? Perché sono nato? A cosa serve vivere? E dopo? Dopo la vita cosa c’è? Cosa c’è dopo la morte? Quando avrò consumato tutti i miei giorni cosa troverò? Il nulla, il vuoto universale, oppure un’altra dimensione, un’altra vita... il Tutto? Perché vivere per poi morire? Perché morire? Ma qual è il vero senso della vita e della morte?".

    La nostra mente si avvita da millenni intorno a queste domande e per trovare risposte scandaglia percorsi che spaziano dalla terra al cielo. La nostra mente immagina. Costruisce paradigmi. Crea grandi illusioni. Azzarda. Qualche volta tenta di espandere i confini per spingersi oltre al verificabile, ma certezze non ne ha! Se riesce a fare atto di umiltà, e riconoscere i propri limiti, lo ammette! Ma spesso preferisce rimanere arroccata sulle sue convinzioni, e quindi insiste nel negare tutto ciò che non vede, non conosce o non capisce. Sta di fatto che quando pensiamo alla fine della nostra vita rimaniamo tutti appesi all’incognita dell’ultimo respiro, là dove la nostra mente è costretta a capitolare e consegnarsi a ciò che non sa! A ciò che non conosce! Quanti di noi vorrebbero trovare risposta e saperne di più sul tormentone esistenziale del: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo? Tutti... o quasi tutti!

    Bene, adesso vi racconto una storia straordinaria ed eccezionale che ho iniziato a vivere pochi giorni prima del mio cinquantesimo compleanno. Un’affascinante avventura che potrebbe finalmente dare una risposta alle istanze esistenziali dell’uomo. Uno splendido regalo che la vita mi ha fatto, da condividere con te che stai leggendo le mie parole, e con tutti noi, comuni mortali abitanti di questo nostro pianeta! Ciò che leggerete dopo la mia introduzione è una lunga intervista. Io la chiamo il giornalibro: un’intervista pubblicata con la veste editoriale di un libro. Un lungo virgolettato, per dirla in giornalese, in cui scoprire lentamente, pagina dopo pagina, il vero senso della vita e della morte. Un’intervista straordinaria, strepitosa, dal contenuto unico ed eccezionale, fatta a una entità altrettanto straordinaria! Insomma avrete già capito che non si parlerà di quisquiglie e pinzillacchere, come avrebbe detto il grande Totò, ma di faccende che ci riguardano da vicino... molto vicino! Preparatevi!

    Prima di lasciarvi all’intervista voglio però aprire una necessaria parentesi: il racconto di un po’ di me, per aiutarvi a entrare più consapevolmente nell’avventura che ho vissuto, e condurvi all’origine della storia.

    Con il mio lavoro ho intervistato tante persone. Capi di Stato, premi Nobel, grandi registi, artisti, attori, cantanti, industriali, stilisti, creativi, personaggi del mondo sportivo, politici, giornalisti, intellettuali. Ma non mi sarei mai aspettata che la vita, qualche anno dopo la morte di mio marito, e alle soglie del cinquantesimo genetliaco, mi avrebbe riservato un’opportunità così rara e speciale: intervistare un Arcangelo! Certo, a un giornalista, dopo aver intervistato i grandi della terra, per scrivere qualcosa di nuovo che esuli dalla normalità non resta che salire di livello e passare ai piani superiori, intendo... non della terra! E a ben vedere penso proprio che un’opportunità come la mia rappresenti il massimo a cui possa aspirare chi fa questo lavoro: un salto in cielo – si fa per dire! – a incontrare e intervistare personaggi fuori dall’ordinario, e poi giù sulla terra a raccontare le ultime news! Insomma, come capirete leggendo, è stato proprio un gran bel regalo di compleanno! Impegnativo, ma straordinariamente coinvolgente. Un regalo che vale una vita... la mia! E spero anche quella di tanti altri: la vita di chi vorrà e saprà fare tesoro delle preziosissime dichiarazioni che questo nostro Fratello del cielo mi ha concesso di raccogliere, per trasmetterle a tutti noi.

    Ci sono cose nella vita che non avvengono per caso. Arrivano a un certo punto del nostro percorso. Né prima, né dopo... ma adesso! Avvenimenti che non sempre riusciamo a interpretare, a riconoscere nella loro vera funzione, nell’utilità e nel senso. Non ci accorgiamo cioè che possono essere frammenti, punti di fuga o particolari importanti di un grande disegno. Il presente è sempre così sovrastante, non concede spazio ad altro, prende e nasconde tutto, ed è solo lasciando camminare il tempo che si svela ai nostri occhi il vero significato delle esperienze, il perché degli accadimenti, il senso della vita... della nostra vita! Ma veniamo ai fatti, alla mia, anzi alla nostra storia.

    Nell’estate del 2001 Aurora, un’amica torinese che con il suo Centro si occupava di meditazione e ricerca spirituale, mi chiede di conoscere Francesco, un giovane che da poco tempo, e con molta apprensione, aveva iniziato a vivere l’esperienza della trance profonda, canalizzando un’entità angelica, che ancora non sapeva appartenesse alla schiera degli Arcangeli! Accetto di buon grado e fisso una data per incontrarlo. Lo studio del lato invisibile dell’uomo e della vita, dalla psiche all’universo, dalla mente allo spirito, mi ha sempre affascinata e ancora oggi continuo a fare ricerca sul fronte della dimensione immateriale. Un percorso che mi ha permesso di conoscere tante persone un po’ speciali! A questo va aggiunto che il rapporto con il mondo dell’invisibile mi accompagna da sempre. Già dall’infanzia infatti mi succedeva di percepire presenze, campi energetici. Sentivo fruscii, spostamenti d’aria, fonti di calore. Mi spaventavo, e non avevo il coraggio di parlarne con nessuno. Ogni tanto lasciavo mia madre un po’ confusa e interdetta con i miei "Perché sono qui e non lassù?, mentre puntavo il dito verso il cielo. Oppure mi scappava qualche Io non devo stare qua, devo stare lassù, con gli angioletti!. Io ti guardavo e pensavo di averti fatta un po’ diversa – diceva mia madre – perché ti avevo partorita a trentacinque anni: un’età piuttosto ‘avanti’ per quei tempi!". E ancora si stupiva nel raccontarmelo quando eravamo entrambe madri.

    Ho sempre convissuto con queste mie percezioni. Condizione per niente facile e molto scomoda soprattutto quando sei piccola, non sai cosa ti stia succedendo, e non sei in grado di amministrare certi fenomeni. Sai solo di essere molto sensibile e ti vedi così diversa dagli altri! Tanto diversa. Diversa, e soprattutto più debole! Per anni, e sino alla giovinezza, ho vissuto pensando che gli altri fossero molto più forti e più capaci di me a vivere. Con la mia sensibilità vivevo sans peau. Senza pelle! Ogni piccola ruvida cosa mi scalfiva, dandomi grande sofferanza. E Dio solo sa quanto sappiano essere efficaci nel farsi i dispetti i bambini e gli adolescenti! Un bel giorno finalmente ho smesso di soffrire perché ho capito che la mia sensibilità, il mio intuito erano un punto di forza, un valore aggiunto e non una diminutio! Ed erano anche il motivo per cui quando qualcuno aveva sofferenze affettive e dolori esistenziali, bussava alla mia porta per trovare rifugio ed aiuto.

    Planchette e scrittura medianica le ho sperimentate per un po’ di anni, nell’adolescenza e nella giovinezza. Poi ho smesso di usare strumenti e ho iniziato a studiare il mondo dell’invisibile, camminando in solitaria per tanto tempo sino a quando, timidamente, mi sono aperta al confronto con ciò che mi girava intorno. Negli anni Settanta Torino era una città laboratorio, fucina di idee, e pullulava di iniziative legate al paranormale, con personaggi curiosi, interessanti, coinvolgenti... a volte non sempre attendibili! È stato un momento entusiasmante. Grandi scambi. Incontri, tavole rotonde. Voglia di esplorare nuove frontiere. Libri. Trasmissioni radiofoniche. Tutto un fermento che gravitava intorno al mondo dello sconosciuto.

    In quegli anni, parallelamente ai percorsi nell’immateriale, nella mia vita reale mettevo su famiglia con Marco, il mio primo marito, e i miei adorati figli Thanai e Igor. Insegnavo e continuavo i miei studi in pedagogia e psicologia. Gli anni Ottanta invece sono stati anni di grandi trasformazioni e crescita che mi hanno lasciato alle spalle l’insegnamento, una separazione sofferta, gli studi universitari in psicopedagogia e una specializzazione in giornalismo e pubbliche relazioni. Un decennio in cui, seppur fortemente coinvolta nel reale, non mi sono mai allontanata dagli interessi che da sempre accompagnano la mia esistenza. Anzi proprio in quel periodo ho partecipato a tavole rotonde e trasmissioni che trattavano argomenti legati al paranormale, presentato libri che parlavano di angeli, e fatto studi nel campo delle bioenergie. Sempre in quegli anni ho iniziato a praticare la pranoterapia e ad aiutare gli altri. In poche parole il vero percorso della mia vita era già segnato ed io iniziavo a vederlo. Capivo che quella era la strada da perseguire, anche se nella quotidianità venivo chiamata a fare altro. E poi, sempre negli anni Ottanta, ho conosciuto Michele, l’uomo che ho molto amato, che ha molto amato me e i miei figli, e che ho sposato in seconde nozze. Grande maestro di giornalismo e uomo di raffinata cultura. Direttore di quotidiani, ha seminato allievi nelle redazioni dei giornali e delle televisioni italiane, ed è stato anche mio maestro di giornalismo!

    Negli anni Novanta succedono molte cose. Dalle più entusiasmanti a quelle più dolorose. Oltre a continuare a svolgere l’attività giornalistica, e a realizzare e dirigere giornali con e senza Michele, intensifico le mie ricerche nell’ambito dell’immateriale. Frequento scuole, corsi, seminari. In Italia e all’estero. Annovero ricordi molto pregnanti e significativi di quel periodo rispetto alla conoscenza e alla sperimentazione del potenziale umano. Ricordo ad esempio quando imparai a piegare le posate solo con l’uso della nostra energia, senza nessuno sforzo! Posate che conservo gelosamente e orgogliosamente nella mia torretta-studio non tanto per fare un massaggio al mio ego, quanto per testimoniare che si può fare! Che noi siamo sì materia, ma in estrema sintesi siamo energia. Energia che vibra e può cambiare intensità e stato. Che basta modificare il livello vibrazionale del nostro corpo per poter agire sul livello vibrazionale di una posata... e piegarla! Che è possibile farlo senza trucchi e senza inganno. Come è successo a me, e a tanti altri... a dispetto dei copiosi detrattori! Come dire "riflettiamo su ciò che veramente siamo": noi siamo principalmente ed essenzialmente energia, quindi vibrazione! Tutto intorno a noi e in noi non è altro che energia che vibra! Ed anche le nuove frontiere della fisica quantistica e delle neuroscienze ce lo spiegano, aprendo finalmente le nostre menti a nuovi scenari. È un registro di lettura che cambia totalmente la nostra prospettiva esistenziale... e non è certo una questione di poco conto! Ma andiamo avanti.

    Come dicevo, negli anni Novanta succedono anche fatti molto dolorosi. E qui veniamo al dunque. Nel pomeriggio inoltrato del 4 marzo 1997 io e Michele siamo in macchina, alle porte di Torino, di ritorno da Cuneo dove lui aveva tenuto una lezione di giornalismo a un’affollata platea di giovani studenti, riuniti in aula magna. Durante quel viaggio di ritorno la vita ci ha regalato una manciata di minuti, di una dolcezza infinita. Entrambi inconsapevoli dell’indesiderabile e violento abbandono che stava per compiersi. Quei minuti sono stati le ultime righe della nostra storia d’amore su questa terra. Tutto è avvenuto sotto la guida di una regia magistrale, ed il disegno di vita di Michele si è compiuto definitivamente in modo tenero e struggente.

    Quel pomeriggio il tiepido sole, ormai al confine tra l’inverno e la primavera, si preparava a tramontare dietro il sipario dell’arco alpino. Senza fretta, viaggiavamo in autostrada verso la nostra casa torinese. Non sapevo che quelli sarebbero stati gli ultimi minuti della mia vita con Michele, ma ho detto e fatto tutto ciò che avrei detto e fatto se avessi saputo a cosa stavo andando incontro. Durante il viaggio, inconsapevolmente, ho iniziato a tirare le somme della vita di Michele, prendendo spunto da quel che aveva raccontato durante la lezione in aula magna. La sua è stata una vita spesa per il giornalismo. Era un uomo profondamente innamorato della sua professione. Mi diceva sempre Nella vita ho avuto due grandi amori: i giornali e te, che sei il mio sole!. E ha vissuto sempre con molta passione il suo tempo.

    Sei stato bravo nella tua vita!, ho iniziato a dirgli mentre guidavo. Ma ti rendi conto di quante cose belle e importanti hai fatto con il tuo lavoro? In fondo la vita che cos’è se non un lungo respiro? Inspiriamo quando nasciamo, espiriamo quando moriamo. E durante questo lungo respiro dovremmo essere capaci di costruire un’opera d’arte... ma non tutti ci riescono. Tu invece ci sei riuscito! Bravo. Sei stato bravo!.

    Dopo aver tirato la riga e fatto la somma ho continuato a filosofeggiare sull’esistenza, e senza saperlo ho iniziato a prepararlo al grande distacco. "Guarda Michele, non è incantevole questo sole che inizia a tramontare dietro il Monviso? Se lo guardi bene il Monviso sembra una supplica, assomiglia a due mani che pregano con la punta delle dita rivolte verso il cielo! Noi siamo qui su questa autostrada. La montagna è lì, davanti a noi, ma è più alta di noi. E sopra di lei c’è qualcosa di ancora più alto. Questo dovrebbe farci riflettere, vero?

    Nell’universo esiste un ordine, una successione di livelli, una gerarchia. Noi siamo solo una piccola parte del tutto, e siamo in basso! Il grande è fuori e sopra di noi. Se vogliamo vivere in equilibrio dovremmo essere consapevoli di quel che siamo. Capire a che punto siamo nella gerarchia dell’universo. Diversamente vivremo sempre da dannati, con i nostri grandi ego a caccia di poltrone in cui farli sprofondare. Non credi?. A quel punto Michele si è voltato a guardarmi e ha detto le sue ultime parole: Ma come fai ad essere così brava!. E ha messo la sua mano sulla mia che era appoggiata sul cambio, intrecciando forte le sue dita con le mie. Senza saperlo con quel suo gesto d’amore ha voluto proteggermi per l’ultima volta, quasi a volermi difendere da quell’uragano di sofferenza che mi stava per travolgere e che lui stesso stava per scatenare su di me. Siamo rimasti così, in silenzio per un po’, mentre in sottofondo Lucio Dalla cantava Vieni, vieni, spirito di luce ad illustrare le cose che Lui ha detto a noi": un brano e un testo così anomali rispetto al resto del CD. Se ben ricordo era un canto gregoriano! Un’atmosfera molto surreale ed eterea che si stava manifestando mentre, fuori, l’ultima lama di luce scompariva lentamente dietro il profilo di due mani che pregano. In quel momento il cielo ha trattenuto il respiro. Il tempo si è fermato. Sembrava che il giorno non volesse cedere il passo alla notte. Ho guardato il cielo e ho mormorato: "Mio Dio Michele, che spettacolo incantevole!. Contemporaneamente però ho sentito tuonare dentro di me: Sì, incantevole, ma atroce! Sembra il tramonto della vita!. Pochi istanti dopo, mentre ero ferma in coda al primo semaforo di ingresso cittadino, vedo Michele che inizia a stare male! Vedo le sue braccia che si contraggono al petto. Sento subito che sta per succedere qualcosa di atroce. Inizio a suonare disperatamente il clacson per farmi aprire un varco tra le macchine. Capisco che non posso arrivare all’ospedale più vicino e decido di andare sul piazzale del distributore di benzina che c’è subito dopo il semaforo. Scendo e dico al benzinaio di chiamare l’ambulanza con l’unità coronarica. Mio marito sta morendo, gli urlo. L’unità coronarica. Ha capito? Deve chiamare un’ambulanza con l’unità coronarica. Mio marito ha già avuto un infarto!. Apro la portiera di Michele, cerco le pastiglie d’emergenza che portava sempre nel taschino interno della giacca. Non ci sono! Apro la borsa da lavoro. Le trovo. Riesco a mettergliele sotto la lingua. Lo abbraccio e gli dico: Michele non avere paura! Tieni duro. Non mollare. Adesso passa tutto, sta arrivando l’ambulanza. Stai tranquillo, ci sono io. Sono qui con te, ti amo! Vedrai andrà tutto bene. Michele! Michele! Micheleeee!".

    Michele se n’è andato così, guardandomi negli occhi. Tra le mie braccia, mentre gli dicevo ti amo... sul piazzale di un distributore di benzina. E come tutti i grandi è morto sul campo, dopo aver consegnato il testimone del giornalismo ai giovani, quelli in cui credeva molto, in un’aula magna di Cuneo.

    L’ambulanza è arrivata, ma il suo cuore ormai aveva smesso di battere. Dopo massicci interventi di rianimazione, quegli infaticabili Angeli della strada in divisa arancione sono miracolosamente riusciti a fargli ripartire il cuore, ma Michele non ha più ripreso conoscenza... Erano quasi le otto di sera.

    È rimasto attaccato a una macchina sino alle quattro e mezzo di mattina del giorno dopo. E poi è morto, definitivamente, per la seconda volta! E per me e i miei figli è iniziato un periodo di grande dolore, di sconvolgimento e profonda trasformazione.

    Perché vi ho raccontato tutto questo? Perché tutto ha un senso nelle nostre esistenze. Soprattutto le grandi prove! Nel tempo ho imparato che non arrivano mai per caso e a un certo punto della nostra vita. Siamo noi che non sappiamo coglierne il giusto significato, e non sappiamo usare un giusto registro di lettura degli eventi sull’asse trasversale della vita. Per me ad esempio la morte di Michele ha segnato la linea di confine tra un ciclo e l’altro, e mi ha preparata a un nuovo disegno di vita che si è concretizzato nelle pagine che state leggendo.

    In quegli anni i miei figli erano entrambi studenti universitari. Io ho impiegato molto tempo a elaborare il lutto di mio marito. Scappavo sempre da casa perché non accettavo la presenza del vuoto che Michele aveva lasciato. Per due anni, tutte le sere, ho viaggiato con la mia macchina lungo le strade delle colline torinesi per autoguarirmi. Partivo da casa, ai piedi della collina, e iniziavo il mio tour notturno. Avevo un percorso che rifacevo, anche più di una volta, ogni notte. Il movimento, l’andare per strada, era sì una fuga dalla realtà, ma nello stesso tempo mi dava l’opportunità di conquistare ogni sera qualche passo in più dentro il lungo tunnel del dolore... prima o poi sarei riuscita a vedere la luce e a venirne fuori! Avevo bisogno di superare lo shock di aver visto morire l’uomo che amavo guardandolo negli occhi, e senza

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