Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

I libri non finiscono mai: Neanche i quaderni
I libri non finiscono mai: Neanche i quaderni
I libri non finiscono mai: Neanche i quaderni
E-book105 pagine1 ora

I libri non finiscono mai: Neanche i quaderni

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

I libri portano cultura, conoscenza, approfondimento. I libri si leggono per capire, per distrarsi, per migliorarsi, per studio, per diletto, per curiosità. Chi scrive libri lo fa per essere letto, per portare il proprio pensiero, i propri sentimenti, i propri interessi, le proprie conoscenze. I libri non hanno tempo. Si leggono sia quelli di ieri che quelli di oggi. I libri sono per sempre. I diari, le note, gli appunti, invece, si scrivono per se stessi, per ricordarsi di cose vissute, per mantenere nel tempo i propri sentimenti, per fissare le proprie emozioni e le proprie esperienze. I quaderni sono privati. Forse.
LinguaItaliano
Data di uscita19 gen 2019
ISBN9788829599264
I libri non finiscono mai: Neanche i quaderni

Correlato a I libri non finiscono mai

Ebook correlati

Arti dello spettacolo per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su I libri non finiscono mai

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    I libri non finiscono mai - Andrea Cirelli

    Intro

    I libri portano cultura, conoscenza, approfondimento. I libri si leggono per capire, per distrarsi, per migliorarsi, per studio, per diletto, per curiosità. Chi scrive libri lo fa per essere letto, per portare il proprio pensiero, i propri sentimenti, i propri interessi, le proprie conoscenze. I libri non hanno tempo. Si leggono sia quelli di ieri che quelli di oggi. I libri sono per sempre. I diari, le note, gli appunti, invece, si scrivono per se stessi, per ricordarsi di cose vissute, per mantenere nel tempo i propri sentimenti, per fissare le proprie emozioni e le proprie esperienze. I quaderni sono privati. Forse.

    1. Bartali

    Il 9 giugno 1940 finisce il Giro d’Italia, vince Coppi, a Bartali il premio della montagna. Due amici, due rivali. Il giorno dopo, il 10 giugno, in piazza Venezia a Roma dal balcone si dichiara guerra. Un giorno che non doveva esistere nel calendario e che portò grandi sventure. Il 21 luglio sono nato io. I miei genitori mai avrebbero pensato che sarei nato in un periodo così difficile.

    La mia infanzia è stata accompagnata dalla guerra, ma non mi ricordo. Ora sono dunque un settantenne maturo che cerca di diventare un ottantenne passabile. Così ci definiamo noi di questa epoca che poco ha a che fare con gli anziani, definiti vecchi e dunque accettati, sopportati, ma non valorizzati; anzi spesso dimenticati.

    Non intendo però raccontare la mia storia, ma solo un episodio del mio presente che mi ha permesso di trascorrere alcuni mesi piacevoli, perché se per gli anziani il tempo è un periodo variabile di vita che dipende da cosa ci impegna e cosa ci interessa, per me è un prezioso valore da curare sempre.

    È un periodo in cui gli acciacchi mi rendono poco piacevole il trascorrere dei giorni. La testa per fortuna funziona, ancora però i ricordi rendono difficile la realtà. Ora tutto è lento. Anche i pensieri e comincio a pensare a quando non ci sarò più. Già ora non mi sento molto bene.

    Le persone, quando muoiono, non hanno più età e mantengono quegli anni in cui sono morti per tutto il tempo della vita. Così ti ricordi di molti amici che non ci sono più. Intanto però tu ci sei e ti accorgi che è faticoso fare le scale, ti svegli presto alla mattina; cammini volentieri, ma il passo non è solo lento, è incerto.

    Guardi gli altri che ricordano il camminare delle scimmie più che dell’ homo erectus; di profilo si presentano come una S. Gambe piegate sulle ginocchia, schiena curva, testa in avanti e braccia in cerca di equilibri instabili con i palmi delle mani rivolti verso l’interno.

    Quando hai passato da tempo i settant’anni in fondo subisci una trasformazione sia fisica che mentale.

    Non sei più anziano e forse non sei neppure più vecchio; per alcuni sei molto vecchio e si meravigliano che tu sia ancora in vita e in buona salute. Forse si immaginano di vivere in un mondo ideale in cui si resta giovani per sempre, ma purtroppo un giorno capiranno che le cose poi vanno in un altro modo. Il cambiamento fisico è ovviamente forse la parte più visibile a tutti. Capelli bianchi, rughe, curvo sulla schiena, mani nodose, gambe artrosiche, ma soprattutto lentezza nei movimenti.

    Eppure nella tua memoria pensi di riuscire a fare molte cose che in verità non sai più fare. Poco tempo fa correvo e giocavo a tennis, ma ora anche due passi rappresentano uno sforzo che non sempre ho voglia di fare. Tuttavia il cambiamento peggiore avviene dentro la testa, nella memoria e nei pensieri.

    Non serve più la rapidità della logica; è sostituita dal buon senso nel migliore dei casi. Noi vecchi pensiamo raramente come siamo visti dagli altri, anzi proprio non ci interessa. Non è indifferenza, è sopravvivenza; non rispondiamo a chi ci chiama. Talvolta non partecipiamo neppure a dialoghi che abbiamo vissuto molte altre volte. Ci appartiamo fisicamente e ci allontaniamo spiritualmente. Anzi, se siamo sinceri, qualche volta facciamo finta di esserci addormentati. Ma attenzione, spesso vi stiamo ascoltando. Siamo però un poco più egoisti e in fondo siamo anche meno interessati a voi. Non abbiatevene a male, in fondo un giorno capirete.

    Anche i cani talvolta si comportano così. Sembra che dormano, ma in fondo sono vigili. Appena ti alzi, lui si alza. Appena ti muovi, lui apre gli occhi. Lascia a te decidere i tempi con cui produrre le sequenze della vita. Chiede solo di rispettare le sue esigenze fisiologiche. Vengono solo traditi dalla loro coda che si muove esprimendo i loro sentimenti di gioia o di allerta. Pensate cosa succederebbe se anche noi avessimo la coda. Quanto difficile sarebbe imbrogliare.

    Invece con il falso sorriso o con una mimica facciale teatrale spesso gestiamo la nostra rappresentazione senza farci scoprire.

    Se mi sento bene, allora mi sembra di essere una persona diceva Gaber.

    Spesso leggo pagine sparse da molti libri e ascolto musica jazz dal mio Ipad in cui ho selezionato delle radio provenienti da tutto il mondo. Voci calde che mi portano al ritmo, a sensazioni belle di vita che comunque si devono affrontare con serenità.

    Il jazz ti porta lontano dalle difficoltà della vita, ti aiuta a sopravvivere in un mondo difficile. Lo senti nei toni delle voci di queste cantanti, soprattutto donne, che ti trasmettono la loro sensibilità. Rivivi storie passate che speri riprendano storie future di nuovi eroi. I had and I have a dream.

    Spesso rappresentiamo un’immagine di noi stessi e non sempre siamo noi stessi. Eppure si sta così bene quando non abbiamo preconcetti e pregiudizi, quando rappresentiamo quello che siamo. Ci aiutano le maschere che spesso (consapevolmente e inconsapevolmente) indossiamo quando presentiamo non l’io, ma il me. Pirandello ce lo ricorda.

    Nel modo in cui ci vestiamo, esprimiamo quello che vogliamo sembrare. Così ci si mette la cravatta, così l’eskimo, così i tacchi 18. Talvolta ci vestiamo come ci sentiamo. Guardare, osservare, serve per capire o quantomeno aiuta a passare il tempo guardando la gente, le persone.

    In verità anche il nostro modo di camminare segue queste indicazioni e i nostri cani si sono abituati ad avere le nostre posture. La comunicazione non verbale talvolta esprime più delle parole. Il nostro comportamento, il nostro essere, non viene sempre controllato, ma parla per noi. Il linguaggio del corpo spesso tradisce le nostre intenzioni e comunica come ci sentiamo. Anche noi siamo un segno che può essere interpretato. È un idioma dell’aspetto e simbolismo del corpo.

    Eppure abbiamo lasciato tracce durante la nostra vita. Mi è capitato di dover sistemare la casa di una persona che non la abita più. Non era morta, si era solo trasferita; ma aveva lasciato tanti ricordi, tante abitudini, tante dimenticanze trascorse.

    È una sensazione strana perché senti che stai in qualche modo invadendo una vita di un altro. Le sue carte, le sue abitudini, i suoi ricordi. Una cartolina che ti appare insignificante potrebbe essere stato un pezzo di vita fondamentale per chi l’ha conservata.

    Ti senti dentro due principi contrastanti: buttare tutto o tenere tutto. Tra questi estremi combatti

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1