Diario di un turista sessuale mancato
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Che cosa spinge un uomo maturo, sposato, padre di famiglia, a "prendersi una vacanza" scappando in Brasile da solo? La risposta scontata è che ci va a "fare il maiale", per divertirsi alla grande, non propriamente per prendere il sole o per scopi culturali o turistici.
In realtà, la fuga verso i Paesi del "turismo sessuale", la ricerca di “sesso facile” fra adulti consenzientï, diventa inevitabile, legittima, necessaria e addirittura terapeutica o salvifica se si considera che in patria il sesso non è né facile né difficile, ma letteralmente impossibile per certe categorie di uomini.
Sembra che in Italia la rivoluzione sessuale – o meglio la libertà sessuale, l’emancipazione da dogmi, divieti, sensi di colpa - non sia mai arrivata, oppure si sia diffusa solo fra i giovanissimi, una malattia dei vent’anni da cui poi si guarisce e si dimentica con l’età. Le donne e i conformisti che oggi hanno 40-50 anni sembrano essere diventati seguaci di una strana setta sessuofobica, come se un potente anestetico avesse spento in loro ogni desiderio di natura erotica.
Il problema si è particolarmente incancrenito nel nostro Paese, dove il popolo maschile non produce più poeti, santi e navigatori, ma solo repressi e sfigati.
Per chi non si adegua agli spaventosi tabù sessuali, all’astinenza perpetua e alla mortificazione del desiderio, non rimane altro che prendere l'aereo per Cuba, il Brasile, la Thailandia dove la donna è più flessibile, più spontanea, più “umana", più giovane...
Il DIARIO è ricco di illustrazioni a colori (90), di inedite osservazioni sugli usi, i costumi, l'atmosfera, la gente di Bahia, le donne... e si rivela una Guida originale, precisa e tragicomica, alle bellezze e ai piaceri di Salvador - in tutti i sensi. Un romanzo-verità, la cronaca di un tardivo apprendistato erotico.
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Anteprima del libro
Diario di un turista sessuale mancato - Anonimo ferrarese
Verrà la sorte e avrà i tuoi occhi
immagine 1Attorno a me poster e cataloghi patinati; splendide immagini di luoghi incantevoli: foreste smeraldine, paesaggi, località esotiche, spiagge tropicali, palme, tramonti sull’oceano, acque turchese… e poi, morbide, favolose ragazze-copertina che ti sorridono, invitanti, o sensuali creature in atto di emergere come ninfe perlacee da onde cristalline… Il Brasile, Rio de Janeiro, Cristo che mi accoglie a braccia aperte dall’alto del Pan di Zucchero…
Sì, avrei proprio bisogno di un po’ di dolce nella mia vita, un brivido caldo, una scossa potente che mi scagliasse fuori dal binario morto.
Questa vita è come un pacco privo di destinatario che le poste tenevano in deposito, senza aprirlo, in attesa, non sapendo cosa farsene. Me l’hanno passato, ma non ho avuto il coraggio di guardarci dentro per il timore di sciupare, per inesperienza o inettitudine, i tesori che forse conteneva. Così ho sempre rimandato in attesa dell’occasione buona, quando mi sarei sentito meritevole, maturo, pronto a godere delle promesse, dei doni che la giovinezza mi riservava. Ma quel momento non è venuto mai, ho atteso inutilmente l’equilibrio, la sicurezza, le competenze, la padronanza, la stima di sé che mi avrebbe permesso di approfittare e utilizzare al meglio le ricchezze della vita. Forse c’erano cose meravigliose dentro quel pacco, ma ora sono certamente scadute, rotte, sciupate o invecchiate, al pari di me.
Il Brasile, sì, potrebbe essere la mia ultima occasione… Se solo mia moglie fosse una stronza, una di quelle donne talmente scassapalle da farti rimpiangere di non essere gay. Allora potrei piantarla e mollare tutto senza rimorsi e anche con una certa soddisfazione: lei qua a mandare avanti la casa e io là, a Copacabana, a prendere il sole, cambiando ragazza ogni sera… Perché è questo che manca in un rapporto anche molto collaudato: il ricambio, il sangue che ti scorre nelle vene, il brivido del desiderio, quella gratificazione del tuo amor proprio che ti viene da una conquista, scoprire la passione negli occhi di lei e il gusto di soddisfarla, riprovare le emozioni di quando eri giovane, essere coccolato e accarezzato con amore…
Ma che stronzate mi vengono in mente… Roba da telenovelas… Come se io le avessi mai provate quelle emozioni… neanche quando avevo vent’anni… Sempre ai margini, sempre tetro e angosciato, fin da allora, soprattutto allora, con il mio pacco di speranze sotto il braccio, mai aperto per le solite paure, ma non ancora sciupato, con il suo nastro rosso fiammante e tutta la vita davanti
, come si dice sempre ai giovani anche se sono già spacciati.
In Brasile c’è la vita, c’è l’amore, il divertimento, il futuro…
Qui a Ferrara non c’è speranza, soprattutto se hai superato da un pezzo i 50 anni… Ma io ero già finito quando per i miei coetanei iniziava il gioco della vita. Sempre con l’autostima sotto le suole, sempre diverso: tutto mi tormenta, tutto mi deprime e poi quel retrogusto amaro che sento in ogni cosa…
Non ho amici, non ho veri legami, qui. Del resto, come si fa a entrare in confidenza con le persone, a rilassarsi e divertirsi, quando lo stare con gli altri mi dà ansia, come camminare sul filo del rasoio: da una parte il tarlo dell’invidia e il senso di inferiorità nel constatare che loro
sembrano naturalmente dotati, senza sforzo e senza impegno, di tutto ciò che a me manca, che essi sono, con irritante facilità, quel che io non potrò mai diventare; e dall’altro quel malessere da uomo senza qualità, perennemente incompiuto e insoddisfatto, quelle asprezze del mio carattere che ho sempre subito, mal sopportato, sgradite agli altri non meno che a me stesso. E in fondo a tutto, la vocina piagnucolosa del bambino incapace di superare la sua infantile inettitudine. Come può risultare piacevole un’amicizia quando non ci si sente mai alla pari
e l’invidia ti divora?
E l’amore? La più grande delle fregature... Troppa paura a lasciami andare o a tentare approcci con le ragazze, e loro non ti perdonano una timidezza che si nasconde dietro una finta indifferenza o un’apparente ostilità. In Brasile no, le donne non sono così crudeli e insensibili.
Sono loro a farsi avanti e finalmente sei tu che hai la possibilità di scegliere: un sultano, almeno una volta nella vita. La bellezza non è poi così importante, né i soldi e neppure l’età; non devi rivaleggiare con altri maschi, sempre migliori di te e sempre vincenti; non devi lottare con la sfiga e la depressione come qui, in questa città di mummie e di sfingi.
Là in Brasile si può dar sfogo alle passioni, fare quello che ti piace fare, senza doveri, senza regole, senza il ricatto dello stipendio. Seguire le proprie attitudini e non dover rendere conto a nessuno, godersi la vita, lavorare solo quando se ne ha voglia e se
si ha voglia… Già, il lavoro. Sciupi i migliori anni della tua vita nell’angosciosa ricerca di una sistemazione economica; poi, quando la trovi non sei mai soddisfatto e passi il tempo che ti resta a rimpiangere la libertà perduta.
In Sud America, invece, basta poco: quattro soldi e tiri su un chiosco su una spiaggia, oppure ti inventi una qualunque attività di servizi turistici: aiuti i tuoi connazionali a trovare una sistemazione in hotel, ad affittare un appartamento, un’auto, organizzi escursioni, gli procuri la compagnia femminile…
Sì, le ragazze… non le trovo neanche per me, figurati per gli altri… Ma in Brasile tutto può accadere, i sogni si realizzano… e poi là le donne non alzano la cresta come qui, non se la tirano, anzi, cercano proprio i turisti, anche molto maturi, per allietare il loro soggiorno… e anche se lo fanno per soldi, che importa?… contente loro che non devono lavorare e contenti noi… magari qualcuna poi si innamora davvero…
Via, via… il Brasile è la terra promessa, l’unica via di scampo. Che cosa ho da perdere? Avevo la passione per la musica, ma anche lei, come una femmina capricciosa e sensuale, mi si è negata e si lascia solo contemplare, ascoltare, ammirare, mai toccare o possedere. Avevo scoperto un modo per dare un segno della mia esistenza: scrivere, cercando di tirar fuori i miei malumori, la creatività repressa, ma la scrittura è fonte di nuovi dispiaceri anziché una valvola di sfogo, che accresce i tormenti, le fatiche, le frustrazioni. Del resto, come si può descrivere la vita che c’è li fuori dalla mia boccia di vetro o inventare storie e personaggi, quando io stesso mi sento estraneo alle loro esperienze e avrei invidia del loro stesso vivere?… Come si può dare ciò che non si possiede?… Mi sentirei paralizzato dal mio medesimo Io
che continuerebbe a non
agire dietro i miei personaggi e sotto le righe del racconto ci sarebbe solo e comunque la mia piccola bottega degli orrori…
- Eccomi da lei, signore. Scusi se l’ho fatta attendere… Le piace la proposta di Wings Tour per il Brasile?… Ho un pacchetto completo che potrebbe fare al caso suo: le cascate di Iguassu, carnevale a Rio e poi il Nord-Est, Salvador de Bahia….
Signore?…. Signore?…
immagine 2Prologo
Che cosa spinge un maturo
50enne, sposato, padre di famiglia, a prendersi una vacanza
scappando in Brasile, da solo?
La risposta scontata è che ci va a fare il maiale
, per scopare, per divertirsi alla grande e non propriamente per prendere il sole, attratto da mete culturali o turistiche.
In parte è vero. Ho deciso di fare un viaggio in Brasile mosso da tante ragioni, ma la principale risponde proprio al luogo comune secondo cui in questo enorme Paese il sesso è facile, le donne sono giovani, belle e disponibili.
Obiettivamente, considerando la cosa solo da un punto di vista molto superficiale, potrei a pieno diritto rientrare nella poco onorevole categoria dei vecchi porci bavosi che vengono qui per farsi le ventenni e un’overdose di sesso a buon mercato.
Accetto questa infamante etichetta, quella del turista sessuale, per fare alcune considerazioni in merito, a parziale difesa della categoria.
Innanzitutto, ritengo che la ricerca di sesso facile
sia legittima, naturale, necessaria e addirittura terapeutica
, per non dire salvifica
se consideriamo che qui in Italia, e in particolare a Ferrara – mia ingrata città natale –, per diretta esperienza del sottoscritto, il sesso non è facile
e neppure difficile
ma pressoché impossibile
, per un’infinità di ragioni, psicologiche, ambientali, socioculturali, ma anche (o forse soprattutto) per una forma di insofferenza, di incompatibilità caratteriale con il tipo di donna con cui si è costretti giocoforza a fare i conti nel nostro Paese quando ci si relaziona con il femminile, spinti dalla naturale necessità di amore e dalla ricerca del piacere.
Sembra che nel Bel Paese la rivoluzione sessuale – o meglio la libertà erotica, l’emancipazione da dogmi, divieti, sensi di colpa - non sia mai arrivata, oppure si sia diffusa solo fra i giovanissimi, una malattia dei vent’anni da cui poi si guarisce e si dimentica con l’età; mentre invece le donne e i conformisti della mia generazione paiono narcotizzati da una sorta di filtro dell’oblio che li ha resi seguaci inconsapevoli di una setta sessuofobica: obbediscono senza alcun segno di ribellione ai severi precetti di una controriforma sentimentale, come se un potente anestetico avesse spento in loro ogni desiderio di natura erotica.
Dietro il paravento dell’idealizzazione amorosa, della passionalità, della consacrazione dei sentimenti e delle emozioni, si nascondono spaventosi tabù sessuali, viene applicata una rigida selezione dei possibili partner e si assiste a una totale rinuncia nei confronti del piacere fine a sé stesso e dell’abbandono erotico. Nei rapporti con l’uomo, la donna matura stigmatizza e respinge recisamente quelle relazioni che non prevedano impegno
e responsabilità, solidi progetti familiari, fedeltà e monogamia, dedizione, rispetto, ecc. ecc.
Solo pochi esemplari maschili sfuggono completamente a queste severe imposizioni che rispecchiano ovviamente il preponderante modello femminile, e sono quei pochi fortunati che possiedono almeno una delle seguenti qualità: bellezza, potere, ricchezza, carisma.
Tutti gli altri uomini, chi più chi meno, sono costretti ad adeguarsi, aprendo il portafogli o a soccombere, sessualmente parlando, al modello di relazione voluto dalla donna. Coloro che non si conformano rimangono a bocca asciutta... oppure sono costretti a fuggire verso lidi esotici, a prendere l’aereo per i paradisi del sesso
dove la donna è più disponibile, più spontanea e più umana
: Cuba, il Brasile, la Thailandia, ecc.
Il problema si è particolarmente incancrenito qui in Italia, dove il popolo maschile non produce più poeti, santi e navigatori, ma solo repressi e sfigati. Negli altri Paesi raggiunti dal progresso economico e dall’emancipazione femminile le donne sono più libere ma anche più flessibili sul piano erotico-sentimentale e si concedono senza troppe storie, non avendo neanche più la preoccupazione di un’eventuale gravidanza indesiderata.
Da noi invece, in una società ancora fortemente condizionata dall’influenza moralizzatrice, dogmatica e repressiva della Chiesa, i maschi devono vedersela con un tipo di donna che subisce tuttora la retorica romantica, l’ipocrisia dei media e delle istituzioni, lo stucchevole sentimentalismo, e rischiano una forzata castità. Naturalmente, queste amare riflessioni hanno puramente una valenza personale, essendo la diretta conseguenza delle mie proprie esperienze, difficoltà, disagi e fallimenti: non valgono come regola generale o forse rappresentano l’eccezione che conferma la regola. Ciò non toglie che al giorno d’oggi le relazioni uomo-donna, considerando il numero sempre crescente di single, siano obiettivamente conflittuali e difficili, per non dire stravolte: non è solo una convinzione personale o soggettiva.
Ed è per questo, per sfuggire alla lenta agonia dovuta alla mancanza di sesso, alla privazione d’amore, prima che la mia negletta natura maschile venga completamente annullata, soffocata e omologata dal sistema che approva solo i valori e il punto di vista femminile, che mi vedo costretto a tentare l’avventura del Brasile.
Ma non è solo per un tardivo recupero di una sessualità umiliata e calpestata dallo stato delle cose che ho deciso la partenza, o meglio, la fuga
verso quel Paese dalle grandi promesse. Nel fondo c’è anche una situazione di stallo
se non di crisi coniugale e una condizione di disagio esistenziale dovuta a cronica mancanza di amor proprio, cui certo non giova la forzata castità imposta da quel regime di crudele femminismo bulgaro che sembra abbia trovato il consenso di gran parte delle donne nostrane sopra i 35 anni.
Tornando alla domanda di partenza, che cosa dunque spinge un maturo ferrarese a prendere l’aereo per Salvador de Bahia? Desiderio di sesso, amore, erotismo, dopo una vita di repressione e mortificazione del desiderio. Bisogno di affermazione, di riscatto, di recupero dell’autostima, di svago, di felicità, di vita… e scusate le modeste pretese.
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