Diario 2.3
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Anteprima del libro
Diario 2.3 - Manlio Ranieri
633/1941.
CONFUSIONI
C’è un quaderno di appunti fotocopiati, davanti ai miei occhi, immobile e muto. Dovrebbe parlarmi, in un mondo che gira nel verso giusto, darmi i suggerimenti necessari a superare l’esame.
Il beep del telefonino mi distrae, intercetta i miei pensieri che vagano confusi, li allontana ancora di più da quel ripiano di truciolato rivestito in finto ciliegio.
Il telefonino.
Eh.
Non uno smartphone di quelli con cui si va su Facebook, no.
E non perché non me lo possa permettere, semplicemente perché non saprei che farmene.
Mi distraggo – si fa per dire – dallo studio per dare una rapida lettura al messaggio appena arrivato. È di Antonio.
Antonio è il mio ragazzo, tanto per intenderci.
A che ora finisci?
Amore, ciao e baci sono termini che non fanno parte del suo vocabolario.
Ma lui è così, io lo so e ho scelto due volte di accettarlo senza riserve: quando ho ceduto alla sua corte – ancora sedicenne e del tutto inesperta – e quando ho deciso di perdonarlo per aver fatto il gallo con quell’oca di Marcella. E allora non avevo più scusanti: ventidue anni, una buona dose di esperienza in più e persino qualche pillola di saggezza, mandata giù con l’aiuto di un succo dal sapore acre di ravanello e pompelmo.
Ma forse in quel momento ho pensato che la mia vita fosse già troppo incasinata per perdere l’unico appiglio che era mi rimasto.
Antonio ha una bellissima famiglia, che adoro con tutti i suoi difetti veniali: un padre frizzante e spesso sui generis, una madre premurosa ed equilibrata, una nonna esilarante nella sua arteriosclerosi e, soprattutto, una sorella – Rosa – che giorno dopo giorno è diventata anche mia inseparabile amica, nonostante abbia sei anni più di me.
Una specie di famiglia Simpson dai tratti meno calcati.
Sarà che ti sono troppo grata per riuscire a sopportare quel matto di mio fratello – mi ha detto una volta, semiseria – e a limitare la sua stupidaggine.
Forse ciò che cerco in Antonio è proprio il calore di chi gli sta intorno, che lui sembra incapace di apprezzare.
La sua parentela da cartone animato.
Una rassicurante normalità fatta di pranzi e cene tutti attorno al tavolo, con la televisione che inquadra il mezzobusto dell’anchorman del telegiornale, contro cui scagliare imprecazioni e bestemmie da recapitare al politico di turno. Di piccoli litigi, di paghe settimanali non date per punizione o di serbatoi delle macchine sempre pieni perché nessuno rischi mai di restare a terra.
Quando ho scoperto che Antonio si comportava in modo un po’ troppo espansivo nei confronti di un’altra ragazza sono stati tutti dalla mia parte.
Lo sai, è fatto così, è immaturo, è stupido, non capisce il tesoro che ha per le mani.
Poi, però, hanno tentato velatamente di convincermi a perdonarlo: non volevano che lo lasciassi, che finissi fuori dall’orbita delle loro vite. Avrei dovuto essere lusingata: in fondo non aspettavo altro che avere la conferma di essere a tutti gli effetti una di loro. Eppure c’era una sensazione fastidiosa, una vocina che mi sussurrava con malizia che mi volevano con lui per un desiderio puramente egoistico: io sono più matura ed equilibrata di Antonio, lo sanno tutti, sono quella che lo fa rientrare nei ranghi, la persona che non apprezza le sue spavalderie da bulletto di paese e che, di conseguenza, gli tarpa la voglia di farle.
Ma allora perché sto con lui?
Me lo sono chiesto centinaia di volte, rispondendomi sempre allo stesso modo, e dimenticandomene puntualmente poco dopo: perché il suo modo di essere superficiale e divertente mi fa sentire meno noiosa, il solo fatto di essere la sua ragazza mi rende più leggera e frizzante di quanto io non sia realmente, e ne ho un gran bisogno.
Agli occhi degli altri ma, soprattutto, ai miei stessi.
L’eterno dilemma se cercare qualcuno che ti apprezzi per quello che sei o provare ad avvicinarti a ciò che gli altri vorrebbero tu fossi.
Un bilico oscillante fra il bisogno di aggregazione sociale e la necessità di affermare la propria identità.
Delle nostre due metà, io rappresento la parte coscienziosa e sentimentale, Antonio quella frivola e socievole. Insieme creiamo un tutt’uno completo ed equilibrato.
A volte vorrei essere capace di esprimere quello che ho dentro in qualche forma d’arte, parole o immagini, ma mi sembra di essere totalmente arida; ogni volta che cerco di esternarla, la mia parte più interiore si frantuma nel passaggio dal dentro al fuori, si sfalda in pezzi farinosi, che fanno fatica a cementarsi in qualsiasi maniera.
Eppure, a scuola, prendevo