#Matù: Raccontami di una storia vera
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Le due ragazze sono accomunate da un profondo sentimento di “sorellanza”, che le rende in grado di mantenere sempre ben solido il loro legame nonostante i differenti percorsi di vita e professionali intrapresi, ma che come contraltare porta in dote una delusione difficile da smaltire in fretta quando si reputa di non sentirsi considerati appieno. È ciò che avviene nel caso di Rossella (che della storia è anche autrice e narratrice) quando Giulia, sotto shock per aver scoperto il tradimento del suo compagno, viene coinvolta in maniera totalizzante da una nuova conoscenza...
Rossella Sciretta è nata a Foggia il 17 maggio 1978.
Nel 2004 lascia la città d’origine per trasferirsi a Roma, iniziando il suo lavoro di Direttrice di Filiale nella Grande Distribuzione Organizzata. Da lì in avanti cambierà spesso città e farà molte esperienze professionali. Nel 2009 incontra per la prima volta Eros, un Labrador Retriver di tre mesi, con il quale dividerà la sua vita per tredici lunghi anni e che la porterà a diventare Educatrice Cinofila, facendo di una passione una professione.
Questo è il suo primo scritto: assidua e appassionata lettrice, amante della scrittura, su suggerimento di un’amica ha provato a raccontare una storia realmente vissuta, seppur da spettatrice.
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Anteprima del libro
#Matù - Rossella Sciretta
Rossella Sciretta
#Matù
Raccontami di una storia vera
© 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-8448-5
I edizione ottobre 2023
Finito di stampare nel mese di ottobre 2023
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
#Matù
Raccontami di una storia vera
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi:
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani)
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
Biella 18/10/07
A Minny
Zingara, gitana, anima gemella
Zingara, viaggiatrice di una vita che talvolta decide da sé
Nomade, ballerina di un ritmo scandito da suoni distanti
Gitana, arricchita da giorni che regalano dolcissimi incontri
Meteora, luminosa come la scia dietro il suo passaggio
Per me Cometa, da sempre lì ad indicarmi la via
Pianeta, solida e concreta, a colmare le mie immaturità
Mai lontana e passeggera, sei sempre qui in questo piccolo spazio di cuore
Sorella, Amica, Anima gemella
Ti voglio bene e amo me stessa anche grazie all’affetto delle persone come te
Sempre grazie
Sii tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo
Gandhi
Capitolo 1 - Fedeli a se stessi
Raccontami di una storia vera, non di una favola ma di una vita reale, non di principi, principesse e fatine ma di gente che fa la differenza, che tra un social e un selfie, un brand e uno spritz, alla faccia dell’apparenza guarda la sostanza. Raccontami di qualcuno che ha fatto di un tradimento, una ferita, un dolore, l’occasione per la felicità; qualcuno che si è aperto al prossimo mentre sanguinava, rompendo il cliché del soffro, subisco, mi chiudo, cambio e la farò scontare
… Raccontami di qualcuno che non si è fatto indurire dall’altrui stronzaggine e l’ha trasformata in un guizzo di forza per se stessi.
Questo mi piacerebbe dire quando, nel pieno dei miei 44 anni, mi ritrovo nelle consuete conversazioni in cui, stando alle statistiche date dalla somma di ogni interlocutore possibile, hai sempre dinanzi qualcuno che ha subito torti, ha sofferto, è stato ferito, e le cui storie cessano sempre suo malgrado. Balle!!! Non ci può essere un pianeta nel quale il 90% sono santi e cadono, a rotazione, nelle grinfie della restante percentuale di stronzi seriali. Siamo tutti vittime e carnefici, per opportunità che la vita ci offre, per perseguire la felicità, per mille e mille motivi, solo una cosa può diversificarci dagli stronzi, l’intenzione.
Eh sì, l’intenzione è tutto… se si inciampa in qualcosa di inatteso che ci stravolge e travolge e ci porta a modificare il nostro percorso, be’ non ascoltarsi, non concedersi e seguire qualcosa sapendo già di non aver più spazio per altro, sarebbe ingiusto, anche se può significare far male a chi c’è accanto. Quando invece si fa male per capriccio, perché che mai sarà
, perché io sono così
, perché è capitato
, perché non significa niente
, perché mi è partito l’ormone
, allora direi che a comprendere si fa un po’ più fatica, specie se si è la parte offesa… Ed è lì che comincia il difficile: rimanere fedeli a se stessi, non chiudersi, non lasciarsi indurire, non incattivirsi e non scaraventare sul prossimo malcapitato, non diventare qualcuno che assomigli alla persona che ci ha ferito. Rimanere coerenti perché in fondo di questo si tratta, ed è li che si comincia a sudare
!!! (P.S.: nata a cavallo degli anni ’80, le citazioni da telefilm non possono mancare)
Da qualche anno però io la ho una storia reale, possibile, vicina, più intensa di una cavolo di favola, dove il fato, il destino, Cupido, ’na botta de culo? non si sa… qualcosa ha crashato
due individui che contemporaneamente si stavano sfilando il pugnale da dietro la schiena, lo hanno gettato via e dalla ferita hanno fatto entrare aria, quella vera, quella che ti riempie addome, petto e braccia, quella che ti fa respirare, che ti ossigena ogni cellula. Quel pugnale si poteva brandire per colpire altri cui far pagare le proprie ferite, si poteva impugnare per accanirsi in una guerra al carnefice. Invece no, troppo scontato, troppo facile, troppo poco rischioso. La strada dura, la salita, il difficile è aprirsi senza corazza, senza cazzimma, senza paura… quella c’è intendiamoci, ma serve per mantenere la giusta lucidità, almeno all’inizio, non deve però governare le nostre scelte, e per i miei due amici così non è stato.
Mettetevi comodi che diamo un bel calcio nel sedere a Cenerentola, il principe, la madrina e pure alla fata turchina e ci riprendiamo la consapevolezza che l’amore è una cosa semplice, sebbene questa storia un po’ assurda come titolo si meriterebbe Il karma!!!
Una storia nella storia, si potrebbe in realtà quasi definire, che nasce da una solida amicizia, vera, che come tutte le cose vere e oneste fino in fondo ha pagato il dazio di sofferenze, cadute e rinascite, distanze geografiche e talvolta anche emotive, che spesso allontanano. E solo un’amica vera potrebbe raccontare di una sua sorella, condividendone il trasporto e sentendone le emozioni come fossero sue. E quindi eccomi qui…
Capitolo 2 - Salvata Bologna
Travolte dal consueto ritmo di lavoro GDO, quando timbri l’entrata ma chissà se ne esci viva, tra una bega da Direttrice di Filiale e l’altra, finalmente ho varcato la soglia di casa… e che casa!!! Gentilmente offerta dal budget aziendale, per giustificare il moto perpetuo tra una regione e l’altra dell’Italia, come se fossi una trottola impazzita (il mistero di politiche aziendali volte allo sbriciolamento degli organi genitali dei dipendenti, per costringerli a dimettersi da un lavoro che amano e fanno con dedizione per esaurimento nervoso da trasloco e sindrome da solitudine cronica, perché intessere legami in un anno e poi cambiare è come rinascere ogni giorno, peccato che dopo un po’ vorresti anche invecchiare da qualche parte!!!), ma tornando alla casa… in cima ad una scala fatiscente una fantastica casina indipendente (isolata mi sembrava troppo crudele), decorata a spruzzo da cacca di piccione, con affaccio sul magazzino del negozio. Porta d’ingresso a scatto, ovvero con uno scatto del dito si apre, e all’interno ad accoglierti una comitiva di ragni, pronti per una festa,