Fai brillare la tua creatività: 12 consigli per sviluppare il Pensiero Creativo
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Info su questo ebook
In questo libro ci sono due buone notizie per te. La prima è che puoi potenziare le tue abilità creative: molte ricerche mostrano che il tuo DNA incide solo per il 33%, il restante 67% dipende da ciò che studi e che sperimenti sul campo; insomma, la creatività è nelle tue mani. La seconda è che esistono alcuni comportamenti, basati su evidenze scientifiche, che agevolano la generazione e la valutazione delle idee.
Nella prima parte, troverai alcune riflessioni per comprendere che cos’è la creatività, quali sono i vantaggi dell’impiego del Pensiero Creativo e perché è così importante potenziarlo in questo periodo. Nella seconda parte, ho elencato 12 suggerimenti pratici: per ciascuno, trovi le ricerche su cui si basano, diversi esempi concreti e alcuni consigli per metterli in pratica nelle tue giornate.
Se vuoi saperne di più, dai un’occhiata ai contenuti gratuiti su questa pagina: http://www.giovannilucarelli.it/fai-brillare/
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Anteprima del libro
Fai brillare la tua creatività - Giovanni Lucarelli
autori
Dedica
A chi vuole riscoprire le proprie abilità creative,
a chi desidera un lavoro e una vita più gratificanti,
a chi ha voglia di immaginare, e di realizzare, giorni migliori.
Prefazione (di Ivan Ortenzi)
Nell’ecosistema dell’innovazione attuale, qual è il problema delle idee creative: la quantità o la qualità?
Ho partecipato, recentemente, ad un evento ENEL dedicato alle risorse aziendali che, nelle varie sedi in giro per il mondo, hanno il compito di essere di stimolo e di guida alle attività di Innovazione e Creatività.
Ho avuto modo di dare il mio contributo coordinando una tavola rotonda dal titolo « Scarsità o Abbondanza di idee?». L’obbiettivo era stimolare gli ospiti, e i partecipanti, a riflettere se oggi, nell’ecosistema dell’innovazione, ci fosse un problema di quantità o di qualità delle idee.
La discussione ha coinvolto due pregevoli ospiti Marco Trombetti, imprenditore digitale ed esperto di Start Up, ed Enrico Loccioni, imprenditore innovativo di fama. In questo confronto mi hanno colpito un paio di passaggi.
Il primo, sottolineato da Marco, evidenzia come le idee di qualità siano sempre accompagnate da due caratteristiche: nascere sempre dalla diversità (nelle sue molteplici forme) e avere un’attitudine naif nella loro formalizzazione ed evoluzione. Questo le colloca in un contesto di «incomprensione sociale», in cui appaiono capaci di creare fastidio. Un fastidio che viene provato dallo Status Quo che è sempre messo sotto giudizio da qualsiasi nuova idea.
Il secondo passaggio, sottolineato da Enrico, prende spunto dalla sua consueta metafora dell’innovazione con la cultura e l’abitudine contadina. Le idee sono come le olive. Le devi coltivare, raccogliere, valutare, selezionarle, classificarle in tipologie differenti. Seguendo questa metafora possiamo dire che ciascuna classe di olive dovrà essere spremuta o destinata a lavorazioni differenti e ciascuna classe darà origine ad un prodotto differente con qualità e finalità differenti.
Quindi, non c’è un problema di quantità o di qualità delle idee.
C’è un tema aperto che riguarda l’approccio metodologico alle idee, al loro percorso di vita e di destinazione. Se contestualizziamo queste idee nelle aziende e nel business allora possiamo parlare di Corporate Creativity. Ovvero le metodologie strutturate per consentire a quegli spazi di diversità di generare idee e di aumentare la probabilità che quelle idee diventino non solo Olio Extra Vergine d’Oliva di prima spremitura, ma anche altro, grazie ad una valutazione e gestione sistematica.
Conosco Giovanni dal 2011 quando, in un workshop del Social Business Forum, siamo capitati seduti vicini (un caso di serendipity?). Abbiamo scoperto le nostre passioni comuni per la creatività e, nel coffee break, abbiamo cominciato a confrontare le nostre esperienze. E non abbiamo ancora finito.
Giovanni è stato uno dei primi interlocutori con cui ho parlato di «sistema» nella creatività. Proprio con l’intuizione, e con la passione, che parlare di idee in azienda sia differente rispetto a farlo in altri ambiti come quello della ricerca, dell’educazione o dell’espressione artistica. Poter quindi contribuire con questa presentazione alla sua ultima fatica e sfida letteraria è un grande piacere perché ne condivido appieno gli obiettivi e le provocazioni!
La creatività ha un grande problema nelle discussioni e nelle sue formalizzazioni: è, contemporaneamente, un prodotto finito (una soluzione) e un processo, detto appunto processo creativo.
Giovanni parte da questa considerazione e, per ricomporre questo dualismo, ci offre uno spettro di spunti di riflessione e di suggerimenti pratici, utili e spesso divertenti.
Ci racconta, in modo piacevole, gli aspetti più tecnici e scientifici della creatività e, poi, li collega ad attività concrete, che possiamo svolgere tutti i giorni. Molto interessanti anche le informazioni sui meccanismi del nostro cervello che spiegano dove nascono le idee e come si generano i comportamenti innovativi.
Scoprirete che ci sono dei momenti della giornata più propizi per avere idee creative, che alcune musiche possono agevolare l’ideazione e che è bene tenere sempre a portata di mano un taccuino per annotare spunti e intuizioni. Una bella passeggiata e un boccale di birra, poi, posso aiutarci a trovare soluzioni particolarmente innovative.
Accogliete questo libro come un manuale da leggere, da utilizzare e riutilizzare annotando spunti e idee. Aggiornatelo con i vostri commenti e i vostri esperimenti nel campo della creatività. Integratene il contenuto con le vostre esperienze dirette aziendali e personali.
Rendetelo un libro vivo in costante aggiornamento con le vostre intuizioni e le vostre esperienze. So che Giovanni ne sarà felice.
Utilizzatelo per costruire un vostro approccio alla creatività aziendale e non solo, perché, come ci rivela Giovanni, la creatività è anche uno spazio di benessere personale e quotidiano.
Sulla base della mia esperienza nel campo della creatività applicata posso darvi queste evidenze, sperando che vi siano utili nella lettura e nell’applicazione:
Sono i limiti che ci rendono creativi. La fantasia è libertà senza limiti. Qualsiasi sia la vostra missione o sfida creativa partite sempre dalla definizione dei limiti. Senza limiti non potete essere creativi. Pensate agli artisti. Un foglio bianco, un blocco di marmo, uno spazio vuoto o una tela vengono interpretati dagli artisti come limite per la loro espressione. Senza quei limiti, come spazio di espressione artistica, non avremmo creatività.
Le idee possono essere un’espressione individuale o collettiva. L’innovazione come formalizzazione e contestualizzazione dell’idea non è mai un atto individuale. Questo vi porterà a non dovervi mai innamorare delle idee se vorrete trasformarle. Le idee sono uno dei contenuti dell’innovazione, una condizione necessaria ma non sufficiente per la sua realizzazione.
Gli strumenti e le tecniche di creatività consentono di essere sistematici e di allenarvi alla creatività. L’esperienza più soddisfacente che avrete sarà ascoltare questa frase: « Non pensavo di essere creativa/o». Paradigmi, condizionamenti, limiti, regole sono tutti stimoli alla creatività: occorre saperli usare con metodo.
Ora sta a voi e ricordatevi che per essere creativi e creative si parte sempre da un sano senso critico e dal non volersi mai prendere troppo sul serio.
Buona lettura!
[1] Autore, esperto di Innovazione e Corporate Creativity. Chief Innovation Evangelist di Bip
Introduzione
« Mi dica, Lucarelli: quando è nata la sua passione per la creatività? »
Mi trovavo in una piccola aula dell’Università di Urbino, ero davanti al prof. di Psicologia Sociale al quale avevo chiesto di poter seguire la mia tesi sulla creatività nei gruppi di lavoro.
Una domanda così non me l’aspettavo.
Avevo trovato diversi articoli e alcuni libri da cui partire, avevo anche preparato un indice provvisorio, ma una domanda così proprio non l’avevo prevista.
Non era facile rispondere, perché mi sembrava di aver avuto da sempre un interesse a inventare qualcosa. Più ripercorrevo con la memoria i miei anni passati, più mi venivano in mente episodi in cui, fin da bambino, mi ero divertito a modellare il DAS, a costruire forme originali con i mattoncini Lego, ad inventare un gioco, a scrivere una storia, ecc.
« Fin dall’infanzia, credo» - ho risposto - « Sono sempre stato un ragazzino curioso, ricco di immaginazione, interessato ad inventare qualcosa, a costruire qualcosa …»
« Una cosa è essere appassionati di creatività e voler inventare qualcosa» - mi ha spiegato - « un’altra cosa è riuscire a creare qualcosa di interessante e di utile. Un’altra cosa ancora è riuscire ad insegnare alle persone come sfruttare il loro potenziale creativo.»
Applausi, sipario, fine della storia.
Aveva perfettamente ragione: tante volte, da ragazzo, avevo sudato sette camicie per scrivere un tema «di fantasia» a scuola, o mi ero scervellato per inventare un gioco con gli amici, o avevo sofferto per organizzare una festa a sorpresa.
Il problema è che, in teoria, siamo tutti creativi, ma in pratica le persone che riescono a sfruttare le loro abilità creative sono una minoranza. Questa minoranza, poi, non è sempre in grado di generare idee con assiduità, ma sembra dover aspettare l’ispirazione.
Forse è capitato anche a te di trovarti davanti ad un cliente (o davanti ad un foglio bianco) e di aver bisogno di un’idea; e la tua mente sembrava bloccata, vuota (senza neanche una particella di sodio che gridasse: «C ’è nessuno?»).
Sarebbe meraviglioso, invece, se esistesse una specie di «danza della pioggia» che permettesse di avere delle buone idee, e di averle tutte le volte che ne abbiamo bisogno.
La nostra vita personale e professionale sarebbe decisamente migliore: sapremmo trovare soluzioni brillanti ogni volta che si presenta un problema, sapremmo migliorare gli strumenti o i processi che utilizziamo al lavoro, potremmo ideare prodotti innovativi, sapremmo sorprendere amici e colleghi con nuove idee.
Può sembrarti una descrizione un po’ fantasiosa, forse, ma la realtà, a volte, non è molto diversa da così.
Nella mia esperienza di docente universitario, ho studiato molto, ho svolto numerose ricerche, ho