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Ho fatto la Cam Girl
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E-book99 pagine1 ora

Ho fatto la Cam Girl

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Info su questo ebook

Una professione che il pregiudizio definisce immorale e dipinge come un modo facile per guadagnare denaro. Ma è davvero così facile? È immorale o amorale?
E chi c’è dietro ai milioni di account che quotidianamente accedono ai siti di sesso virtuale a pagamento? Perché i clienti pagano una cam girl, se esistono migliaia di siti con materiale pornografico a disposizione gratuitamente? Come si diventa cam girl? Quali sono i rischi? Come ci si tutela? 
È sufficiente e indispensabile essere fisicamente perfette? E come ci si sente a vendere sesso virtuale?
Per trovare risposta a queste domande, e molte altre, l’autrice ha affrontato uno studio sul campo: in anonimato, ha aperto un account e si è esibita come cam girl per oltre due anni, studiando il fenomeno dall’interno.
LinguaItaliano
Data di uscita13 lug 2021
ISBN9791220825184
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    Anteprima del libro

    Ho fatto la Cam Girl - Grazia Scanavini

    Introduzione

    Quando dieci anni fa iniziai questo viaggio nella comunicazione riguardante eros, sessualità e dinamiche annesse, non sapevo bene dove stessi andando.

    Avevo chiaro solo il desiderio di svestire erotismo e sessualità da tutti quei luoghi comuni e quella malizia che li rendevano un affare sporco e vergognoso.

    Volevo contribuire a una narrazione alternativa della sessualità, che invitasse e stimolasse le persone a considerare la possibilità di godersi il benessere derivante da una sessualità funzionale. La possibilità di goderne in modo pulito, giocoso e consapevole.

    Al netto dei dati statistici, che ci fotografano come una società ipersessualizzata ma poco competente, ho iniziato a studiare, indagare e riportare contenuti che andassero a contrastare quella moltitudine di pregiudizi e convinzioni errate – che ci portiamo dietro dalla notte dei tempi – e mi sono posta l’obiettivo di portare le persone a riflettere su quelle dinamiche che noi adulti diamo per scontate o sulle quali siamo certi di sapere già tutto.

    La sessualità è un tasto dolente per tutti perché la quasi totale assenza educativa e l’esperienza lasciata al caso ci hanno indotti a doverci inventare strategie soggettive per sentirci individui sessualmente efficaci.

    Ci siamo mossi come potevamo, insomma, assoggettati ai condizionamenti socioculturali che non potevamo evitare. In più, essendo tutti chiamati a rispettare norme e ruoli sessuali e dovendo mantenere un alto grado di autostima sessuale – perché l’iper-sessualizzazione ce lo chiede – ci siamo convinti che a livello sessuale siamo tutti competenti e che le nostre scelte sessuali siano le migliori.

    Poi, però, arrivano gli studi e ci dicono che circa la metà della popolazione in età da attività sessuale non è soddisfatta o ha un problema.

    Se c’è una cosa che ho imparato in oltre vent’anni di studi nelle Scienze dell’Educazione, è che per stimolare una persona a cambiare punto di vista, devi darle qualcos’altro da guardare. Non è sufficiente dirle Se hai un problema, stai sbagliando: se vuoi che quella persona arrivi a mettere in dubbio le proprie convinzioni, devi darle una diversa chiave di lettura dell’oggetto della convinzione e indicarle una strada attendibile per avviarsi a cercare una soluzione alternativa.

    La grossa fortuna, riguardo alla sessualità, è che i preconcetti che condizionano la società sono abbastanza eterogenei. All’inizio di questo viaggio nella sessualità decisi quindi che li avrei presi uno a uno, li avrei analizzati e avrei iniziato un lavoro mirato a capire quale fosse la radice da cui un fatto reale fosse evoluto in un’opinione espressa senza avere le conoscenze necessarie.

    Un pregiudizio è una convinzione basata sull’errata percezione di un fatto (o di un comportamento, di un fenomeno, di un evento…) che non si conosce. E la sessualità, ancora oggi, è uno degli ambiti umani più impregnati di pregiudizio.

    Da questo concetto è partito il mio interesse per le dinamiche di relazione sessuale e affettiva, per gli aspetti emotivi che prova chi si coinvolge e i comportamenti sociali che ne conseguono.

    Ho iniziato un profondo lavoro di ricerca (sia teorica, sia pratica) e di comunicazione, utilizzando tutti i circuiti a mia disposizione: dalla carta stampata alla rete, dal teatro al cinema, dai seminari alle consulenze.

    Ho lavorato molto sul mio linguaggio, per far sì che coinvolgesse chi mi leggesse e apportasse contenuti oggettivi anche complicati, ma fosse usufruibile da parte di chiunque.

    In un’epoca in cui tutto è sempre più complesso, affermo con convinzione che oggi più che mai ci sia bisogno di semplificare le dinamiche di relazione. Abbiamo bisogno di ripulirci dai pregiudizi per poter accedere a un grado di consapevolezza adeguata a non esaurire le nostre energie nei problemi di relazione, determinati da convinzioni e abitudini relazionali errate.

    Abbiamo bisogno di metterci in discussione e predisporci a conoscere, per scardinarli. Abbiamo bisogno di guardare in modo oggettivo quello che siamo come società, per poter sapere chi siamo in qualità di individui.

    Questo scritto è la narrazione di uno degli studi che ho affrontato negli ultimi anni, quello sul fenomeno sempre in crescita del sesso virtuale a pagamento.

    Il più accessibile, il più sommerso.

    Nessun controllo statistico è possibile su questo mercato in continua espansione, ma io di questo aspetto mi sono occupata in minima parte. Quello che ho fatto è stato, invece, andare a capire cosa significhi per una donna spogliarsi davanti a una webcam (o cam) in cambio di soldi e se davvero guardare una donna nuda in atteggiamento sessuale sia il solo motivo per cui un uomo cerca una donna su un sito di chat a pagamento.

    Non avevo mai frequentato quell’ambito, quindi credevo fosse semplicemente un’alternativa al video porno. Un palliativo, un modo per dare sfogo immediato al proprio piacere.

    Mettendomi in gioco personalmente, ho scoperto cose diverse, che dicono molto di più riguardo a ciò che siamo. Cose che ho deciso di raccontare senza filtri e senza censure proprio per fornire, a chi legge, una chiave di lettura alternativa. Immagino che se avete acquistato questo libro abbiate già scelto di non farvi bastare il luogo comune per il quale accedere a una webcam sia come guardare un video porno. Presumo che vi interessi capire davvero cosa c’è dietro alla dinamica di sesso virtuale.

    Per riuscirci, dovete solo predisporvi alla lettura lasciando da parte il più possibile il bisogno di giudicare. Si chiama sospensione del giudizio, quella che si mette in atto quando si vuole vedere un fenomeno nella sua oggettività, per come è. Poi sarete liberi di trarre le vostre conclusioni alla fine perché, come succede con ogni cosa appresa della nostra vita, dobbiamo darle un posto in base a ciò che siamo noi come individui.

    Arriverete a formulare un giudizio, quindi, ma potrà essere più obiettivo perché conoscerete cose che, se non frequentate il contesto, non potete sapere. Ecco la differenza che può fare questo scritto: portarvi dal pregiudizio al giudizio consapevole.

    Perché questo scritto racchiude la mia esperienza personale, messa in relazione con le dinamiche oggettive del sesso virtuale a pagamento.

    Ero convinta che nessuna intervista mi avrebbe dato la conoscenza emotiva di cosa davvero si provi l’attimo prima di accendere quella cam.

    E avevo ragione.

    Ho fatto la cam girl.

    Porno Mondo

    Era l’inizio di aprile del 2014, ero a Roma e un’amica giornalista mi chiese di andare ad assistere a uno spettacolo a Teatro dell’Orologio. Me lo chiese perché lei lo aveva visto qualche sera prima, lo aveva trovato interessante e pensava che meritasse una recensione.

    Andai sola, perché quando devo analizzare qualcosa preferisco non avere distrazioni.

    Quel teatro, che poi è stato chiuso improvvisamente nel 2017 perché non aveva l’uscita di sicurezza, mi ha sempre affascinata: un po’ per la struttura rétro, un po’ per la scelta artistica di proporre pièce sperimentali.

    Entrai a tarda sera, lo spettacolo iniziava alle ventidue e m’incuriosì subito il fatto che la ragazza della biglietteria mi consegnò una maschera. Una di quelle informi, che coprono mezzo viso. Seduta in Sala Gassman, ho ascoltato il regista Dario Aggioli, anch’egli mascherato, introdurre questo docu-spettacolo che sarebbe andato a spiegare le dinamiche di approccio virtuale. Nel 2014 il web era già usato da molti per cercare incontri o fare sesso

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