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L' Arte dell'Hojo Undo: Aggiungere potenza alle tecniche di combattimento del Karate
L' Arte dell'Hojo Undo: Aggiungere potenza alle tecniche di combattimento del Karate
L' Arte dell'Hojo Undo: Aggiungere potenza alle tecniche di combattimento del Karate
E-book397 pagine3 ore

L' Arte dell'Hojo Undo: Aggiungere potenza alle tecniche di combattimento del Karate

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Info su questo ebook

Hojo undo significa “esercizi supplementari”, e usare questi strumenti costituisce la chiave per sviluppare la devastante potenza delle tecniche del karate. Senza tale allenamento, non si possono raggiungere gli alti livelli di forza necessari per una pratica costante della disciplina. Questo libro, che non ha eguali nel panorama mondiale, spiega in dettaglio come costruire e usare molte attrezzature da addestramento (il makiwara, il chiishi, l’ishisashi e molti altri), fornisce accurati disegni tecnici ed esaurienti metodi di allenamento, descrive inoltre il contesto storico per capire perché l’hojo undo venne creato nella “vecchia” Okinawa. Il lettore appassionato di arti marziali in questo manuale potrà scoprire i tradizionali esercizi di riscaldamento, dettagliati disegni tecnici delle attrezzature, imparare a costruire i propri attrezzi per l’hojo undo, capire come usarli per sviluppare una potenza devastante, combinare la forza così sviluppata con le tecniche di combattimento, leggere ciò che dicono i Maestri di Okinawa sull’allenamento hojo undo. Un libro che coglie il segreto della potenza del karate tradizionale. Una risorsa preziosa per apprendere l’uso degli attrezzi come estensione dell’addestramento. Un manuale indispensabile sia agli istruttori sia agli allievi.
LinguaItaliano
Data di uscita30 gen 2014
ISBN9788827224656
L' Arte dell'Hojo Undo: Aggiungere potenza alle tecniche di combattimento del Karate
Autore

Michael Clarke

Kyoshi 7° dan dello stile Goju-ryu di Okinawa, pratica il karate dal 1974. Ha scritto oltre duecento articoli per riviste internazionali di arti marziali e ha pubblicato tre libri. Giovane “combattente di strada” in Inghilterra, divenuto disciplinato allievo di budo a Okinawa, Clarke insegna con entusiasmo il tradizionale stile Goju-ryu del karate nel suo dojo vicino a Launceston, in Tasmania.

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    L' Arte dell'Hojo Undo - Michael Clarke

    COPERTINA

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    L’arte dell’hojo undo

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    Aggiungere potenza alle tecniche di combattimento del karate

    Michael Clarke

    Traduzione dall’inglese di Andrea Tranquilli

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    Copyright

    L’arte dell’hojo undo - Aggiungere potenza alle tecniche di combattimento del karate

    di Michael Clarke

    Traduzione dall’inglese di Andrea Tranquilli

    Titolo orginale dell’opera: The Art of Hojo Undo u © Copyright 2009 by Michael Clarke.

    All rights reserved. Authorized translation from the english language edition published by YMAA Publication Center, Inc. USA

    ISBN 978-88-272-2465-6

    Prima edizione digitale 2014

    Per l’edizione italiana: © Copyright 2014 by Edizioni Mediterranee

    Via Flaminia, 109 - 00196 Roma

    www.edizionimediterranee.net

    Versione digitale realizzata da Volume Edizioni srl - Roma

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    Dedica

    A Kathy,

    il cui cuore generoso mi ha mostrato

    come essere un uomo migliore.

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    Le navi nere di Okinawa assicuravano i contatti commerciali con il Sud-Est asiatico

    Introduzione di Tsuneo Kinjo, Kyoshi 8° dan

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    Probabilmente, non c’è nessuno al mondo che non abbia sentito parlare del karate. Vari sport da combattimento ne hanno oggi incorporato le tecniche, ma quante persone possono affermare di conoscere realmente la differenza tra la disciplina tradizionale e la versione sportiva? Un tempo, il karate era l’unica arma di autodifesa degli abitanti di Okinawa. Per dirla con le parole di Chojun Miyagi, fondatore dello stile Goju ryu: Il karate è la capacità di addestrare il proprio corpo al punto di poter sconfiggere un avversario con una tecnica senza bisogno di armi. Se non riesci a far questo, non sei in grado di difenderti.

    Il karate sportivo ha due componenti: il kata, concentrato unicamente sulla forma, e il kumite, che riguarda il combattimento vero e proprio. Il karate tradizionale, però, è completamente diverso; il suo segreto è nell’allenamento quotidiano con makiwara, chiishi, nigiri gami, kingoken, ishisashi, kigu e altri strumenti dell’hojo undo. Tutto ciò si combina per addestrare ogni parte del corpo e della mente, e contribuisce a promuovere lo spirito del bujutsu. La pratica regolare e costante è la vera essenza del karate tradizionale.

    Nel presente testo, Michael Clarke ha colto il segreto della potenza del karate tradizionale. Come nativo di Okinawa, mi rende fiero il fatto che Clarke abbia voluto presentare al mondo i principi su cui si fonda questa disciplina. Mi auguro che il libro venga bene accolto da tutti i praticanti.

    Tsuneo Kinjo, Kyoshi 8° dan

    Okinawa Goju Ryu Karate So Honbu, Jundokan

    Asato, Okinawa

    Introduzione di Tetsuhiro Hokama, Kaicho 10° dan

    image-3.png

    Desidero congratularmi con Mr. Michael Clarke per la pubblicazione del suo nuovo libro. Egli ama Okinawa, dove è venuto molte volte per praticare il karate e portare avanti la ricerca sulla storia di questa disciplina. Solo grazie alla sua articolata conoscenza della cultura dell’isola ha potuto realizzare un’opera sull’hojo undo, che appartiene alla nostra tradizione del karate.

    Scrivere un simile libro sarebbe già estremamente difficile per un maestro locale, ma per uno straniero deve esserlo stato perfino di più e aver richiesto un notevole sforzo e molta pazienza. Mr. Clarke, che insegna lo stile Goju ryu in Australia e ha pubblicato altri testi sul karate, gode del rispetto di ognuno di noi. È un onorevole karateka della nuova generazione, il cui insegnamento consiste di tecniche fisiche e mentali, ed è mio amico nella pratica dell’arte. Raccomando a tutti di leggere questo libro.

    Tetsuhiro Hokama, Kaicho 10° dan

    International Goju-ryu Kenshi-Kai Karatedo-Kobudo Association

    Nishihara, Okinawa

    Introduzione di Hiroshi Akamine, Kaicho 8° dan

    image-4.png

    Ho conosciuto Michael grazie a una serie di interviste. Stava conducendo una ricerca sulle armi del kobudo e voleva informazioni per alcuni articoli commissionatigli in Australia da Blitz Magazine. Trascorremmo molte ore a discutere gli aspetti di ogni arma, la loro origine accertata o presunta, l’impiego, le modifiche necessarie per renderle strumenti da combattimento realmente efficaci, l’uso nelle varie situazioni e le particolari tecniche associate con ciascuna di esse. Per tutta la durata dei colloqui, rimasi impressionato dallo sforzo che faceva per comprendere bene le risposte.

    Quando lessi gli articoli, il modo in cui presentava la ricerca nel contesto mi sorprese. Affrontava gli argomenti da persona che aveva tratto profitto da anni di addestramento; dimostrando di possedere una mentalità aperta, aveva immediatamente capito che la pratica del kobudo evidenzia gli elementi essenziali delle arti marziali. Nel corso della visita, Michael notò il nostro assortimento di makiwara e chiishi, e chiese come li usassimo nell’allenamento. Questo diede adito a un’altra piacevole conversazione sugli strumenti e le tecniche che rivelò con quanta serietà si era impegnato nel progetto. Sono impaziente di sapere ciò che ha scoperto in altri dojo e cosa scrive sui loro metodi e attrezzature.

    Raccomando questo libro per la qualità del lavoro sul kobudo da lui svolto con noi. Lo considero un testo prezioso per apprendere l’uso degli strumenti come estensione dell’addestramento fisico e mentale attraverso la rigida applicazione di sforzo fisico e tecnica. Simili opere sono importanti per catalogare e diffondere i metodi sviluppati dai nostri maestri, e dovrebbero far parte della biblioteca di ogni praticante di arti marziali.

    Hiroshi Akamine, Kaicho 8° dan

    Presidente della Ryukyu Kobudo Hozon Shinko Kai

    Tomigusuku, Okinawa

    Introduzione di Patrick McCarthy, Hanshi 8° dan

    image-5.png

    Il testo che avete davanti non è semplicemente l’ennesimo manuale di karate, ma un’approfondita analisi della principale arte di combattimento di Okinawa, la cultura in cui si è sviluppata e che è parte integrante della sua pratica. L’hojo undo è un aspetto della nostra tradizione di cui raramente si parla, e per quanto ne so il libro di Mike Clarke è il primo sull’argomento. Esperto karateka e scrittore, il suo scopo principale è presentare questa importante forma di allenamento in un contesto storico, rivelando nel contempo anche qualcosa della cultura del karate di Okinawa. In tal senso, sono certo che l’opera del mio collega abbia raggiunto il risultato voluto.

    Nello stabilire la premessa contestuale dell’hojo undo, l’autore narra in dettaglio la storia del karate di Okinawa, ma in maniera piacevolmente obiettiva. Come ogni vero artista marziale, Clarke non intende promuovere il concetto di stili, ma piuttosto i valori universali, la dinamica generale e i principi immutabili. Sono sicuro che abbia definitivamente presentato l’hojo undo come parte integrante, se non naturale, dell’addestramento con o senza armi. Inoltre, ha esaminato il modo in cui l’idea di condizionare insieme il corpo e la mente si è sviluppata accanto alle tradizioni marziali, dall’India alla Cina e a Okinawa.

    Ho particolarmente apprezzato il suo inedito approccio alla fine della vecchia scuola causata dall’introduzione e affermazione di moderne pratiche vincolate da regole: mentre una scuola di pensiero cadeva lentamente nell’oblio, un’altra acquistava slancio. Sono anche convinto che le osservazioni di Clarke sul modo in cui la cultura del budo giapponese ha influenzato questa trasformazione e trasferito l’interesse su kihon, kata (inclusa l’adozione di pratiche assurde) e kumite regolamentare spieghi un aspetto importante, ma di cui raramente si parla, del perché il karate abbia assunto la forma attuale. Come ogni competente ricercatore, egli avvalora la sua teoria storica menzionando ottime fonti in lingua inglese risalenti agli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Sono completamente d’accordo con lui quando, attirando l’attenzione del lettore sia sul passato che sul presente, afferma che se il karate fosse stato introdotto in Occidente direttamente da Okinawa, invece che attraverso la conformista cultura giapponese, praticheremmo sicuramente un’arte creativa di gran lunga più emblematica del periodo dell’antico regno delle Ryukyu e dei valori olistici che esso attribuiva al vivere la vita quotidiana, piuttosto che le forme inquadrate da regole ed eccessivamente ritualistiche tanto diffuse al giorno d’oggi.

    Spiegando la storia e l’uso degli attrezzi da allenamento più comuni, l’autore ne tratta le possibili origini e mostra come possano essere facilmente costruiti. Ciò è particolarmente utile ai lettori che intendono realizzare un equipaggiamento hojo undo per il dojo. Il libro riporta molte storie interessanti e appropriate citazioni dalle opere di altri scrittori. Includendo i dispositivi da sollevamento, makiage kigu, due tipi di chiishi, nigiri gami, tan ishisashi, kongoken e ishi geta, Clarke ha scritto anche capitoli sugli attrezzi da impatto, come makiwara, tou, jaru bako, ude kitae e kakite bikei. Inoltre, ne ha dedicato uno all’ude tanren e un altro al junbi undo (esercizi preparatori), insieme a vari esercizi ausiliari che possono essere effettuati quando non si hanno strumenti a disposizione. Combinando tali esercizi con tecniche di kata e indicando direttamente esempi di Goju ryu e Shotokan – due scuole che oggi rappresentano forse meglio di altre le principali tradizioni alla base del karate – l’autore riesce a offrire ben più di un semplice esame dell’hojo undo.

    Data la mancanza di testi sull’argomento, L’arte dell’hojo undo è destinato a riscuotere un successo immediato, e sono lieto di poter prestare il mio nome alla sua pubblicazione. Inoltre, l’esperienza empirica di Mike Clarke e la sua profonda conoscenza delle arti di combattimento e della cultura di Okinawa lo rendono particolarmente qualificato a produrre un’opera di questa natura. Personalmente, non credo che ci sia al mondo una persona più adatta per presentare questo tema, e consiglio vivamente il suo libro sia agli istruttori che agli allievi.

    Patrick McCarthy, Hanshi 8° dan

    International Ryukyu Karate-jutsu Research Society

    http://www.koryu-uchinadi.com

    Il legame con il passato è il tuo ponte verso il futuro

    Prefazione

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    Le fotografie utilizzate in questo libro provengono da epoche, fonti e luoghi diversi. Sono state inserite unicamente per ispirare i lettori che non conoscono questo aspetto del karate, e non sempre mostrano gli esercizi trattati. Vengono forniti consigli per la costruzione degli strumenti, che richiede grande cura. Realizzateli meglio possibile e in qualsiasi progetto e impiego mantenete la sicurezza al primo posto. Attrezzi mal costruiti non migliorano la vostra abilità e vi mettono continuamente a rischio di lesioni. Tutti i pesi e le dimensioni riportati nel testo sono indicativi e si riferiscono all’attrezzatura di cui mi servo io. Di conseguenza, ogni strumento andrebbe fatto a misura della persona che lo userà. In caso di dubbio sulla realizzazione o l’impiego, chiedete il parere di un istruttore qualificato. Gli attrezzi dell’hojo undo si dividono in due distinte categorie: quelli da sollevamento e quelli da impatto.

    In tutto il testo ho scritto i nomi delle persone alla maniera occidentale, sia per facilità di lettura, sia per evitare equivoci che potrebbero sorgere a causa di scarsa familiarità con l’usanza giapponese e di Okinawa di porre il cognome prima del nome. Per favorire il flusso di informazioni, accanto ai termini giapponesi ho inserito la traduzione. Ho usato deliberatamente la terminologia giapponese perché è questa la lingua con cui il karate è stato introdotto in Occidente e che oggi la maggior parte delle persone – al di fuori di Okinawa – usa nel parlare della disciplina. Eventuali errori contenuti nel presente sono miei e solo miei. Chiedo soltanto che siano considerati nel contesto del mio umile tentativo di offrire al pubblico delle arti marziali informazioni che ritengo assolutamente necessarie.

    Ringraziamenti

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    Non avrei potuto scrivere questo libro senza l’aiuto e il sostegno di molte persone, e sarebbe scortese da parte mia non riconoscere il loro ruolo nel portare a termine il progetto. Sono profondamente in debito con Ruarri Stewart, che ha dedicato tanta parte del suo tempo a interpretare i miei primitivi schizzi e a trasformarli in eccellenti disegni tecnici. Un’impresa non facile che egli ha affrontato con entusiasmo e diligenza, e i risultati parlano da soli.

    Sono molto grato anche a coloro che hanno condiviso con me le conoscenze che mi hanno permesso di porre l’hojo undo nel suo esatto contesto storico. La mia sincera riconoscenza a Heiko Bittman, Charles C. Goodin, Tetsuhiro Hokama, Clive Layton, Patrick McCarthy, Mario McKenna, Graham Noble e Joe Swift.

    A Hiroshi Akamine, Tetsuhiro Hokama, Tsuneo Kinjo e Patrick McCarthy, tutti maestri delle rispettive arti marziali, per la generosità nello scrivere introduzioni a questo libro e il sostegno offertomi, posso solo esprimere il mio apprezzamento e la riconoscenza più profondi per aver sottratto tempo prezioso ai propri impegni; il loro esempio come budoka è di ispirazione per tutti noi.

    Inoltre, desidero riconoscere il mio debito di gratitudine con la comunità di arti marziali di Okinawa. Come regolare frequentatore dell’isola dal 1984, sono sempre rimasto colpito dalla natura gentile e amichevole degli abitanti. Spesso oggetto di grande cortesia e ospitalità fuori del dojo, e di importanti insegnamenti all’interno di esso – tutti offertimi senza esitazione e senza chiedere nulla in cambio – riparto invariabilmente per il mio Paese sopraffatto dalla portata della loro umanità. Spero che nel suo piccolo questo libro mostri una parte significativa del loro retaggio culturale e possa essere accettato come un mio tentativo di hachigo issu¹, ovvero di ricambiare in qualche modo gli splendidi doni che ho ricevuto in forma di karate e kobudo. Nifee deebiru².

    Poiché questo è il mio quarto libro, a volte mi sento chiedere se sia difficile scriverne uno, e devo dire che non lo è affatto. Tuttavia, realizzare qualcosa che altri desiderino leggere è una faccenda diversa. Dall’idea iniziale alla pubblicazione è un processo lungo e spesso tortuoso, e ben pochi manoscritti, per non dire nessuno, vengono stampati senza modifiche. Una persona può scrivere un libro, ma se viene pubblicato è grazie agli sforzi di molti. Colgo l’occasione per esprimere la mia riconoscenza a tutto il personale della YMAA publishing che ha lavorato a questo progetto. Voglio ringraziare in particolare tre persone che con il loro intuito e talento hanno permesso la pubblicazione di quest’opera.

    In primo luogo David Ripianzi, per la sua pazienza e l’abilità nel tenere a bada il mio carattere a volte un po’ rustico. Il suo incoraggiamento ad ampliare l’idea originaria mi ha dato l’opportunità di apprendere molto più di quanto pensavo di sapere già, sia su me stesso che sul modo di scrivere un libro. Gli sono profondamente grato per essermi stato di guida.

    Desidero inoltre ringraziare Dolores L. Sparrow per aver raccolto la sfida di tradurre il mio manoscritto da un inglese stentato a un americano leggibile, e per aver visto qualcosa di buono nel testo finito sulla sua scrivania. Il suo lavoro ha gettato le fondamenta su cui è stato costruito il resto del libro. Dolores è un’educatrice, e la sua fama è ormai giunta dall’altra parte del pianeta.

    Infine, il merito di questo libro così come lo vedete oggi può essere attribuito in misura non trascurabile all’entusiasmo e agli sforzi del suo editore, Susan

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