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I grandi iniziati del nostro tempo: i maestri del cammino interiore
I grandi iniziati del nostro tempo: i maestri del cammino interiore
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E-book318 pagine4 ore

I grandi iniziati del nostro tempo: i maestri del cammino interiore

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Info su questo ebook

Chi è un iniziato? Una persona che conosce segreti che gli altri non sanno, che individua aspetti del Reale che gli altri non vedono, che constata nessi e rapporti non accessibili a tutti e indica una diversa dimensione della vita: un maestro del cammino interiore, capace di ampliare gli orizzonti della coscienza, un maestro di verità - o comunque di aspetti fino a quel momento non conosciuti e non rivelati della Verità. Figure che sono spesso andate controcorrente, ma che hanno operato sempre per l'arricchimento interiore dell'uomo, per il suo "risveglio", la sua crescita spirituale, la sua evoluzione; uomini e donne che hanno seguito la propria visione interiore, che hanno saputo ascoltare la "voce" che parlava dentro di loro e ne hanno lasciato testimonianza allo scopo di farne udire l'eco anche ad altri. Personaggi il cui scopo è stato quello di offrire un'autentica apertura spirituale, risvegliare il senso metafisico dell'esistenza, fare intuire una realtà diversa da quella legata al tempo e allo spazio, far comprendere lo scopo del nostro vivere qui e adesso e il compito che ognuno di noi ha in questo mondo. Fiaccole che hanno illuminato, almeno per un tratto, l'infinito cammino dello spirito per tornare a Dio. Emanuel Swedenborg, Jakob Lorber e Pietro Ubaldi rientrano nella tradizione della conoscenza ispirata; Allan Kardec nell'ambito medianico, il pastore Oberlin in quello mistico. Madame Blavatsky e Rudolf Steiner sono esoteristi di matrice rispettivamente orientale e cristiana. Gurdjieff è un personaggio a sé, inquietante e stimolante insieme, teso soprattutto al risveglio dell'uomo, alla sua presa di coscienza. Carl Gustav Jung e Roberto Assagioli, medici e psichiatri, furono aperti alla spiritualità nel senso più altro del termine; René Guénon, Julius Evola e Frithjof Schuon rappresentano la grande Tradizione, la saggezza perenne. Krishnamurti, Aurobindo e Mère sono portatori del pensiero orientale, nonché annunciatori di una nuova libertà per l'uomo di oggi. Viktor Frankl, psichiatra ebreo reduce dal lager, insegna a dare un senso alla vita, anche nelle condizioni più estreme, e Mikhaël Aïvahnov dedicò tutta la sua vita e la sua attività al grande, forse utopistico progetto della fratellanza umana. Infine Padre Lassalle, gesuita e maestro Zen, invita l'uomo di oggi a un autentico salto evolutivo, superando mentalismo, dualismo e logica delle guerre.
LinguaItaliano
Data di uscita24 lug 2015
ISBN9788827226308
I grandi iniziati del nostro tempo: i maestri del cammino interiore
Autore

Paola Giovetti

Nata a Firenze, risiede a Modena. È laureata in lettere ed ha svolto attività di insegnamento coltivando al tempo stesso l'interesse per le tematiche di confine. Da alcuni anni si dedica esclusivamente alla ricerca spirituale e alla divulgazione in questo campo. È redattrice di "Luce e Ombra", la più antica rivista italiana di parapsicologia, e svolge anche su riviste a larga diffusione la sua attività giornalistica. Ha partecipato a programmi radiofonici e televisivi e a numerosi congressi, sia in Italia che all'estero.

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    I grandi iniziati del nostro tempo - Paola Giovetti

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    I grandi iniziati del nostro tempo

    I Maestri del cammino interiore

    paola giovetti

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    Copyright

    I grandi iniziati del nostro tempo - I Maestri del cammino interiore

    di Paola Giovetti

    © Copyright 2006-2015 by Edizioni Mediterranee, Via Flaminia 109 – 00196 Roma

    ISBN 978-88-272-2630-8

    Prima edizione digitale 2015

    © Copyright 2015 by Edizioni Mediterranee

    Via Flaminia, 109 - 00196 Roma

    www.edizionimediterranee.net

    Versione digitale realizzata da Volume Edizioni srl - Roma

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    Premessa

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    Dio prese i semi da altri mondi, e li disseminò su questa terra,

    e coltivò il suo giardino, e venne a luce tutto quanto poté venire.

    Ma ciò che vi è cresciuto, vive ed è vitale

    solo in quanto abbia il senso del suo inferire misterioso con altri mondi.

    F.M. Dostoevskij, I Fratelli Karamazov

    Chi è un iniziato? Una persona che conosce segreti che gli altri non sanno, che individua aspetti del Reale che gli altri non vedono, che constata nessi e rapporti non accessibili a tutti e indica una diversa dimensione della vita: un maestro del cammino interiore, capace di ampliare gli orizzonti della coscienza, un maestro di verità, o comunque di aspetti fino a quel momento non conosciuti e non rivelati della Verità.

    Poco più di un secolo fa (1899) l’umanista francese Edouard Schuré dava alle stampe il suo famoso I grandi iniziati, che reca come sottotitolo: Storia segreta delle religioni e traccia un quadro vastissimo del pensiero religioso, esoterico e iniziatico, prendendo le mosse dal mito per arrivare al Gesù storico e descrivendo l’opera e gli insegnamenti dei grandi Istruttori del passato: Rama, Krishna, Hermes, Mosè, Orfeo, Pitagora, Platone, Gesù. I suoi iniziati sono coloro che gli indiani chiamano avatar: entità spirituali portatrici di Conoscenza, la ciclica discesa della Provvidenza sulla Terra al fine di promuovere l’evoluzione dell’umanità. Il libro di Schuré si conclude con la venuta di Gesù.

    Questo libro, che presenta gli iniziati del nostro tempo, non vuole certo porsi al livello di quello di Schuré, ma indicare personaggi che in tempi a noi molto più vicini hanno mostrato all’uomo dimensioni nuove, aperto più ampi orizzonti. Figure che sono spesso andate controcorrente, ma che hanno operato sempre per l’arricchimento interiore dell’uomo, per il suo risveglio, la sua crescita spirituale, la sua evoluzione; uomini e donne che hanno seguito la propria visione interiore, che hanno saputo ascoltare la voce che parlava dentro di loro e ne hanno lasciato testimonianza allo scopo di farne udire l’eco anche ad altri. Personaggi spesso insoliti, talora scomodi e discussi, ma certamente – ognuno a modo suo – da annoverarsi tra gli iniziati: il loro scopo è stato infatti quello di offrire un’autentica apertura spirituale, risvegliare il senso metafisico dell’esistenza, fare intuire una realtà diversa da quella legata al tempo e allo spazio, far comprendere lo scopo del nostro vivere qui e adesso e il compito che ognuno di noi ha in questo mondo. Fiaccole che hanno illuminato, almeno per un tratto, l’infinito cammino dello Spirito per tornare a Dio.

    Nello scegliere per questo libro le figure degli iniziati del nostro tempo ho rivolto l’attenzione in particolare alla tradizione esoterico-religiosa e a quella psicologica, soprattutto quando quest’ultima si apre alla dimensione della prima: da qui l’inserimento di personaggi quali C.G. Jung, Roberto Assagioli, Viktor Frankl.

    Emanuel Swedenborg, Jakob Lorber e Pietro Ubaldi, che rientrano nella tradizione della conoscenza ispirata; Allan Kardec in ambito medianico, il pastore Oberlin a quello mistico. Madame Blavatsky e Rudolf Steiner sono esoteristi di matrice rispettivamente orientale e cristiana. Di Rudolf Steiner, l’italiano Massimo Scaligero è stato il più autorevole e originale seguace. Gurdjieff è un personaggio a sé, il più inquietante ma forse anche il più stimolante fra quelli qui presentati, teso soprattutto al risveglio dell’uomo, alla sua presa di coscienza. Carl Gustav Jung e Roberto Assagioli, medici e psichiatri, furono aperti alla spiritualità nel senso più alto del termine; René Guénon, Julius Evola e Frithjof Schuon rappresentano la grande Tradizione, la saggezza perenne. Krishnamurti, Aurobindo e Mère sono portatori del pensiero orientale, nonché annunciatori di una nuova libertà per l’uomo di oggi. Viktor Frankl, psichiatra ebreo reduce dal lager, insegna a dare un senso alla vita, anche nelle condizioni più estreme, e Mikhaël Aïvanhov dedicò tutta la sua vita e la sua attività al grande, forse utopistico progetto della fratellanza umana.

    Infine Padre Lassalle, gesuita e maestro zen, invita l’uomo di oggi a un autentico salto evolutivo, superando mentalismo, dualismo e logica delle guerre.

    Ogni scelta è riduttiva, e quella che ho fatto avrebbe potuto senz’altro essere più ampia, oppure più limitata o comunque diversa. In ogni caso l’ho fatta consapevolmente, mirando soprattutto alla complementarità degli insegnamenti e agli stimoli positivi che possono venire da approcci così diversi ai grandi problemi dell’uomo, della vita e dell’oltre.

    Anche se alcuni dei personaggi che figurano in questo libro non sono propriamente di oggi, ma di molti anni fa (Swedenborg e Oberlin vissero nel Settecento e alcuni altri nell’Ottocento), essi devono essere considerati del nostro tempo perché in questo campo il tempo non si misura con il breve metro della vita di un uomo e perché la loro lezione deve ancora in parte essere appresa. I loro scritti infatti sono anticipatori e possono contribuire a creare una diversa mentalità e coscienza per l’uomo di oggi, che ha appena varcato la soglia del Terzo Millennio: un tempo difficilissimo, pericoloso come non mai, ma che dopo gli anni del materialismo, dello scientismo e del razionalismo a oltranza potrà – se lo vorremo e se saremo capaci di superare le grandi sfide e le contraddizioni nelle quali ci dibattiamo – essere quello dello spirito.

    Possano gli stimoli e le tensioni di questi personaggi, ognuno dei quali ha illuminato un poco il mistero che ci circonda – senza svelarlo, anzi invitandoci a rispettarlo – esserci di aiuto nel cammino che ci attende.

    Paola Giovetti

    1. Emanuel Swedenborg (1688-1772)

    La Terra è il vivaio del mondo spirituale

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    Emanuel Swedenborg è una figura originalissima di scienziato-veggente, le cui opere – a oltre due secoli dalla morte – continuano a suscitare curiosità e interesse. Questi scritti e la personalità del loro autore hanno infuso un rispettoso stupore in Immanuel Kant, hanno influenzato J.W. Goethe, Balzac e C.G. Jung e indotto la poetessa Elizabeth Barret Browning ad affermare: A mio giudizio la sola luce che possediamo sull’altra vita si trova nella filosofia di Swedenborg.

    Swedenborg stesso, che fino a cinquantasei anni si era dedicato totalmente alla scienza e solo a quell’età, quando ormai era un uomo realizzato e famoso, aveva subito una profonda metamorfosi interiore che aveva fatto di lui un mistico, non si era mai preoccupato di pubblicizzare le sue opere nelle quali con una sorta di scrittura automatica descriveva quei suoi viaggi dell’anima che lo mettevano in contatto con angeli ed entità spirituali; molte anzi le aveva pubblicate anonime. Esse sono tuttavia divenute famose e hanno avuto numerose edizioni e traduzioni. In varie nazioni europee e negli Stati Uniti sono sorte dopo la sua morte le Società Swedenborg, che tuttora ne continuano la pubblicazione e si occupano delle edizioni critiche e della divulgazione.

    Emanuel Swedenborg è quindi un personaggio di primo piano, di cui la patria svedese ha riconosciuto i meriti: i suoi resti mortali riposano infatti dal 1910 nella cattedrale di Uppsala, insieme a quelli dei grandi cittadini svedesi. Per riportare in patria le sue spoglie, re Gustavo V inviò appositamente un brigantino in Inghilterra, dove Swedenborg era morto ed era stato sepolto: un onore riservato a re, vescovi, generali.

    Emanuel Swedenborg, un uomo che diede un grande contributo scientifico e filosofico al suo tempo, discendeva da antiche famiglie che si tramandavano l’attività pastorale e quella mineraria. Ereditò quindi senso pratico, abilità in campo tecnico e scientifico, gusto per i segreti della natura, ma anche una spiccata spiritualità.

    Il padre, il pastore Jesper Svedberg¹, era uomo di grande cultura: fu predicatore alla corte di Stoccolma, godendo della stima di re Carlo XI con il quale discuteva di problemi pratici, in particolare dell’istruzione scolastica nazionale. In seguito divenne professore di teologia all’università di Uppsala, di cui fu anche rettore, e poi vescovo di Skara. Fu consigliere di corte e membro della commissione per la traduzione della Bibbia in svedese. Uomo pratico e concreto, e al tempo stesso pervaso da un grande fervore religioso, di carattere allegro, benevolo e tollerante, si occupò personalmente dell’educazione dei suoi otto figli, sui quali con il suo esempio esercitò un forte influsso. Emanuel, il suo terzogenito, ereditò certamente da lui anche la capacità di vedere l’invisibile: il vescovo Jesper credeva infatti nell’influenza diretta del mondo celeste su quello terreno, negli angeli e nei demoni, nel contatto tra vivi e defunti. Aveva anche esperienze visionarie.

    Emanuel aveva otto anni quando perse la madre, e fu allevato dalla sorella maggiore e dalla matrigna. Ebbe peraltro un’infanzia serena, e il carattere dolce e tranquillo della madre, della quale conservava un preciso e affettuoso ricordo, lasciò su di lui un influsso positivo.

    Durante l’infanzia il piccolo Emanuel manifestò un ardore religioso straordinario e diceva cose che stupivano i suoi genitori per profondità e spiritualità. Pregava molto e durante le sue devozioni praticava spontaneamente una particolare respirazione che lui stesso definiva respirazione spirituale: si trattava in realtà di una tecnica yoga, consistente nell’adeguare la respirazione al battito cardiaco, un pranayama intuitivo che produceva una dilatazione di coscienza.

    Con il passare degli anni tuttavia l’atteggiamento religioso dell’infanzia lasciò il posto a un interesse crescente per le scienze, e bisognerà aspettare molto tempo prima di trovare nuovamente in lui esperienze spirituali. Swedenborg studiò infatti materie scientifiche, manifestando anche una straordinaria versatilità: conosceva perfettamente il latino e varie lingue europee, suonava l’organo, scriveva poesie. Era affascinato da tutte le scienze e – cosa modernissima per i suoi tempi – anche dalle tecniche.

    Poiché in quell’epoca la scienza era particolarmente sviluppata in Inghilterra, il giovane Emanuel desiderò recarvisi e riuscì a ottenere dal padre il permesso di trasferirvisi per qualche anno per studiare. Qui fu discepolo dei famosi scienziati Isaac Newton e Edmund Halley, frequentò l’osservatorio di Greenwich e gli scienziati della Royal Society, si occupò ad altissimi livelli, oltre che di geografia, di astronomia, architettura, chimica, fisica, cosmologia, ma anche di incisione, della costruzione di orologi, di letteratura. Prima di tornare in patria trascorse un anno a Parigi e qualche tempo a Leida, dove imparò a rilegare i libri e a molare le lenti: accanto alla teoria, coltivò infatti sempre anche la pratica.

    Dopo cinque anni trascorsi all’estero, Emanuel Swedenborg rientrò in Svezia: aveva 27 anni e portava con sé un ricco bottino di disegni e progetti destinati a segnare l’inizio della sua attività nella sua terra. Si trattava di invenzioni tecniche e meccaniche adatte alla situazione e alle necessità della Svezia: pompe, chiuse, forni, gru, strumenti per le miniere, la navigazione interna, la guerra, la difesa delle coste. Negli anni Swedenborg progettò un’infinità di cose: uno strumento musicale universale, nuove tecniche di costruzione per le navi, una pompa ad aria, un sottomarino di tipo militare, un ponte levatoio, addirittura una macchina volante che – realizzata duecento anni dopo negli Stati Uniti – si alzò fino a 15 metri e prima di precipitare volò per qualche decina di metri. Il modello è tuttora esposto allo Smithsonian Air Museum di Washington.

    Ben presto Emanuel Swedenborg fu scoperto e apprezzato dal sovrano, il giovane Carlo XII, di cui divenne stretto collaboratore. Per il suo re Swedenborg progettò cantieri navali e chiuse per i fiumi, e ne fu ricompensato con la nomina ad assessore straordinario al Collegio delle Miniere, posizione di primo piano essendo le miniere il cespite primo dell’economia svedese. Di mineralogia si occupò per moltissimi anni, senza tuttavia trascurare gli altri aspetti della scienza: astrologia, cosmologia, matematica, chimica, fisica. E poi anatomia, filosofia, psicologia.

    Per trent’anni Swedenborg condusse la vita del grande scienziato: si recava spesso all’estero per far pubblicare le sue opere (ben 150 titoli, tutti in latino, la lingua colta e internazionale del tempo), per incontrare studiosi, partecipare a colloqui scientifici, visitare miniere. Il suo enorme desiderio di approfondire tutti i campi dello scibile aveva fatto di lui una mente enciclopedica e uno studioso apprezzato in tutta l’Europa colta, un autentico protagonista del Settecento europeo. Aveva raggiunto la sicurezza economica e sociale; non si era sposato (dopo una delusione giovanile aveva promesso a se stesso che non l’avrebbe fatto mai), ma non era affatto misogino, era anzi assai socievole e aveva molti amici. La sua vita era piena e ricca di soddisfazioni, e fu a questo punto che avvenne la metamorfosi.

    Nei molti anni che aveva dedicato alla scienza, Swedenborg non aveva mai smesso di credere in Dio e nella vita dopo la morte, tuttavia non aveva più avvertito il bisogno di confrontarsi direttamente con questi problemi. Si era anche allontanato da ogni pratica religiosa e fu necessaria una chiamata perché il suo atteggiamento cambiasse radicalmente.

    I primi segni della trasformazione interiore si manifestarono attraverso i sogni, dei quali Swedenborg riconobbe il carattere simbolico e che cercò di interpretare: erano sogni che gli portavano intuizioni e gli preannunciavano nuovi indirizzi, come il sogno del marzo 1744 in cui vide se stesso prendere una chiave con la quale riusciva ad aprire una porta chiusa. Anche le visioni annunciarono a Swedenborg la profonda metamorfosi che stava avvenendo in lui: visioni di luce e di fiamma, una sorta di illuminazione interiore.

    D’istinto si dedicò alla meditazione e riprese a praticare la respirazione spirituale cui aveva intuitivamente fatto ricorso quando era bambino e pregava. Nei sogni gli apparve più volte anche il padre, che finché era vissuto aveva disapprovato il suo distacco dalla religione e la sua totale dedizione alla scienza: il vescovo si presentava sorridente, abbracciava il figlio, lo invitava a cambiare atteggiamento di pensiero e ad accettare la missione spirituale prevista per lui.

    La svolta definitiva avvenne il giorno di Pasqua del 1744, attraverso una visione che gli fece capire che il suo compito da quel momento in avanti sarebbe stato di scrivere non di cose terrene, ma di ciò che è superiore. A Pasqua dell’anno successivo una seconda visione lo confrontò con un uomo che lo investì della sua futura missione. Così Swedenborg stesso descrisse in seguito nel suo Diario questa visione:

    Durante la notte mi si presentò un uomo, il quale mi disse che era Dio, il creatore del mondo e redentore, e che mi aveva scelto per spiegare agli uomini il senso spirituale delle Sacre Scritture; lui stesso mi avrebbe dettato quello che avrei dovuto scrivere su questo soggetto. In quella stessa notte, per convincermi, mi fu mostrato il mondo spirituale, l’inferno e il cielo, dove incontrai parecchie persone di mia conoscenza e di tutti i ceti sociali. Da quel giorno rinunciai ad ogni interesse scientifico terreno e lavorai alle cose spirituali, secondo quello che il Signore mi aveva ordinato. In seguito il Signore aprì gli occhi del mio spirito, così che mi trovai in grado di vedere mentre ero pienamente desto quello che avviene nell’altro mondo e di parlare con gli angeli e gli spiriti².

    Per dedicarsi alla nuova missione, Swedenborg diede le dimissioni dal Reale Collegio delle Miniere e non esitò a mettere a repentaglio la propria fama di scienziato. Si consideri che siamo in piena età dei Lumi, in pieno empirismo: la ragione umana indaga e rivela tutto, smaschera miti e leggende, non crede più ad angeli e demoni, mette al bando la magia. Swedenborg sa bene di correre il rischio di essere preso per pazzo, ma non ha esitazioni. A un diplomatico tedesco alla corte svedese che gli chiedeva come mai avesse pubblicato i suoi scritti visionari che molti giudicavano illusioni, rispose:

    Ho ordine dal Signore di scriverli e pubblicarli. Non creda che senza questo espresso ordine mi sarebbe mai venuto in mente di far cose di cui so in anticipo che saranno prese per menzogne e mi renderanno ridicolo agli occhi di molti. Così facendo però ho la soddisfazione di aver ubbidito all’ordine del mio Dio.

    Nonostante tutto, Swedenborg non perse la stima dei suoi amici e della corte e continuò a condurre la vita che aveva sempre condotto e a frequentare con piacere la società. Il suo stile di vita divenne tuttavia più spartano: viaggiava molto, come aveva sempre fatto, però ora le sue mete e i suoi incontri erano di tipo diverso. L’opera scientifica e tecnica svolta fino a quel momento costituì peraltro un’eccellente preparazione a quello che doveva essere il compito autentico della sua vita e per il quale è famoso: aveva acquisito doti di analisi e sintesi, una notevolissima abilità organizzativa e una straordinaria capacità di lavoro. Sapeva come si prepara un manoscritto per la pubblicazione, sapeva dove rivolgersi per le edizioni delle sue opere. Per quasi trent’anni (morì a 84 anni) ebbe modo di svolgere in pienezza il proprio compito, pubblicando decine di opere spirituali: godette sempre anche di ottima salute e la morte lo colse abbastanza inaspettatamente a Londra, dove si era recato per curare le edizioni dei suoi libri.

    Le visioni dalle quali traeva gli insegnamenti che poi fissava nei suoi libri non arrivavano improvvisamente, ma erano sempre da lui controllate, richiamate dal pensiero e dalla preghiera. A differenza di quelle dei mistici che vengono rapiti in estasi, le sue avvenivano in piena consapevolezza, così che egli si sentiva al tempo stesso cittadino del cielo e della terra e poteva intrattenersi sia con gli uomini che con gli angeli e i defunti. Dopo aver sperimentato le visioni, Swedenborg scriveva a grande velocità, con una specie di scrittura automatica. A chi si stupiva che i suoi manoscritti non mostrassero correzioni di sorta, spiegava che lui era soltanto un segretario e si limitava a scrivere ciò che gli veniva dettato. E del resto questa è la spiegazione che tutti gli automatisti hanno sempre dato con riferimento al modo in cui producono le loro opere: vedremo in seguito che qualcosa di molto simile è riscontrabile in Jakob Lorber.

    Negli anni della sua metamorfosi interiore Emanuel Swedenborg sviluppò anche una straordinaria dote di veggenza, che fece di lui uno dei soggetti più dotati e interessanti che si conoscano. Ecco alcuni episodi.

    Una volta, nel 1762, Swedenborg si trovava ad Amsterdam tra molte persone quando di colpo cambiò espressione e rimase assorto in qualcosa che doveva evidentemente essere terribile. Quando si riprese spiegò ai presenti che in quel momento lo zar Pietro III era stato strangolato in prigione. La conferma arrivò qualche giorno dopo attraverso i giornali: il fatto era avvenuto nel giorno e nell’ora in cui Swedenborg l’aveva visto.

    Altri fatti di grande rilievo sono narrati dal filosofo Immanuel Kant nel suo libro I sogni di un visionario³ pubblicato nel 1766 e dedicato al veggente svedese. In seguito (nel 1768), Kant raccontò i fatti con maggior dovizia di particolari alla signorina Charlotte von Knobloch, che gli aveva chiesto di Swedenborg. La lunga lettera del filosofo funge da premessa al libro sopra citato. Il primo di questi fatti riguarda il famoso incendio di Stoccolma avvenuto nel 1756 e possiede, secondo Kant, una forza dimostrativa in grado di eliminare ogni dubbio. Swedenborg si trovava a Goteborg, che dista circa quattrocento chilometri da Stoccolma, ed era ospite di amici che avevano riunito in casa loro quel giorno una numerosa società. Alle sei di sera Swedenborg apparve di colpo pallido e preoccupato e disse che in quel momento era scoppiato nella capitale un incendio che si stava estendendo con violenza in direzione della sua stessa casa. Più volte diede ai presenti notizie dettagliate dei danni che il fuoco stava compiendo, finché dopo due ore fu in grado di annunciare che l’incendio era stato domato tre porte prima di casa sua. Questa visione destò molto stupore, tanto che al mattino dopo il veggente fu interrogato dal governatore della città al quale ripeté nei dettagli la descrizione dell’incendio. Due giorni dopo arrivò una staffetta da Stoccolma, recando una lettera che confermava in ogni particolare quanto Swedenborg aveva detto.

    Che cosa si può opporre all’autenticità di questo avvenimento? si chiede nella sopracitata lettera Kant il quale, essendo quasi contemporaneo di Swedenborg, aveva fatto controllare ogni cosa da un amico sia a Stoccolma che a Goteborg, dove la maggior parte dei testimoni era ancora vivente essendo passato poco tempo dai fatti. E conclude che l’episodio è senza dubbio autentico.

    Un altro fatto riferito da Kant e altrettanto ben testimoniato riguarda il rinvenimento di una ricevuta smarrita: alla vedova dell’inviato olandese a Stoccolma, signora de Marteville, fu richiesto poco dopo la morte del marito il pagamento di un servizio d’argento che questi aveva fatto fare presso un orefice. La signora era sicura che il marito avesse già provveduto al pagamento, ma non riusciva a trovare la ricevuta. Mandò allora a chiamare Swedenborg, del quale era nota la capacità di parlare con le anime dei trapassati, e gli chiese il favore di informarsi presso il suo defunto marito circa il pagamento e l’eventuale ricevuta. Swedenborg acconsentì di buon grado e tre giorni dopo si recò di nuovo dalla signora de Marteville, che aveva in quel momento molti ospiti per il caffè. Di fronte a tutti Swedenborg disse di aver parlato con il defunto marito della signora, il quale aveva confermato di aver pagato il debito sette mesi prima di morire e di aver messo la ricevuta in un mobile che si trovava al piano superiore. La signora obiettò che quel mobile era già stato perlustrato da cima a fondo senza alcun risultato, ma Swedenborg spiegò che il marito gli aveva mostrato un segreto sul lato sinistro: lì era contenuta la ricevuta insieme ad altri documenti. Con tutti gli amici presenti la signora si recò al piano di sopra, trovò il segreto e dentro a questo la ricevuta.

    Swedenborg fu quindi un sensitivo dalle doti eccezionali, uno di quelli – rarissimi – su cui si può fare sicuro affidamento.

    Data questa affidabilità nei fatti controllabili, è possibile dedurne che anche ciò che Swedenborg dice della dimensione ultraterrena e dei suoi abitanti, dell’aldilà e della vita dopo la morte è altrettanto esatto? Ovviamente non è possibile rispondere in maniera definitiva a questa domanda; si possono però considerare alcune cose, per esempio l’onestà di Swedenborg che non cercò mai onori e guadagni per sé, pubblicò anonimi molti libri e non fece alcun tentativo di trovare seguaci o fondare associazioni. Pubblicò a sue spese le sue opere e non si preoccupò di diffonderle. Si conservò sempre sereno ed equilibrato, con una personalità integra e perfettamente lucida. Della qualità delle sue opere fanno poi testimonianza i numerosi personaggi – e abbiamo visto che si tratta di figure di grande rilievo – che ne avvertirono l’influsso positivo e le apprezzarono profondamente. Tutto questo, se non è dimostrativo, è quantomeno indicativo di serietà, equilibrio, attendibilità.

    Al mondo spirituale, quale gli appariva nelle sue visioni e nei suoi viaggi, Emanuel Swedenborg dedicò una trentina di volumi, tutti

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